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genere
dominazione
Lei in piedi. Nuda. Bella. La schiena leggermente piegata in avanti. Le braccia aperte e legate a due pali in legno. Manette di cuoio e ferro. I tacchi alti ma non volgari.
Lui dietro, in piedi. Nudo. I colpi brutali. Il cazzo che la penetra. Il viso di lei quasi a piangere per la sottomissione, ed il piacere di lei che squassa il corpo ad ogni colpo. Piangere da godere, si potrebbe dire.
Quella visione si apriva nella mente di lui in quella cena. Una normalissima cena con quella bellissima ragazza. Lui, poco più che cinquanta anni. Lei 26. Lui proiettato nel futuro, ma con i piedi ben piantati nel 900, era seduto in quel tavolo con un misto di eccitazione, novità e quel senso di odiare di essere un cliche del cinquantenne che si invaghisce per la studentessa. Lei li per gioco, oppure no.
Ristorante di lusso, atmosfera formale ma piacevole. Il pomeriggio era passato in maniera molto maliziosa. Lui che accompagnava lei nel negozio di intimo. Un gioco. Lei provava gli intimi più belli. Lasciando intravedere le sue forme più nascoste. Sguardi, attimi. Nulla più. Avevano entrambi voglia di giocare. Nulla era serio in quella giornata. Entrambi volevano pensare ad altro che non a divertirsi, scherzare. Dimenticarsi ogni problema ed esplorare il sesso. A dire il vero lei, se pur giovane, aveva avuto varie molte esperienze. Mistress, amanti, sottomissione. Lui, se pur maturo, era stato troppo concentrato sul suo lavoro e sulla famiglia per accorgersi che la sua natura era prepontemente dominante ed animale. Una esplosione l'aveva portato alle radici della sua natura.
Quella sera, al ristorante, lui la guardava con una luce nuova. Vedeva in lei particolari che non aveva mai notato. Quel muovere sinuoso della bocca. Quell'alternanza fra decisione ed improvvisa sottomissione che caratterizza tutte le vere schiave.
La stava guardando cercando di carpire la sua anima. Eh si, lui non si accontentava assolutamente di un corpo, di sesso facile. All'improvviso lei, con un gesto deciso e prudente, si chinò con un gesto rapido a togliere le mutandine. Le raccolse in un pugno chiuso e portò quella mano sul tavolo. Il suo sguardo era intenso. La malizia era sparita improvvisamente ed esplose in occhi desiderosi di sottomissione. Guardava il tavolo e poi fugacemente gli occhi di lui. Sottomissione. Il mistero di un legame che abbraccia le menti e fa tremare a capire chi conduce chi.
Lui la guardò. Non era uno sguardo serio. Ma deciso. Autentico. Potremmo dire puro. Vide negli occhi di lei non solo un corpo, ma un mistero da svelare con il sesso.
Quella notte le loro nature si sarebbero appagate prepotentemente. Lui non era tipo da grandi accessori. Ma di una animalità quasi bestiale che andava alle radici della dominazione.
Lui la guardò ancora un istante prima di uscire da quel ristorante. Non riuscì a cogliere cosa sarebbe accaduto dopo quella notte. Ed in realtà, in fondo, era in un punto della sua vita dove le cose accadevano come in un scorrere senza fine.
Lui dietro, in piedi. Nudo. I colpi brutali. Il cazzo che la penetra. Il viso di lei quasi a piangere per la sottomissione, ed il piacere di lei che squassa il corpo ad ogni colpo. Piangere da godere, si potrebbe dire.
Quella visione si apriva nella mente di lui in quella cena. Una normalissima cena con quella bellissima ragazza. Lui, poco più che cinquanta anni. Lei 26. Lui proiettato nel futuro, ma con i piedi ben piantati nel 900, era seduto in quel tavolo con un misto di eccitazione, novità e quel senso di odiare di essere un cliche del cinquantenne che si invaghisce per la studentessa. Lei li per gioco, oppure no.
Ristorante di lusso, atmosfera formale ma piacevole. Il pomeriggio era passato in maniera molto maliziosa. Lui che accompagnava lei nel negozio di intimo. Un gioco. Lei provava gli intimi più belli. Lasciando intravedere le sue forme più nascoste. Sguardi, attimi. Nulla più. Avevano entrambi voglia di giocare. Nulla era serio in quella giornata. Entrambi volevano pensare ad altro che non a divertirsi, scherzare. Dimenticarsi ogni problema ed esplorare il sesso. A dire il vero lei, se pur giovane, aveva avuto varie molte esperienze. Mistress, amanti, sottomissione. Lui, se pur maturo, era stato troppo concentrato sul suo lavoro e sulla famiglia per accorgersi che la sua natura era prepontemente dominante ed animale. Una esplosione l'aveva portato alle radici della sua natura.
Quella sera, al ristorante, lui la guardava con una luce nuova. Vedeva in lei particolari che non aveva mai notato. Quel muovere sinuoso della bocca. Quell'alternanza fra decisione ed improvvisa sottomissione che caratterizza tutte le vere schiave.
La stava guardando cercando di carpire la sua anima. Eh si, lui non si accontentava assolutamente di un corpo, di sesso facile. All'improvviso lei, con un gesto deciso e prudente, si chinò con un gesto rapido a togliere le mutandine. Le raccolse in un pugno chiuso e portò quella mano sul tavolo. Il suo sguardo era intenso. La malizia era sparita improvvisamente ed esplose in occhi desiderosi di sottomissione. Guardava il tavolo e poi fugacemente gli occhi di lui. Sottomissione. Il mistero di un legame che abbraccia le menti e fa tremare a capire chi conduce chi.
Lui la guardò. Non era uno sguardo serio. Ma deciso. Autentico. Potremmo dire puro. Vide negli occhi di lei non solo un corpo, ma un mistero da svelare con il sesso.
Quella notte le loro nature si sarebbero appagate prepotentemente. Lui non era tipo da grandi accessori. Ma di una animalità quasi bestiale che andava alle radici della dominazione.
Lui la guardò ancora un istante prima di uscire da quel ristorante. Non riuscì a cogliere cosa sarebbe accaduto dopo quella notte. Ed in realtà, in fondo, era in un punto della sua vita dove le cose accadevano come in un scorrere senza fine.
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Commenti dei lettori al racconto erotico