L’arabo sul bus 90.
di
Giuserpe
genere
gay
Ho immaginato questo racconto proprio su questo autobus dopo aver visto questo bellissimo uomo, spero vi piaccia il racconto! I milanesi capiranno!
Come ogni santo giorno ormai da anni, tornavo a casa a bordo di quel bus, sempre pieno, sempre in ritardo. É una leggenda a Milano. La 90!!!
Sono solito viaggiare con le mie cuffiette che mi schermano da suoni molesti, telefonate ad alta voce in ogni lingua conosciuta, zuffe e qualche volta liti furibonde per la classica palpata alle chiappe ai danni della giovane studentessa Naba.
Chi vive a Milano sa che salire su quel bus è un atto di coraggio!
Per adesso non mi è mai accaduto nulla, conosco tutte le strategie per rimanere incolume.
Ogni giorno vedo la stessa gente, è quasi come darsi un appuntamento fisso. Rimango sempre affascinato dal mix di culture e stili, vedo crescere i figli di tante famiglie, le ansie di tanti ragazzi che si preparano per la verifica del giorno.
Vedo tanti uomini, soprattutto durante il viaggio di ritorno a casa, in prevalenza arabi che finiscono il turno di lavoro. Fantastico molto. I loro tratti mi affascinano da sempre, c’è una fierezza che mi attrae, il tono della loro voce, la loro lingua così dura. Inoltre, vederli stanchi, impolverati, con le mani callose, mi eccita.
Una sera, distrutto dalle quasi 10 ore di ufficio, ero seduto su uno scomodissimo sedile in plastica e guardavo scorrere la città fuori dal finestrino, tutti a fine aperitivo pronti per la cena e io mi trascinavo a casa con l’ennesimo podcast di politica ed economia; la mia attenzione viene catturata quando una figura imponente, si siede ad un paio di metri da me, si poggia sul bordo del sedile e rimane con le gambe fieramente spalancate. É vestito con abiti tipici, ha una lunga tunica bianca, con bordi colorati su maniche e collo, sotto pantaloni leggeri bianchi, saldali, la testa fasciata da una specie di turbante color cammello.
Rimango a fissare questo uomo bellissimo che sorride e canticchia qualche canzone che gli arriva nelle orecchie tramite le cuffie, ha degli occhiali con montatura dorata, barba curatissima, sopracciglia e ciglia folte nere come i suoi occhi; le mani sono grandi e curate, con anelli in argento come i bracciali che gli abbracciano i polsi.
Lo guardo incantato, canticchia e si muove a ritmo, sempre sorridendo. Sembra che per lui sia stata una giornata fortunata!
Ad un certo punto incrocia il mio sguardo e il sorriso si allarga, io lo abbasso subito intimidito, non volevo sembrare il classico guardone. Torno a guardare fuori e ogni tanto sbircio con la coda dell’occhio, continua a sorridere indifferente e ogni tanto guarda nella mia direzione,.
L’autobus era quasi vuoto e non era ancora buio e la giornata era di una calda primavera, e la mia testa stava facendo mille voli, immaginavo quell’uomo nudo e quelle mani su di me.
Gli sguardi si incrociarono ancora, ancora quel sorriso ma questa volta aveva una nota più flirtante, uno sguardo più lascivo, si alzò la tunica all’altezza del bacino, si portò una mano tra le gambe, su quei pantaloni di tessuto leggerissimo, e si afferrò il membro. Lasciò ben intendere che non portava le mutande, che era barzotto e di dimensioni ragguardevoli.
Rimasi a guardare. Mi stava proponendo uno spettacolo e io avevo un posto il prima fila. Prese a massaggiarsi il cazzo, lo faceva quasi svogliato. Lo soppesava tra le dita, lo stuzzicava, tirava il prepuzio. Riuscivo solo ad intravedere un’ombra scura. Il sorriso era sempre più malizioso e ricambiai con tutto lo spirito da Troia che risiede in me.
Gli bastò quel segnale. Si alzò di scatto e mi spaventai quando si diresse verso di me e si lasciò cadere sul sedile vicino al mio. Diventai di marmo e lo guardai timoroso di una qualsiasi reazione negativa. Si tolse le cuffiette, e disse “Ciao sono Tariq!” Una voce molto sensuale. Lo guardai ancora. “Sei muto?”
Dissi solo “Io sono Giorgio!”
“Molto piacere Giorgio! Ti è piaciuto guardare? Ho letto i tuoi pensieri….” E rise di gusto. A quel punto risi anch’io e dissi “ero solo curioso, mi stavo chiedendo che canzone stavi ascoltando!” E lo guardai malizioso. “Ah è una canzone molto bella, vuoi sentirla? Dai prendi le cuffie!” si guardò tra le gambe e le allargo, il filo delle cuffie poggiato su una gamba cadeva verso l’interno delle sue cosce e i piccoli auricolari penzolavano al ritmo delle oscillazioni del bus. Mi guardò con sfida e io non ci pensai troppo. Feci scivolare la mano verso l’interno delle sue cosce, sfiorai leggermente la gamba, dava colpi coi muscoli pelvici e vedevo il membro che alzava il tessuto. Quando raggiunsi l’obiettivo allargai la mano per recuperare gli auricolari e cercare contatto con il suo membro. Lo sentii subito sotto la mano, era barzotto, ancora morbido e spesso. Mi presi qualche secondo per massaggiarlo e godermi la sua faccia a quel contatto sfacciato. Mentre ritraevo la mano la trattenne, rimasi fermo “continua!” Era una richiesta ma suonava come un comando. Cominciai a stringerlo delicatamente tra le mani, stringevo e rilasciavo. Lui socchiuse gli occhi e si guardò intorno. “Muovi la mano, fai felice Tariq!” E lentamente cominciai a masturbarlo. Ero eccitatissimo.
“Scendiamo alla prossima, ti va?” Disse. Ero in trance, dissi di sì , che mi faceva piacere. Non stavo ragionando razionalmente. Quell’uomo poteva essere chiunque e non sapevo cosa sarebbe successo una volta scesi dal bus.
“Vieni con me Giorgio. Non preoccuparti, ti do solo quello che vuoi. Ci divertiamo.” Ci incamminammo verso una strada interna che arrivava ,dopo 100 metri circa, al passante ferroviario sopraelevato. “Tariq non possiamo prendere il treno, devo tornare a casa, mi spiace!” Dissi, fermandomi davanti alle scale che portavano ai binari, in un’improvviso moto di buonsenso.
“Non prendiamo il treno. Vieni con me.” E mi tirò a se verso il marciapiede che andava oltre le scale, dove c’era un’impalcatura e diverse cataste di materiali e mezzi da costruzione.
A quel punto mi sentii messo in gabbia, l’eccitazione si stava trasformando in paura e Tariq lo capii. Mi mise una mano dietro al collo, mi attirò a se e mi sussurrò all’ orecchio “non aver paura, ci divertiamo.” E spingendomi verso il basso mi fece scendere in ginocchio tra le sue gambe. Era veramente imponente e da quella posizione mi sovrastava e mi guardava voglioso. Si alzò la tunica e disse “Si vede che non hai mai preso il cazzo arabo. Oggi prova e poi vorrai solo cazzi arabi”
Volevo vederlo ancora moscio o barzotto, abbassai il pantalone per tirarlo fuori e trovarmelo a pochi centimetri di distanza dal viso. Una intensa fragranza di uomo mi invase le narici. Aveva un buon profumo legnoso di oud e spezie che si mischiava con una leggera nota di piscio e precum.
Un cazzo molto scuro, con un bel prepuzio prominente, era stranamente non circonciso e questo mi mandava in estasi. Continuava ad oscillarlo con i movimenti dati dalla contrazione dei muscoli pelvici e se lo prese tra le mani per scuoterlo un po’ e, premendo una mano sulla mia nuca, lo avvicinò alle mie labbra che si schiusero e lo fecero entrare che era ancora barzotto.
Cominciai a lavorare succhiando il prepuzio e poco a poco schiudendo la cappella nelle mie labbra, un rivolo di precum ne uscì e lo sentii indistinto e vischioso sulla mia lingua.
Lo stavo succhiando meravigliosamente e Tariq godeva, gemeva senza preoccuparsi che qualcuno potesse sentirci.
Mi pompava la gola tenendomi la testa bloccata tra le mani. “Che bocca da Troia che hai! Aaaah aaaaaah” l’avevo sentito indurirsi come marmo nella mia bocca e lo stavo ingoiando fino alle palle. Ero sbalordito, avevo talmente tanto precum e saliva nella mia bocca che scendeva senza troppa fatica nonostante la dimensione. Giocavo con le palle, le tiravo, le massaggiavo e gli davo qualche colpetto che il maiale gradiva.
Continuai a succhiarlo e segarlo per una ventina di minuti, avevo la mascella dolorante e le tonsille in fiamme. Mi guardava con uno sguardo animalesco e godeva proprio come un animale. Mi tirò su dalle ascelle e mi mise contro al muro, ancora più nascosti dietro l’impalcatura. “Fammi vedere quel culo!” Ero infoiato e mi aspettavo che sborrasse sul mio culo, invece quando li abbassai i pantaloni mi guardò per bene e disse “bravo, non hai nemmeno un pelo! Allargalo!” Si sputò su una mano e la passò sul mio buco che stava pulsando dalla voglia di cazzo. Ci infilò subito due dita e mi fece trasalire dalla sorpresa, non sentii dolore, ero già aperto, ero già pronto. “Guarda come sei aperto, adesso ti sfondo!” Senza lasciarmi tempo di elaborare punto la grossa mazza sulla mia rosa aperta e la spinse dentro calmo ma deciso, centimetro dopo centimetro, tutto dentro, fino alle palle.
Rimase fermo qualche secondo, aspetto che le mie viscere si adattassero a quell’intruso inaspettato, poi comincio a muoversi, a pompare sempre più forte con maggior foga. Mi aveva piegato quasi a 90, aggrappato ad un ponteggio e con un piede poggiato su un masso, questa posizione mi teneva totalmente aperto per accogliere i suoi affondi. Teneva una mano sulla spalla destra e l’altra sul fianco sinistro. Sembra instancabile, credevo sarebbe andata avanti per ore.
Cominciai ad assecondare i suoi movimenti andandogli incontro col bacino, il suono era l’inconfondibile schiaffo tra natiche e bacino. Sentivo le sue palle sbattere contro le mie. I miei sforzi andarono a buon fine “ così mi fai venire! Bravo ahhhhhaaaahhh” mi sentivo una vera Troia, mi stavo facendo scopare da uno sconosciuto praticamente per strada, poteva arrivare chiunque anche sentendo i gemiti che emettevamo, ma non mi interessava, mi stavo godendo quella stantuffata a pelle, mi stava sfondando e il mio cazzo non si trattenne. Cominciai a sborrare senza toccarmi, un’infinità di schizzi che arrivarono lontani. Le vibrazioni del mio corpo e le contrazioni del mio sfintere fecero cedere anche lui, il suo cazzo aumentò di volume e cominciò a dare dei forti colpi, tirava il cazzo fuori e lo ricacciava dentro fino alle palle, dopo una decina di queste violente incursioni nel mio culo dilaniato, si piantò dentro per tutto la lunghezza e svuotò il contenuto di quelle grosse palle tutto nel mio corpo. Era caldo e cominciò a gocciolare fuori appena lo tirò via lasciandomi totalmente aperto.
Raccolse con le dita la sborra che stava scendendo e la rimise dentro al buco che a fatica tentava di riacquistare la sua forma, di recuperare il normale uso dei muscoli.
Mi sistemai a fatica ma lui aveva altre idee; mi mise ancora in ginocchio e disse “non posso tornare a casa col cazzo sporco” e me lo rimise in bocca per farselo pulire a dovere. Si risistemò anche lui una volta ripulito e disse “buona serata. Sei una Troia molto brava, prossima volta andiamo a casa tua o a casa di mio fratello!” Rise di gusto e di fretta salì le scale della stazione.
Rimasi qualche minuto seduto a ricompormi e complimentarmi del nuovo stadio di troiaggine raggiunto. Dopo tutto era stata una buona giornata!!!
Come ogni santo giorno ormai da anni, tornavo a casa a bordo di quel bus, sempre pieno, sempre in ritardo. É una leggenda a Milano. La 90!!!
Sono solito viaggiare con le mie cuffiette che mi schermano da suoni molesti, telefonate ad alta voce in ogni lingua conosciuta, zuffe e qualche volta liti furibonde per la classica palpata alle chiappe ai danni della giovane studentessa Naba.
Chi vive a Milano sa che salire su quel bus è un atto di coraggio!
Per adesso non mi è mai accaduto nulla, conosco tutte le strategie per rimanere incolume.
Ogni giorno vedo la stessa gente, è quasi come darsi un appuntamento fisso. Rimango sempre affascinato dal mix di culture e stili, vedo crescere i figli di tante famiglie, le ansie di tanti ragazzi che si preparano per la verifica del giorno.
Vedo tanti uomini, soprattutto durante il viaggio di ritorno a casa, in prevalenza arabi che finiscono il turno di lavoro. Fantastico molto. I loro tratti mi affascinano da sempre, c’è una fierezza che mi attrae, il tono della loro voce, la loro lingua così dura. Inoltre, vederli stanchi, impolverati, con le mani callose, mi eccita.
Una sera, distrutto dalle quasi 10 ore di ufficio, ero seduto su uno scomodissimo sedile in plastica e guardavo scorrere la città fuori dal finestrino, tutti a fine aperitivo pronti per la cena e io mi trascinavo a casa con l’ennesimo podcast di politica ed economia; la mia attenzione viene catturata quando una figura imponente, si siede ad un paio di metri da me, si poggia sul bordo del sedile e rimane con le gambe fieramente spalancate. É vestito con abiti tipici, ha una lunga tunica bianca, con bordi colorati su maniche e collo, sotto pantaloni leggeri bianchi, saldali, la testa fasciata da una specie di turbante color cammello.
Rimango a fissare questo uomo bellissimo che sorride e canticchia qualche canzone che gli arriva nelle orecchie tramite le cuffie, ha degli occhiali con montatura dorata, barba curatissima, sopracciglia e ciglia folte nere come i suoi occhi; le mani sono grandi e curate, con anelli in argento come i bracciali che gli abbracciano i polsi.
Lo guardo incantato, canticchia e si muove a ritmo, sempre sorridendo. Sembra che per lui sia stata una giornata fortunata!
Ad un certo punto incrocia il mio sguardo e il sorriso si allarga, io lo abbasso subito intimidito, non volevo sembrare il classico guardone. Torno a guardare fuori e ogni tanto sbircio con la coda dell’occhio, continua a sorridere indifferente e ogni tanto guarda nella mia direzione,.
L’autobus era quasi vuoto e non era ancora buio e la giornata era di una calda primavera, e la mia testa stava facendo mille voli, immaginavo quell’uomo nudo e quelle mani su di me.
Gli sguardi si incrociarono ancora, ancora quel sorriso ma questa volta aveva una nota più flirtante, uno sguardo più lascivo, si alzò la tunica all’altezza del bacino, si portò una mano tra le gambe, su quei pantaloni di tessuto leggerissimo, e si afferrò il membro. Lasciò ben intendere che non portava le mutande, che era barzotto e di dimensioni ragguardevoli.
Rimasi a guardare. Mi stava proponendo uno spettacolo e io avevo un posto il prima fila. Prese a massaggiarsi il cazzo, lo faceva quasi svogliato. Lo soppesava tra le dita, lo stuzzicava, tirava il prepuzio. Riuscivo solo ad intravedere un’ombra scura. Il sorriso era sempre più malizioso e ricambiai con tutto lo spirito da Troia che risiede in me.
Gli bastò quel segnale. Si alzò di scatto e mi spaventai quando si diresse verso di me e si lasciò cadere sul sedile vicino al mio. Diventai di marmo e lo guardai timoroso di una qualsiasi reazione negativa. Si tolse le cuffiette, e disse “Ciao sono Tariq!” Una voce molto sensuale. Lo guardai ancora. “Sei muto?”
Dissi solo “Io sono Giorgio!”
“Molto piacere Giorgio! Ti è piaciuto guardare? Ho letto i tuoi pensieri….” E rise di gusto. A quel punto risi anch’io e dissi “ero solo curioso, mi stavo chiedendo che canzone stavi ascoltando!” E lo guardai malizioso. “Ah è una canzone molto bella, vuoi sentirla? Dai prendi le cuffie!” si guardò tra le gambe e le allargo, il filo delle cuffie poggiato su una gamba cadeva verso l’interno delle sue cosce e i piccoli auricolari penzolavano al ritmo delle oscillazioni del bus. Mi guardò con sfida e io non ci pensai troppo. Feci scivolare la mano verso l’interno delle sue cosce, sfiorai leggermente la gamba, dava colpi coi muscoli pelvici e vedevo il membro che alzava il tessuto. Quando raggiunsi l’obiettivo allargai la mano per recuperare gli auricolari e cercare contatto con il suo membro. Lo sentii subito sotto la mano, era barzotto, ancora morbido e spesso. Mi presi qualche secondo per massaggiarlo e godermi la sua faccia a quel contatto sfacciato. Mentre ritraevo la mano la trattenne, rimasi fermo “continua!” Era una richiesta ma suonava come un comando. Cominciai a stringerlo delicatamente tra le mani, stringevo e rilasciavo. Lui socchiuse gli occhi e si guardò intorno. “Muovi la mano, fai felice Tariq!” E lentamente cominciai a masturbarlo. Ero eccitatissimo.
“Scendiamo alla prossima, ti va?” Disse. Ero in trance, dissi di sì , che mi faceva piacere. Non stavo ragionando razionalmente. Quell’uomo poteva essere chiunque e non sapevo cosa sarebbe successo una volta scesi dal bus.
“Vieni con me Giorgio. Non preoccuparti, ti do solo quello che vuoi. Ci divertiamo.” Ci incamminammo verso una strada interna che arrivava ,dopo 100 metri circa, al passante ferroviario sopraelevato. “Tariq non possiamo prendere il treno, devo tornare a casa, mi spiace!” Dissi, fermandomi davanti alle scale che portavano ai binari, in un’improvviso moto di buonsenso.
“Non prendiamo il treno. Vieni con me.” E mi tirò a se verso il marciapiede che andava oltre le scale, dove c’era un’impalcatura e diverse cataste di materiali e mezzi da costruzione.
A quel punto mi sentii messo in gabbia, l’eccitazione si stava trasformando in paura e Tariq lo capii. Mi mise una mano dietro al collo, mi attirò a se e mi sussurrò all’ orecchio “non aver paura, ci divertiamo.” E spingendomi verso il basso mi fece scendere in ginocchio tra le sue gambe. Era veramente imponente e da quella posizione mi sovrastava e mi guardava voglioso. Si alzò la tunica e disse “Si vede che non hai mai preso il cazzo arabo. Oggi prova e poi vorrai solo cazzi arabi”
Volevo vederlo ancora moscio o barzotto, abbassai il pantalone per tirarlo fuori e trovarmelo a pochi centimetri di distanza dal viso. Una intensa fragranza di uomo mi invase le narici. Aveva un buon profumo legnoso di oud e spezie che si mischiava con una leggera nota di piscio e precum.
Un cazzo molto scuro, con un bel prepuzio prominente, era stranamente non circonciso e questo mi mandava in estasi. Continuava ad oscillarlo con i movimenti dati dalla contrazione dei muscoli pelvici e se lo prese tra le mani per scuoterlo un po’ e, premendo una mano sulla mia nuca, lo avvicinò alle mie labbra che si schiusero e lo fecero entrare che era ancora barzotto.
Cominciai a lavorare succhiando il prepuzio e poco a poco schiudendo la cappella nelle mie labbra, un rivolo di precum ne uscì e lo sentii indistinto e vischioso sulla mia lingua.
Lo stavo succhiando meravigliosamente e Tariq godeva, gemeva senza preoccuparsi che qualcuno potesse sentirci.
Mi pompava la gola tenendomi la testa bloccata tra le mani. “Che bocca da Troia che hai! Aaaah aaaaaah” l’avevo sentito indurirsi come marmo nella mia bocca e lo stavo ingoiando fino alle palle. Ero sbalordito, avevo talmente tanto precum e saliva nella mia bocca che scendeva senza troppa fatica nonostante la dimensione. Giocavo con le palle, le tiravo, le massaggiavo e gli davo qualche colpetto che il maiale gradiva.
Continuai a succhiarlo e segarlo per una ventina di minuti, avevo la mascella dolorante e le tonsille in fiamme. Mi guardava con uno sguardo animalesco e godeva proprio come un animale. Mi tirò su dalle ascelle e mi mise contro al muro, ancora più nascosti dietro l’impalcatura. “Fammi vedere quel culo!” Ero infoiato e mi aspettavo che sborrasse sul mio culo, invece quando li abbassai i pantaloni mi guardò per bene e disse “bravo, non hai nemmeno un pelo! Allargalo!” Si sputò su una mano e la passò sul mio buco che stava pulsando dalla voglia di cazzo. Ci infilò subito due dita e mi fece trasalire dalla sorpresa, non sentii dolore, ero già aperto, ero già pronto. “Guarda come sei aperto, adesso ti sfondo!” Senza lasciarmi tempo di elaborare punto la grossa mazza sulla mia rosa aperta e la spinse dentro calmo ma deciso, centimetro dopo centimetro, tutto dentro, fino alle palle.
Rimase fermo qualche secondo, aspetto che le mie viscere si adattassero a quell’intruso inaspettato, poi comincio a muoversi, a pompare sempre più forte con maggior foga. Mi aveva piegato quasi a 90, aggrappato ad un ponteggio e con un piede poggiato su un masso, questa posizione mi teneva totalmente aperto per accogliere i suoi affondi. Teneva una mano sulla spalla destra e l’altra sul fianco sinistro. Sembra instancabile, credevo sarebbe andata avanti per ore.
Cominciai ad assecondare i suoi movimenti andandogli incontro col bacino, il suono era l’inconfondibile schiaffo tra natiche e bacino. Sentivo le sue palle sbattere contro le mie. I miei sforzi andarono a buon fine “ così mi fai venire! Bravo ahhhhhaaaahhh” mi sentivo una vera Troia, mi stavo facendo scopare da uno sconosciuto praticamente per strada, poteva arrivare chiunque anche sentendo i gemiti che emettevamo, ma non mi interessava, mi stavo godendo quella stantuffata a pelle, mi stava sfondando e il mio cazzo non si trattenne. Cominciai a sborrare senza toccarmi, un’infinità di schizzi che arrivarono lontani. Le vibrazioni del mio corpo e le contrazioni del mio sfintere fecero cedere anche lui, il suo cazzo aumentò di volume e cominciò a dare dei forti colpi, tirava il cazzo fuori e lo ricacciava dentro fino alle palle, dopo una decina di queste violente incursioni nel mio culo dilaniato, si piantò dentro per tutto la lunghezza e svuotò il contenuto di quelle grosse palle tutto nel mio corpo. Era caldo e cominciò a gocciolare fuori appena lo tirò via lasciandomi totalmente aperto.
Raccolse con le dita la sborra che stava scendendo e la rimise dentro al buco che a fatica tentava di riacquistare la sua forma, di recuperare il normale uso dei muscoli.
Mi sistemai a fatica ma lui aveva altre idee; mi mise ancora in ginocchio e disse “non posso tornare a casa col cazzo sporco” e me lo rimise in bocca per farselo pulire a dovere. Si risistemò anche lui una volta ripulito e disse “buona serata. Sei una Troia molto brava, prossima volta andiamo a casa tua o a casa di mio fratello!” Rise di gusto e di fretta salì le scale della stazione.
Rimasi qualche minuto seduto a ricompormi e complimentarmi del nuovo stadio di troiaggine raggiunto. Dopo tutto era stata una buona giornata!!!
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