La mia prima ragazza - cap. 4
di
The Best Of
genere
tradimenti
Andai all’università, come ogni giorno, ma non avevo voglia di vedere nessuno e, in pausa pranzo, mi chiusi in un’aula deserta per mangiare un panino.
Ad un certo punto, sentii bussare alla porta. Andai ad aprire pensando che fosse Armando, ma mi ritrovai davanti Alice.
“Posso entrare?"
Io rimasi zitto e lei entrò.
“Devo chiudere a chiave la porta o solo chiuderla?"
“ Non lo so."
“Lucio, a me piace l’uomo deciso.” Vidi Alice chiudere la porta a chiave e andarsi a sedere. Io rimasi in piedi, imbambolato.
Per circa un minuto regnò il silenzio. Dopo Alice esordì, dicendo:" Ho saputo di ieri sera, vorrei sentire la tua versione.”
Stralunai. Come poteva sapere che io sapevo?
“Ieri cosa? Tu sei andata alla festa ed io sono rimasto a casa.”
Alice mi guardò: “Lucio, so che eri lì.”
“Sì. Non volevo dirtelo, ma non mi hanno fatto entrare perché avevo le scarpe da ginnastica. Invece a Marcello…” ma cosa mi passava per la testa? Rischiavo che mi lasciasse.
“Cosa c’entra Marcello se non ti hanno fatto entrare? Ma io no voglio sapere questo. So che eri lì alle quattro di notte e che aspettavi che io uscissi dalla discoteca. Perché?”
“Sei la mia ragazza. Avevo voglia di vederti, anche solo per dieci secondi. Non c’è scritto che è vietato farlo.”
Vidi Alice perplessa, forse era arrabbiata con se stessa per avere dimenticato questa possibilità. Sospirò:
“D’accordo, Lucio, eri lì perché volevi vendermi. Ma hai chiesto ad un cameriere se c’era ancora qualcuno dentro, ti sembra normale?”
“Alice, come facevo a sapere se tu non eri andata già via? Tanti erano usciti e tu no.”
Alice sospirò di nuovo, era la seconda volta in pochi secondi che l’avevo fregata con le mie risposte.
“Lucio, che ti ha detto quel cameriere?”
“Che dentro era rimasta solo una coppia, in un privé, e che stava scopando.” Lo dissi tutto di un fiato e mi sentivo rosso peperone, ma anche Alice cambiò colorito. Decisi di non permetterle di farmi più domande.
“Poi, a te non ti ho visto, ma ho visto Marcello. Era al telefono e parlava di te in modo volgare. Diceva che ti aveva scopato mentre tu facevi un pompino ad un buttafuori, e ha detto che a te piacciono tanto i cazzi, ma che non ti piace prendere la sborra sulla faccia e in bocca. Per questo loro ti sono venuti sul seno, ma lui ha detto che tu imparerai a bere tanta sborra, anche dai suoi amici. Alice, io non gli ho creduto.”
Parlavo e Alice mi guardava incredula. Rimase zitta per diversi minuti.
Poi:”Lucio, perché non gli credi?”
Avrei dovuto risponderle “Alice io non gli credo, ma il mio cazzo si. Guarda quant’è duro. Succhia anche questo cazzo. Fatti sborrare sulle tette.”
Invece, le dissi: “ma ti sei vista, Alice? Ti ci vedi a prendere una minchia in bocca mentre un’altra ti trapana la fica? Ti ci vedi inginocchiata davanti a due cazzi che ti inzozzano le tette col loro sperma? Ti ci vedresti, tra una settimana, forse due, a bere la sborra di Marcello e dei suoi amici? Mi hai fatto firmare che con me non farai mai sesso. Perché dovrei pensare che lo andresti a fare con gli altri?”
“Pensi questo, Lucio? Pensi davvero che io non faccia quelle cose con Marcello e con gli altri?”
Non attese la mia risposta, mi sorrise, dolce, e scappò fuori dall’aula.
Uscii dall’Università rimurginando sull’incontro tra me e Alice, ed ero indeciso se parlarne con mio padre o meno, quando vidi Marcello, appoggiato ad un muro, che stava aspettando qualcuno. Aspettava me.
Mi si avvicinò e mi disse: “Ho saputo che mi stai spiando.”
Mi chiesi se glielo avesse detto Alice, e risposi: “Ma non è vero. Io cercavo Alice.”
Marcello mi prese per i capelli e me li tirò: “Non fare il furbo, con me. Non sono venuto per gonfiarti la faccia, ma se lo devo fare, lo farò. Tu hai capito che Alice esce con me? Che è la mia ragazza, anche se non ufficialmente?"
“Non lo so, sono affari vostri.”
“Sono affari nostri, però tu eri nel parcheggio, l'altra notte. Vuoi sapere le cose perché poi, a casa, ti fai le seghe? Non voglio più vederti nei paraggi di dove sono io, o di dove è Alice.”
"Ma Alice è mia amica.”
"Ne sei sicuro? Sai, sul mio cellulare ci sono degli ottimi video, ad alta definizione, dove si vede, anche bene in faccia, Alice. Ma lei non vuole che li faccia vedere. Io invece, li faccio vedere a tutti i miei amici. Tanto Alice cosa può fare? Lasciarmi, per poi piangere una settimana e, dopo una settimana, mettersi in ginocchio, per supplicarmi, di tornare con lei? Pero' a te non li faccio vedere, tu sei uno sfigato, un perdente. Ricordati, stai lontano da me e da Alice. Non ci saranno altri avvertimenti."
Attesi che si allontanasse e telefonai a mio padre.
“Papà, ti giro un file audio. Credo che lo troverai interessante.”
“Bravo Lucio, mantieni il profilo basso. Ottima strategia.”
“Papà, mi hai promesso che..”
“Si, Lucio. Noi le promesse le manteniamo.” Noi?
Chiusi la telefonata con mio padre, ma mi sentivo nervoso. Mi stavano accadendo troppe cose, in pochissimi giorni, e non avevo più certezze di nulla.
Pensai che sino a qualche giorno prima, ero un ragazzo forse sfigato, ma che trovava piacere nello spararsi seghe da urlo guardando l’unica fotografia di Alice che avevo, e che le avevo scattato a sua insaputa. Da quando, invece, lei era la mia ragazza, vivevo nel tormento di saperla tra le mani di Marcello e dei suoi amici. È questo mi stava facendo impazzire, ma mi induriva il cazzo.
Iniziai a chiedermi dove fosse in quel momento e, senza rendermene conto, mi ritrovai sotto casa sua. Non sapevo perché, ma mi appostai in attesa di vederla. E la vidi uscire dal portone.
Si era messa una semplicissima tuta azzurra, con felpa con cappuccio e senza cerniera, e dei pantaloni felpati abbastanza aderenti. Ai piedi, aveva messo delle scarpe sportive rosa, con calzine rosa abbinate. Un look da ragazzina. Si era fatta la coda, raccogliendo i suoi lunghi capelli biondi. Era bellissima.
Si incamminò ed io la seguii a distanza, per non farmi scoprire. Finalmente, avrei saputo dove andava e chi avrebbe incontrato.
Camminò per circa un quarto d’ora, poi la vidi entrare in un supermercato e ne rimasi deluso. Chissà cosa mi aspettavo e, invece, lei era andata a fare la spesa. Però, mi dissi che era strano arrivare sin lì quando avevamo incontrato almeno altri quattro market più vicini a casa sua.
Attesi cinque minuti e decisi entrare fingendo un incontro casuale. Non era un market particolarmente grande e lo girai tutto in pochi minuti, ma di Alice nessuna traccia. Rifeci tutto il giro, senza perdere di vista l’unica uscita. Sembrava svanita.
Iniziai ad avere gli incubi. Dove poteva essere? Era nei bagni del supermercato con qualcuno? O nel magazzino del supermercato con qualche dipendente? O nell'ufficio del direttore? Doveva essere per forza da qualche parte.
Decisi di uscire e di appostarmi lì vicino e la mia attesa fu premiata perché, dopo mezz'ora, vidi Alice uscire dal supermercato. Dov’era stata? Perché tra gli stand non c’era, di questo ne ero certo.
La guardai mentre andava via, senza sacchetti della spesa tra le mani, e decisi di rientrare per studiare meglio l’ambiente.
Feci finta di fare la spesa, acquistando due o tre prodotti, girando per le varie corsie. Ad un certo punto, nella corsia opposta, sentiii una voce maschile che diceva:
" Fa dei gran pompini, ma fa la schizzinosa sulla sborra, non la prende in bocca."
Un' altra voce maschile, disse : “Tu mettile le mani sulla testa, quando sborri. La prima volta si arrabbierà, ma dopo qualche giorno le passerà e tornerà a succhiartelo non facendo più storie"
L'altra voce rispose : “Bella idea. Grazie. Sei un amico."
Ed entrambi scoppiarono a ridere.
Corsi a vedere, chi c’era in quella corsia, ma non vidi nessuno. Si erano già volatilizzati, ma una voce mi sembrò conosciuta.
Uscii e rimasi a una ventina di metri dall’ingresso, ancora interdetto e con mille domande che mi frullavano per la testa quando non credetti ai miei occhi. Due uomini di mezz’età erano appena usciti dal supermercato, svoltando dal lato opposto da dov’ero io, ed uno era mio padre!
Ma dov’era? Quand’era entrato? Io, dentro, non lo avevo visto, e non avevo visto nemmeno Alice.
Ad un certo punto, sentii bussare alla porta. Andai ad aprire pensando che fosse Armando, ma mi ritrovai davanti Alice.
“Posso entrare?"
Io rimasi zitto e lei entrò.
“Devo chiudere a chiave la porta o solo chiuderla?"
“ Non lo so."
“Lucio, a me piace l’uomo deciso.” Vidi Alice chiudere la porta a chiave e andarsi a sedere. Io rimasi in piedi, imbambolato.
Per circa un minuto regnò il silenzio. Dopo Alice esordì, dicendo:" Ho saputo di ieri sera, vorrei sentire la tua versione.”
Stralunai. Come poteva sapere che io sapevo?
“Ieri cosa? Tu sei andata alla festa ed io sono rimasto a casa.”
Alice mi guardò: “Lucio, so che eri lì.”
“Sì. Non volevo dirtelo, ma non mi hanno fatto entrare perché avevo le scarpe da ginnastica. Invece a Marcello…” ma cosa mi passava per la testa? Rischiavo che mi lasciasse.
“Cosa c’entra Marcello se non ti hanno fatto entrare? Ma io no voglio sapere questo. So che eri lì alle quattro di notte e che aspettavi che io uscissi dalla discoteca. Perché?”
“Sei la mia ragazza. Avevo voglia di vederti, anche solo per dieci secondi. Non c’è scritto che è vietato farlo.”
Vidi Alice perplessa, forse era arrabbiata con se stessa per avere dimenticato questa possibilità. Sospirò:
“D’accordo, Lucio, eri lì perché volevi vendermi. Ma hai chiesto ad un cameriere se c’era ancora qualcuno dentro, ti sembra normale?”
“Alice, come facevo a sapere se tu non eri andata già via? Tanti erano usciti e tu no.”
Alice sospirò di nuovo, era la seconda volta in pochi secondi che l’avevo fregata con le mie risposte.
“Lucio, che ti ha detto quel cameriere?”
“Che dentro era rimasta solo una coppia, in un privé, e che stava scopando.” Lo dissi tutto di un fiato e mi sentivo rosso peperone, ma anche Alice cambiò colorito. Decisi di non permetterle di farmi più domande.
“Poi, a te non ti ho visto, ma ho visto Marcello. Era al telefono e parlava di te in modo volgare. Diceva che ti aveva scopato mentre tu facevi un pompino ad un buttafuori, e ha detto che a te piacciono tanto i cazzi, ma che non ti piace prendere la sborra sulla faccia e in bocca. Per questo loro ti sono venuti sul seno, ma lui ha detto che tu imparerai a bere tanta sborra, anche dai suoi amici. Alice, io non gli ho creduto.”
Parlavo e Alice mi guardava incredula. Rimase zitta per diversi minuti.
Poi:”Lucio, perché non gli credi?”
Avrei dovuto risponderle “Alice io non gli credo, ma il mio cazzo si. Guarda quant’è duro. Succhia anche questo cazzo. Fatti sborrare sulle tette.”
Invece, le dissi: “ma ti sei vista, Alice? Ti ci vedi a prendere una minchia in bocca mentre un’altra ti trapana la fica? Ti ci vedi inginocchiata davanti a due cazzi che ti inzozzano le tette col loro sperma? Ti ci vedresti, tra una settimana, forse due, a bere la sborra di Marcello e dei suoi amici? Mi hai fatto firmare che con me non farai mai sesso. Perché dovrei pensare che lo andresti a fare con gli altri?”
“Pensi questo, Lucio? Pensi davvero che io non faccia quelle cose con Marcello e con gli altri?”
Non attese la mia risposta, mi sorrise, dolce, e scappò fuori dall’aula.
Uscii dall’Università rimurginando sull’incontro tra me e Alice, ed ero indeciso se parlarne con mio padre o meno, quando vidi Marcello, appoggiato ad un muro, che stava aspettando qualcuno. Aspettava me.
Mi si avvicinò e mi disse: “Ho saputo che mi stai spiando.”
Mi chiesi se glielo avesse detto Alice, e risposi: “Ma non è vero. Io cercavo Alice.”
Marcello mi prese per i capelli e me li tirò: “Non fare il furbo, con me. Non sono venuto per gonfiarti la faccia, ma se lo devo fare, lo farò. Tu hai capito che Alice esce con me? Che è la mia ragazza, anche se non ufficialmente?"
“Non lo so, sono affari vostri.”
“Sono affari nostri, però tu eri nel parcheggio, l'altra notte. Vuoi sapere le cose perché poi, a casa, ti fai le seghe? Non voglio più vederti nei paraggi di dove sono io, o di dove è Alice.”
"Ma Alice è mia amica.”
"Ne sei sicuro? Sai, sul mio cellulare ci sono degli ottimi video, ad alta definizione, dove si vede, anche bene in faccia, Alice. Ma lei non vuole che li faccia vedere. Io invece, li faccio vedere a tutti i miei amici. Tanto Alice cosa può fare? Lasciarmi, per poi piangere una settimana e, dopo una settimana, mettersi in ginocchio, per supplicarmi, di tornare con lei? Pero' a te non li faccio vedere, tu sei uno sfigato, un perdente. Ricordati, stai lontano da me e da Alice. Non ci saranno altri avvertimenti."
Attesi che si allontanasse e telefonai a mio padre.
“Papà, ti giro un file audio. Credo che lo troverai interessante.”
“Bravo Lucio, mantieni il profilo basso. Ottima strategia.”
“Papà, mi hai promesso che..”
“Si, Lucio. Noi le promesse le manteniamo.” Noi?
Chiusi la telefonata con mio padre, ma mi sentivo nervoso. Mi stavano accadendo troppe cose, in pochissimi giorni, e non avevo più certezze di nulla.
Pensai che sino a qualche giorno prima, ero un ragazzo forse sfigato, ma che trovava piacere nello spararsi seghe da urlo guardando l’unica fotografia di Alice che avevo, e che le avevo scattato a sua insaputa. Da quando, invece, lei era la mia ragazza, vivevo nel tormento di saperla tra le mani di Marcello e dei suoi amici. È questo mi stava facendo impazzire, ma mi induriva il cazzo.
Iniziai a chiedermi dove fosse in quel momento e, senza rendermene conto, mi ritrovai sotto casa sua. Non sapevo perché, ma mi appostai in attesa di vederla. E la vidi uscire dal portone.
Si era messa una semplicissima tuta azzurra, con felpa con cappuccio e senza cerniera, e dei pantaloni felpati abbastanza aderenti. Ai piedi, aveva messo delle scarpe sportive rosa, con calzine rosa abbinate. Un look da ragazzina. Si era fatta la coda, raccogliendo i suoi lunghi capelli biondi. Era bellissima.
Si incamminò ed io la seguii a distanza, per non farmi scoprire. Finalmente, avrei saputo dove andava e chi avrebbe incontrato.
Camminò per circa un quarto d’ora, poi la vidi entrare in un supermercato e ne rimasi deluso. Chissà cosa mi aspettavo e, invece, lei era andata a fare la spesa. Però, mi dissi che era strano arrivare sin lì quando avevamo incontrato almeno altri quattro market più vicini a casa sua.
Attesi cinque minuti e decisi entrare fingendo un incontro casuale. Non era un market particolarmente grande e lo girai tutto in pochi minuti, ma di Alice nessuna traccia. Rifeci tutto il giro, senza perdere di vista l’unica uscita. Sembrava svanita.
Iniziai ad avere gli incubi. Dove poteva essere? Era nei bagni del supermercato con qualcuno? O nel magazzino del supermercato con qualche dipendente? O nell'ufficio del direttore? Doveva essere per forza da qualche parte.
Decisi di uscire e di appostarmi lì vicino e la mia attesa fu premiata perché, dopo mezz'ora, vidi Alice uscire dal supermercato. Dov’era stata? Perché tra gli stand non c’era, di questo ne ero certo.
La guardai mentre andava via, senza sacchetti della spesa tra le mani, e decisi di rientrare per studiare meglio l’ambiente.
Feci finta di fare la spesa, acquistando due o tre prodotti, girando per le varie corsie. Ad un certo punto, nella corsia opposta, sentiii una voce maschile che diceva:
" Fa dei gran pompini, ma fa la schizzinosa sulla sborra, non la prende in bocca."
Un' altra voce maschile, disse : “Tu mettile le mani sulla testa, quando sborri. La prima volta si arrabbierà, ma dopo qualche giorno le passerà e tornerà a succhiartelo non facendo più storie"
L'altra voce rispose : “Bella idea. Grazie. Sei un amico."
Ed entrambi scoppiarono a ridere.
Corsi a vedere, chi c’era in quella corsia, ma non vidi nessuno. Si erano già volatilizzati, ma una voce mi sembrò conosciuta.
Uscii e rimasi a una ventina di metri dall’ingresso, ancora interdetto e con mille domande che mi frullavano per la testa quando non credetti ai miei occhi. Due uomini di mezz’età erano appena usciti dal supermercato, svoltando dal lato opposto da dov’ero io, ed uno era mio padre!
Ma dov’era? Quand’era entrato? Io, dentro, non lo avevo visto, e non avevo visto nemmeno Alice.
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