In bagno col muratore

di
genere
gay

Arrivarono prestissimo come mi avevano preannunciato la sera prima al telefono. Li maledissi perché mi costringevano ad essere in ufficio già alle 7.30. Arrivai con le palle girate e li trovai che aspettavano poggiati al camion pieno di attrezzi, ridevano e fumavano tranquilli. Li salutai e si presentarono, Antonio e “Fabrizio”. Uso il virgolettato perché dal suo accento dell’est si capiva che quel nome gli era stato dato dai suoi colleghi italiani. Antonio invece aveva un accento milanese con una bella inflessione meridionale, tipico di chi è nato al nord ma ancora conserva con orgoglio le sue origini.

Li faccio accomodare all’interno dello stabile in cui lavoro e gli mostro le zone da sistemare a causa dei problemi alle tubature datate.
Li sento ridacchiare dietro di me ma non me ne curo e gli offro un caffè che accettano di buon grado.
Chiacchieriamo del clima infelice di questo maggio, di altre cose banali e finito il caffè li lascio al loro lavoro.

Dopo qualche minuto Antonio arriva e mi chiede se può servirsi dell’acqua dal distributore. Lo accompagno per prendergli dei bicchieri e mi racconta che sta prendendo un antibiotico per una bronchite che fatica a debellare. Rincoglionito dalla levataccia non mi ero accorto di quegli occhi tra il verde e l’azzurro che mi guardano e studiano, li sento addosso mentre mi piego per recuperare dei bicchieri dal cassetto. Non è bello, tonico, alto 1.85….ma quegli occhi. Sono rapito. Vedo la grossa mano afferrare il bicchiere e sfiorare le mie dita, un sorrisetto gentile e malizioso.
Sicuramente stavo immaginando tutto, stavo costruendo una fantasia solo perché la sera prima non ero riuscito a segarmi come al solito.

Mi misi a lavorare e non ci pensai più. Dopo un’oretta tornò al mio ufficio e mi chiese se poteva usare il bagno.
Avrei potuto indicare il bagno di servizio usato come deposito dal personale addetto alle pulizie, ma la mia mente si era ridestata alla richiesta. Gli dissi che potavano usare il bagno nel mio ufficio per comodità e lo accompagnai per mostrargli come accendere la luce e accertarmi che fosse tutto a posto. Mi ringraziò e sorrise ancora in quel modo, guardandomi dritto negli occhi. Abbassai lo sguardo e forse arrossii stupidamente, tornai alla mia postazione maledicendomi.
La mia tattica aveva funzionato, lo sentii scaricarsi la vescica rumorosamente e immaginai la scena. Dal rumore che sentivo pensai ad un grosso cazzo spesso con una bella cappellona umida. Sentivo la mia erezione prendere vita piano e decisa.

Terminò i suoi bisogni e uscì dal bagno ringraziando. Mi fiondai subito in bagno, speravo di catturare l’odore della sua minchia. Sentivo odore di maschio. Sudore misto a profumo. Odore di urina leggero. I miei sensi erano allerta. Strinsi forte la mia erezione e soffocai la voglia di segarmi. Tornai alla mia scrivania.

Poco dopo bussò Fabrizio e mi chiese di usare il bagno. Si era tolto la giacca e con la sola t-shirt riuscivo a vedere un bel corpo definito, grandi spalle, molto alto, gambe forti e grosse. Anche lui non bello, ma ormai ero talmente arrapato che mi sarei concesso ad entrambi senza troppi complimenti.

Anche lui scaricò rumorosamente la vescica e uscì ringraziando. Stavo letteralmente impazzendo dalla voglia di sborrare per smettere di tormentarmi con la fantasia.

Arrivò l’ora di pranzo e loro uscirono, io mi spostai nella zona ristoro per mangiare qualcosa e rilassarmi un attimo.
Li sentii rientrare dopo poco e finita la mia ora di pausa tornai nel mio ufficio, presi spazzolino e dentifricio dal cassetto ed entrai in bagno. Rimasi bloccato, non mi ero reso conto che era occupato. Antonio stava pisciando e arrivai proprio mentre se lo sgrollava. Non mi ero sbagliato. Era esattamente il cazzo che avevo immaginato. Grosso, scuro, venoso…ed era moscio!!!
Mi scusai e feci per uscire “no no tranquillo, tanto ho finito. Stai stai!” Non me lo feci ripetere, mi avvicinai al lavabo e poggiai le mie cose sul ripiano dello specchio. Lui continuò a sgrollarlo e menarlo per far cadere le ultime gocce. Lo guardavo con la coda dell’occhio e lui continuava quella manovra. Lo stava facendo a posta. Poi si ricompose e si avvicinò al lavabo per lavarsi le mani, ci incontrammo riflessi nello specchio, mi sorrise e disse “alla prossima pisciata lo faccio reggere a te, ti va?” Abbassai lo sguardo imbarazzato. Si spostò dietro di me, e stando vicinissimo al mio orecchio disse “lo prendo per un sì. A tra poco!”

Tornai alla mia scrivania con la testa che pulsava. Ero agitato. Mi tremavano le mani e sentivo le gambe cedere. Solo il mio cazzo teneva un vigore che il mio corpo non reggeva. Il mio cervello stava dando sangue solo al mio amico tra le gambe. Lo stordimento che provai mi eccitò tantissimo. Tornai a lavorare ansioso e dopo qualche minuto mi convinsi che non sarebbe mai successo nulla, non poteva essere. Erano solo le voglie di un porco che si stava divertendo a stuzzicarmi.

Passarono un paio d’ore e le varie call mi distrassero da quel pensiero, da quel desiderio di mettere le mani su quel ben di Dio.
Non mi accorsi che era all’ingresso del mio ufficio e mi guardava fisso. Trasalii. “Scusami non ti avevo visto.” Sguardo basso. “Guarda che non scherzavo prima, dai vieni in bagno.” E si avviò nella stanza. Ci misi un po’ a farmi coraggio, mi alzai quasi incantato. Entrai nella stanza illuminata da neon bianchi e chiusi la porta alle mie spalle. Lui era davanti alla tazza, gambe aperte, mani sui fianchi “vieni qua, tiralo fuori e fammi pisciare!”
Non seguivo una mia volontà, facevo quello che mi chiedeva lui. Mi avvicinai e cominciai piano a sbottonargli il pantalone che cadde alle caviglie sotto il peso degli attrezzi che aveva nelle tasche. Aveva due belle gambe toniche e pelose. Portava una mutanda bianca a costine, di quelle con il taglio laterale, un po’ larghe. Mi arrivò subito un profumo di maschio, di piscio. Notai un alone giallo là dove si piegava il suo membro. “Dai tiralo fuori che devo farne tanta, abbiamo bevuto troppa birra!”
Abbassai lo sguardo e spostai l’elastico con la mano destra mentre con la sinistra prendevo in mano quella grossa proboscide moscia. Era bollente, venosa, pesante, bagnata di precum vischioso. La tirai fuori e mi arrivò un forte odore di umori. Inspirai a pieni polmoni, ero eccitatissimo. “Devo scappellartelo o preferisci di no?” Dissi. Mi guardò negli occhi, sorrise e sentii il membro che prendeva consistenza e cominciava a zampillare urina giallastra in un grosso getto che faceva un rumore forte a contatto con l’acqua. L’odore era inebriante. Il suo corpo, il suo sesso, i suoi umori.
Sembrava non volesse finire, si stava godendo quella pisciata e la proboscide molliccia stava prendendo più consistenza. Avevo le mani piene di gocce del suo piscio, ero su di giri.
Cominciò a sparare gli ultimi fiotti, stringeva le natiche e schizzava getti di piscio che non riuscivo a controllare dalla mia posizione e finivano sul bordo e sulla tavoletta del wc.

“Sgrullalo adesso!” Mi guardò serio.
Presi coraggio, mi inginocchiai. Lui si girò verso di me e dissi “sgrullalo sulla mia faccia, ti prego.” Sorrise malizioso ed eccitato. Se lo prese in mano e comincio a sbattermelo sul viso. Mi ricoprì il viso di gocce di piscio e continuava a sbattermelo sulle labbra. Tirai fuori la lingua e prese a sbattercelo su, era ormai barzotto e io desideravo farmelo crescere in bocca. Colsi l’occasione quando lo lasciò sulla mia lingua, ancora umido e gocciolante di piscio. Apri la bocca e lo feci scivolare all’interno scappellandolo. Godevo di tutti quei sapori che si sprigionavano nella mia bocca, facevo roteare la lingua sulla grossa cappella, lo sentivo gemere, gli occhi chiusi. Crebbe nella mia bocca e presto non riuscii più a tenerlo tutto, producevo tanta saliva e cercavo di prenderne il più possibile e farlo scendere giù nella mia gola. Era duro ma piegava leggermente verso il basso per la mole e quindi scendeva perfettamente in gola da quella posizione. Lo stavo lavorando per bene e gli massaggiavo i grossi coglioni pelosi. Sentivo che mancava poco, mi prese dalla nuca e cominciò a tirarlo fuori dalla bocca e poi a rimetterlo dentro fino alle palle, lo fece diverse volte e sentivo le tonsille bruciare. I colpi divennero più simili ad una scopata e sentii il suo corpo vibrare e prendere un ritmo violento. Mi stava scopando la gola come mai mi era capitato. Avevo forti conati e vedevo la saliva che schizzava fuori ad ogni colpo. Arrivarono gli ultimi dolorosissimi e decisi e con loro arrivó tanta sborra che mi riempì la bocca e ingoiai a fatica sotto la forza di quegli affondi. Mi lasciò prendere fiato e mentre l’erezione perdeva consistenza mi disse “puliscilo per bene dai!”
Lo ripresi in bocca e lo lucidai fin quando non tornò quasi moscio, lui godeva ancora e venne ancora con qualche rivolo di sborra.
Si alzò il pantalone e uscì ridendo “che puttana che sei!”

Rimasi in ginocchio sconvolto da quanto era accaduto, avevo ancora il cazzo durissimo e volevo svuotarmi. Lo tirai fuori, era pieno di precum biancastro e densissimo, cominciai a menarmelo e in poco schizzai tanta sborra che finì sulle mattonelle verdi di quel bagno. Mi accasciai sfinito e felice.

Li sentii in lontananza “noi abbiamo finito, ci vediamo domani. Grazie di tutto!”

Ricambiai il saluto e mi misi a ripulire il bagno.
scritto il
2024-05-17
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