Schiavo in cella pt 6

di
genere
gay

Furono settimane di tensione. Don Pietro era nervoso, passava le giornate negli uffici della direttrice del carcere, confabulava coi secondini, Antonio la guardia era sempre con lui. Io lo osservavo in disparte. Lo aspettavo. Cercavo di donargli attimi di pace, ma era sempre più difficile, mi sentivo impotente e osservavo quel uomo distrutto dalla rabbia per suo figlio in carcere e la paura che potesse accadergli qualcosa.
Aveva un nuovo nervo scoperto e non si fidava molto dei secondini nel braccio B, c'era il pericolo di ritorsioni e quel uomo forte stava lentamente lasciando spazio alla tristezza.

La notte provavo ad infilarmi nel suo letto per confortarlo, per dargli piacere, ma era sempre più difficile. Mi fotteva rapidamente, senza riguardo e mi spediva nella mia branda. Una volta disse "Amal scopatelo tu perchè non ho voglia di sta troia a letto!" Lo guardai rabbioso, e vidi solo paura nei suoi occhi. Tornai nella mia branda e da quel momento non lo disturbai più.

Era Amal che mi dava le sue attenzioni e io le prendevo tutte, ormai mi scopava tutti i giorni. Spesso due o tre volte di seguito. Era instancabile, una macchina, produceva sborra a litrate. Non era solo un compagno di scopate, Amal era un ragazzo intelligente, leggevamo un sacco e passavamo tantissimo tempo insieme...poi si succhiava due dita, me le infilava dritte nello sfintere e ricominciavamo a scopare. Eccovi la definizione di "scopamico" versione carceraria.

Don Pietro non era uno stupido, aveva capito e tollerava la situazione. Amal mi proteggeva, e fino a quando svolgeva il suo compito diligentemente, poteva scoparmi. Una notte, mentre ero da poco addormentato sentii una mano accarezzarmi i fianchi e poi i glutei, mi voltai di scatto, nessuno dei due uomini in quella stanza usava tanta dolcezza. Vidi nella penombra la figura imponente del MIO uomo, sorrideva e si teneva un dito sul viso per dirmi di non fare rumore, mi tese una mano e mi fece alzare dalla branda. Mi accompagnò al suo letto e mi fece sistemare, poi si mise al mio fianco, tirò un lenzuolo fin sopra le nostre teste, mi mise una mano dietro la nuca e piano, timidamente, avvicinò il suo viso al mio e posò le sue labbra sulle mie. Ero frastornato, sognavo, avevo gli occhi spalancati. il bacio divenne più intenso, le labbra premevano e la sua lingua si insinuò calda e docile nella mia bocca, cercando una risposta. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, era tutto quello che volevo, lo desideravo da mesi. Volevo urlargli il mio amore, non aveva preso solo il mio corpo, aveva preso tutto di me. Ci baciammo così per un tempo infinito, con delicatezza, senza fare rumore, senza svegliare Amal.
Mi stringeva in una morsa possente, le sue mani erano ovunque, accarezzavano ogni centimetro del mio corpo. Il suo grosso arnese premeva durissimo contro le mie gambe nude e lo volevo dentro più che mai. Gli presi una mano e mi portai un dito nella bocca, cominciai a succhiare avidamente, lui ne infilò prepotente un secondo. Quando furono pieni di saliva li portai piano verso la mia rosetta che pulsava e sbrodava umori che mi avevano inzuppato le natiche, le aprii e portai le dita a contatto col buco che all'istante le risucchiò dentro. Mi baciò con forza e soffocai un gemito nella sua bocca, con la sua lingua che mi toccava quasi le tonsille.
Mi fece un ditalino che mi aprì totalmente, inserì 3 dita e poi una quarta e sentivo che il mio sfintere si adattava perfettamente, risucchiava voglioso. "Girati adesso, fatti scopare dal tuo uomo."
Mi girò in un istante e subito sentii la punta di quel grosso cazzo che premeva contro il mio buco che era ormai largo e che aspettava solo di accoglierlo. Mi strinse a se, con una mano sul fianco che mi spingeva e con l'braccio che mi cingeva e mi tratteneva a se. Cominciò così a scoparmi, era poderoso ma dolce, teneva le mie natiche ben aperte e si insinuava con una certa dolcezza, mi faceva assaporare ogni centimetro di quell'asta venosa, lo sfilava fino alla cappella e lo rimetteva dentro con colpi decisi ma non brutali. Stavamo facendo l'amore. A suo modo mi stava dichiarando il suo amore. Non mi urlava imprecazioni e improperi come al solito, non ero "la mia puttana" "la troia sfondata" "la spolpa cazzi" "la discarica di sborra".... mi sussurrava all'orecchio "mi piaci, voglio dartelo tutto, dimmi che sono il tuo uomo, sei mio" ero in estasi.
Sposto la sua mano sulla mia erezione e la brandì nel suo palmo, cominciò a farmi una sega al ritmo dei suoi affondi "cucciolo vieni con me!" Dopo qualche minuto lo sentì ingrossarsi e sentivo le palle durissime e sode che si inzuppavano dei nostri umori tra le mie natiche. Cominciò a dare dei colpi sempre più secchi nel mio sfintere che era ormai dilaniato dopo quasi un'ora di quegli affondi. La sua mano tirava il mio pisello e lo lasciava scoperto fino a farmi male. Mi diede un ultimo, deciso e doloroso affondo e sentì il primo schizzo che mi invase caldissimo le viscere e poi altri, stava scaricando settimane di astinenza dentro di me, stava invadendo il mio corpo come non aveva mai fatto e la sua sborra spruzzava via ad ogni colpo finale. Io venni nella sua mano e lui prontamente me la mise davanti al viso e disse "pulisci adesso, poi tocca al cazzo del tuo uomo"

Leccai tutto con cura, lui non tolse mai la sua nerchia dal mio buco. Appena finii mi strinse, si girò supino tenendomi stretto su di lui, sempre col cazzo piantato dentro, ancora duro, mi mise quasi seduto, mi prese dai fianchi e cominciò piano piano a tirarlo fuori. Non lo aveva mai fatto, solitamente lo toglieva violentemente e mi lasciava vuoto, stavolta no, lo sfilò centimetro dopo centimetro e quando fuori completamente gli sbatté sul ventre. Mi tenne così e guardò tutta la sua sborra che cadeva dal mio buco e si spalmava sul suo cazzo.
Infilò due dita nel mio buco dolorante, tirò gli ultimi filamenti e mi fece scendere "Dai una bella pulita, non sprecare nulla". Gli leccai subito le dita, poi passai alla grossa minchia che ancora bella dura mi aspettava imbrattata di sborra e umori. Leccai tanto e succhiai con cura, forse troppa cura. "Marco così mi fai sborrare ancora" non me lo feci ripetere. Cominciai a succhiarglielo mandandolo a sbattere contro le mie tonsille, sempre più forte. Era in estasi e mi mise le mani sulla testa per cominciare a scoparmi la bocca. Ero paonazzo, cercavo aria ma non volevo che smettesse. "sta arrivando, te la do tutta". Guardai in alto e vidi Amal che se lo menava come un forsennato. Don Pietro gemette e scaricò ancora tanta sborra giù nella mia gola. La saliva mi cadeva dai lati della bocca e aveva creato un lago tra i peli del suo pube. Mi lasciò libero e il suo uccello cadde moscio fuori dalla mia bocca. Respirai, mi riempii i polmoni ma sentivo già la mancanza di quell'ingombro di carne nella mia gola.

Mi accarezzo la testa e andò in bagno, lo sentii scaricare la vescica rumorosamente. "Marco, ti prego svuotamelo, non riesco a venire!" avevo paura che Don Pietro mi scoprisse, ma quando sentii aprire l'acqua della doccia mi alzai di scatto e in bilico sulla mia branda mi arrampicai a succhiare la nerchia scura e durissima di Amal che mi premette il gomito sulla nuca per bloccarmi e darmi grosse spinte che mi provocavano conati, ci mise poco a scaricarsi e mi riempì la gola prima di lasciarmi libero. Mi sorrise dolce. Ricambiai.
Il cazzo è religione per me, non posso farne a meno, non giudicatemi. In fin dei conti do solo piacere a chi ne ha bisogno.

Corsi in bagno e mi infilai nella stretta doccia con Don Pietro. Mi prese ancora tra le braccia e mi baciò delicatamente. "Domani mio figlio verrà trasferito nel nostro braccio, è un bravo ragazzo e ti piacerà."

La mia mente cominciò un viaggio magnifico. Michele. Somiglia a suo padre? Avrà il suo cazzo? Mi sbatterà come fa lui? .....mi sbatterà insieme a lui?

Mi addormentai e feci sogni che bagnarono le mie lenzuola.

Fine sesto capitolo. Fatemi sapere se vi è piaciuto.
scritto il
2024-04-05
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