Leggende in Lomellina Storia, verità e un pizzico di sesso
di
Vandal
genere
pulp
Leggende in Lomellina
I
"Sa, questi luoghi trasudano leggende. Chi immaginerebbe che in un paesino come questo, ci sono così tante storie di fantasmi?" la guida, Giulio, un uomo sui quarant'anni, mi illustra una casa diroccata avvolta dal glicine "Qui era la casa dei Brega, formaggiai di professione"
"Cosa capitò loro?" chiedo
"La signora Brega era una donna di fascino, desiderata da molti uomini. Quando il marito era fuori casa, lei faceva visita ad alcuni corteggiatori e da loro stava fino a tarda notte"
"Immagino allora che, il marito tornò prima del previsto e la sorprese con uno dei corteggiatori"
"Sembra un cliché ma, fu così"
"Lui trova lei, lui uccide i due amanti e poi si suicida"
"Non esattamente, quella è un'altra leggenda. Lui la scopre e ne nasce una discussione violenta. L'amante colpisce il marito con una lampada. Spaventati del fatto e delle conseguenze, decidono di scappare via, lontano ma, fatto un chilometro, l'auto dei due amanti finisce in un fosso finendo annegati"
"E la storia dei fantasmi qual'è?" chiedo
"Qualcuno dice di avere visto la figura in nero di un pescatore sulla riva del fosso dove i due sono spirati. Dicono che sia lo spettro inquieto del marito che attende il riemergere dei due per avere la sua vendetta"
"Leggende metropolitane" mi stringo nelle spalle "E della casa dei bottoni, che mi dice?"
“Ah, lì fu una storia triste. Viveva una ragazzetta con la passione di raccogliere bottoni. Veniva da gente povera e viveva in una capanna che si teneva su a preghiere e bestemmie. La ragazza non era molto in bolla. Molto spesso la si vedeva vagare per i viottoli, saltellando come una cavalletta e parlando con qualcuno che vedeva solo lei.
Capitò che un giorno, la ragazza si ammalò. I suoi genitori, che di soldi per curarla non ne avevano, presero i bottoni raccolti da lei, pensando valessero qualcosa e li vendettero per avere le medicine. Ma i bottoni erano privi di valore e allora, gettati via, i genitori tornarono al capezzale della figlia che, purtroppo, spirò di lì a pochi giorni. La casa rimase sfitta per molti anni. Quando si presentò un’acquirente per l’acquisto della casetta, capitò qualcosa che, sulle prime, non gli diede peso: all’acquirente, uscendo dalla casa, sparirono i bottoni della camicia. Un fatto che si ripetè anni successivi, ogni volta che qualcuno vi entrava. Fu così che nacque la leggenda: lo spirito inquieto della ragazza tornava a riprendere i bottoni perduti”
“E succede ancora?”
“La casa non esiste più, ora c’è un parcheggio in quella zona ma, è capitato che più di un viandante, risalendo sulla sua auto, si sia accorto che gli si mancava più di un bottone”
“Storie interessanti, non c’è che dire. E del castello, che mi dice?”
“Ah, quello è il fuoco di una torcia la vigilia di Natale. Il castello, come vede, è un rudere pronto a cadere a pezzi. Dentro sono poche le zone che sembrano reggere. Una notte si vide un fuoco acceso ad una delle finestre. Andarono per controllare ma, la luce proveniva da una zona dove le scale erano crollate e, per giungerci, bisognava arrampicarsi e stare bene attenti a non cadere. Lo fecero usando una scala di legno robusto e la misero a ponte di un varco di quattro metri. Erano giunti alla soglia della stanza dietro cui ardeva il fuoco quando, dal basso, videro che la luce si spense.
Allora, chi era giunto in cima, entrò nel pianerottolo ma non vi trovarono nulla. Nessun fuoco acceso sebbene nell’aria, c’era un sentore di legno bruciato. Ma, nulla sembrava essere bruciato l’ dentro negli ultimi vent’anni. Si guardarono intorno in cerca di un indizio, di un intruso ma, non trovarono alcunché: nessun passaggio segreto, niente passaggi segreti, scale nascoste, nulla. Qualunque cosa fosse sembrava non appartenere ad un altro Mondo”
“E non si seppe mai chi o cosa fosse quella luce?”
“No, ma, la notte successiva, quella di Natale. La luce si ripeté per poi scomparire non appena la si raggiungeva. Allora studiare un modo per sorprendere il misterioso intruso. Si sistemarono sul pianerottolo e attesero l’ora in cui il fuoco si sarebbe acceso. Ma, la luce non si palesò, ne quella sera e né i giorni successivi. Fino alla vigilia dell’anno successivo. Allora si disposero per sorprenderlo la notte di Natale.
La luce si accese. Allora, chi era rimasto nascosto, saltò fuori dal uo nascondiglio e…. Scomparve”
“Come, scomparve?” faccio sorpreso
“Puff, sparito, volatilizzato. Chi era con lui disse =Ero dietro di lui di un paio di metri. Ha girato l’angolo e.. basta. Non c’era più”
“E non fu più trovato?”
“No, ma, a distanza di un anno, alla notte della Vigilia, si accesero due luci nel castello”
“Quindi, l’uomo sparito si è unito al fantasma del castello?”
“Così è la leggenda”
“E ci sono state altre apparizioni di quella luce?”
“L’ultima è stata vent’anni fa”
“E ora, il castello di chi è?”
“La presa il Comune ma, le spese di ristrutturazione sono troppe e, quindi, rimangono lì, come ogni cosa abbandonata in Lomellina. O nel resto d’Italia”
“Tre leggende in un paese di 150 abitanti. Però”
“Ha abbastanza materiale per il suo libro”
“Beh, sì, devo dire che sto raccogliendo un bel po’ di materiale interessante”
Sono seduto al tavolino di un agriturismo. Dopo un tagliere di affettati misti e formaggio, mi sono dedicato anima e corpo ad un piatto di tagliolini al sugo di noci. Il luogo è un antico casolare riadattato, dentro una corte grande quanta due campi da calcio. Nella zona ristorante, fanno bello sfoggio dei vecchi attrezzi agricoli come falci, roncole, ruote di carri.
Pago e me ne vado. Una strana nebbiolina risale dai campi e avvolge le zolle di terra. I fossi respirano l’aria della giornata, sbuffando sulla terra e sulla strada.
Quasi non vedo la curva e sterzo all’ultimo istante. Non abbastanza in fretta, con le ruote che finiscono nel fango e girano a vuoto. Fortuna che il fosso sta a cinque metri di distanza. Metto le quattro frecce e scendo, osservando costernato la ruota infangata “E ora?” faccio perplesso
“Deve metterci delle assi” mi sento apostrofare da dietro
Un’apparizione mistica, nella nebbia che si è inspessita di colpo. Una figura d’uomo avvolto in una cerata scura con tanto di lanterna. Mi fa quasi venire un colpo “Diavolo”
“No, le va bene che non sono lui” ride “Ci sono delle assi lì” indica un punto “Se le mette sotto le ruote può far presa”
“Grazie” vedo le assi, le afferro “Mi darebbe una spintarella”
“Non si preoccupi. Salga e stia attento su queste strade. Troppo strette e piene di curve. Dovrebbe passare da Lomello, qui c’è il rischio di fare i fossi”
“Mi viene in mente la leggenda dei due amanti scoperti e fuggitivi che sono finiti nel fosso” rabbrividisco
“Non è una leggenda ma la verità”
Salgo in auto “Grazie, signor?...”
“Fausto” si tocca la tesa del cappello
“Grazie” e salgo in auto. D’ gas e, pian piano, le ruote fanno presa e si rimettono in carreggiata. Faccio come mi ha suggerito e punto l’auto in direzione del paese e, oltre, verso Lomello.
Mi sporgo per ringraziare l’uomo ma è sparito, inghiottito dalla nebbia “Grazie, signor Fausto!” grido nella nebbia. Nessuna risposta dal misterioso samaritano
Nel paese non c’è nebbia, anche lei dissipata come il misterioso salvatore. Vedo il signor Giulio seduto fuori dal bar, intento a sorseggiarsi un caffè. Mi fermo un attimo per chiedere a lui una ulteriore informazione “Buongiorno. La credevo già lontano”
“Ho avuto una piccola disavventura sulla strada di Mede. Non fosse stato per un signore gentilissimo, sarei impantanato ancora là”
“Ah, nebbia?”
“Sì, strano che qui non c’è”
“E, mi dica, chi era questo signore gentilissimo che l’ha aiutata?”
“Ha detto di chiamarsi Fausto”
Lui annuisce. Si alza e mi fa cenno di seguirlo. Dentro il locale, solo due persone. Una parete è occupata da fotografie e vecchi ritagli di giornale. Lui si avvicina ad essa e mi indica la foto di un signore, somigliante al mio buon samaritano “E’ lui?”
Annuisco. Mi avvicino alla foto: sotto c’è scritto Fausto Brega “Non è lo stesso Brega…”
“Proprio lui” annuisce “Il marito tradito che attende i due amanti sulla riva del fosso”
Un brivido mi percorre la schiena, come se qualcuno mi avesse attraversato l’anima “Non mi vorrà far credere che?...”
Non diciamo nulla, rimanendo a fissarci a lungo
II
In un motel mi incontro con Giulia. Piccola, piena di energia, anche lei una cacciatrice di leggende locali. E’ appena stata alla villa degli amanti, quella che attira numerosi curiosi e cacciatori di leggende. Villa gotica, anni 30, con quella torretta mistica dove, si dice, si sia consumata l’ennesima tragedia di lui che torna a casa e scova la moglie insieme all’amante “Un sacco di storie ma nessuna che sia coerente. Pare che, l’unico fatto di sangue sia stato del figlio, mentre usciva di casa ha avuto un incidente. Poi, va a sapere perché la storia si è trasformata in una storia di tragedia e vendetta e suicidio”
Me la racconta dopo che abbiamo finito di farci una sana cavalcata di sesso. Lei, ha un bel corpicino, così pieno e così focoso. Un’energia contagiosa che ti invoglia fare sesso con lei ogni volta che la incontri.
La stanza del motel che abbiamo scelto ha la vista sull’Agogna. Dall’altra parte del torrente, un vasto campo incolto e, alla fine, fabbricati decadenti una vecchia fabbrica dalla ciminiera storta. E lei, la villa stile liberty con la sua inconfondibile torretta, teatro di molte leggende
Me la gusto in lontananza, mentre la prendo da dietro come una cagna in calore. A lei piace questo genere di sesso. La eccita, la carica e la spinge ad essere molto maiala.
Per riprendere fiato, lei mi racconta quello che ha appreso “Dentro è uno schifo: una volta doveva essere bella, con un sacco di arazzi, o quadri, palchè in legno pregiato. Ora è decadente, piena di ragnatele e topi. Le scale che danno accesso alla torretta sono precarie. Non mi sono arrischiata. Ho usato il drone. Niente di ché”
“Quindi, la leggenda degli amanti?”
“Fuffa. Si dice che accadde nel 1912 quando il padrone di casa ornò dalla caccia e scoprì la moglie e lo stalliere in piena fase copulativa. Insomma, scopavano di brutto. Lui imbracciò il fucile e Bang! Bang! A tutti e due. E poi si gettò dalla torretta. Conti fatti: strane apparizioni, luci che si accendono quando non c’è più corrente e ombre sinistre tra gli scuri”
“Ma?”
“Ma, come ho detto, fuffa. La casa non era stata costruita nel 1912 ma nel 1932. Ho visto una cartolina d’epoca dove si vede il padrone di casa che guarda la costruzione di essa. A meno che non sia un foto fantasma” si stringe nelle spalle “Luci che si accendono all’improvviso. C’era un guardiano fino a poco tempo fa. Faceva il giro della casa in cerca di quei buontemponi che si intrufolavano per una notte da brividi. Da qui le luci misteriose e le ombre nella casa”
“Svelato il mistero, il fascino si perde”
“Ah, poi ce’ra la vicenda del padrone di casa che andava a trovare la moglie del formaggiaio dietro casa. Con una scala faceva avanti indietro sul ponte improvvisato e, passa uno, passa due.. crack e vola di sotto con il collo rotto” sospira, scivola su di me “Facciamo un’altra cavalcata e poi mi racconti tu”
Si impala su di me e comincia a dimenarsi. Adoro le sue cavalcate e lascio che guidi il rodeo. Farsi scopare, farsi inculare, questo le piace. Sul sesso orale non è mai andata pazza. E nemmeno per il sesso moderato
Facciamo un aperitivo nel bar annesso al motel. Le racconto i risultati delle mie ricerche e di quello che mi è capitato nella nebbia “Un incontro ravvicinato del terzo tipo” commenta lei sorniona
“Non era un UFO. E stento a credere che fosse un fantasma”
“Allora che cos’era?”
“Un uomo normale e un po’ di soggezione”
“Ma la somiglianza con quell’uomo?”
“Coincidenza, fisionomia simile, magari qualche parente”
“E sulla casa dei bottoni?”
“Non ho potuto appurare se mi sono spariti dei bottoni”
“E il castello?”
“Potremmo tornare qui alla Vigilia e vedere che succede”
“Prossima mossa?” chiede lei
“Andiamo a Breme, nella vecchia abazia. Pare che lì, una strana forza misteriosa alberghi nella vecchia ghiacciaia”
“Non hai paura di andarci solo?”
“Ma tu verrai con me”
“E poi?”
“E poi veniamo da queste parti ed esorcizziamo i nostri dubbi e paure”
“Sì, mi piace così” sorride lei
I
"Sa, questi luoghi trasudano leggende. Chi immaginerebbe che in un paesino come questo, ci sono così tante storie di fantasmi?" la guida, Giulio, un uomo sui quarant'anni, mi illustra una casa diroccata avvolta dal glicine "Qui era la casa dei Brega, formaggiai di professione"
"Cosa capitò loro?" chiedo
"La signora Brega era una donna di fascino, desiderata da molti uomini. Quando il marito era fuori casa, lei faceva visita ad alcuni corteggiatori e da loro stava fino a tarda notte"
"Immagino allora che, il marito tornò prima del previsto e la sorprese con uno dei corteggiatori"
"Sembra un cliché ma, fu così"
"Lui trova lei, lui uccide i due amanti e poi si suicida"
"Non esattamente, quella è un'altra leggenda. Lui la scopre e ne nasce una discussione violenta. L'amante colpisce il marito con una lampada. Spaventati del fatto e delle conseguenze, decidono di scappare via, lontano ma, fatto un chilometro, l'auto dei due amanti finisce in un fosso finendo annegati"
"E la storia dei fantasmi qual'è?" chiedo
"Qualcuno dice di avere visto la figura in nero di un pescatore sulla riva del fosso dove i due sono spirati. Dicono che sia lo spettro inquieto del marito che attende il riemergere dei due per avere la sua vendetta"
"Leggende metropolitane" mi stringo nelle spalle "E della casa dei bottoni, che mi dice?"
“Ah, lì fu una storia triste. Viveva una ragazzetta con la passione di raccogliere bottoni. Veniva da gente povera e viveva in una capanna che si teneva su a preghiere e bestemmie. La ragazza non era molto in bolla. Molto spesso la si vedeva vagare per i viottoli, saltellando come una cavalletta e parlando con qualcuno che vedeva solo lei.
Capitò che un giorno, la ragazza si ammalò. I suoi genitori, che di soldi per curarla non ne avevano, presero i bottoni raccolti da lei, pensando valessero qualcosa e li vendettero per avere le medicine. Ma i bottoni erano privi di valore e allora, gettati via, i genitori tornarono al capezzale della figlia che, purtroppo, spirò di lì a pochi giorni. La casa rimase sfitta per molti anni. Quando si presentò un’acquirente per l’acquisto della casetta, capitò qualcosa che, sulle prime, non gli diede peso: all’acquirente, uscendo dalla casa, sparirono i bottoni della camicia. Un fatto che si ripetè anni successivi, ogni volta che qualcuno vi entrava. Fu così che nacque la leggenda: lo spirito inquieto della ragazza tornava a riprendere i bottoni perduti”
“E succede ancora?”
“La casa non esiste più, ora c’è un parcheggio in quella zona ma, è capitato che più di un viandante, risalendo sulla sua auto, si sia accorto che gli si mancava più di un bottone”
“Storie interessanti, non c’è che dire. E del castello, che mi dice?”
“Ah, quello è il fuoco di una torcia la vigilia di Natale. Il castello, come vede, è un rudere pronto a cadere a pezzi. Dentro sono poche le zone che sembrano reggere. Una notte si vide un fuoco acceso ad una delle finestre. Andarono per controllare ma, la luce proveniva da una zona dove le scale erano crollate e, per giungerci, bisognava arrampicarsi e stare bene attenti a non cadere. Lo fecero usando una scala di legno robusto e la misero a ponte di un varco di quattro metri. Erano giunti alla soglia della stanza dietro cui ardeva il fuoco quando, dal basso, videro che la luce si spense.
Allora, chi era giunto in cima, entrò nel pianerottolo ma non vi trovarono nulla. Nessun fuoco acceso sebbene nell’aria, c’era un sentore di legno bruciato. Ma, nulla sembrava essere bruciato l’ dentro negli ultimi vent’anni. Si guardarono intorno in cerca di un indizio, di un intruso ma, non trovarono alcunché: nessun passaggio segreto, niente passaggi segreti, scale nascoste, nulla. Qualunque cosa fosse sembrava non appartenere ad un altro Mondo”
“E non si seppe mai chi o cosa fosse quella luce?”
“No, ma, la notte successiva, quella di Natale. La luce si ripeté per poi scomparire non appena la si raggiungeva. Allora studiare un modo per sorprendere il misterioso intruso. Si sistemarono sul pianerottolo e attesero l’ora in cui il fuoco si sarebbe acceso. Ma, la luce non si palesò, ne quella sera e né i giorni successivi. Fino alla vigilia dell’anno successivo. Allora si disposero per sorprenderlo la notte di Natale.
La luce si accese. Allora, chi era rimasto nascosto, saltò fuori dal uo nascondiglio e…. Scomparve”
“Come, scomparve?” faccio sorpreso
“Puff, sparito, volatilizzato. Chi era con lui disse =Ero dietro di lui di un paio di metri. Ha girato l’angolo e.. basta. Non c’era più”
“E non fu più trovato?”
“No, ma, a distanza di un anno, alla notte della Vigilia, si accesero due luci nel castello”
“Quindi, l’uomo sparito si è unito al fantasma del castello?”
“Così è la leggenda”
“E ci sono state altre apparizioni di quella luce?”
“L’ultima è stata vent’anni fa”
“E ora, il castello di chi è?”
“La presa il Comune ma, le spese di ristrutturazione sono troppe e, quindi, rimangono lì, come ogni cosa abbandonata in Lomellina. O nel resto d’Italia”
“Tre leggende in un paese di 150 abitanti. Però”
“Ha abbastanza materiale per il suo libro”
“Beh, sì, devo dire che sto raccogliendo un bel po’ di materiale interessante”
Sono seduto al tavolino di un agriturismo. Dopo un tagliere di affettati misti e formaggio, mi sono dedicato anima e corpo ad un piatto di tagliolini al sugo di noci. Il luogo è un antico casolare riadattato, dentro una corte grande quanta due campi da calcio. Nella zona ristorante, fanno bello sfoggio dei vecchi attrezzi agricoli come falci, roncole, ruote di carri.
Pago e me ne vado. Una strana nebbiolina risale dai campi e avvolge le zolle di terra. I fossi respirano l’aria della giornata, sbuffando sulla terra e sulla strada.
Quasi non vedo la curva e sterzo all’ultimo istante. Non abbastanza in fretta, con le ruote che finiscono nel fango e girano a vuoto. Fortuna che il fosso sta a cinque metri di distanza. Metto le quattro frecce e scendo, osservando costernato la ruota infangata “E ora?” faccio perplesso
“Deve metterci delle assi” mi sento apostrofare da dietro
Un’apparizione mistica, nella nebbia che si è inspessita di colpo. Una figura d’uomo avvolto in una cerata scura con tanto di lanterna. Mi fa quasi venire un colpo “Diavolo”
“No, le va bene che non sono lui” ride “Ci sono delle assi lì” indica un punto “Se le mette sotto le ruote può far presa”
“Grazie” vedo le assi, le afferro “Mi darebbe una spintarella”
“Non si preoccupi. Salga e stia attento su queste strade. Troppo strette e piene di curve. Dovrebbe passare da Lomello, qui c’è il rischio di fare i fossi”
“Mi viene in mente la leggenda dei due amanti scoperti e fuggitivi che sono finiti nel fosso” rabbrividisco
“Non è una leggenda ma la verità”
Salgo in auto “Grazie, signor?...”
“Fausto” si tocca la tesa del cappello
“Grazie” e salgo in auto. D’ gas e, pian piano, le ruote fanno presa e si rimettono in carreggiata. Faccio come mi ha suggerito e punto l’auto in direzione del paese e, oltre, verso Lomello.
Mi sporgo per ringraziare l’uomo ma è sparito, inghiottito dalla nebbia “Grazie, signor Fausto!” grido nella nebbia. Nessuna risposta dal misterioso samaritano
Nel paese non c’è nebbia, anche lei dissipata come il misterioso salvatore. Vedo il signor Giulio seduto fuori dal bar, intento a sorseggiarsi un caffè. Mi fermo un attimo per chiedere a lui una ulteriore informazione “Buongiorno. La credevo già lontano”
“Ho avuto una piccola disavventura sulla strada di Mede. Non fosse stato per un signore gentilissimo, sarei impantanato ancora là”
“Ah, nebbia?”
“Sì, strano che qui non c’è”
“E, mi dica, chi era questo signore gentilissimo che l’ha aiutata?”
“Ha detto di chiamarsi Fausto”
Lui annuisce. Si alza e mi fa cenno di seguirlo. Dentro il locale, solo due persone. Una parete è occupata da fotografie e vecchi ritagli di giornale. Lui si avvicina ad essa e mi indica la foto di un signore, somigliante al mio buon samaritano “E’ lui?”
Annuisco. Mi avvicino alla foto: sotto c’è scritto Fausto Brega “Non è lo stesso Brega…”
“Proprio lui” annuisce “Il marito tradito che attende i due amanti sulla riva del fosso”
Un brivido mi percorre la schiena, come se qualcuno mi avesse attraversato l’anima “Non mi vorrà far credere che?...”
Non diciamo nulla, rimanendo a fissarci a lungo
II
In un motel mi incontro con Giulia. Piccola, piena di energia, anche lei una cacciatrice di leggende locali. E’ appena stata alla villa degli amanti, quella che attira numerosi curiosi e cacciatori di leggende. Villa gotica, anni 30, con quella torretta mistica dove, si dice, si sia consumata l’ennesima tragedia di lui che torna a casa e scova la moglie insieme all’amante “Un sacco di storie ma nessuna che sia coerente. Pare che, l’unico fatto di sangue sia stato del figlio, mentre usciva di casa ha avuto un incidente. Poi, va a sapere perché la storia si è trasformata in una storia di tragedia e vendetta e suicidio”
Me la racconta dopo che abbiamo finito di farci una sana cavalcata di sesso. Lei, ha un bel corpicino, così pieno e così focoso. Un’energia contagiosa che ti invoglia fare sesso con lei ogni volta che la incontri.
La stanza del motel che abbiamo scelto ha la vista sull’Agogna. Dall’altra parte del torrente, un vasto campo incolto e, alla fine, fabbricati decadenti una vecchia fabbrica dalla ciminiera storta. E lei, la villa stile liberty con la sua inconfondibile torretta, teatro di molte leggende
Me la gusto in lontananza, mentre la prendo da dietro come una cagna in calore. A lei piace questo genere di sesso. La eccita, la carica e la spinge ad essere molto maiala.
Per riprendere fiato, lei mi racconta quello che ha appreso “Dentro è uno schifo: una volta doveva essere bella, con un sacco di arazzi, o quadri, palchè in legno pregiato. Ora è decadente, piena di ragnatele e topi. Le scale che danno accesso alla torretta sono precarie. Non mi sono arrischiata. Ho usato il drone. Niente di ché”
“Quindi, la leggenda degli amanti?”
“Fuffa. Si dice che accadde nel 1912 quando il padrone di casa ornò dalla caccia e scoprì la moglie e lo stalliere in piena fase copulativa. Insomma, scopavano di brutto. Lui imbracciò il fucile e Bang! Bang! A tutti e due. E poi si gettò dalla torretta. Conti fatti: strane apparizioni, luci che si accendono quando non c’è più corrente e ombre sinistre tra gli scuri”
“Ma?”
“Ma, come ho detto, fuffa. La casa non era stata costruita nel 1912 ma nel 1932. Ho visto una cartolina d’epoca dove si vede il padrone di casa che guarda la costruzione di essa. A meno che non sia un foto fantasma” si stringe nelle spalle “Luci che si accendono all’improvviso. C’era un guardiano fino a poco tempo fa. Faceva il giro della casa in cerca di quei buontemponi che si intrufolavano per una notte da brividi. Da qui le luci misteriose e le ombre nella casa”
“Svelato il mistero, il fascino si perde”
“Ah, poi ce’ra la vicenda del padrone di casa che andava a trovare la moglie del formaggiaio dietro casa. Con una scala faceva avanti indietro sul ponte improvvisato e, passa uno, passa due.. crack e vola di sotto con il collo rotto” sospira, scivola su di me “Facciamo un’altra cavalcata e poi mi racconti tu”
Si impala su di me e comincia a dimenarsi. Adoro le sue cavalcate e lascio che guidi il rodeo. Farsi scopare, farsi inculare, questo le piace. Sul sesso orale non è mai andata pazza. E nemmeno per il sesso moderato
Facciamo un aperitivo nel bar annesso al motel. Le racconto i risultati delle mie ricerche e di quello che mi è capitato nella nebbia “Un incontro ravvicinato del terzo tipo” commenta lei sorniona
“Non era un UFO. E stento a credere che fosse un fantasma”
“Allora che cos’era?”
“Un uomo normale e un po’ di soggezione”
“Ma la somiglianza con quell’uomo?”
“Coincidenza, fisionomia simile, magari qualche parente”
“E sulla casa dei bottoni?”
“Non ho potuto appurare se mi sono spariti dei bottoni”
“E il castello?”
“Potremmo tornare qui alla Vigilia e vedere che succede”
“Prossima mossa?” chiede lei
“Andiamo a Breme, nella vecchia abazia. Pare che lì, una strana forza misteriosa alberghi nella vecchia ghiacciaia”
“Non hai paura di andarci solo?”
“Ma tu verrai con me”
“E poi?”
“E poi veniamo da queste parti ed esorcizziamo i nostri dubbi e paure”
“Sì, mi piace così” sorride lei
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