Il mago - La cattura - Episodio 1

di
genere
pulp

Hylenja - la giovane cacciatrice della tribù della luna - stava appostata aspettando che la sua preda si sentisse abbastanza al sicuro da muoversi spostandosi dal fondo di quella sorta di avvallamento in cui si era ficcata, nascondendosi istintivamente alla predatrice che la aspettava. L'immobilità e il silenzio della ragazza erano le sue armi al momento. Una ciocca di capelli biondi le svolazzò suo volto, fuori dal copricapo di pelliccia che la proteggeva del freddo, ma lei non ci badò. Acquattata al riparo di un albero il cui tronco parzialmente coperto di neve si confondeva con la pelliccia di lupo che copriva i suoi abiti grezzi ma pratici che proteggevano il suo corpo dal gelo e non perdeva d'occhio i punti da cui il giovane cervo avrebbe potuto uscire da quella trincea naturale.

Sentiva il legno dell'arco nel palmo, le mani – uniche due parti del corpo scoperte oltre alla faccia – si stavano raffreddando velocemente ma non poteva tirare con i guanti, ne perdere tempo a toglierli nella frazione di secondo che la preda avrebbe impiegato a transitare nel suo campo visivo adatto a un tiro. Era molto concentrata sulla preda, e non si accorse di altro: vide dentro la testa un enorme lampo di luce che poi scintillò di mille colori e poi il terreno le salì velocemente incontro invece di stare fermo al suo posto sotto i piedi. Il cervo si allontanò di corsa, ignaro di quanto era stato vicino alla morte e diventare il cibo della predatrice.

La ragazza si svegliò – o meglio riprese conoscenza – in una stanza riscaldata dalle pareti di pietra coperte di arazzi e tappeti, con pelli di animale ammucchiate abbastanza da fornire un letto decente. Era nuda, aveva un mal di testa letale e non aveva idea ne di dove fosse ne di cosa fosse capitato; mentre stava cercando di connettere la grossa porta di legno scricchiolò e si aprì, facendo passare un uomo dai lineamenti asiatici, con i capelli ancora neri, lisci, gli occhi acuti, neri e con un che di malvagio che facevano capolino in mezzo alla rete di piccole rughe che dimostrava tutta la sua età che il suo corpo invece negava. Dritto come un fuso, dalle spalle larghe sembrava il corpo di un giovane avvezzo al lavoro pesante.

Hylenja si ritrasse, cercando di tirare su una pelle dal giaciglio per coprirsi, ma non capiva perché non ci riusciva, non come se la pelle le sfuggisse, o se fosse troppo pesante, no. Come se le sue mani non volessero coprirla. L'uomo anziano rise: "Non puoi coprirti giovane cacciatrice, come non riuscirai a fare molte altre cose. I miei poteri vanno oltre la tua comprensione, e tu adesso sei mia schiava". Parlava tranquillo, non c'era minaccia nelle sue parole, teneva le mani unite davanti a se, nascoste nelle maniche. "Non riuscirai a tenermi qui, uomo dagli occhi a mandorla!" disse la ragazza, ma l'uomo era come disinteressato. "Forse è meglio che ti dia una dimostrazione del perché io non ho bisogno di tenerti qui, ne di impaurirti per farmi obbedire" disse, e poi aprendo la veste e mostrando il corpo nudo con il membro eretto disse semplicemente "succhia il mio cazzo, ragazza". Hylenja rovesciò la testa all'indietro gridando "MAI!", ma nel frattempo si era inginocchiata e raccolta i capelli dietro la testa, e mentre sbalordita non capiva cose facesse gli prese il pene in bocca e cominciò a succhiarlo come una prostituta esperta. Staccandosi per prendere fiato urlò "TE LO STACCO CON UN MORSO!" ma dopo lo riprese tra le labbra e usò quelle e la lingua come una tenera amante, fino a quando l'uomo non gemette e le riempì la bocca di seme, dicendo "bevi, ragazza!". Lei deglutì fino all'ultima goccia, e solo dopo sputò pensando di liberarsi del piacere di lui, sgranando gli occhi per non esserci riuscita.

"Io ti ucciderò" disse la ragazza, causando l'ilarità dell'uomo sconosciuto - "dimmi il tuo nome, perché io racconti alla mia tribù chi ho ucciso". L'uomo la guardò. "Io sono Chikara no Ryūō, donna" si fermò per il tempo necessario ad una occhiata penetrante, per poi concludere "non ho capito ancora se sei indomita come nessuno o stupida come mai visto prima. Sei in mio potere, completamente. Non riesci a vestirti perché io ti voglio nuda, succhi il mio corpo e bevi il mio sperma perché io lo voglio, non riuscirai a uscire dal mio palazzo anche se nessuna porta è chiusa a chiave. Semplicemente la tua volontà non conta rispetto alla mia". La giovane donna voleva saltargli alla gola, azzannarlo, sgozzarlo con i suoi stessi denti, ma incredula non riusciva a fare un solo movimento. Poteva girarsi, sedersi, camminare, azare le mani e guardarle, ma per combattere niente gli era consentito. Neanche un tremito verso l'uomo dalla pelle gialla.

Lui la guardò lottare contro se stessa, immobile e tranquillo, ben conscio che lei voleva ucciderlo. "Vuoi un'altra dimostrazione? Allarga le gambe e usa le dita per darti piacere fino a raggiungere il culmine". Lei si mise a gambe divaricate davanti all'uomo, e cominciò a masturbarsi. Incredula non riusciva a fermarsi ne a impedire che il piacere montasse. L'uomo la guardava divertito, godendosi lo spettacolo. Lei raggiunse l'orgasmo, e l'uomo disse solo "continua". Lei dovette farlo, ancora, ancora, ancora... esausta non ce la faceva più. Sentiva il cuore esplodere, aveva le cosce imbrattate del suo piacere colato lungo le gambe fino ai piedi, a terra c'era una pozza di liquidi. Lei aveva gli occhi vitrei e alla fine balbettò "basta, per pietà". Immediatamente libera dal sortilegio si accasciò a terra, in ginocchio nei suoi stessi succhi, ansimante.

"Seguimi" disse il mago. Lei digrignò i denti cercando di resistere, ma il suo corpo si alzò e cominciò a camminare dietro l'uomo come un cagnolino fedele. "Ti porto nell'harem, conoscerai le altre concubine"

SEGUE

Per contattare l'autore: alphamaster@mail.com
scritto il
2024-08-15
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