La storia di Francesca (quattro). Il marito e le libertà.

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«Parlami di tuo marito» mi chiese Soafia.
«Come sai lui è in Argentina e non ha sentito il dovere di marito di tornare anche solo per un paio di giorni per vedere come sto. Io se fosse lui in ospedale ferito, io sarei corsa immediatamente. Anche per questo il nostro matrimonio attraversa un momento di difficoltà. Dario, per staccarci un po’, aveva accettato un trasferimento temporaneo in Argentina, in una succursale della sua ditta, poi evidentemente aveva deciso di rendere definitivo il distacco, almeno da me. Devo anche dire che né io e né Dario siamo mai stati coniugi fedeli, anzi, la fedeltà era proprio l’ultimo dei nostri pensieri. Lui ha avuto un paio di amiche con le quali ha trascorso brevi periodi piacevoli. Io invece di amori extra ne ho avuti un po’ di più: se ricordo bene, una dozzina. Tra noi, però, non ne abbiamo mai fatto una gara, non vinceva chi se ne scopava di più. Il fatto è che lui è sempre stato molto concentrato sul suo lavoro, mentre io, svolgendo una professione definibile come creativa, ho sempre viaggiato molto e ho frequentato molte persone. Come dire le occasioni mi portavano inevitabilmente a primeggiare. Ne abbiamo parlato già ben prima del matrimonio e non abbiamo mai considerato la fedeltà come un valore da rispettare. Per noi contava molto di più la sincerità. Infatti non ci siamo mai nascosti nulla. Quando c’era qualcuna o qualcuno, con mota tranquillità vivevamo l’avventura, poi ci confidavamo tutto e molto liberamente».
«Questo perché siete due persone intelligenti che pongono il rispetto davanti a tutto».
«Hai ragione Sofia, il rispetto è la cosa più importante in ogni relazione. Una cosa mi viene in mente e te la devo raccontare. Pensa che Dario ha fatto la sua prima scopata extra già durante il nostro viaggio di nozze. Una sera io ero rimasta in camera per un mal di testa e lui invece era sceso al bar dell’albergo dove ha incontrato una sua vecchia conoscenza e tanto per rinvangare i bei tempi avevano scopato sul dondolo in giardino protetti dall’oscurità. Dopo mi ha raggiunto in camera e mi ha raccontato tutto, e io gli ho chiesto anche dei minimi dettagli: come l’aveva presa, chi aveva fatto il primo passo (fu lei a mettergli una mano tra le gambe), se avevano usato il preservativo (in quello siamo entrambi rigorosi). Poi io mi sono abbassata, ho annusato il suo cazzo: odorava ancora di sperma e il suo pube sapeva di fica. Chiaramente abbiamo scopato subito e io ho voluto che nel contempo mi ripetesse tutta la sua serata erotica».
«Brava Francesca, è così che si fa».
«Il giorno abbiamo incontrato la lei in sala da pranzo. Era con il marito. Dario me l’ha presentata e come si usa, ci siamo scambiate due baci sulle guance. Soltanto che io ne ho approfittato e sono riuscita a sussurrare al suo orecchio: «Ti sei scopata mio marito. Sei stata grande, avrei voluto stare con voi e guardarvi». Lei fu completamente folgorata e impaurita. Più tardi l’ho nuovamente incontrata, questa volta da sola e sono riuscita a tranquillizzarla».
«Scusa Francesca, ma devo andare via, ma ritorno proma di sera e parliamo ancora, se vuoi».

Rimasta sola cominciai a riflettere. Raccontando di me a Sofia si era riaperto l’armadio dei ricordi e improvvisamente compresi che l’incidente e il ricovero in questo ospedale decisamente particolare, mi ponevano una situazione piuttosto nuova. Mio marito a tutti gli effetti aveva deciso di andarsene, bontà sua senza trovare la banale scusa di scendere per andare a prendere le sigarette. Con Sofia invece erano riapparsi pensieri sopiti da tempo. Provavo una certa attrazione verso di lei e poi la presenza di Anita la bella poliziotta, aumentava in me pensieri contorti e stimolanti. Il sesso con gli uomini mi piaceva molto, ma in fondo una certa voglia di sperimentare con le donne facevano riaffiorare giovanili desideri di trasgressione.
“E vai”, pensai, “è venuta l’ora di dare un taglio e ricominciare una vita nuova, con regole nuove unicamente mie e non più condizionate da un marito poco presente”. Non volevo più sentire l’imposizione di abitudini e condizionamenti che ogni matrimonio o convivenza portano inevitabilmente. Mi sentivo pronta a ripartire con nuove esperienze e nuovi giochi d’amore. “Se il gioco deve svolgersi nell’incantato mondo di Saffo bene, che lesbico sia!”. A patto però di non chiudere altre possibilità.
(continua)

scritto il
2024-08-01
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