Racconto a quattro mani (Starman & Lostmyself)

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etero

Racconto a quattro mani (Starman & Lostmyself)

Scritto da Starman e Lostmyself

Da alcuni giorni, via mail, si parlava di scrivere un racconto assieme o come si dice a quattro mani, da pubblicare sul sito di Erotici Racconti.
Già, io e te, un racconto a quattro mani, Una bella idea, per uno scambio di conoscenze ed esperienze, che si è trasformato in un pretesto per un nostro reale incontro.
E finalmente è arrivato il giorno del nostro primo incontro, che siamo riusciti ad organizzare non senza dificoltà e qualche problema logistico, derivanti dalle nostre situazioni e distanza.
Il luogo del nostro incontro è una città che si trova a metà strada dai nostri rispettivi luoghi di residenza.
Il tempo a nostra disposizione purtroppo non è molto, praticamente un pomeriggio e sera, per ripartire subito dopo per le nostre città di provenienza.
Per l'occasione ho comunque prenotato un B&B che dovrebbe essere diciamo il nostro studio di scrittura...
All'ora prestabilita, arrivo nella bella piazzetta del centro storico e mi dirigo verso la fontana che si trova al centro, il luogo prestabilito per l'incontro.
Sono nervoso, scruto tra la gente per trovare il tuo dolce sguardo, quando improvvisamente da dietro due mani mi chiudono gli occhi. Sì, sei tu, meravigliose le tue calde mani su di me. Il nostro primo contatto fisico.
Sei bellissima, quel tuo sorriso che conoscevo solo da qualche foto. Indossi un elegante camicetta azzurra e una gonna nera appena sopra il ginocchio e tacco dieci. Beh, anch'io non sono da buttare, in completo blu e cravatta.
L'emozione è tanta. Ci fissiamo intensamente senza parlare per alcuni secondi.
Poi tra una chiacchiera ed una risata, ci dirigiamo mano nella mano come due ragazzini, verso un elegante bar di quella piazza e ci sediamo perprendere un caffè.

.....

Alla me predominante sembrerebbe veramente una cosa folle essere venuta fin qui.
Primo. Il fatto di scegliere di dividere la pagina con un’altra persona per un racconto a quattro mani, cosa a cui non siamo assolutamente abituate. La “penna” reale o virtuale che sia è sempre solo nostra di solito, ma questa volta è un’avventura letteraria che voglio intraprendere, un esperimento; perciò, lei ha dovuto lasciarmi un po’ di libertà per questa volta.
E quindi eccomi qua, il che ci porta al secondo punto. Sono venuta in una città che non conosco, lontana chilometri da casa, con la scusa di un viaggio di lavoro. Tutto per conoscere un autore con cui ho avuto un ridotto scambio di pochi commenti, per lo più apprezzamenti di vario genere, tra cui la ragione che ci porta al terzo punto. La frase “sempre più brava e perversa” una cosa che, se fosse stata rivolta alla mia me di tutti i giorni, sarebbe con ogni probabilità stata presa come un’offesa.
Ma oggi sono “io” da sola qui, la solita me è rimasta a casa con la nostra maschera. Per una volta, nel più totale anonimato, posso lasciarmi andare.
Arrivata al luogo del nostro incontro l’emozione è veramente tantissima. Sono stata indecisa almeno dieci volte se girare i tacchi e andarmene, ma con queste dannate scarpe che ho messo per fare bella figura, la ritirata senza farsi notare sarebbe davvero impossibile. Belli i tacchi eh, ma poco pratici quando devi fuggire senza lasciare traccia.
Alla fine, faccio un respiro e mi butto. “Cosa potrebbe mai succedere? Dobbiamo solo scrivere un pezzo insieme…” ma questa è la mia me di tutti i giorni che parla. Lasciamo perdere, per il momento la ignorerò. Già so che mi presenterà il conto poi, con calma.
Dopo qualche attimo di esitazione il ghiaccio è presto rotto da un mio attacco di “stupidera”. Ti copro gli occhi con le mani, tu ti giri a guardarmi e mi riconosci. Un po’ più spettinata e con il trucco forse un po’ sbavato dal lungo viaggio rispetto alle foto, certo, ma sempre io. Ricambi il mio sorriso e da lì è tutto in discesa. Sembriamo due amici che si rivedono dopo tanto tempo e, inaspettatamente, la timidezza che normalmente risiede in me con le persone nuove, si è accoccolata buona nella sua tana insieme a tutti gli altri piccoli e grandi demonietti con cui condivide casa.
Ti prendo per mano e ci incamminiamo in direzione di un caffè dall’aria elegante, verso il fondo della piazza.
Chiacchieriamo del più e del meno, ci informiamo sulle rispettive vite, ridiamo alle battute, una più stupida dell’altra, che ci facciamo. Io poi, quando sono nervosa, sono capace di distillare delle perle che voi non ne avete la minima idea. Ridi di gusto e, seppur banalissima come frase… mi piace vedere che è una risata spontanea, che t’illumina gli occhi.
È davvero molto bello questo posto, elegante e un filino con la puzza sotto al naso, ma mi dici che qui hanno un caffè alla crema di menta particolarissimo. Mi fido e scelgo quello. La mia espressione tradisce, palesemente, l’impatto negativo sulla lingua è molto amaro e forte, allontano un po’ imbarazzata la tazza, ma proprio non ce la faccio a mandarlo giù. La tua risposta è stata una delle più banali che un uomo mi abbia mai detto cogliendo l’occasione di alludere a qualcosa “Posso farti assaggiare il mio, se vuoi…” Tuttavia, il tono di voce basso, lo sguardo fisso sulle mie labbra e la tua mano che si alza, sfiorandomi la bocca ancora sporca di caffè, il pollice che strofina appena il labbro inferiore, le altre dita che mi accarezzano la guancia… tutto questo insieme, hanno reso la frase… significativa.
Prendo la tua tazzina, inspiro il profumo del caffè, ti guardo negli occhi e rispondo solo “Prima voglio sentirne il profumo… solo ciò che mi piace mi entra in bocca….”
Prendo un sorso.
Paghiamo il conto, lasciando le tazze di caffè ancora mezze piene, e ci incamminiamo verso il B&B che hai scelto come base di scrittura.
La tua mano stretta attorno al mio fianco, un mezzo abbraccio a cui non sono abituata, mi tocca attraverso la camicetta si muove accarezzandomi, stringendomi, ora scendendo più verso il fianco, lungo la curva della gonna.
“Le mani degli uomini mi hanno toccata in tanti modi, ma la delicatezza e il rispetto, forse un po’ ingannatori, delle tue, mi hanno affascinata particolarmente… Non vedo l’ora di vedere come scrivi.”
Mi guardi e sorridi, con gli occhi che lasciano intravedere un pensiero impalpabile, sfuggito subito via come fumo tra le dita.

.....

Questa ragazza mi sta prendendo molto, con il suo sorriso e la sua spontaneità.
La mia mano indugia sul suo fianco, che accarezzo sempre più intensamente.
Ho come la sensazione di conoscerla da molto tempo, chissà forse ci siamo incontrati in qualche sogno.
Arriviamo al B&B senza quasi rendercene conto, tanto eravamo immersi nelle nostre emozioni.
Entriamo, non è molto grande, ma carino e accogliente.
Mi levo la giacca e ci sediamo sul divano, e mentre ti levi le scarpe con un'espressione di sollievo mi dici “non vedevo l'ora di toglierle.” ed io non posso fare a meno di ammirare i piedi e quelle stupende gambe che ora da seduta, la gonna ha lasciato più scoperte e mi lanci Un tuo sorrisetto malizioso.
Dal mio smartphone faccio andare un meraviglioso brano lento 'Put your lights on' di Santana e tu “Che bello questo pezzo!” ed io “Dai che balliamo.”
Ci mettiamo a ballare su quelle note coinvolgenti. Ci avviciniamo lentamente, tu con le mani sulle mie spalle ed io sui tuoi fianchi e tu “Ma non dobbiamo scrivere il nostro racconto a quattro mani?”
“Certo, infatti tu hai le mani su di me ed io su di te!”
“Hai ragione! Le nostre mani stanno già al posto giusto!”
Ci stringiamo, sento il calore del tuo corpo e i nostri visi si avvicinano ed ora le nostre labbra si sfiorano e in un attimo ci abbandoniamo ad un bacio appassionato, con le nostre lingue che si cercano e danzano freneticamente.
La nostra voglia e desiderio sale e in pochi secondi ci spogliamo e ci mettiamo sul divano.
Tu sei distesa ed io sopra di te. Ora i tuoi occhi brillano di desiderio e il profumo della tua pelle m'inebria.
Inizio a baciarti follemente, sulla bocca, poi sul collo e piano piano giù sui tuoi meravigliosi seni. Succhio avidamente i tuoi turgidi capezzoli, mentre tu tra gemiti e sospiri, disegni con le unghie sulla mia schiena, mentre il ritmo della canzone in sottofondo si fa sempre più incalzante.
La nostra eccitazione è ormai alle stelle ed io continuo a scivolare con le mie labbra sul tuo corpo che vibra sotto di me.
La mia lingua gioca con il tuo stupendo ombelico e poi lentamente scendo verso il tuo basso ventre. I tuoi gemiti di piacere si fanno più intensi ed io ora con la faccia mi tuffo tra le tue bollenti cosce tremanti che dolcemente mi imprigionano, mentre tu con le mani sui miei capelli, mi attrai con forza a te.
Siamo in estasi, mentre le note continuano a scorrere...

.....

C’è qualcosa di profondamente sbagliato e allo stesso tempo troppo innocente in ciò che stiamo facendo. I contorni sfumano l’uno nell’altra. Una sovrastimolazione continua che non trova pace. Due semi sconosciuti che però sembrano conoscersi da una vita, senza nessun pregiudizio, solo con la voglia di amare, l’amore per una notte.
Io però non riesco a staccare la mente. lo avevo detto che la mia me predominante mi avrebbe presentato il conto, solo che speravo mi lasciasse almeno un po’ di tempo per soddisfarmi.
Il ritmo della tua lingua, che si abbevera senza parsimonia dalla fonte più segreta e nascosta, scandisce oscenamente il ritmo di questa lotta mentale, in cui qualcos’altro penetra facendosi spazio, dissipando finalmente la ragnatela di sensi di colpa e giudizi della mia altra me.
Intingi le dita, una sporca profonda pennellata, che scarica in me una folgore di inaspettato piacere. L’attesa si è conclusa, i pensieri quietati. Nessuno può saperlo tranne me, ma la tana è un po’ più vuota. Qualcuno, tra i miei demoni, si è svegliato ed è quello della fame.
Con la lingua continui a leccarmi, passando velocemente in verticale, girando attorno al piccolo centro di me che pulsa, vibra sotto le tue attente e misurate cure.
Mi muovo in simbiosi con te, le mie mani bastarde trattengono la tua nuca, ti stringono i capelli, forse ti sto facendo male, ma mi farò perdonare dopo, promesso.
Tu non ti sposterai da qui e non mi scoperai, finché non sarò venuta con le tue dita dentro e la tua bocca a raccogliere il frutto del tuo lavoro.
Il suono umido e vagamente osceno, di carne bagnata, contro e dentro altra carne, è accompagnato dai miei sospiri e da un’eretica preghiera blasfema “Dio…! Cazzo, sì… Non ti fermare, ti prego…”
I miei gemiti si spezzano a metà ad ogni cambio di ritmo, ormai le dita non bastano e non servono più, allo stesso tempo, la lingua ha fatto tutto ciò che poteva e mi ha ricoperta di saliva calda.
Ti vengo così, tra le labbra, in una pioggia di frasi ben poco educate per una ragazza. Nella mia più intima indecenza, assorbi le contrazioni del mio orgasmo mentre il mio demone si riaccomoda sazio nella sua tana.
Gli occhi chiusi, le mani abbandonate vicino ai fianchi, cerco di riprendere consapevolezza di me. Percepisco vagamente i tuoi movimenti tra le mie cosce ancora aperte, ancora fonte di umori deliziosamente vellutati e invitanti.
Ti sistemi meglio su di me e mi sussurri “Adesso ti fotto…”
Ti attiro a me con le mani sui fianchi e t’invito a farlo.
Entri senza resistenze, pezzo perfetto a completare il mio vuoto, incastrato fino in fondo, trattenuto dalle mie gambe, perdutamente innestato dentro un fodero di viziosa perdizione, mi scopi finalmente libero di raggiungere l’orgasmo tanto desiderato.
Ti lascio baciarmi, mordermi, sfogare tutta l’attesa accumulata, ma poi, quando sento che stai prendendo un ritmo troppo sostenuto ti blocco “Fermati, lasciami stare sopra.”
Non vorresti riemergere dal mio caldo pozzo dei desideri, ma a malincuore mi assecondi sedendoti contro lo schienale del divano.
“Mi devo far perdonare per prima, Ti accarezzo i capelli, ti avrò fatto male…” ti lecco una guancia sudata e molto lentamente mi abbasso reintroducendo avidamente la cappella.
Scendo piano lungo l’asta, in un’estenuante penetrazione auto indotta che ci fa tremare entrambi. Tu vuoi resistere a piantare il cazzo fino al fondo alla mia grondante intimità, io sto per godere di nuovo, indecentemente, aggrappata a te come all’albero di una nave sull’orlo di un naufragio.
Mi afferri i fianchi, mi rialzi appena e cominci a muoverti sotto di me. Hai capito che sto per perdere di nuovo il controllo e questa volta ti prendi la tua ben meritata parte, fuoriesci, rientri, t’insinui, penetri, tra di noi sgorga copioso, bisunto, lubrificante fatto dei miei umori.
Godi prima tu e mentre ti sento gemere, mi stringi i fianchi spasmodicamente, in un osceno rantolante liquido orgasmo, ti liberi finalmente dal pesante fardello di questa sessione di scrittura, seguito dal mio secondo orgasmo, che mi attraversa completamente, lasciandomi sfinita su di te.
Penso che ci chiederanno i danni per il divano, quando scopriranno il casino che
abbiamo fatto.

.....

Il nostro racconto a quattro mani, mi sembra che sia venuto piuttosto bene pure lui!


scritto il
2024-10-02
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