Il mio “amico” vicino
di
Giuserpe
genere
gay
Evitai di farmi vedere in giro il giorno dopo. Mi diedi malato. Dissi a Caleb che avevo qualcosa allo stomaco e rimasi a letto il più possibile. Soprattutto evitai di leggere i 7 messaggi ricevuti da Antonio:
- Buongiorno, ti aspetto al bar?
- ok sono al bar!
- tu non sei al bar :(
- Ho incrociato Caleb e mi ha detto che non stai bene
- Mi sento in colpa.
- Ti chiamo più tardi
- Rimettiti
Non risposi nemmeno alle chiamate, non avevo voglia di sbattere contro la realtà. Quel contatto mi era piaciuto, lo avevo desiderato e non volevo la classica frase “scusa è stato un momento di trasgressione” o cacate simili. Avevo deciso che l’avrei definitivamente allontanato, non avevo l’età e la forza mentale per star dietro ai giochetti di un uomo irrisolto.
Cominciai una nuova routine mattutina, palestra e poi lavoro. Accettai volentieri i 2/3 giorni di Smart working che avevo sempre rifiutato. Me la cavai così per qualche settimana e devo dire che non mi dispiaceva. Lo smart working mi permetteva di riprendere tante buone abitudini che avevo col tempo trascurato, tipo svegliare Caleb con un bel pompino, preparargli la colazione. Una mattina mi ero svegliato infoiatissimo, non ero riuscito ad intercettare il mio uomo a letto, avevo proprio voglia di lui. Lo sentii armeggiare in cucina, lo raggiunsi e lo vidi già pronto per uscire. “Amore dove vai così presto?” Chiesi. “Non riuscivo a dormire e ho deciso di andare prima a lav….” Non gli lasciai finire la frase, mi calai i boxer e mi misi a pecora sulla poltrona, allargando le natiche con le mani. Non ci pensò un attimo, feca cadere lo zaino, la giacca e quello che aveva in mano, si inginocchiò e cominciò a leccarmi il buco, a infilarci uno, due, tre dita. “Ecco perché ti amo! Sei una zoccola!” Adoravo sentire i suoi insulti con accento americano. “SCOPAMI IMMEDIATAMENTE!”
Non se lo fece ripetere. Mi prese dai fianchi e lo infilò dentro con un colpo secco. Vidi le stelle. Cominciò a pomparmi il culo. Scopava come una divinità. Dopo tanti anni insieme, ancora riusciva a prendermi in quel modo, riusciva a tirar fuori la parte più Troia di me. Affondava la sua grossa Mazza fino alle palle che sbattevano con forza alle mie. Mi sarei goduto quella monta per ore e ore, ma è un uomo troppo diligente e non ama far tardi, da buon capo. Cominciai a stringere i muscoli dello sfintere, stringevo quando era dentro, rilassavo quando poi lo rimetteva dentro con forza. Era il nostro segnale.
Mi prese dal petto e mi baciò nuca e collo mentre mi stringeva a sé e contemporaneamente dava colpi sempre più forti. “Amore riempimi!” A quelle parole affondò tutto se stesso dentro il mio ano e scaricò tanta sborra caldissima. Mi baciò da dietro e uscì piano, delicato come solo lui sapeva essere. Io, diligentemente, mi inginocchiai e lo ripulii per bene. Gli rialzai mutande, pantalone e allacciai la cintura, sistemai il colletto della camicia e lo baciai. “Buon lavoro amore mio!” Gli dissi. Mi diede solo una bella pacca sul culo e uscì fischiettando.
Un sabato mattina ero intento a sistemare varie cose in casa, Caleb era uscito da poco per un pranzo di lavoro con committenti esteri. Mi sarei goduto la casa libera, avevo messo la mia playlist preferita e giravo in boxer. Il relax. Ero sereno.
Suonano al campanello. Strano, non aspettavo nessuno. Metto una felpa e vado allo spioncino.
Rimango bloccato senza parlare. Antonio era davanti alla mia porta “Daniele apri un secondo!” Era bellissimo anche attraverso la lente distorta dello spioncino. Maledetto.
Aprii lentamente e lo salutai. Era serio. “Vuoi entrare?” Aveva una ciotola in mano, una mia ciotola. “Giulia mi ha chiesto di riportartela, allora ho visto Caleb che usciva e ne ho approfittato così possiamo anche parlare due minuti visto che non ti fai vedere e non rispondi!”
Preparai un caffè e ci mettemmo seduti al divano. Nessuno dei due parlava. Mi chiese del lavoro, di come andava in generale.
“Daniè mi dispiace. Son mortificato. Sono un coglione. So che ti è piaciuto, ma so anche che in pratica sono stato io a farti arrivare a questo! Non mi piace non vederti, mi manca il mio amico. Giulia mi ha detto che sicuramente ho fatto qualcosa di stupido per allontanarti. Voglio rimediare.”
Mentre diceva questo mi guardava negli occhi, era sincero, era dispiaciuto…ma distoglieva lo sguardo per guardarmi le gambe e io vedevo benissimo che sotto la sua tuta grigia, qualcosa stava prendendo vita. Gli sorrisi malizioso “Antò non riesci a tenerlo proprio a bada quel cazzo?” Si guardò tra le gambe e rispose “come faccio a tenerlo a bada se stai mezzo nudo?!?!” Si lanciò su di me e mi baciò. Mi prese la testa tra le mani e cominciò ad esplorarmi con la lingua. Mi sciolsi e ricambiai quel bacio caldo, voglioso, quasi doloroso. Non ci mettemmo molto a rimanere nudi e ancora meno a ritrovarmi in ginocchio tra le sue gambe con la sua minchia ben piantata in gola che stantuffava sulle mie tonsille. Era un amore violento. Era brutale. Mi spingeva la testa sul cazzo e mi mancava il respiro. Poi mi liberava e mi baciava con tutta la passione possibile. Eravamo puro desiderio. Le mani esploravano ogni centimetro di pelle.
Mi mise prono sul bracciolo del divano, mi fece alzare una gamba e disse “allarga per bene che voglio mangiartelo!” Cominciò a leccare, sputare, succhiare, soffiava di tanto in tanto sul buco e la sensazione mi mandava in paradiso. Il mio ano si schiudeva per le sue dita, senza la minima resistenza. In quella posizione mi pianto tutta la sua abbondante nerchia nel culo. Era durissimo. Ansimava come un animale selvatico. Era in calore. Mi stava montando con forza e passione, dimenava il bacino e lo sbatteva contro le mie natiche. Io lo guardavo ed era splendido, il sole che entrava dalla finestra illuminava i suoi muscoli e faceva brillare il sudore sul suo petto.
Mi prese entrambe le braccia, le incrociò sulla schiena e cominciò a sbattermi con violenza. Sentivo il mio ano bruciare, non aveva usato lubrificante e spesso sputava sul mio buco per poi sbatterlo dentro facendomi urlare in un modo che non riconoscevo.
Sentivo colare precum e sborra dal mio cazzo, non sapevo quanti orgasmi avevo già avuto. Riuscivo a godere analmente e sentivo la sensazione sul mio corpo, sentivo il brivido e la vista mi si annebbiava.
Cominciai a fare il mio giochetto dei muscoli dello sfintere. Non ne potevo più, lo volevo ancora ma allo stesso tempo mi stava spaccando. “Daniè che cazzo fai con sto buco? Mi stai facendo impazzire. Sborrooooo” e riversò dentro di me sborra in quantità e tutta la sua frustrazione, poi si accasciò sulla mia schiena ansimando “Daniè mi prometti che non sparisci ancora? Faccio quello che vuoi!” Disse con l’affanno nel mio orecchio. Sentii il suo cazzo afflosciarsi e uscire dal mio buco seguito dalla sua sborra che scese sulle mie gambe.
“Antò hai un bel modo di chiedere scusa…mi hai sfondato!!!” Sorrisi e mi baciò dolcissimo.
Si rivestì e uscendo disse “ti voglio bene!”
- Buongiorno, ti aspetto al bar?
- ok sono al bar!
- tu non sei al bar :(
- Ho incrociato Caleb e mi ha detto che non stai bene
- Mi sento in colpa.
- Ti chiamo più tardi
- Rimettiti
Non risposi nemmeno alle chiamate, non avevo voglia di sbattere contro la realtà. Quel contatto mi era piaciuto, lo avevo desiderato e non volevo la classica frase “scusa è stato un momento di trasgressione” o cacate simili. Avevo deciso che l’avrei definitivamente allontanato, non avevo l’età e la forza mentale per star dietro ai giochetti di un uomo irrisolto.
Cominciai una nuova routine mattutina, palestra e poi lavoro. Accettai volentieri i 2/3 giorni di Smart working che avevo sempre rifiutato. Me la cavai così per qualche settimana e devo dire che non mi dispiaceva. Lo smart working mi permetteva di riprendere tante buone abitudini che avevo col tempo trascurato, tipo svegliare Caleb con un bel pompino, preparargli la colazione. Una mattina mi ero svegliato infoiatissimo, non ero riuscito ad intercettare il mio uomo a letto, avevo proprio voglia di lui. Lo sentii armeggiare in cucina, lo raggiunsi e lo vidi già pronto per uscire. “Amore dove vai così presto?” Chiesi. “Non riuscivo a dormire e ho deciso di andare prima a lav….” Non gli lasciai finire la frase, mi calai i boxer e mi misi a pecora sulla poltrona, allargando le natiche con le mani. Non ci pensò un attimo, feca cadere lo zaino, la giacca e quello che aveva in mano, si inginocchiò e cominciò a leccarmi il buco, a infilarci uno, due, tre dita. “Ecco perché ti amo! Sei una zoccola!” Adoravo sentire i suoi insulti con accento americano. “SCOPAMI IMMEDIATAMENTE!”
Non se lo fece ripetere. Mi prese dai fianchi e lo infilò dentro con un colpo secco. Vidi le stelle. Cominciò a pomparmi il culo. Scopava come una divinità. Dopo tanti anni insieme, ancora riusciva a prendermi in quel modo, riusciva a tirar fuori la parte più Troia di me. Affondava la sua grossa Mazza fino alle palle che sbattevano con forza alle mie. Mi sarei goduto quella monta per ore e ore, ma è un uomo troppo diligente e non ama far tardi, da buon capo. Cominciai a stringere i muscoli dello sfintere, stringevo quando era dentro, rilassavo quando poi lo rimetteva dentro con forza. Era il nostro segnale.
Mi prese dal petto e mi baciò nuca e collo mentre mi stringeva a sé e contemporaneamente dava colpi sempre più forti. “Amore riempimi!” A quelle parole affondò tutto se stesso dentro il mio ano e scaricò tanta sborra caldissima. Mi baciò da dietro e uscì piano, delicato come solo lui sapeva essere. Io, diligentemente, mi inginocchiai e lo ripulii per bene. Gli rialzai mutande, pantalone e allacciai la cintura, sistemai il colletto della camicia e lo baciai. “Buon lavoro amore mio!” Gli dissi. Mi diede solo una bella pacca sul culo e uscì fischiettando.
Un sabato mattina ero intento a sistemare varie cose in casa, Caleb era uscito da poco per un pranzo di lavoro con committenti esteri. Mi sarei goduto la casa libera, avevo messo la mia playlist preferita e giravo in boxer. Il relax. Ero sereno.
Suonano al campanello. Strano, non aspettavo nessuno. Metto una felpa e vado allo spioncino.
Rimango bloccato senza parlare. Antonio era davanti alla mia porta “Daniele apri un secondo!” Era bellissimo anche attraverso la lente distorta dello spioncino. Maledetto.
Aprii lentamente e lo salutai. Era serio. “Vuoi entrare?” Aveva una ciotola in mano, una mia ciotola. “Giulia mi ha chiesto di riportartela, allora ho visto Caleb che usciva e ne ho approfittato così possiamo anche parlare due minuti visto che non ti fai vedere e non rispondi!”
Preparai un caffè e ci mettemmo seduti al divano. Nessuno dei due parlava. Mi chiese del lavoro, di come andava in generale.
“Daniè mi dispiace. Son mortificato. Sono un coglione. So che ti è piaciuto, ma so anche che in pratica sono stato io a farti arrivare a questo! Non mi piace non vederti, mi manca il mio amico. Giulia mi ha detto che sicuramente ho fatto qualcosa di stupido per allontanarti. Voglio rimediare.”
Mentre diceva questo mi guardava negli occhi, era sincero, era dispiaciuto…ma distoglieva lo sguardo per guardarmi le gambe e io vedevo benissimo che sotto la sua tuta grigia, qualcosa stava prendendo vita. Gli sorrisi malizioso “Antò non riesci a tenerlo proprio a bada quel cazzo?” Si guardò tra le gambe e rispose “come faccio a tenerlo a bada se stai mezzo nudo?!?!” Si lanciò su di me e mi baciò. Mi prese la testa tra le mani e cominciò ad esplorarmi con la lingua. Mi sciolsi e ricambiai quel bacio caldo, voglioso, quasi doloroso. Non ci mettemmo molto a rimanere nudi e ancora meno a ritrovarmi in ginocchio tra le sue gambe con la sua minchia ben piantata in gola che stantuffava sulle mie tonsille. Era un amore violento. Era brutale. Mi spingeva la testa sul cazzo e mi mancava il respiro. Poi mi liberava e mi baciava con tutta la passione possibile. Eravamo puro desiderio. Le mani esploravano ogni centimetro di pelle.
Mi mise prono sul bracciolo del divano, mi fece alzare una gamba e disse “allarga per bene che voglio mangiartelo!” Cominciò a leccare, sputare, succhiare, soffiava di tanto in tanto sul buco e la sensazione mi mandava in paradiso. Il mio ano si schiudeva per le sue dita, senza la minima resistenza. In quella posizione mi pianto tutta la sua abbondante nerchia nel culo. Era durissimo. Ansimava come un animale selvatico. Era in calore. Mi stava montando con forza e passione, dimenava il bacino e lo sbatteva contro le mie natiche. Io lo guardavo ed era splendido, il sole che entrava dalla finestra illuminava i suoi muscoli e faceva brillare il sudore sul suo petto.
Mi prese entrambe le braccia, le incrociò sulla schiena e cominciò a sbattermi con violenza. Sentivo il mio ano bruciare, non aveva usato lubrificante e spesso sputava sul mio buco per poi sbatterlo dentro facendomi urlare in un modo che non riconoscevo.
Sentivo colare precum e sborra dal mio cazzo, non sapevo quanti orgasmi avevo già avuto. Riuscivo a godere analmente e sentivo la sensazione sul mio corpo, sentivo il brivido e la vista mi si annebbiava.
Cominciai a fare il mio giochetto dei muscoli dello sfintere. Non ne potevo più, lo volevo ancora ma allo stesso tempo mi stava spaccando. “Daniè che cazzo fai con sto buco? Mi stai facendo impazzire. Sborrooooo” e riversò dentro di me sborra in quantità e tutta la sua frustrazione, poi si accasciò sulla mia schiena ansimando “Daniè mi prometti che non sparisci ancora? Faccio quello che vuoi!” Disse con l’affanno nel mio orecchio. Sentii il suo cazzo afflosciarsi e uscire dal mio buco seguito dalla sua sborra che scese sulle mie gambe.
“Antò hai un bel modo di chiedere scusa…mi hai sfondato!!!” Sorrisi e mi baciò dolcissimo.
Si rivestì e uscendo disse “ti voglio bene!”
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