La mia prima ragazza - cap. 3
di
The Best Of
genere
tradimenti
Il giorno dopo, appena sveglio, mi accorsi che avevo un messaggio. Era di Alice.
“Ciao Lucio, passa da casa mia, che ti do la risposta.”
Non mi aspettavo che Alice ci tenesse a dirmi di no di persona, ma non potevo tirarmi indietro. Anche se ci fossero state le sue amiche, avrei preso il no a testa alta, fiero dell’averci provato, senza rimpianti.
Arrivai a metà mattinata. Al citofono, Alice mi disse di aspettarla che sarebbe scesa.
Dopo cinque minuti, arrivò in tutta la sua bellezza. Era in una semplice tuta con scarpe sportive, con un piumino e cuffia, ma era di una bellezza eccezionale.Nessuna poteva essere bella come lei.
Alice mi disse : “Qui c’è un foglio con la mia risposta. Leggilo attentamente a casa. Ora scusami, ma ho un impegno” e se ne andò subito, senza considerami.
Ci rimasi male, ma feci quello che mi aveva detto e andai a a casa, mi misi alla scrivania e aprii il foglio. C'era scritto:
Lucio, io ti dico di SÌ, ma a queste condizioni:
1) Non faremo sesso prima del matrimonio
2) Non mi potrai vedere nuda, prima del matrimonio
3) dovremo lavorare entrambi e solo dopo ci sposeremo
4) faremo sesso solo per fare figli
5) non dovrai pedinarmi o spiarmi
6) non dovrai chiedere a nesssuno nulla su di me
7) niente baci con la lingua
8) Non avremo mai rapporti orali e anali
9) il tuo sperma potrà venire a contatto con me solo per ingravidarmi
10) Nessuna gelosia verso amici o colleghi di lavoro, con i quali potrò uscire anche senza avvisarti.
Se accetti, scrivi si, firma e metti il foglio nella mia buca delle lettere.
Dal giorno dopo che riceverò la lettera sarò la tua fidanzata.
Non ci pensai due volte e barrai subito la casella del si'. Corsi a casa di Alice e misi a la lettera nella buca delle lettere.
Ero felice ed avevo bisogno di dirlo a qualcuno.
Chiamai mio padre anche se era al lavoro; non rispose. Certo, stava lavorando, ma io rifeci il numero. Ero troppo felice.
Questa volta mi rispose, al settimo squillo. Lo avevo sicuramente disturbato perché mi parlò in modo telegrafico, ed alcune volte ebbi difficoltà a comprendere cosa volesse dire.
Gli dissi della risposta di Alice e lui: brava! Così!” Io lo interpretai come volesse dirmi “che brava ragazza, si fa così”, ma “piano” e “vai più giù”, no! Non li capii. Forse stavo leggendo troppo velocemente, forse voleva letto l’ultimo punto, quello più giù.
Di una cosa sono certo, che qualcuna aveva fatto cadere non so cosa su di lui. Sentii chiaramente il suo “ahi! Attenta!” Lo stavo davvero disturbando e chiusi.
La stessa sera era in programma una festa universitaria, per le feste natalizie. L'evento era stato organizzato, in una disco pub, di medie dimensioni.
Scrissi ad Alice chiedendole a che ora sarei dovuto passare da casa sua per andare insieme. La sua risposta mi riportò con i piedi per terra.
“Lucio, ma ti rendi conto di cosa hai scritto? Che figura farei a farmi vedere con te in quel luogo? Vado con gli amici. Tu rammenta i punti 5, 6 e 10 del foglio che hai firmato, non vorrei farti lasciarti al primo giorno. Però, stai tranquillo perché noi ci sposeremo e tu sarai il padre dei miei figli.”
Andai lo stesso, con Armando e con altri due, con la speranza di riuscire almeno a vederla, ma, all’apertura del locale, arrivarono i buttafuori e uno di questi, ci disse: “mi spiace ragazzi, non potete entrare. Avete le scarpe da ginnastica.”
Poco dopo arrivò Marcello, rigorosamente con le scarpe da ginnastica, e quelli lo fecero entrare subito. Alice arrivò con le sue pagette e non mi degnò di uno sguardo ed entrò subito.
Andai via ma, a casa non riuscivo a prendere sonno. Scesi, presi l’auto e arrivai al parcheggio del locale verso mezzanotte.
Verso le quattro del mattino, il locale chiuse. C’era tanta gente, che stava uscendo, ma io ero concentrato a fissare l'auto parcheggiata di Marcello, perché volevo sapere se Alice sarebbe andata con lui.
In una ventina di minuti, uscirono tutti. Rimaneva solamente una macchina, nel parcheggio dei clienti: quella di Marcello. Come mai, la macchina di Marcello, era ancora li'? Era andato via con qualche ragazza, con la macchina di questa? Oppure, era ancora, all' interno della discoteca ? Ma per fare cosa?
Mi catapultai verso l'uscita dei dipendenti, aspettando il primo che uscisse. Passò circa mezz’ora quando ne arrivò uno.
" Scusa, ma ci sono ancora clienti, dentro?"
Il cameriere mi guardo' ,con aria interrogativa, e mi disse :" C'e' una coppia, ancora nel prive'"
" Ma se la discoteca e' chiusa, cosa fanno?"
" Scopano"
Decisi di nascondermi, dietro la macchina di Marcello, cosi', se fossero usciti, avrei sentito parte della loro conversazione. Mi avrebbero sicuramente scoperto, ma non ce la facevo piu' a vivere nel dubbio.
Dopo circa un'ora, vidi Marcello, che veniva verso la macchina. Ma di Alice, non c'era nessuna traccia.
Marcello stava parlando con qualcuno, al telefono: “Che troia! ho fatto succhiare il cazzo di un buttafuori mentre la scopavo a pecora. Le piace proprio tanto il cazzo e le abbiamo sborrato sulle tette. Erano piene di sborra, ma quella cagna fa storie per la sborra in faccia e in bocca. Io l'avrei anche forzata ma il buttafuori aveva paura di una denuncia. Fa la santarellina, invece ha un futuro come attrice porno.
No, non la porto a casa. Non è voluta uscire con me dalla discoteca, a quest'ora. Aveva paura che qualcuno capisse che si era fatta scopare come una puttana di strada.
E' venuta a prenderla una sua fidata paggetta, all'uscita opposta. Però, se non impara a bere la sborra la mollo subito. La faccio piangere qualche settimana e finire in depressione. Poi vediamo se non inizia a bere litri di sborra, anche dei miei amici."
Rimasi sconvolto da quanto avevo sentito. Scappai a casa e non dormii per quel poco di notte che era rimasta.
Mi alzai per farmi un caffè quando arrivò mio padre che mi guardò preoccupato: “Lucio, stai bene? Hai una faccia! Ma, ragazzo, hai pianto?”
Gli raccontai tutto. Lui si sedette dall’altra parte del tavolo e mi ascoltò con grande attenzione. Alla fine:
“Ragazzo, vediamo se ho compreso. Ieri c’era una festa e tu hai invitato Alice ad andare insieme, ma lei ha preferito non farsi vedere con te e andare con i suoi amici?”
“Si, papà.”
“Hai visto quel Marcello e ti sei ingelosito. Quindi, sei tornato lì, aspettando che Alice uscisse dal locale, con lui?”
“Si, papà”
“Alice non l’hai mai vista uscire, giusto?”
“Si, papà”
“Ma hai visto uscire quel ragazzo e lo hai sentito raccontare al telefono che si era scopato una a pecora, mentre un buttafuori si faceva fare un pompino dalla stessa ragazza? Lucio!”
“Si, papà. Scusami.”
Mi sarò sbagliato, ma mio padre più parlava e più le guance gli si arrossavano.
“Lucio, non ti distrarre. Dopo, hai sentito quel ragazzo dire che lui e il buttafuori hanno schizzato il loro sperma sul seno della ragazza, ma che avrebbero preferito scaricarglielo sulla faccia e dentro la bocca, solo che la ragazza ha fatto storie?”
“Sì papà”
“Ed hai sentito questo Marcello ripromettersi che lei imparerà a bere litri di sborra, anche dai suoi amici?”
“Si, papà.”
“Lucio, ma se non hai visto Alice con questo Marcello, perché pensi che stesse parlando di lei?”
“Perché quello ha detto che è venuta una sua paggetta a prenderla e l’unica universitaria che ha le paggette è Alice.”
Vidi il viso di mio padre diventare rosso fuoco e pensai che stesse per avere un infarto.
“Lucio, esci dalla stanza, per piacere. Devo fare una telefonata urgente.”
“Ma, papà, sono le 7 del mattino.”
“Esci!”
Uscii, ma rimasi ad origliare.
Sentii mio padre dire, come la volta scorsa, che c’era un problema con Alice e che, anzi, la situazione si stava aggravando. Lo sentii raccontare tutto quello che gli avevo riferito, con tanto di commenti e sue supposizioni su quanto era accaduto e, sopratutto, su quello che poteva esplodere se quel ragazzo fosse riuscito nel suo intento.
“D’accordo. La convochiamo per oggi al solito posto. Si, è il migliore. Nessuno può sospettare se entra lì.”
Sentii che aveva chiuso la telefonata e andai in camera mia. Cosa c’entrava mio padre con Alice? E con chi parlava di lei? E dove l’avevano convocata? Perché era di lei che stavano parlando.
“Ciao Lucio, passa da casa mia, che ti do la risposta.”
Non mi aspettavo che Alice ci tenesse a dirmi di no di persona, ma non potevo tirarmi indietro. Anche se ci fossero state le sue amiche, avrei preso il no a testa alta, fiero dell’averci provato, senza rimpianti.
Arrivai a metà mattinata. Al citofono, Alice mi disse di aspettarla che sarebbe scesa.
Dopo cinque minuti, arrivò in tutta la sua bellezza. Era in una semplice tuta con scarpe sportive, con un piumino e cuffia, ma era di una bellezza eccezionale.Nessuna poteva essere bella come lei.
Alice mi disse : “Qui c’è un foglio con la mia risposta. Leggilo attentamente a casa. Ora scusami, ma ho un impegno” e se ne andò subito, senza considerami.
Ci rimasi male, ma feci quello che mi aveva detto e andai a a casa, mi misi alla scrivania e aprii il foglio. C'era scritto:
Lucio, io ti dico di SÌ, ma a queste condizioni:
1) Non faremo sesso prima del matrimonio
2) Non mi potrai vedere nuda, prima del matrimonio
3) dovremo lavorare entrambi e solo dopo ci sposeremo
4) faremo sesso solo per fare figli
5) non dovrai pedinarmi o spiarmi
6) non dovrai chiedere a nesssuno nulla su di me
7) niente baci con la lingua
8) Non avremo mai rapporti orali e anali
9) il tuo sperma potrà venire a contatto con me solo per ingravidarmi
10) Nessuna gelosia verso amici o colleghi di lavoro, con i quali potrò uscire anche senza avvisarti.
Se accetti, scrivi si, firma e metti il foglio nella mia buca delle lettere.
Dal giorno dopo che riceverò la lettera sarò la tua fidanzata.
Non ci pensai due volte e barrai subito la casella del si'. Corsi a casa di Alice e misi a la lettera nella buca delle lettere.
Ero felice ed avevo bisogno di dirlo a qualcuno.
Chiamai mio padre anche se era al lavoro; non rispose. Certo, stava lavorando, ma io rifeci il numero. Ero troppo felice.
Questa volta mi rispose, al settimo squillo. Lo avevo sicuramente disturbato perché mi parlò in modo telegrafico, ed alcune volte ebbi difficoltà a comprendere cosa volesse dire.
Gli dissi della risposta di Alice e lui: brava! Così!” Io lo interpretai come volesse dirmi “che brava ragazza, si fa così”, ma “piano” e “vai più giù”, no! Non li capii. Forse stavo leggendo troppo velocemente, forse voleva letto l’ultimo punto, quello più giù.
Di una cosa sono certo, che qualcuna aveva fatto cadere non so cosa su di lui. Sentii chiaramente il suo “ahi! Attenta!” Lo stavo davvero disturbando e chiusi.
La stessa sera era in programma una festa universitaria, per le feste natalizie. L'evento era stato organizzato, in una disco pub, di medie dimensioni.
Scrissi ad Alice chiedendole a che ora sarei dovuto passare da casa sua per andare insieme. La sua risposta mi riportò con i piedi per terra.
“Lucio, ma ti rendi conto di cosa hai scritto? Che figura farei a farmi vedere con te in quel luogo? Vado con gli amici. Tu rammenta i punti 5, 6 e 10 del foglio che hai firmato, non vorrei farti lasciarti al primo giorno. Però, stai tranquillo perché noi ci sposeremo e tu sarai il padre dei miei figli.”
Andai lo stesso, con Armando e con altri due, con la speranza di riuscire almeno a vederla, ma, all’apertura del locale, arrivarono i buttafuori e uno di questi, ci disse: “mi spiace ragazzi, non potete entrare. Avete le scarpe da ginnastica.”
Poco dopo arrivò Marcello, rigorosamente con le scarpe da ginnastica, e quelli lo fecero entrare subito. Alice arrivò con le sue pagette e non mi degnò di uno sguardo ed entrò subito.
Andai via ma, a casa non riuscivo a prendere sonno. Scesi, presi l’auto e arrivai al parcheggio del locale verso mezzanotte.
Verso le quattro del mattino, il locale chiuse. C’era tanta gente, che stava uscendo, ma io ero concentrato a fissare l'auto parcheggiata di Marcello, perché volevo sapere se Alice sarebbe andata con lui.
In una ventina di minuti, uscirono tutti. Rimaneva solamente una macchina, nel parcheggio dei clienti: quella di Marcello. Come mai, la macchina di Marcello, era ancora li'? Era andato via con qualche ragazza, con la macchina di questa? Oppure, era ancora, all' interno della discoteca ? Ma per fare cosa?
Mi catapultai verso l'uscita dei dipendenti, aspettando il primo che uscisse. Passò circa mezz’ora quando ne arrivò uno.
" Scusa, ma ci sono ancora clienti, dentro?"
Il cameriere mi guardo' ,con aria interrogativa, e mi disse :" C'e' una coppia, ancora nel prive'"
" Ma se la discoteca e' chiusa, cosa fanno?"
" Scopano"
Decisi di nascondermi, dietro la macchina di Marcello, cosi', se fossero usciti, avrei sentito parte della loro conversazione. Mi avrebbero sicuramente scoperto, ma non ce la facevo piu' a vivere nel dubbio.
Dopo circa un'ora, vidi Marcello, che veniva verso la macchina. Ma di Alice, non c'era nessuna traccia.
Marcello stava parlando con qualcuno, al telefono: “Che troia! ho fatto succhiare il cazzo di un buttafuori mentre la scopavo a pecora. Le piace proprio tanto il cazzo e le abbiamo sborrato sulle tette. Erano piene di sborra, ma quella cagna fa storie per la sborra in faccia e in bocca. Io l'avrei anche forzata ma il buttafuori aveva paura di una denuncia. Fa la santarellina, invece ha un futuro come attrice porno.
No, non la porto a casa. Non è voluta uscire con me dalla discoteca, a quest'ora. Aveva paura che qualcuno capisse che si era fatta scopare come una puttana di strada.
E' venuta a prenderla una sua fidata paggetta, all'uscita opposta. Però, se non impara a bere la sborra la mollo subito. La faccio piangere qualche settimana e finire in depressione. Poi vediamo se non inizia a bere litri di sborra, anche dei miei amici."
Rimasi sconvolto da quanto avevo sentito. Scappai a casa e non dormii per quel poco di notte che era rimasta.
Mi alzai per farmi un caffè quando arrivò mio padre che mi guardò preoccupato: “Lucio, stai bene? Hai una faccia! Ma, ragazzo, hai pianto?”
Gli raccontai tutto. Lui si sedette dall’altra parte del tavolo e mi ascoltò con grande attenzione. Alla fine:
“Ragazzo, vediamo se ho compreso. Ieri c’era una festa e tu hai invitato Alice ad andare insieme, ma lei ha preferito non farsi vedere con te e andare con i suoi amici?”
“Si, papà.”
“Hai visto quel Marcello e ti sei ingelosito. Quindi, sei tornato lì, aspettando che Alice uscisse dal locale, con lui?”
“Si, papà”
“Alice non l’hai mai vista uscire, giusto?”
“Si, papà”
“Ma hai visto uscire quel ragazzo e lo hai sentito raccontare al telefono che si era scopato una a pecora, mentre un buttafuori si faceva fare un pompino dalla stessa ragazza? Lucio!”
“Si, papà. Scusami.”
Mi sarò sbagliato, ma mio padre più parlava e più le guance gli si arrossavano.
“Lucio, non ti distrarre. Dopo, hai sentito quel ragazzo dire che lui e il buttafuori hanno schizzato il loro sperma sul seno della ragazza, ma che avrebbero preferito scaricarglielo sulla faccia e dentro la bocca, solo che la ragazza ha fatto storie?”
“Sì papà”
“Ed hai sentito questo Marcello ripromettersi che lei imparerà a bere litri di sborra, anche dai suoi amici?”
“Si, papà.”
“Lucio, ma se non hai visto Alice con questo Marcello, perché pensi che stesse parlando di lei?”
“Perché quello ha detto che è venuta una sua paggetta a prenderla e l’unica universitaria che ha le paggette è Alice.”
Vidi il viso di mio padre diventare rosso fuoco e pensai che stesse per avere un infarto.
“Lucio, esci dalla stanza, per piacere. Devo fare una telefonata urgente.”
“Ma, papà, sono le 7 del mattino.”
“Esci!”
Uscii, ma rimasi ad origliare.
Sentii mio padre dire, come la volta scorsa, che c’era un problema con Alice e che, anzi, la situazione si stava aggravando. Lo sentii raccontare tutto quello che gli avevo riferito, con tanto di commenti e sue supposizioni su quanto era accaduto e, sopratutto, su quello che poteva esplodere se quel ragazzo fosse riuscito nel suo intento.
“D’accordo. La convochiamo per oggi al solito posto. Si, è il migliore. Nessuno può sospettare se entra lì.”
Sentii che aveva chiuso la telefonata e andai in camera mia. Cosa c’entrava mio padre con Alice? E con chi parlava di lei? E dove l’avevano convocata? Perché era di lei che stavano parlando.
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