Adriana: l'inizio

di
genere
trio

Siamo sul divano, come tutte le sere a guardare la nostra serie TV preferita.

Il mio cucciolo è rannicchiato sul sofà, con la testa poggiata sulle mie gambe.
Io le accarezzo i capelli, lentamente. Sta male, ha l’influenza, con la febbre e il mal di gola.

Le immagini scorrono ma la mia testa divaga, sto pensando a quello che ha scritto a Luciano l’altro ieri: gli ha chiesto di descrivere, in un racconto, il suo sogno nel cassetto.
Il racconto arriverà. Lui mi sembra un simpatico romantico, ma con grande esperienza. Sarà più grande di me?

Il sogno, strano è strano, però la immagino.

Conoscendola, in occasione del primo appuntamento, si farebbe bellissima, evitando di apparire provocante e di volere sopraffare la bellezza altrui.

Un trucco leggero, il giusto che le esalti gli occhi e le labbra. Una camicia o, comunque, un maglioncino morbido, e pantaloni che decantino le sue gambe e le sue curve, senza farle perdere l’eleganza.
Come scarpe, vedrei bene décolleté bianca.

Mi chiedo se, nel corso della cena, sfiorerebbe la “sua” mano poggiata sul tavolo e se non sceglierebbe questa casa per chiudere la serata.

Dove scambierebbero il primo bacio? Se non in piedi, appena varcata la porta d’ingresso; certamente sul nostro divano.

I loro indumenti? Fanno tanto perché nulla sia fuori posto e perché il loro fascino raggiunga le cime più alte, e poi li sfilano con la fretta e col fastidio di averli ancora addosso, ostacoli alla loro voglia di toccarsi.
Li vedo sparsi sul pavimento di questa stanza e su quello della camera da letto.

Nella mia testa si forma l’immagine, prima sfocata, poi nitida, di due corpi nudi, sinuosi, belli, che si aggrovigliano, che si cercano, che si muovono, frenetici, verso il nostro letto.

Immagino baci appassionati, le mani che sanno dove posarsi per donare sensazioni sublimi a chi le riceve.
Lingue che si cercano, lingue che cercano e che trovano. Umori che impiastricciano il lenzuolo, il mio lenzuolo.

“Amoreee.”

La voce di Alice mi fa sobbalzare sul divano, ma mi riporta alla realtà.

“Cucciola.. tesoro, che succede? Ho chiuso gli occhi..”

“Amore, avrai chiuso gli occhi, ma ti si è drizzato il coso, ma io sto male. Non che mi dispiaccia sapere che gli faccio quest’effetto anche da malata, ma non me la sento proprio, amore.Stasera, datti una calmata.”

Torno ad accarezzarle i capelli, ma non posso fare a meno di guardare i pantaloni del mio pigiama.
Alice ha dovuto spostare la propria testa per consentire all’altra testa di indirizzarsi verso il soffitto senza fastidi.

Sei proprio una testa di cazzo, mi dico, senza dirlo.
Mi ragguagliate su come si ammoscia un cazzo dritto?
Cosa? Fare da me una sega? No! Non se ne parla per nulla.

“Scusami, cucciola. Ora passa.”

Ma non passa. Intanto, la puntata è finita ed io ricordo solo di avere visto la sigla iniziale.

Alice si rialza sul divano, rimanendo con le ginocchia sul cuscino e si rannicchia sulla mia spalla.
“Amore, tu sei uno stronzo ma lui così non può rimanere.” e la sua mano si insinua dentro i pantaloni.

“Si può sapere che ti è preso? Cosa te l’ha fatto rizzare?”

Vorrei provare a dire una fesseria ad Alice, ma so che lei se ne accorgerebbe. Molto meglio dire la verità.

“Cucciolo, pensavo alla tua collega d’ufficio.” le faccio il nome.
Alice alza la testa, meravigliata.
“A lei? Ma è risaputo che…”
“Si lo so. Per questo la pensavo.”

Alice mi guarda sospettosa. Continua a segarmi, ma è un movimento blando,
non ha fretta di alzarsi per andarsi a pulire dopo che io sarò venuto.

“Amore, vorresti tradirmi con lei? E me lo dici pure.” ma non crede a quello che domanda perché non è incazzata, è incuriosita.

Le accarezzo il viso.
“No, cucciola. Non potrei mai tradirti, né con lei né con altre. Pensavo a te…”

“A me? Pensi a me, ma mi prima mi hai detto che pensavi a lei… e lui ti è diventato duro per chi?… per me o per lei?……. Nooooo!”

L’espressione di stupore si confonde con un sorriso a mille denti.

“Amore, non penserai che…. Noooooo…. Io….Lei…tu cosa faresti? Ci guarderesti?…. Poi….io…… mai fatta una cosa così…”

Ho tentato di resistere, ma non riesco.

“Cucciola, cucciola…”

“Ma che lei dovrei dire?….. come ci si approccia…. Che c’è amore?”

Finalmente!

“Cucciola, ti sei fatta prendere dalla foga del discorso e….sai,… lui è fatto di carne…
me lo stavi staccando, sembravi su una moto Gp per la velocità che hai preso…poi, hai anche la febbre, non devi stancarti”

Sarà la febbre, ma è diventata rosso fuoco. Non parla per un po’.

Riprende il ritmo lento e lui ringrazia, tornando attento, dopo lo scampato pericolo; un modo diverso per dire che ha ripreso vigore ed è tornato ad interessarsi del soffitto, sempre che cucciola non decida per delle variazioni.

“Amore, visto che hai immaginato tutto, racconta. Aiuta a capire come mi dovrei comportare. Lei la conosco, ma non è che abbiamo chissà quale confidenza e, poi, lei sa che sto con te. Lo sa che preferisco te… a lei.”

“Cucciola, magari questo è quello che pensi tu. Tu sei un bel bocconcino, ahi!”

Strizzata meritata?

“Dicevi, amore..”

“Dicevo che sei un bel … “ la pressione della sua mano ha una nuova impennata, ometto di ripeterlo,

“…. per trascorrere una bella serata con te, cosa vuoi che gliene importi che tu abbia un compagno? Vorrebbe solo la certezza di non avermi tra i piedi.”

La sua mano è tornata il guanto di sempre. Avete presente un guanto da sera, di quelli lunghi e morbidi?
È la stessa sensazione.

La sto intrigando. È senza forze, poverina, ma la sua mano mi trasmette il suo entusiasmo per la proposta.

“Cucciola, tu domattina non andrai a lavorare, visto che stai male.
Potrebbe essere l’occasione giusta per chiamarla e chiederle una cortesia di lavoro, ma in modo che lei debba richiamarti, per aggiornarti.

Nel tardo pomeriggio potresti richiamarla per ringraziarla e, da lì, capirai come gestire la cosa. Lunedì, in ufficio, potresti invitarla a prendere il caffè insieme e le dirai che io sarò fuori mercoledì e giovedì, che è vero.

Quando sarà mercoledì, in ufficio, le proporrai di cenare insieme. Vedrai che ne sarà felice.”

Alice è totalmente presa da quello che le ho detto.

“Amore, ma davvero non ti darebbe fastidio sapermi a letto con lei?”

Le indico il mio pisello. “Ti basta come risposta? Mi sembro Stefano, amore, mi diventa duro immaginandoti con un’altra persona…Cucciola, sta per venire…”

Alice si concentra, felice. Lo smanetta ancora un po’
“ e bravo il mio pisellino. Si eccita pensandomi fica contro fica con lei...”

È che cazzo, Alice! Fica contro fica non lo dovevi dire. “Cucciola…”

Non mi rimane che chiudere gli occhi e godermi la sensazione delle sue labbra che si schiudono e l’immediato calore che avvolge il mio cazzo. Non vede più il soffitto, ma se ne fa una ragione, apprezza.

Mi libero nell’orgasmo.

Alice deglutisce, manifestando un po’ di fastidio.

Rialza il viso.

“Amore, dici che farà bene al mio mal di gola?”

La prendo in braccio e la porto a letto.

OGGI

Sono appena tornato a casa, dopo il lavoro.
La mia cucciola è distesa sul divano, imbacuccata nel suo pigiamone.

“Cucciola, novità?”

Io mi riferivo alla sua salute. Dalle risposte che mi da, lei no.

“Amore, stamane ho chiamato in ufficio, dovevo definire una pratica ed ho chiesto aiuto ad una collega..” mi fa il nome, “… la conosci?… la mattina l’ho trascorsa chattando con gli altri lettori in attesa che pubblicasse… non ti dico il casino con questo capitolo. Una botta!

Vedrai.. non ti tolgo la sorpresa… Alle due mi ha richiamato la collega per aggiornarmi su quella pratica… Sai che è una ragazza simpatica? …. Poi, riposino… un po’ di fidanzata nel mondo del lavoro… Alle sei ho pensato di chiamare la collega per ringraziarla… abbiamo chiuso adesso.”

Di istinto guardo l’orologio che ho al polso.
“Cucciola, ma sono le otto meno dieci.”

Mi guarda stranita… fa gli occhi da cerbiatta.

“Ed allora?… Senti… amore… ti ricordi che ieri sei stato uno stronzo, vero?… non fare la faccia di quello che non sa… Il cazzo duro non l’avevo io… e, poverino, io lo potevo lasciare in quel modo?”

Sto zitto ma penso, “cucciola dove devi andare a parare?”

“…Amore… io non posso dirti che è dura, … ma tu non la lasciare in questo modo…. Ed io non sono stronza, non ci provare.”

Ligio al mio dovere, per nulla contrariato dall’imposizione della mia cucciola, mi prostro ai suoi piedi e le sfilo il pantalone del pigiama e le mutandine.

La lingua cerca, la lingua trova.

Gli umori impiastricciano il divano, il nostro divano.

Ho fatto le corse per arrivare a casa prima di Alice ma è andata, ed ho avuto il tempo per farmi una doccia, per indossare una camicia fresca e dei pantaloni sportivi.

Guardo l’orologio, Alice starà per arrivare. Mi chiedo se sarà nervosa e se, in ufficio, è andato tutto bene.

Questa mattina si era alzata decisa a non fare nulla ed io non avevo insistito.
Poi, però, aveva letto la mail mattutina di un nuovo, simpatico, amico (che ne sa più di noi), e le era tornata la voglia di provare.
“Amore, ascolta quant’è dolce nell’invitarci a…...”

L’aveva riletta ad alta voce …”Ora la faccio grossa Alberto, se Alice vuole provare il sesso con una donna, permetti glielo, come l'avete scritto, guardandovi,… per proteggerla, per stringerla, farle sentire il tuo amore. Alice se senti che è quella giusta, divertitevi.
Alberto sei un uomo fortunato.”

Alice era uscita da casa felice, anche se aveva perso tempo più del solito per scegliere quale gonna indossare.

Per essere totalmente sincero, Alice ha ricevuto uno stimolo anche dall’altro amico.
Ho letto che hanno scambiato alcune parole, quando lei era già in ufficio.

Ieri sera, lui aveva commentato un mio intervento con:
“ potrebbe darsi che prenderanno il caffè assieme..”

La risposta di Alice, stamane: “Caffè? Ancora non lo so, sono indecisa, ho paura della brutta figura”

Ed ecco l’incoraggiamento:

“Ciao Alice, ti posso dare un consiglio? Di buttarti, almeno ci hai provato e non vivi di rimpianti. Se vuoi farlo, meglio fare brutta figura che avere rimpianti.”
Alice gli ha risposto con le dita incrociate e tre bacini.

Nell’attesa, preparo due Margarita… Sento la chiave girare nella toppa.

“Ciao Cuccioletta”. Mi giro verso di lei.. ma quanto è bella!”
“Ciao Amore… ohhh! Che festeggiamo? … tu tutto in ghingheri… bicchieri… cos’è?”

“Una piccolezza, cucciola. Margarita…”
“Ma mi vuoi fare ubriacare? Devo chiamarti Signor Vincenzo?”

È decisamente su di giri.

Mi toglie il bicchiere dalla mano e mi fa cenno di seguirla nel bagno.

“Amore, lo so che vuoi sapere ma io ho bisogno di una doccia. Abbi pazienza.”

Faccio una smorfia di tristezza, ma sorrido. Non sarà andata male.

La guardo mentre sorseggia, lasciando scivolare sul pavimento la gonna, la camicia, e tutto quello che risulterebbe scomodo sotto l’acqua.

“Amore, mi aiuti… ti secca passare tu la spugna?”

Seccarmi? Cucciola, stai rendendo un uomo felice. Sfibbio la cintura…
“Monello che pensi di fare”

La guardo, perplesso ma se non parlo è meglio.

“Togliti le scarpe ed entra così”
“Cucciola, con i vestiti?”

“Certo, mica hai detto che volevi farti la doccia con me, ed io ci sono rimasta male.”
Però, sorride e gli occhi sono quelli della mia cerbiatta.

Penso che se non entro non potrò accarezzare la sua pelle.
Se entro, uscirò inzuppato fradicio.

Non ho incertezze. Meglio inzuppato che coglione.
Tolgo le scarpe e la seguo dentro al box.

Alice è già sotto il getto dell’acqua. Mi sorride e mi fa cenno di prendere il flacone del suo bagnoschiuma.

Lascio cadere il contenuto nell’incavo del seno, scivola giù verso l’ombelico, va oltre.

Alice mi fissa negli occhi, felice.
Poggio la spugna sulla pelle, leggera, quasi la sfiorassi. Il collo e giù verso le spalle, il seno.

Tento di baciarla, ma allontana il viso.
“No, amore. Non dimenticare le gambe.”

Mi chino e le insapono un polpaccio, poi risalgo lungo la coscia.

Mi sposto verso …si sposta lei.

“No, amore…. L’altra gamba..” Perché?

Ripeto gli stessi movimenti di prima ma quando arrivo nella parte alta della coscia ho una punta di orgoglio e mi rialzo.
Un’altro “no amore” non lo sopporterei.

Poggia una mano sulla mia camicia.
“Amore, sei tutto inzuppato… “
Stronza! ma se l’hai voluto tu che….

Cuccioletta mia… Che tenera… le sue mani sono corse veloci sulla camicia, sui pantaloni e sui boxer e mi ritrovo nudo, i miei indumenti volano fuori.
Sono nudo ma quello che penso non capita. Alice non mi tocca.

Io continuo ad insaponarla finché non arriva il momento di sciacquarla.

“Amore, ma Stefano lo sa che abbiamo la seduta nella doccia?”
Ma chi è Stefano? Ah! Il solito Stefano.
Ultimamente, lo vedo messo male, ma Stefano perdona, io adesso ho il mio bel da fare.

Osservo Alice girarsi per darmi la schiena e poggiare le braccia sul gradone della seduta.
Lo spettacolo del suo fondoschiena in primo piano mi fa venire la pelle d’oca… e il cazzo ultra duro.

Alice gira la testa verso di me.

“Amore… sei una lumaca… che aspetti a prenderlo? Ne ho voglia… e lo sai, non capita tutti i giorni”

Silenzio. Mi dico di rimanere zitto, non rompere l’incantesimo.

La guardo ancora una volta, china davanti a me.

Ha un non so che di dolce, di incanto magnetico, ma è il fascino della belva felina, la bellezza che si fonde con la potenza di una donna.

Lo avvicino delicatamente. Avviene il contatto, touchdown.

I suoi gemiti fanno da contraltare ai suoi movimenti.
Io resto immobile. Il mio compito si limita a vedere apparire e scomparire da quei globi chi mi è indispensabile in momenti come questo.

Alice si rialza, ma non perde l’incastro.
O, mia dolce ballerina, come muovi il tuo bacino lo so solo io.
Sei sinuosa, sei armoniosa, sei potente, sei leggera, sei quasi impercettibile, poi sei furiosa.
I cambi di ritmo mi fanno impazzire, ma lei geme per la goduria.

Non posso rimanere con le mani in mano e, da dietro, le acchiappo le mammelle e gioco con i suoi capezzoli. Intanto, le bacio il collo, le spalle, i lobi.

Le mie mani le sono d’aiuto.
Alice spinge il busto in avanti, senza la paura di perdere l’equilibrio, e il suo culo é sempre più verso di me. Le sono sempre più dentro.

Il ritmo cambia. Da andante lento a allegro moderato, per finire in un crescendo di emozioni. Tutti i nostri strumenti suonano all’unisono. È un finale prima vivacissimo, poi allegrissimo.
Alice spinge, spinge e spinge, finché le nostre urla arrivano sullo stesso binario, a poca distanza le une dalle altre.

Siamo sfiniti ma i nostri sorrisi, e il nostro fiatone, sono gli indicatori di quanto ci sia piaciuto.
Usciamo dalla doccia, abbracciati.

SONO LE VENTI

Abbracciati sul divano ci facciamo un po’ di coccole.

“Amore, vuoi sapere com’è andata con lei, questa mattina in ufficio?”
“Direi, è tutto il giorno che aspetto di sapere.”

Alice mi guarda perplessa.
“Ma sei geloso, o un pervertito? Davvero vuoi sapere se la tua donna andrà a letto con un’altra donna?”

Alberto, ricordati che in certi momenti è meglio restare zitti.
Come mi capita spesso, sbaglio e rispondo.

“Cucciola, io geloso? Ma no, sono solo curioso di sapere se, poi, questa mattina hai preso il caffè con la tua collega.”

La frittata è fatta! Ho detto una stupidata ed adesso me la farà pagare.

“Amore, vuoi sapere soltanto se ho preso un caffè con la collega?
Bravo, il mio pisellone. Io credevo che tu volessi sapere quell’altra cosa…. Se ci saremmo viste per….. Ma tu non vuoi saperlo. Ti interessava solo del caffè.”

“Cucciola, scusami. Poco fa ho esagerato… certo che voglio sapere se la vedrai… “

“Ah, ok! Quindi lo vuoi sapere… ma stasera mi hai fatto incazzare. Caso mai domani te lo dico…”

Sorride, quasi sghignazza. Ha deciso di mandarmi a dormire con quel dubbio.
Non sono solito dire parolacce, ma se occorrono non mi tiro indietro.

“Cucciola, ma vai a dar…” Non riesco a concludere la frase.

Alice poggia il suo indice sulle mie labbra. “Shhhhh, amore. Già fatto. Già dato.”

scritto il
2024-04-06
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