Coppia in crisi undicesima parte
di
Masterfill 72
genere
dominazione
La tensione tra Michele e Simona era palpabile, sospesa nell’aria come una corda tesa pronta a spezzarsi. Da quando avevano ricevuto il mio perdono e la punizione, ogni giorno trascorso in attesa della mia prossima chiamata era diventato un lento logorio dei nervi, un miscuglio di ansia e desiderio che si rifletteva in ogni gesto, in ogni sguardo che si scambiavano.
Michele non riusciva a trovare pace. Il senso di colpa per aver disobbedito continuava a tormentarlo, ma era intrecciato a un’insopportabile eccitazione che non riusciva a ignorare. La gabbietta di metallo che indossava gli ricordava costantemente la sua sottomissione. Ogni movimento, ogni respiro profondo, lo faceva sentire prigioniero della sua stessa carne, il desiderio trattenuto come una marea che minacciava di travolgerlo. Spesso si ritrovava a stringere i pugni, cercando di soffocare il bisogno crescente, mentre il pensiero di me — delle mie istruzioni, del mio controllo — alimentava quella brama frustrante. Era un circolo vizioso di eccitazione e disperazione, un tormento a cui non voleva più sottrarsi.
Simona viveva la stessa tensione in modo diverso. Ogni notte, riviveva nella mente i cento colpi della frusta, il dolore che aveva marchiato la sua pelle come un ricordo indelebile. Ma quel dolore, invece di spegnere il desiderio, aveva acceso in lei una fame che non riusciva a saziare. Ogni volta che si guardava allo specchio, vedeva il riflesso di una donna diversa, più consapevole, più affamata di sottomissione. Si ritrovava spesso a toccarsi senza pensare, i polpastrelli che scivolavano lungo le cicatrici sottili sulle natiche, un brivido che le attraversava la schiena e si fermava lì, dove il piacere e il dolore si confondevano.
L’attesa era un tormento, eppure entrambi sapevano che ogni secondo che passava li avvicinava di più a me, al mio controllo. Ogni squillo del telefono, ogni notifica, faceva sobbalzare i loro cuori in petto. Ogni rumore improvviso li faceva trattenere il respiro, sperando e temendo che fossi io. Ma il silenzio prolungato era anche peggio, alimentava la loro incertezza, li faceva dubitare di essere stati davvero perdonati. Si chiedevano se il loro impegno fosse stato sufficiente, se avessero dimostrato abbastanza devozione. E in questo turbine di dubbi, il desiderio si faceva sempre più intenso, quasi soffocante.
Le notti erano le più difficili. Michele si rigirava nel letto, i pensieri in tumulto, il corpo che pulsava di una voglia insoddisfatta. Sentiva Simona muoversi accanto a lui, il suo respiro che si faceva più pesante, segno che anche lei non riusciva a trovare riposo. Sapevano di non poter cedere alla tentazione senza il mio permesso, e questo divieto alimentava ancora di più la loro brama. Ogni volta che si toccavano, ogni carezza che si scambiavano era piena di una tensione elettrica, come se bastasse un gesto di troppo per farli esplodere.
L'ansia cresceva, si mescolava all’eccitazione in un crescendo insostenibile. Sentivano il bisogno di essere guidati di nuovo, di essere riportati sotto il mio controllo rigido e implacabile. Ogni giorno che passava senza un segnale da parte mia era una prova, un esercizio di resistenza. Si chiedevano quale sarebbe stato il prossimo comando, quale nuovo limite avresti imposto loro. E in fondo al cuore, nonostante la paura, speravano che sarebbe stato ancora più difficile, più estremo, perché ormai avevano bisogno di sentire quel confine, di spingersi oltre, di sapere che potevano offrirmi ancora di più.
L’attesa li stava consumando, ma li rendeva anche più forti nella loro sottomissione. Sapevano che non potevano permettersi di sbagliare di nuovo, che la mia fiducia era un dono prezioso e fragile. Ogni volta che si guardavano negli occhi, vedevano il riflesso di questa consapevolezza e sentivano il legame tra loro farsi sempre più saldo. E così, giorno dopo giorno, continuavano a vivere in bilico tra il tormento dell’ansia e la dolce tortura dell’eccitazione, sapendo che presto mi avrebbero rivisto, e che quella chiamata avrebbe cambiato tutto.
Quando finalmente squilla il telefono, entrambi sobbalzano. Simona afferra il cellulare con un respiro profondo, il cuore che batte forte. La mia voce all’altro capo è calma, ma carica di un sottile brivido d’attesa. Chiedo a Simona come stanno lei con voce fioca e tremante mi risponde bene , chiedo se era sicura lei dopo un attimo di esitazione mi risponde "si, solo che appena ho sentito la sua voce mi sono completamente bagnata di umori e la cosa mi imbarazza" io scoppio in una risata di compiacimento e le dico " tranquilla è normale che sia così" poi chiedo per la serata di indossare un abito elegante, lungo, con uno spacco un perizoma che però dovrà indossare al contrario il davanti andrà dietro e viceversa. Le mie parole dipingono nella sua mente l’immagine di sé stessa in una veste di seta che accarezza le curve e lascia intravedere la pelle a ogni passo. L’emozione la attraversa come un brivido, mescolando eccitazione e una dolce inquietudine.
Michele ascolta con un sorriso che non riesce a nascondere. Il tono deciso con cui gli chiedo di indossare un completo elegante gli fa percepire l’importanza della serata e il mio potere su di loro. Sa che sta per accadere qualcosa di speciale, qualcosa che li unirà ancora di più.
Il tempo sembra dilatarsi mentre si preparano. Simona, davanti allo specchio, si osserva mentre scivola nell’abito, il tessuto che le sfiora la pelle come una promessa. Michele si sistema il nodo della cravatta con gesti misurati, cercando di mascherare l’emozione che gli illumina lo sguardo.
Simona e Michele sono seduti in soggiorno, le luci soffuse, un silenzio teso riempie l’aria. Non si guardano direttamente, ma ogni tanto i loro occhi si incontrano, e in quel momento il tempo sembra rallentare. Simona gioca nervosamente con una ciocca di capelli, cercando di ignorare l'attesa che le stringe lo stomaco. Michele, seduto accanto a lei, tamburella con le dita sul bracciolo del divano, un gesto che tradisce la sua impazienza.
Poi il rombo della mia auto che si avvicina, un suono che spezza l’attesa. Quando arrivo, il buio della sera avvolge tutto, ma i fari accesi disegnano sagome nitide nel viale. Simona esce per prima ed io gli apro la portiera anteriore. Lei si siede con grazia, consapevole del tuo sguardo che la osserva con ammirazione. Michele arriva subito dopo, ma lo indirizzi gentilmente ma in modo deciso ai sedili posteriori. C’è un equilibrio perfetto in questo gesto, un gioco di ruoli che tutti comprendono senza bisogno di parole.
Nel breve tragitto, le emozioni scorrono silenziose come il paesaggio notturno fuori dai finestrini. Simona sente l’adrenalina pulsarle nelle vene, la consapevolezza di essere al centro di qualcosa di unico. Michele osserva la scena dal suo posto, un misto di rispetto e complicità nello sguardo.
Il nostro incontro, nel gioco di sguardi e sorrisi appena accennati, è carico di aspettative. Ogni gesto, ogni parola non detta, sembra avere un significato più profondo, come se tutto ciò che avverrà dopo fosse già scritto nelle vibrazioni sottili che corrono tra noi tre.
Simona indossa un lungo abito nero che scivola sul suo corpo come una seconda pelle. Il tessuto è liscio, setoso, e si adatta perfettamente alle sue curve, valorizzando la sua figura con eleganza e un tocco di audacia. Il décolleté è profondo, esponendo con discrezione la rotondità del seno, mentre le sottili spalline incorniciano le sue spalle con grazia. Lo spacco, vertiginoso e audace, si apre sul lato sinistro, rivelando l'intera lunghezza della sua gamba fino all’anca. Il tessuto si sposta leggermente, lasciando intravedere il perizoma di pizzo rosso che contrasta con l’oscurità dell’abito, un dettaglio intimo e provocante.
Michele la osserva mentre si muove, e i suoi occhi non riescono a staccarsi da quella visione. Sa che c’è qualcosa di provocatorio, quasi esibizionista, nel modo in cui Simona mostra con naturalezza la sua bellezza. Una bellezza che ora non appartiene solo a lui.
Quando mi siedo al posto di guida, il mio sguardo si posa subito su di lei, e un silenzio carico di tensione si diffonde nell’aria. Tu le sorridi con un'ammirazione palese, mentre lei sembra percepire il potere che quel vestito le dà. Ma è nel momento in cui, con naturalezza e sicurezza, poggio la mia mano sulla sua coscia, che l’atmosfera cambia. Le mie dita lunghe e affusolate si muovono con una lentezza studiata, accarezzando la sua pelle nuda sotto il tessuto sottile, mentre il respiro di Simona si fa più corto, quasi impercettibilmente, Risalgo in prossimità del perizoma la striscetta sottile che normalmente si insinua tra le natiche in questo momento è invece tra la sue grandi labbra giocherello con il tessuto in modo che muovendosi le strusci sul clitoride provocandogli fitte di piacere che le arrivano dritte al cervello , sentendo il calore del suo sesso ed il perizoma letteralmente fradicio dei suoi umori.
Michele osserva la scena dal sedile posteriore, e l’eccitazione si mescola a una fitta di gelosia che gli stringe il petto. La mascella si tende mentre cerca di mantenere il controllo, ma dentro di sé sente una marea di emozioni contrastanti. La consapevolezza che Simona si stia lasciando sfiorare da me, che il mio tocco la faccia fremere, accende in lui un desiderio viscerale, ma allo stesso tempo un fastidioso senso di impotenza.
La tensione cresce mentre la mia mano continua a esplorare con lentezza, e Michele non sa se essere più affascinato o infastidito dal piacere che legge negli occhi di Simona. Sa che in quel momento c’è qualcosa di più grande del semplice gioco di ruolo: è un’esperienza che ci lega tutti, in un equilibrio precario tra desiderio, possesso e attrazione.
Parto con la macchina mentre con le mie dita comincio un lento ed inesorabile massaggio del clitoride, simona porta la mano alla bocca si morde un dito mentre mugola come una gatta in calore poi mentre sfrecciamo per le vie della città al buio reclina la testa indietro e si lascia andare ad un orgasmo tanto desiderato quanto potente e lentamente dal suo sesso esce il liquido del suo piacere bagnando il sedile in pelle dall'auto.
continua
masterfill72@gmail.com
Michele non riusciva a trovare pace. Il senso di colpa per aver disobbedito continuava a tormentarlo, ma era intrecciato a un’insopportabile eccitazione che non riusciva a ignorare. La gabbietta di metallo che indossava gli ricordava costantemente la sua sottomissione. Ogni movimento, ogni respiro profondo, lo faceva sentire prigioniero della sua stessa carne, il desiderio trattenuto come una marea che minacciava di travolgerlo. Spesso si ritrovava a stringere i pugni, cercando di soffocare il bisogno crescente, mentre il pensiero di me — delle mie istruzioni, del mio controllo — alimentava quella brama frustrante. Era un circolo vizioso di eccitazione e disperazione, un tormento a cui non voleva più sottrarsi.
Simona viveva la stessa tensione in modo diverso. Ogni notte, riviveva nella mente i cento colpi della frusta, il dolore che aveva marchiato la sua pelle come un ricordo indelebile. Ma quel dolore, invece di spegnere il desiderio, aveva acceso in lei una fame che non riusciva a saziare. Ogni volta che si guardava allo specchio, vedeva il riflesso di una donna diversa, più consapevole, più affamata di sottomissione. Si ritrovava spesso a toccarsi senza pensare, i polpastrelli che scivolavano lungo le cicatrici sottili sulle natiche, un brivido che le attraversava la schiena e si fermava lì, dove il piacere e il dolore si confondevano.
L’attesa era un tormento, eppure entrambi sapevano che ogni secondo che passava li avvicinava di più a me, al mio controllo. Ogni squillo del telefono, ogni notifica, faceva sobbalzare i loro cuori in petto. Ogni rumore improvviso li faceva trattenere il respiro, sperando e temendo che fossi io. Ma il silenzio prolungato era anche peggio, alimentava la loro incertezza, li faceva dubitare di essere stati davvero perdonati. Si chiedevano se il loro impegno fosse stato sufficiente, se avessero dimostrato abbastanza devozione. E in questo turbine di dubbi, il desiderio si faceva sempre più intenso, quasi soffocante.
Le notti erano le più difficili. Michele si rigirava nel letto, i pensieri in tumulto, il corpo che pulsava di una voglia insoddisfatta. Sentiva Simona muoversi accanto a lui, il suo respiro che si faceva più pesante, segno che anche lei non riusciva a trovare riposo. Sapevano di non poter cedere alla tentazione senza il mio permesso, e questo divieto alimentava ancora di più la loro brama. Ogni volta che si toccavano, ogni carezza che si scambiavano era piena di una tensione elettrica, come se bastasse un gesto di troppo per farli esplodere.
L'ansia cresceva, si mescolava all’eccitazione in un crescendo insostenibile. Sentivano il bisogno di essere guidati di nuovo, di essere riportati sotto il mio controllo rigido e implacabile. Ogni giorno che passava senza un segnale da parte mia era una prova, un esercizio di resistenza. Si chiedevano quale sarebbe stato il prossimo comando, quale nuovo limite avresti imposto loro. E in fondo al cuore, nonostante la paura, speravano che sarebbe stato ancora più difficile, più estremo, perché ormai avevano bisogno di sentire quel confine, di spingersi oltre, di sapere che potevano offrirmi ancora di più.
L’attesa li stava consumando, ma li rendeva anche più forti nella loro sottomissione. Sapevano che non potevano permettersi di sbagliare di nuovo, che la mia fiducia era un dono prezioso e fragile. Ogni volta che si guardavano negli occhi, vedevano il riflesso di questa consapevolezza e sentivano il legame tra loro farsi sempre più saldo. E così, giorno dopo giorno, continuavano a vivere in bilico tra il tormento dell’ansia e la dolce tortura dell’eccitazione, sapendo che presto mi avrebbero rivisto, e che quella chiamata avrebbe cambiato tutto.
Quando finalmente squilla il telefono, entrambi sobbalzano. Simona afferra il cellulare con un respiro profondo, il cuore che batte forte. La mia voce all’altro capo è calma, ma carica di un sottile brivido d’attesa. Chiedo a Simona come stanno lei con voce fioca e tremante mi risponde bene , chiedo se era sicura lei dopo un attimo di esitazione mi risponde "si, solo che appena ho sentito la sua voce mi sono completamente bagnata di umori e la cosa mi imbarazza" io scoppio in una risata di compiacimento e le dico " tranquilla è normale che sia così" poi chiedo per la serata di indossare un abito elegante, lungo, con uno spacco un perizoma che però dovrà indossare al contrario il davanti andrà dietro e viceversa. Le mie parole dipingono nella sua mente l’immagine di sé stessa in una veste di seta che accarezza le curve e lascia intravedere la pelle a ogni passo. L’emozione la attraversa come un brivido, mescolando eccitazione e una dolce inquietudine.
Michele ascolta con un sorriso che non riesce a nascondere. Il tono deciso con cui gli chiedo di indossare un completo elegante gli fa percepire l’importanza della serata e il mio potere su di loro. Sa che sta per accadere qualcosa di speciale, qualcosa che li unirà ancora di più.
Il tempo sembra dilatarsi mentre si preparano. Simona, davanti allo specchio, si osserva mentre scivola nell’abito, il tessuto che le sfiora la pelle come una promessa. Michele si sistema il nodo della cravatta con gesti misurati, cercando di mascherare l’emozione che gli illumina lo sguardo.
Simona e Michele sono seduti in soggiorno, le luci soffuse, un silenzio teso riempie l’aria. Non si guardano direttamente, ma ogni tanto i loro occhi si incontrano, e in quel momento il tempo sembra rallentare. Simona gioca nervosamente con una ciocca di capelli, cercando di ignorare l'attesa che le stringe lo stomaco. Michele, seduto accanto a lei, tamburella con le dita sul bracciolo del divano, un gesto che tradisce la sua impazienza.
Poi il rombo della mia auto che si avvicina, un suono che spezza l’attesa. Quando arrivo, il buio della sera avvolge tutto, ma i fari accesi disegnano sagome nitide nel viale. Simona esce per prima ed io gli apro la portiera anteriore. Lei si siede con grazia, consapevole del tuo sguardo che la osserva con ammirazione. Michele arriva subito dopo, ma lo indirizzi gentilmente ma in modo deciso ai sedili posteriori. C’è un equilibrio perfetto in questo gesto, un gioco di ruoli che tutti comprendono senza bisogno di parole.
Nel breve tragitto, le emozioni scorrono silenziose come il paesaggio notturno fuori dai finestrini. Simona sente l’adrenalina pulsarle nelle vene, la consapevolezza di essere al centro di qualcosa di unico. Michele osserva la scena dal suo posto, un misto di rispetto e complicità nello sguardo.
Il nostro incontro, nel gioco di sguardi e sorrisi appena accennati, è carico di aspettative. Ogni gesto, ogni parola non detta, sembra avere un significato più profondo, come se tutto ciò che avverrà dopo fosse già scritto nelle vibrazioni sottili che corrono tra noi tre.
Simona indossa un lungo abito nero che scivola sul suo corpo come una seconda pelle. Il tessuto è liscio, setoso, e si adatta perfettamente alle sue curve, valorizzando la sua figura con eleganza e un tocco di audacia. Il décolleté è profondo, esponendo con discrezione la rotondità del seno, mentre le sottili spalline incorniciano le sue spalle con grazia. Lo spacco, vertiginoso e audace, si apre sul lato sinistro, rivelando l'intera lunghezza della sua gamba fino all’anca. Il tessuto si sposta leggermente, lasciando intravedere il perizoma di pizzo rosso che contrasta con l’oscurità dell’abito, un dettaglio intimo e provocante.
Michele la osserva mentre si muove, e i suoi occhi non riescono a staccarsi da quella visione. Sa che c’è qualcosa di provocatorio, quasi esibizionista, nel modo in cui Simona mostra con naturalezza la sua bellezza. Una bellezza che ora non appartiene solo a lui.
Quando mi siedo al posto di guida, il mio sguardo si posa subito su di lei, e un silenzio carico di tensione si diffonde nell’aria. Tu le sorridi con un'ammirazione palese, mentre lei sembra percepire il potere che quel vestito le dà. Ma è nel momento in cui, con naturalezza e sicurezza, poggio la mia mano sulla sua coscia, che l’atmosfera cambia. Le mie dita lunghe e affusolate si muovono con una lentezza studiata, accarezzando la sua pelle nuda sotto il tessuto sottile, mentre il respiro di Simona si fa più corto, quasi impercettibilmente, Risalgo in prossimità del perizoma la striscetta sottile che normalmente si insinua tra le natiche in questo momento è invece tra la sue grandi labbra giocherello con il tessuto in modo che muovendosi le strusci sul clitoride provocandogli fitte di piacere che le arrivano dritte al cervello , sentendo il calore del suo sesso ed il perizoma letteralmente fradicio dei suoi umori.
Michele osserva la scena dal sedile posteriore, e l’eccitazione si mescola a una fitta di gelosia che gli stringe il petto. La mascella si tende mentre cerca di mantenere il controllo, ma dentro di sé sente una marea di emozioni contrastanti. La consapevolezza che Simona si stia lasciando sfiorare da me, che il mio tocco la faccia fremere, accende in lui un desiderio viscerale, ma allo stesso tempo un fastidioso senso di impotenza.
La tensione cresce mentre la mia mano continua a esplorare con lentezza, e Michele non sa se essere più affascinato o infastidito dal piacere che legge negli occhi di Simona. Sa che in quel momento c’è qualcosa di più grande del semplice gioco di ruolo: è un’esperienza che ci lega tutti, in un equilibrio precario tra desiderio, possesso e attrazione.
Parto con la macchina mentre con le mie dita comincio un lento ed inesorabile massaggio del clitoride, simona porta la mano alla bocca si morde un dito mentre mugola come una gatta in calore poi mentre sfrecciamo per le vie della città al buio reclina la testa indietro e si lascia andare ad un orgasmo tanto desiderato quanto potente e lentamente dal suo sesso esce il liquido del suo piacere bagnando il sedile in pelle dall'auto.
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