Gli zii perbene - Parte 01

di
genere
dominazione

«Abbassati i calzoni e vieni qui.»
Sabrina sgranò gli occhi e fissò i suoi zii come se li avesse incontrati per la prima volta solo quel giorno, due estranei non l’avrebbero spaventata altrettanto intensamente.
Eugenio, in particolare, che aveva gli stessi lineamenti di suo padre non sembrava affatto la persona solare e affabile che aveva incontrato durante le vacanze estive degli anni scorsi, così diverso da suo padre sempre serio e imbronciato.
Adesso le pareva di averlo di nuovo davanti - suo padre - anche se sapeva che si trovava a Roma, a oltre cento chilometri di distanza; l’aveva spedita tra i monti della Tolfa, a casa dello zio, solo poche ore fa.

Le aveva detto «Mi hai deluso per l'ultima volta, signorina» Livio, nel suo gessato da alto dirigente della Banca d'Italia, l’aveva fissata accigliato, che sembrava lanciare dardi infuocati da sotto i folti capelli grigi «Hai preso un debito in tre materie... li hai fatti incazzare tutti, persino il professore di educazione fisica!»
«Il Remondi è un pezzo di—»
Livio abbattè la mano nodosa sul piano della scrivania, il cuoio di cui era ricoperta sobbalzò e fece saltare la penna lì accanto, i fogli, la cartella e pure i cubetti di palissandro con le date del calendario. Lei adorava il profumo di quei cubi, ma in quel momento era sobbalzata con loro. Il colpo ebbe l'effetto di riportare l'attenzione su suo padre.
«Ho dovuto parlarne con tua madre, ieri sera, e sai quanto io detesti farlo!» una vena prese a pulsargli sulla tempia. Succedeva sempre quando stava per esplodere di rabbia e poteva solo immaginare cosa, lui e la mamma, erano stati capaci di urlarsi contro.
Sabrina fece un passo indietro.

«Come hai immaginato la cosa si è risolta in una lite furibonda, ma su due cose ci siamo ritrovati d'accordo» espirò e tornò ad appoggiarsi contro il cuoio dello schienale «Puoi scordarti di andare in crociera con le tue amiche questa esta—»
«No, la crociera no, papà sei proprio uno stronzo!» il tuono, fuori dell'ampia finestra che affacciava su piazza dell'Orologio, sottolineò la sua ribellione meglio di qualsiasi urlo, pugno stretto o piede sbattuto. Le era parso che persino Dio fosse contrario alla decisione appena comunicata.
Purtroppo suo padre era ateo «Oltre ad annullare la prenotazione per la crociera, andrai da mio fratello a prepararti agli esami di riparazione. Gli ho chiesto di farti studiare, sua moglie Marisa insegna matematica alla Sapienza, ti farà recuperare il debito a modino, per educazione fisica ci penserà Eugenio, ma grazie ai loro metodi imparerai non solo a studiare con efficienza, ma a comportarti in modo consono a una ragazza che a settembre NON ripeterà il quarto anno del liceo» appoggiò entrambe le mani sulla scrivania e il nasone dantesco che dominava il centro del suo viso le sembrò che stesse per colpirla tanto s'era chinato in avanti. Lei si consolò con fatto che aveva ereditato gli occhi verdi e il nasino all'insù di sua madre.
Stronza pure lei che mi ha tolto vacanza per costringermi a studiare!
«Non è giusto!» strinse i pugni.
«La vita non è mai giusta. Ora fila in camera tua a preparare i bagagli e non scordarti i libri: parti oggi pomeriggio e se dovessi fallire ti tolgo da scuola, taglio l'assegno al minimo di legge e te ne vai a vivere da sola: hai l’età per farlo.» Tornò a sedersi, le mani nodose presero a sistemare gli oggetti mandati all'aria dallo scatto d'ira di poco prima.
«La mamma non te lo permetterà!» aveva provato a minacciarlo, come al solito. Teresa era stata sua moglie, ma era pure un avvocato con i contro attributi e aveva imposto tutte le condizioni più favorevoli per lei al momento del divorzio.
«Tua madre è d'accordissimo, telefonale se vuoi, ora fila. Sparisci. Non farti più sentire o anche solo annusare finché non hai passato quegli esami e col massimo dei voti.»
scritto il
2024-10-11
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