L’estate dell’abbondanza

di
genere
gay

Adoravo il mio lavoro da promoter eventi in quel villaggio turistico. Era ben frequentato, clientela danarosa e mandrie di manzi.
La struttura era divisa in zone; residence, ville, hotel e una zona separata adibita a camping e bungalow, tutto affacciato sulla splendida costa jonica.

Era metà per turisti stranieri principalmente, venivano da ogni angolo d’Europa ma soprattutto dal nord. Diversi membri dello staff provenivano da Olanda, Danimarca e Svezia.

Al sabato c’era la routine dell’accoglienza dei nuovi ospiti. Lunghe code all’ingresso e noi dello staff incaricati ad accogliere, sorridere, registrare documenti e accompagnare alla loro nuova dimora sul mare.
Vedo arrivare un bus gigantesco, mai vista una cosa del genere. Nero con una scritta dorata Copenhagen Rugby Team. Mi basta questo per mollare ogni attività e correre ad accogliere l’orda di vichinghi che presto si sarebbe riversata fuori da quel mostro su ruote.

Mi piazzo davanti alla porta, vetri oscurati, si apre e vedo una figura imponente. La stampa COACH sulla t-shirt aderente non lascia dubbi sul suo ruolo in squadra. Allungo la mano all’omone serio che mi fissa per un paio di secondi prima di allargare un mega sorriso e stringermi la mano con decisione. Un uomo molto sexy, brizzolato, occhi verdi e corpo imponente da ex giocatore di quello sport che è l’equivalente di un film porno.

Ci presentiamo e fa cenno ai ragazzi di scendere. Non era il caldo a darmi alla testa, nonostante i 37 gradi della mattina, erano questi ragazzoni che scendevano sorridenti e mi stringevano la mano o mi abbracciavano felicissimi per le 2 settimane di ferie che li attendevano. Intanto io ricambiavo sorrisi e strette e prendevo i loro documenti per la registrazione.

Scoprii sbigottito che avevano prenotato un grosso lotto di terreno per piazzarci 6 tende gonfiabili gigantesche. 5 sarebbero servite da dormitori e una più grande da spazio comune con tv, divani e altro.
Gli spiegai tutte le attività possibili e li lasciai al montaggio delle tende, li avrei rivisti a cena e poi alla serata karaoke che si teneva sempre il sabato e serviva a rompere il ghiaccio tra i nuovi ospiti.
Mentre mi allontanavo si avvicina un ragazzone biondo con grandi occhi color senape, si ripresenta, si chiama Jonas e mi chiede se ci saranno serate nelle discoteche o club fuori dal villaggio. Gli spiego che c’è la possibilità e che quella stessa sera saremmo andati in un club per staccare. Era un’uscita dello staff ma spesso invitavamo gli ospiti più carini e amichevoli o semplicemente sexy da morire come Jonas.

La giornata passò e dopo un paio d’ore di relax cenammo e cominciammo con il karaoke. Io ero piacevolmente esonerato da queste attività, non ero un animatore, quindi mi godevo la scena sorseggiando un drink.
Sento una mano sulla spalla e un “ciao Carlo!” con un accento vichingo. Era Jonas che si sedette al bancone del bar e alzò il suo boccale di birra “salute!” Era divertito dal suo italiano e io gli sorridevo, io in realtà me lo mangiavo con gli occhi. Lo tenevo d’occhio da tutta la sera e già un paio di volte mi aveva fatto un cenno di saluto.
Mi chiese della discoteca e gli dissi che avevo giusto due posti in macchina, quindi poteva portare un amico o dovevano rimediare dei taxi. Disse che avrebbe portato il suo miglior amico Lars, e indicò una specie di armadio a tre ante con capelli nerissimi e occhi azzurri. L’alcol mi consiglio di immaginarmi la scena di me in ginocchio che succhio i loro bei cazzi vichinghi e gli do una vera accoglienza italiana facendomi scopare in tutti i modi.

Ritorno in me e dico a Jonas di vederci all’ingresso in 20 min. Lui arriva con Lars che mi abbraccia e sorride alticcio. La mia collega Carlotta mi guarda e dice “vediamo chi si scopa prima un vichingo!” E ride divertita!
In discoteca l’atmosfera si surriscalda parecchio; tanto alcol, musica fortissima e Jonas e Lars che si tolgono le t-shirt e fanno vedere a tutti i loro corpi statuari.
Jonas non mi lascia un attimo, mi offre da bere, mi porta in pista a ballare, non fa altro che ringraziarmi e io mi sto divertendo, mi piace la sua energia e mi piace vederlo mezzo nudo.
Balla sempre più vicino e con movimenti audaci, io ricambio, gli faccio capire che sono disponibile, l’alcol ci rende disinibiti e io mi godo quelle attenzioni.
Lo mollo in pista e mi dirigo verso il bagno, vedo Lars scambiare saliva con una giovane donzella. Carlotta ha perso, ma sicuramente avrà già rimediato.
Conosco molto bene il club e mi dirigo verso una toilette defilata, mai affollata perché nascosta dietro una fila di bamboo foltissimi.
Mi metto davanti al grande orinatoio in acciaio con una leggera cascata di acqua e comincio a svuotare la vescica che si era fatta pesante dopo svariati drink. Sento entrare qualcuno, ci faccio poco caso, si avvicina piano e si piazza proprio al mio fianco. Istintivamente mi giro, trovo il sorriso di Jonas, bellissimo anche alla luce fioca e rosata di quel bagno deserto.
Ci guardiamo per un po’, sento nitido il rumore prodotto dal suo getto di piscio che batte sull’acciaio, abbasso lo sguardo e vedo che si tiene le mani sui fianchi e lascia il suo bel cazzo libero di svuotarsi con un getto poderoso.
Non potevo farmi scappare l’occasione. Mi stava invitando. Allungai la mano e presi il suo cazzo, glielo reggevo mentre pisciava, ero al massimo della mia eccitazione, lui sorrideva soddisfatto. Diede qualche colpo finale e mi fece cenno di sgrollarglielo. Obbedii e gocce di piscio caddero sulle mie mani.
Non volevo mollare la presa e quel cazzo stava cominciando a prendere vita.
Si staccò di scatto, non si preoccupò di rimettere il cazzo nelle mutande, mi prese dalle spalle e cominciò a baciarmi portandomi lentamente al muro vicino e poi con un piede spinse la porta di una delle toilette e mi portò dentro. Baciava divinamente, teneva una mano sulla mia nuca e mi stringeva a se. Sentivo chiaramente la sua erezione spingere sul mio ombelico, mi copriva completamente con la sua stazza. Piano mi spinse in ginocchio e tenendosi il cazzo lo portò alle mie labbra, aveva ancora l’odore di urina e la cosa non mi dispiaceva. Cominciai a pompare piano assaporando tutta l’asta e giocando con quelle belle palle sode. Non aveva un pelo, era una sensazione nuova e strana e mi piaceva. La mia bocca gli piaceva e stava godendo rumorosamente, non ci importava dei possibili avventori.
“Please stop. I’m close!” Si ritirò lasciando la mia bocca libera e un senso di incredulità. Chi si ritira da una pompa ben fatta in un bagno? Mi fece rialzare e ricominciò a baciarmi con ancora più passione e desiderio. Mi abbassò leggermente il pantalone e si insinuò nelle mutande per stringere le mie natiche tra le mani enormi e callose. In quel momento un cesso era il mio paradiso.
Cominciò a diventare sempre più intimo. Le dita sfioravano il mio buchetto e pian piano mi rilassavo sotto quella presa.
Si portò una mano alla bocca e raccolse parecchia saliva. Tornò a stuzzicarmi il buco e ad insinuarcisi prima con un dito e poi con due. Ero molto rilassato grazie all’alcol e lo lasciavo esplorarmi.
Di scatto mi girai, misi le mani al muro e un piede sul water. “Ohhh good boy!” Lo sentii armeggiare con un condom e quando fu pronto, dopo aver sputato sul mio buco e infilato ancora due dita dentro, posizionò la cappella all’ingresso del mio antro e spinse tutta la mazza dentro facendomi assaporare ogni centimetro. Quando fu dentro fino alle palle, rimase fermo qualche istante, mi baciò il collo e mi disse qualcosa nella sua lingua, non capii, ma quei suoni e quella voce mi eccitarono. Cominciai a muovere il bacino e lui assecondò dando colpi secchi in contrasto ai miei. Il clap clap risuonava sulle pareti del bagno vuoto ed era più forte della musica de club, se fosse entrato qualcuno non avrebbe avuto alcun dubbio.
Sentivo le palle sbattere forte contro il mio perineo e la nostra eccitazione era sonora.
I colpi cominciarono ad essere più duri e sentivo le sue gambe possenti sbattere sulle mie natiche, il corpo fremeva. Cominciò a scaricarmi dentro diversi schizzi di sborra vichinga che purtroppo rimase intrappolata nel condom.
Si accasciò su di me e continuò a baciarmi il collo “Carlo you’re amazing, you’re such a good boy!”
Lentamente si sfilò e sentii il mio buco aperto e dolorante. Mi voltai e lo bloccai mentre cercava di sfilarsi il preservativo. Volevo farlo io e lui mi sorrise sorpreso e felice di quella coccola. Io ero solo attratto dal quantitativo di liquidò che appesantiva la punta del condom e penzolava tra le sue gambe.
Lo sfilai lentamente e mi preoccupai di pulirgli il pene con la carta, poi passai a me, mi ricomposi e mi accorsi che, senza mai toccarmi e con le mutande abbassate solo sulla parte posteriore, avevo prodotto tantissima sborra che aveva imbrattato tutto. Lui rise e io lo guardai con un po’ di imbarazzo ma risi a mia volta.
Mi baciò ancora e dopo esserci ricomposti uscimmo. Non avevamo controllato i cellulari per un tempo infinito, avevamo entrambi diverse chiamate e messaggi. I nostri amici erano andati via e ci toccava tornare in taxi. Poco male, mi sarei goduto la compagnia di quel bestione gentile. Per tutto il tempo del viaggio mi tenne la mano sulla gamba e la massaggiava, mi guardava dolce. Arrivati in struttura mi accompagnò alla zona staff e mi baciò appassionato prima di augurarmi la buonanotte e incamminarsi.

Arrivato alla mia stanza trovai Carlotta fuori che fumava, mi guardò incazzata, lanciò la sigaretta e nervosa andò verso il suo alloggio “sei fortunato che non ti prendo a calci!” Sorrisi e risposi “anch’io ti voglio bene, buonanotte!” Ricevetti un dito medio in cambio. Andai a letto esausto e soddisfatto.
scritto il
2024-08-01
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