La rapina

di
genere
etero

Premessa, chi non legge il racconto fino alla fine si astenga dal commentare, grazie.

La sera era davvero calda, e lei stava nuda al computer. In teoria avrebbe dovuto finire una mail di lavoro, ma alle 23 era troppo tardi e la temperatura era decisamente troppo calda. Maria stava semplicemente guardando Facebook, e aspettava di andarsene a letto, aveva già lavato i suoi bei capelli lunghi e biondi e il suo corpo di trentenne in forma, ed era pronta, quando un rumore alla porta di ingresso la fece sobbalzare: "Che cazz... " disse, ma non fece in tempo a finire la frase che un uomo giovane con la faccia coperta da un passamontagna si era introdotto in camera sua.

"Dove sta la cassaforte!?" le chiese con voce dura, e lei provò una fitta di paura. "Non ho nessuna cassaforte" disse, e era la verità: lei non aveva gran che di valore, per quale motivo doveva avere una cassaforte? "Se non mi dici dove sta la cassaforte ti farò del male, dimmelo! ORA!" tornò alla carica l'uomo mascherato avvicinandosi e prendendola per i capelli. "Ti dico che non ho una cassaforte, ti dirò dove stanno i soldi, non ho gioielli di valore, ma ti darò quel che ho!" Il suo sguardo era impaurito e la voce un po' tremante quando aggiunse "ti prego, non farmi del male!"

"I soldi, dammi i soldi!" disse lui, e lei si alzò sempre con i capelli nella sua mano e lo portò al comò, da cui prese una busta gialla in cui teneva i pochi soldi che aveva a casa. Erano i soldi per la spesa, poco più di duecento euro, per il resto faceva tutto con il bancomat – e comunque con il suo lavoro di segretaria non aveva molto neanche in banca. "Non so chi ti abbia detto che io ho molto, ma si sbagliava. Quello che ho è tutto qui, non ho altro" disse guardandolo impaurita, aspettandosi che quei quattro pezzi da cinquanta e qualche spicciolo non bastassero a mandare via quel rapinatore: cosa le avrebbe fatto per farla parlare?

Il criminale guardò incredulo quei pochi spiccioli, e il suo sguardo si fece cattivo: "Ti farò parlare, troia, non possono essere solo questi!" disse afferrando una spazzola per capelli dal cassettone e strattonando la donna verso il letto. Con la sua forza superiore la costrinse in ginocchio sul pavimento con la faccia premuta sul materasso, lei si trovò a non poter muoversi senza neanche reagire. Non avrebbe potuto urlare con la faccia premuta sul letto, non poteva vedere, era impotente, poteva solo battere le palme sul lenzuolo per esprimere la sua rabbia e disappunto.

L'uomo mascherato le piantò il manico della spazzola nel culo, "per fortuna è in plastica molto liscia e piuttosto arrotondato" fu l'incongruo pensiero che Maria formulò mentre sentiva il suo sfintere non lubrificato violato dal corpo estraneo. Il rapinatore ansimava di rabbia (e probabilmente di eccitazione) quando le disse "troia, è entrato troppo bene, hai il culo sfondato!" e poi digrignando i denti "Dove sta la roba di valore, quella vera!?".

Maria aveva davvero paura adesso, non sapeva più cosa dire. Sentiva la vagina calda, stimolata anche non volendo da quella penetrazione anale – "NON HO ALTRO A CASA! Ti darò la carta di credito, svuotami il conto ma lasciami stare, ti prego!" disse non potendo vedere cosa stava facendo il suo stupratore. "Pensi che sia scemo!?" rispose lui. "Così appena la uso mi salta addosso la polizia!" disse strappandole via dal culo la spazzola con poca cura, cosa che provocò alla donna una intensa sensazione, che poi fu seguita da quella del glande del rapinatore appoggiato sullo sfintere.

Malgrado le dimensioni non indifferenti fece entrare il membro nel suo retto senza lubrificazione, ma – un rapinatore non poteva saperlo – dato che lei apprezzava i rapporti anali il suo culo era molto dilatato, e la cosa non le fece poi così male. "Giuro che tra un po' arriva il mio fidanzato, Lasciami stare!" provò a dire, ma il rapinatore continuò a pomparle il culo mentre con la sinistra la teneva per il collo con la faccia sul materasso e con la destra le toccava alternativamente seni e vagina, trovandola bagnata ed eccitata malgrado la situazione (o forse proprio per quella).

L'uomo continuò il rapporto anale fino a quando non le inondò l'intestino di sperma, e lei, malgrado tutto, venne come una cagna in calore, godendo e mugolando contro il letto mentre le dita di lui le stimolavano il clitoride.

Rimasero così, ansanti e stanchi per qualche minuto, poi lui si tolse il passamontagna e lei si girò sorridendo: "Cazzo Giuseppe, sembrava vero! A momenti ho avuto davvero paura! Grazie amore!". Anche lui sorrideva – "Soddisfatta? Andava bene il tuo regalo di compleanno?". Lei annuì con gli occhi luminosi. "Proprio quello che volevo, grazie. Sognavo una cosa simile... ovviamente con te", finì di dire mentre si girava e si sedeva sul pavimento con le spalle contro il letto.

Lui si sedette accanto a lei, togliendosi pantaloni e maglietta per il gran caldo e per il sudore sul corpo, rimanendo nudo come la sua ragazza. "Sai, tra un mese e mezzo è il mio, e anch'io vorrei un regalo" disse. Maria inarcò un sopracciglio, e con un sorriso disse "Sentiamo!" - parlò lui - "non sono mai stato a puttane, e vorrei fare quell'esperienza!"

Maria era scandalizzata: "Vuoi il permesso di tradirmi!?" ma rimase sorpresa dalla sua enorme risata di risposta, poi asciugandosi gli occhi dalle lacrime di divertimento disse con affetto "No, scema, voglio che tu sia tu la puttana. Un roleplay come questo, realistico". La guardò con amore "Ti voglio caricare in auto vestita da battona, portarti da qualche parte e scoparti, e tu devi comportarti come se fossi un cliente, e intendo che devi farlo in modo realistico!"

Rise anche lei: "Ah, ma manca troppo al tuo compleanno. Pensa un altro regalo, Giu'! Questo te lo offro io, gratis e presto!"

Mail per contattare l'autore: alphamaster@mail.com
scritto il
2024-08-06
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