Al Centro Commerciale
di
The Best Of
genere
esibizionismo
PREMESSA (Circa un mese fa)
“Alberto, questo è un cretino. Come può scrivere certe cose su un racconto così bello?
Ed offende, pure, la scrittrice.
Vuoi restartene a guardare? Io no, ed anche se il nostro sarà un granello di sabbia nel deserto, adesso creiamo l’account e rispondiamo a quel cretino.”
“Certo, cara.” Prima lezione: quando Alice ragiona ad alta voce, non darle mai torto.
“…e, poi, leggi anche tu, lei scrive che chi apprezza il racconto non interviene, non la difende. Iscriviamoci subito e tacitiamo quel cretino, il professorone.”
“Certo, cara.” Seconda lezione, se Alice continua a ragionare, segui la prima lezione.
“Cara, abbiamo un problema. Servono le foto di entrambi, per accettare l’iscrizione.”
“No, io no. Se lui le vedesse… iscriviti solo tu, è uguale.”
POCHI GIORNI DOPO
“Alberto, ragiona. I due gorilla hanno atteso Stefano davanti al palazzo di Donatella, che, poi, è dove abita pure il Signor Vincenzo. Stefano aveva inseguito il loro capo la mattina presto, dopo che quello aveva passato la notte con Donatella. E in quel momento, quando lo stavano minacciando, era in auto con Donatella, a farsi fare il pompino. Giusto?”
“Giusto, Cara.” Prima lezione, (la ricordate?): non darle torto.
Alice, continua: “Nel centro commerciale chi c’era? I due uomini maturi. Sicuramente, gli amici del Signor Vincenzo, per la loro età.”
“Giusto, Cara.” Seconda lezione: segui la prima.
Alice non si ferma più, è un treno: “Alberto, chi incontra Stefano nel centro commerciale? I due gorilla. Loro che fanno? Lo informano che il loro capo, in quel momento, si sta scopando Donatella e che lui, Stefano, non deve disturbarlo.
E Stefano, chi vede salire nell’auto dei due gorilla sotto casa di Donatella? I due uomini maturi del centro commerciale. Alberto, come fai a non capirlo. Il capo è uno di quei due. Uno pericoloso, che, scendendo da casa di Donatella, sarà pure passato a salutare il Signor Vincenzo.”
Terza lezione: quando Alice allunga il brodo nei suoi ragionamenti, distraila.
“Donatella” le dico. Alice mi guarda incredula. “.. accetto la tua proposta. Andiamo in un centro commerciale e flirti con chi vuoi, ma nel gabinetto ti ci chiudi con me, ma solo dopo che ne avrai fatto eccitare almeno uno col tuo flirtare.”
Alice mi guarda. L’incredulità si è tramutata in sorpresa, ma un lampo di gioia le attraversa il viso.
“Ci sto, Stefano. Dammi il tempo di cambiarmi, ma se ti seghi nel gabinetto del centro commerciale, ti uccido io.”
Quaranta minuti dopo, siamo entrati nel grande magazzino scelto da Alice.
Io le cammino, dietro, a sette, otto metri di distanza. Ho l’auricolare, lei ha attivato la chiamata.
La guardo mentre gira per i viali del grande magazzino, sorrido.
Credevo che si vestisse in modo provocante, sensuale. Invece, è tornata dalla camera da letto, indossando una felpa, col cappuccio, e dei pantaloni felpati, non aderenti. Finalmente, ho conosciuto Donatella dal vivo.
Vedo Alice andare avanti e indietro. Entra in un negozio di intimo, ma esce subito.
Mi arriva la sua voce nell’auricolare, “ solo donne.”
Per tirarla su dalla delusione, le indico un vigilante in giacca e cravatta. Lei intuisce il gioco.
“Uno dei due gorilla” dice, “ci sarà il suo capo e l’amico. Tu, Stefano, stai attento, non vedo l’altro buttafuori.” Sorridiamo.
Continuiamo a passeggiare, io sempre dietro, sperando che nessuno lo noti e che non mi scambi per un molestatore.
Guardo una vetrina, eppure….
Richiamo l’attenzione di Alice.
“Che c’è, non vedo nessuno. Ah! Eccolo.” Finalmente lo mette a fuoco ed entra.
Osservo Alice mentre gira per i corridoi del negozio e che ferma, ogni tanto, davanti ad un prodotto, come se dovesse scegliere.
Senza dare nell’occhio, si avvicina ad uomo, ben vestito, dal portamento autoritario, sui quarantacinque anni. Sarà il nostro capo?
“Scusi, posso disturbarla? Dovrei scegliere, ma non capisco nulla di tecnologia.”
Sono passati dieci minuti da quell’incontro. Io sono seduto in uno dei tavolini di un bar, all’interno del centro commerciale. Loro sono due tavolini più in là.
Sento Alice rispondere allegramente alle battute dell’uomo, Antonio, ma dura poco.
Lui è andato subito troppo oltre.
“Donatella, perché non proseguiamo a casa mia?”
Lei declina, dicendo che deve andare dal padre, ma si alza solo dopo avergli lasciato il numero del telefono, quello vero, e la promessa che si sarebbero rivisti.
Il tempo passa, non è facile così come nei racconti, ma Alice riesce ad abbordare un altro uomo. Anche lui è un over quaranta.
Sorrido al pensiero che si stia attenendo al personaggio che ricopre, quello di Donatella, sempre e solo con uno dei due uomini maturi, descritti nel racconto che ci sta rallegrando le giornate.
Li seguo, passeggiano per i viali del grande magazzino, senza una meta precisa. lui l’ha cinta per il fianco con un braccio e Alice non ha detto nulla .
L’uomo è gentile nei modi, non smette mai di parlarle e non cade nella volgarità, anche se una parola su tre è bello o bella, a seconda che si stia riferendo al culo, al seno o alla bocca di Alice.
“Donatella, scusami… posso chiederti un bacio?”
La domanda mi ha preso alla sprovvista. Sto pensando che sia una richiesta folle, visto che sono in mezzo alla gente.
Alice, mi smentisce subito. La vedo alzarsi sulle punte delle scarpe e schioccare un bacio sulle labbra di quell’uomo. Cavolo! Ma non era nei patti.
Riprendono a passeggiare ma adesso la mano di Gaetano, si chiama così, è sul sedere di Alice e da lì non si muove.
I minuti scorrono veloci, ma non cambia più nulla. Gaetano sarà timido e non riesce ad andare oltre le sue piccole conquiste, il bacio e la mano sul sedere.
Alla fine, è Alice che desiste e lo saluta, allontanandosi.
Mi passa accanto ed io ne approfitto per bisbigliare:“Quel bacio?”
Lei continua per la sua strada, ma la sua voce mi arriva nell’auricolare.
“Hai detto che nel gabinetto mi ci devo chiudere con te, ma Donatella non si è chiusa nel gabinetto per dare un bacio. Ha fatto un pompino, forse due, il bacio lo avrebbe dato ovunque.”
Mi giro a guardarla e allargo le braccia in segno di resa.
Lei continua, parla piano, ma è incazzata, “Stefano, sei sempre geloso per nulla. Hai paura che ti fermino quei gorilla, ma che ti dovrebbero dire? Di non cercare la tua ragazza e di non disturbare il loro capo perché lui le sta dando il... no! Che le sta dando un cazzo di bacio. Questa me la paghi.”
Quarta lezione: non fare incazzare Alice, perché se si incazza, sono cazzi tuoi.
Ed io sto sudando freddo. A chi si è rivolta quando ha detto questa me la paghi? A Stefano? No, a me.
Passano pochi minuti. Alice è stata fermata da un uomo sui quaranta. Sento la sua voce nell’auricolare. Le dice di essere rimasto colpito da quella coppia, per lui, bizzarra e li ha seguiti.
“Credevo fosse tuo padre ma, quel bacio e, scusa, la mano sul tuo culo, mi hanno fatto ricredere. Ma perché l’hai salutato? Avete litigato?”
Hanno iniziato a scherzare su Gaetano, su quanto fosse imbranato. Più volte ho sentito Luca, si chiama così, dire che se ci fosse stato lui al posto di Gaetano avrebbe saputo cosa fare.
“Ah! Donatella, con me non ti saresti salvata.” È l’ennesima volta che lo dice. Alice si volta e mi guarda, ha gli occhi di un’aquila pronta a fiondarsi sulla preda, ma la preda non è Luca, sono io.
Sento la sua voce nell’auricolare e sudo nuovamente freddo.
“Luca, va bene. Portami in un posto appartato, ma qui dentro, ma se provi ad uscire il cazzo dai pantaloni, io me ne vado.”
Luca le fa un cenno d’intesa, la prende per una mano e si incamminano.
Li guardo e penso che Luca sia già eccitato e, in cuor suo, sia convinto che riuscirà a fare cambiare idea ad Alice.
Non chiedetemi come abbiano fatto, io non so come dovrò fare io, ma adesso Luca ed Alice sono dentro uno dei gabinetti del bagno per gli uomini.
Io sono entrato poco dopo di loro e non ho trovato nessuno nell’ambiente comune, dove sono i lavandini e gli specchi.
Ho provato tutte le porte dei gabinetti e solo una, la seconda, è chiusa. Mi sono infilato nel gabinetto appresso, facendo rumore. Alice avrà capito.
Sento rumori indistinti. Vorrei capire, ma non capisco. Impazzisco. Adesso mi è chiaro quando Donatella diceva a Stefano che sì, loro potevano programmare quello che volevano, ma non avrebbero potuto evitare gli imprevisti, tutti in peggio per Stefano.
Cazzo! In questo momento io sono Stefano.
Mi arriva la voce di Alice, l’auricolare non serve per quant’è vicina. “No, Luca questo no.”
No, cosa? Le ha chiesto un pompino? Ce l’ha di fuori? Ma lei gli ha detto che sarebbe scappata se l’avesse uscito fuori dai pantaloni. Cazzo! Mi sento male al pensiero. Ma come gli viene in mente a Stefano di segarsi in quei momenti?
Passano i minuti. Sono troppi per quattro baci e per qualche palpata di seno.
Sento ansimare, anche Alice non si risparmia con i suoi gemiti. Lo starà facendo per me, mi sta prendendo per il culo. Preferisco pensare che sia così.
Finalmente, sento la porta aprirsi, lentamente, e, subito, venire richiusa. Alice sarà rimasta dentro il gabinetto.
Esco immediatamente. Luca è al lavandino, finge di lavarsi le mani ma guarda me dallo specchio. Vado nel lavabo che ho di fronte. La voce di Alice nell’auricolare mi scuote,
“Stefano, ti sei eccitato?” Parla pianissimo, non vuole che Luca la senta, “coglione, se non esci dal bagno, questo mi tiene chiusa tutto il giorno.”
Vado subito ad asciugarmi le mani ed esco, ma rimango vicino ai bagni.
Alice esce quasi subito, si ferma a tre metri da me.
Esce Luca. Avrà pensato che Alice sia rimasta ad attenderlo per salutarlo.
“Ciao Donatella, io….. grazie per avermi permes..”.
Alice non lo fa finire. Gli ha preso il viso tra le mani e lo sta baciando, con la lingua.
Si staccano. “Adesso vai. Ci rivediamo.”
Luca si allontana. Io sono incazzato nero.
Quinta regola: quando sei incazzato nero, resta zitto. Alice si farà perdonare.
Alice si avvicina, mi prende per mano e mi tira dentro al bagno.
Siamo chiusi nel piccolo gabinetto. Alice mi parla. “Alberto, non fare il geloso, non essere come Stefano. Mi hai detto che in gabinetto mi ci dovevo chiudere solo con te, e lo sto facendo. Ma sappiamo tutti e due che ti riferivi a quando ci si è chiusa Donatella ed a quello che lei ha fatto in quel gabinetto. Tu vuoi che io faccia a te, solo a te, quello che ha fatto Donatella. Ed io sono stata di parola e, a Luca, non ho fatto quello che Donatella ha fatto al capo e al suo amico.”
Terza lezione (la ricordate?) quando Alice allunga il brodo nei suoi ragionamenti, distraila.
“Donatella, le mie guardie del corpo sanno già cosa dire al tuo ragazzo.”
Lei ride, la mia mente piange. Alice, cos’ha fatto a Luca?
“Alberto, questo è un cretino. Come può scrivere certe cose su un racconto così bello?
Ed offende, pure, la scrittrice.
Vuoi restartene a guardare? Io no, ed anche se il nostro sarà un granello di sabbia nel deserto, adesso creiamo l’account e rispondiamo a quel cretino.”
“Certo, cara.” Prima lezione: quando Alice ragiona ad alta voce, non darle mai torto.
“…e, poi, leggi anche tu, lei scrive che chi apprezza il racconto non interviene, non la difende. Iscriviamoci subito e tacitiamo quel cretino, il professorone.”
“Certo, cara.” Seconda lezione, se Alice continua a ragionare, segui la prima lezione.
“Cara, abbiamo un problema. Servono le foto di entrambi, per accettare l’iscrizione.”
“No, io no. Se lui le vedesse… iscriviti solo tu, è uguale.”
POCHI GIORNI DOPO
“Alberto, ragiona. I due gorilla hanno atteso Stefano davanti al palazzo di Donatella, che, poi, è dove abita pure il Signor Vincenzo. Stefano aveva inseguito il loro capo la mattina presto, dopo che quello aveva passato la notte con Donatella. E in quel momento, quando lo stavano minacciando, era in auto con Donatella, a farsi fare il pompino. Giusto?”
“Giusto, Cara.” Prima lezione, (la ricordate?): non darle torto.
Alice, continua: “Nel centro commerciale chi c’era? I due uomini maturi. Sicuramente, gli amici del Signor Vincenzo, per la loro età.”
“Giusto, Cara.” Seconda lezione: segui la prima.
Alice non si ferma più, è un treno: “Alberto, chi incontra Stefano nel centro commerciale? I due gorilla. Loro che fanno? Lo informano che il loro capo, in quel momento, si sta scopando Donatella e che lui, Stefano, non deve disturbarlo.
E Stefano, chi vede salire nell’auto dei due gorilla sotto casa di Donatella? I due uomini maturi del centro commerciale. Alberto, come fai a non capirlo. Il capo è uno di quei due. Uno pericoloso, che, scendendo da casa di Donatella, sarà pure passato a salutare il Signor Vincenzo.”
Terza lezione: quando Alice allunga il brodo nei suoi ragionamenti, distraila.
“Donatella” le dico. Alice mi guarda incredula. “.. accetto la tua proposta. Andiamo in un centro commerciale e flirti con chi vuoi, ma nel gabinetto ti ci chiudi con me, ma solo dopo che ne avrai fatto eccitare almeno uno col tuo flirtare.”
Alice mi guarda. L’incredulità si è tramutata in sorpresa, ma un lampo di gioia le attraversa il viso.
“Ci sto, Stefano. Dammi il tempo di cambiarmi, ma se ti seghi nel gabinetto del centro commerciale, ti uccido io.”
Quaranta minuti dopo, siamo entrati nel grande magazzino scelto da Alice.
Io le cammino, dietro, a sette, otto metri di distanza. Ho l’auricolare, lei ha attivato la chiamata.
La guardo mentre gira per i viali del grande magazzino, sorrido.
Credevo che si vestisse in modo provocante, sensuale. Invece, è tornata dalla camera da letto, indossando una felpa, col cappuccio, e dei pantaloni felpati, non aderenti. Finalmente, ho conosciuto Donatella dal vivo.
Vedo Alice andare avanti e indietro. Entra in un negozio di intimo, ma esce subito.
Mi arriva la sua voce nell’auricolare, “ solo donne.”
Per tirarla su dalla delusione, le indico un vigilante in giacca e cravatta. Lei intuisce il gioco.
“Uno dei due gorilla” dice, “ci sarà il suo capo e l’amico. Tu, Stefano, stai attento, non vedo l’altro buttafuori.” Sorridiamo.
Continuiamo a passeggiare, io sempre dietro, sperando che nessuno lo noti e che non mi scambi per un molestatore.
Guardo una vetrina, eppure….
Richiamo l’attenzione di Alice.
“Che c’è, non vedo nessuno. Ah! Eccolo.” Finalmente lo mette a fuoco ed entra.
Osservo Alice mentre gira per i corridoi del negozio e che ferma, ogni tanto, davanti ad un prodotto, come se dovesse scegliere.
Senza dare nell’occhio, si avvicina ad uomo, ben vestito, dal portamento autoritario, sui quarantacinque anni. Sarà il nostro capo?
“Scusi, posso disturbarla? Dovrei scegliere, ma non capisco nulla di tecnologia.”
Sono passati dieci minuti da quell’incontro. Io sono seduto in uno dei tavolini di un bar, all’interno del centro commerciale. Loro sono due tavolini più in là.
Sento Alice rispondere allegramente alle battute dell’uomo, Antonio, ma dura poco.
Lui è andato subito troppo oltre.
“Donatella, perché non proseguiamo a casa mia?”
Lei declina, dicendo che deve andare dal padre, ma si alza solo dopo avergli lasciato il numero del telefono, quello vero, e la promessa che si sarebbero rivisti.
Il tempo passa, non è facile così come nei racconti, ma Alice riesce ad abbordare un altro uomo. Anche lui è un over quaranta.
Sorrido al pensiero che si stia attenendo al personaggio che ricopre, quello di Donatella, sempre e solo con uno dei due uomini maturi, descritti nel racconto che ci sta rallegrando le giornate.
Li seguo, passeggiano per i viali del grande magazzino, senza una meta precisa. lui l’ha cinta per il fianco con un braccio e Alice non ha detto nulla .
L’uomo è gentile nei modi, non smette mai di parlarle e non cade nella volgarità, anche se una parola su tre è bello o bella, a seconda che si stia riferendo al culo, al seno o alla bocca di Alice.
“Donatella, scusami… posso chiederti un bacio?”
La domanda mi ha preso alla sprovvista. Sto pensando che sia una richiesta folle, visto che sono in mezzo alla gente.
Alice, mi smentisce subito. La vedo alzarsi sulle punte delle scarpe e schioccare un bacio sulle labbra di quell’uomo. Cavolo! Ma non era nei patti.
Riprendono a passeggiare ma adesso la mano di Gaetano, si chiama così, è sul sedere di Alice e da lì non si muove.
I minuti scorrono veloci, ma non cambia più nulla. Gaetano sarà timido e non riesce ad andare oltre le sue piccole conquiste, il bacio e la mano sul sedere.
Alla fine, è Alice che desiste e lo saluta, allontanandosi.
Mi passa accanto ed io ne approfitto per bisbigliare:“Quel bacio?”
Lei continua per la sua strada, ma la sua voce mi arriva nell’auricolare.
“Hai detto che nel gabinetto mi ci devo chiudere con te, ma Donatella non si è chiusa nel gabinetto per dare un bacio. Ha fatto un pompino, forse due, il bacio lo avrebbe dato ovunque.”
Mi giro a guardarla e allargo le braccia in segno di resa.
Lei continua, parla piano, ma è incazzata, “Stefano, sei sempre geloso per nulla. Hai paura che ti fermino quei gorilla, ma che ti dovrebbero dire? Di non cercare la tua ragazza e di non disturbare il loro capo perché lui le sta dando il... no! Che le sta dando un cazzo di bacio. Questa me la paghi.”
Quarta lezione: non fare incazzare Alice, perché se si incazza, sono cazzi tuoi.
Ed io sto sudando freddo. A chi si è rivolta quando ha detto questa me la paghi? A Stefano? No, a me.
Passano pochi minuti. Alice è stata fermata da un uomo sui quaranta. Sento la sua voce nell’auricolare. Le dice di essere rimasto colpito da quella coppia, per lui, bizzarra e li ha seguiti.
“Credevo fosse tuo padre ma, quel bacio e, scusa, la mano sul tuo culo, mi hanno fatto ricredere. Ma perché l’hai salutato? Avete litigato?”
Hanno iniziato a scherzare su Gaetano, su quanto fosse imbranato. Più volte ho sentito Luca, si chiama così, dire che se ci fosse stato lui al posto di Gaetano avrebbe saputo cosa fare.
“Ah! Donatella, con me non ti saresti salvata.” È l’ennesima volta che lo dice. Alice si volta e mi guarda, ha gli occhi di un’aquila pronta a fiondarsi sulla preda, ma la preda non è Luca, sono io.
Sento la sua voce nell’auricolare e sudo nuovamente freddo.
“Luca, va bene. Portami in un posto appartato, ma qui dentro, ma se provi ad uscire il cazzo dai pantaloni, io me ne vado.”
Luca le fa un cenno d’intesa, la prende per una mano e si incamminano.
Li guardo e penso che Luca sia già eccitato e, in cuor suo, sia convinto che riuscirà a fare cambiare idea ad Alice.
Non chiedetemi come abbiano fatto, io non so come dovrò fare io, ma adesso Luca ed Alice sono dentro uno dei gabinetti del bagno per gli uomini.
Io sono entrato poco dopo di loro e non ho trovato nessuno nell’ambiente comune, dove sono i lavandini e gli specchi.
Ho provato tutte le porte dei gabinetti e solo una, la seconda, è chiusa. Mi sono infilato nel gabinetto appresso, facendo rumore. Alice avrà capito.
Sento rumori indistinti. Vorrei capire, ma non capisco. Impazzisco. Adesso mi è chiaro quando Donatella diceva a Stefano che sì, loro potevano programmare quello che volevano, ma non avrebbero potuto evitare gli imprevisti, tutti in peggio per Stefano.
Cazzo! In questo momento io sono Stefano.
Mi arriva la voce di Alice, l’auricolare non serve per quant’è vicina. “No, Luca questo no.”
No, cosa? Le ha chiesto un pompino? Ce l’ha di fuori? Ma lei gli ha detto che sarebbe scappata se l’avesse uscito fuori dai pantaloni. Cazzo! Mi sento male al pensiero. Ma come gli viene in mente a Stefano di segarsi in quei momenti?
Passano i minuti. Sono troppi per quattro baci e per qualche palpata di seno.
Sento ansimare, anche Alice non si risparmia con i suoi gemiti. Lo starà facendo per me, mi sta prendendo per il culo. Preferisco pensare che sia così.
Finalmente, sento la porta aprirsi, lentamente, e, subito, venire richiusa. Alice sarà rimasta dentro il gabinetto.
Esco immediatamente. Luca è al lavandino, finge di lavarsi le mani ma guarda me dallo specchio. Vado nel lavabo che ho di fronte. La voce di Alice nell’auricolare mi scuote,
“Stefano, ti sei eccitato?” Parla pianissimo, non vuole che Luca la senta, “coglione, se non esci dal bagno, questo mi tiene chiusa tutto il giorno.”
Vado subito ad asciugarmi le mani ed esco, ma rimango vicino ai bagni.
Alice esce quasi subito, si ferma a tre metri da me.
Esce Luca. Avrà pensato che Alice sia rimasta ad attenderlo per salutarlo.
“Ciao Donatella, io….. grazie per avermi permes..”.
Alice non lo fa finire. Gli ha preso il viso tra le mani e lo sta baciando, con la lingua.
Si staccano. “Adesso vai. Ci rivediamo.”
Luca si allontana. Io sono incazzato nero.
Quinta regola: quando sei incazzato nero, resta zitto. Alice si farà perdonare.
Alice si avvicina, mi prende per mano e mi tira dentro al bagno.
Siamo chiusi nel piccolo gabinetto. Alice mi parla. “Alberto, non fare il geloso, non essere come Stefano. Mi hai detto che in gabinetto mi ci dovevo chiudere solo con te, e lo sto facendo. Ma sappiamo tutti e due che ti riferivi a quando ci si è chiusa Donatella ed a quello che lei ha fatto in quel gabinetto. Tu vuoi che io faccia a te, solo a te, quello che ha fatto Donatella. Ed io sono stata di parola e, a Luca, non ho fatto quello che Donatella ha fatto al capo e al suo amico.”
Terza lezione (la ricordate?) quando Alice allunga il brodo nei suoi ragionamenti, distraila.
“Donatella, le mie guardie del corpo sanno già cosa dire al tuo ragazzo.”
Lei ride, la mia mente piange. Alice, cos’ha fatto a Luca?
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