Giulia e Riccardo pt12

di
genere
etero

Quella voce così dolce, profonda e con una padronanza della lingua incantó Nadia come un cobra davanti ad un flauto.
A parlare era il Dottor Traversi, genovese, primario di cardiochirurgia. Il suo aspetto non era nulla di eccezionale, leggermente calvo, portava gli occhiali, altezza nella media ma con un carisma enorme.
Carlo, dal canto suo aveva il corpo in quel hotel ma la testa nella clinica a sbattersi Sandra e Stefania in tandem.
Quello del dottor Maurizio Traversi sarebbe stato l' ultimo intervento della giornata lasciando poi il posto all' apericena in buffet.
Quando terminó l' intervento la folla si riunì nella saletta attigua dove cameriere sorridenti servivano le bevande.
Tra un brindisi e un altro Carlo alzò un po' troppo il gomito. Si reggeva a fatica e allora, già alle 21, era in camera a russare. Nadia, triste perché pensava che questo convegno potesse risollevare le sorti di un matrimonio, se ne vagava triste per tutto lo stabile. Arrivò in terrazza, si sedette su un tavolo a fissare il cielo.
Il dottor Traversi fece il suo ingresso poco dopo. Erano solo loro due, quindi fu quasi automatico per il dottore notare i capelli color ebano di Nadia.
L' occasione di attaccare bottone si presentò quando, nel cercare le sigarette, a Nadia le cadde il portafoglio senza che se ne rendesse conto. Maurizio, dietro di lei, se ne accorse.
"Signora, mi scusi se la disturbo", Nadia si girò e lo guardó male, Maurizio se ne accorse: "non si preoccupi, volevo solo dirle che le è caduto il portafoglio". Nadia, rossa in viso, si scusò per averlo guardato male e lo ringrazió.
Maurizio le disse che se proprio doveva ringraziarlo gli sarebbe piaciuto vedere una bella donna che sorrideva. Nadia accennò un sorriso che si coprí con la bocca.
"Ah, ho detto vedere, così come faccio?" le disse Maurizio tra il serio e il faceto.
Così Nadia l' accontentó. Maurizio le prese la mano, si porto il dorso alle labbra per il baciamano e si presentò: "Maurizio Traversi, di Genova".
"Nadia Pavan, di Verona".
M: "Verona dice? Eppure il suo accento non mi sembra veronese".
N: "In effetti sono figlia di immigrati siciliani, Pavan è il mio cognome da sposata, da nubile faccio Adrano".
M: "Capisco, collega?".
N: "No, accompagno mio marito, lui è un suo collega, ha una clinica privata, ora sta dormendo sotto i fumi di chissà quale alcolico".
M: "Capisco, ne ho fatti centinaia di questi convegni ed è sempre la stessa storia, ma, posso farle una domanda?".
N: "Non prima di sedersi, prendiamo qualcosa?".
Nadia prese un White Russian mentre Maurizio il più classico Cognac.
N: "Beh questa domanda?".
M: "Sa, col mio lavoro ho imparato a leggere la tristezza negli occhi delle persone, e lei ne ha tanta, come mai?".
N: "Sa, avevo ben altre aspettative su questo viaggio, ma non si sono realizzate, però non mi chieda altro".
Arrivarono gli alcolici, Maurizio e Nadia brindarono guardandosi negli occhi. Seguì un silenzio nel quale si guardarono profondamente.
Nadia fu la prima a romperlo: "Certo che stare rintanati qui dentro, con questa giornata, a pochi km da una delle più belle città del mondo non è il massimo".
M: "In effetti è vero, Roma è magica e poi ad Ottobre, circa il clima, dà il meglio di sé, io la conosco bene, ci venivo spesso con la mia ex moglie, ad ogni modo posso invitarla a Roma con me?".
Nadia si strozzò con lo spritz.
Maurizio allora si scusò per la sua troppa audacia ma la risposta di Nadia lo spiazzó, ma la donna dettó una condizione, niente domande sul suo matrimonio. Suggellarono quel patto con una stretta di mano e, in un quarto d'ora già erano nell' Audi di Maurizio direzione Roma.
Arrivati Maurizio si dimostrò un ottimo Cicerone. Fecero una passeggiata ai fori, salirono al Campidoglio, si godettero i migliori panorami di Roma. Quanto rideva Nadia, quando camminava, sembrava una farfalla, quanto le mancava stare bene.
Anche Maurizio, nonostante si fosse svegliato presto quella mattina, non sentiva la stanchezza.
Purtroppo era ora di ritornare, saliti in macchina Nadia volle chiudere in bellezza.
Delicatamente accarezzava la coscia di Maurizio intento alla guida. L' uomo le ricordò che stava guidando ma Nadia si fece più audace e passò ad accarezzare il pacco. Non staccò neanche un momento la mano. Una dolce tortura per il povero guidatore.
Arrivati alla statale Maurizio svoltò per una stradina secondaria.
Nadia lo baciò, Maurizio ricambió.
Con maestria Nadia tiró fuori il cazzo di Maurizio, lo leccò, lo segó, se lo mise in bocca.
Maurizio godeva. Quella voce che prima l' aveva ipnotizzata adesso la faceva eccitare, ma la donna sapeva il fatto suo.
Maurizio: "Basta Nadia, sto venendo" ma Nadia ingoiò tutto.
"Caro Maurizio, questo è solo l'antipasto".
Mancarono venti minuti che Maurizio passò a guidare mentre Nadia a masturbarsi da sopra i pantaloni.
Venne giusto in tempo per entrare in hotel.
Conseguenza quasi naturale Maurizio la invitò in camera sua, Nadia accettò volentieri. Dopo tanto tornava ad assaporare quelle sensazioni, i momenti che precedono l'amore.
Dall' ascensore alla camera i due non staccarono nemmeno per un secondo le loro labbra, menomale che la chiave è magnetica.
Entrarono sempre attaccati staccandosi solo per spogliarsi.
Ora Nadia è a gambe larghe, distesa, pronta ad offrire la sua vulva alle cure del dottor Traversi.
Maurizio cominciò a dedicarsi anima, cuore e bocca dimostrando anche una certa maestria.
"Aaahh si, daiii, fammi sentire donna, desiderata e puttana".
Ora Maurizio si dedicó al clitoride chiudendolo nelle sue labbra. Nadia agevolò aprendosi la fregna con le mani.
Nadia era un fiume in piena, raggiunse il culmine di piacere spingendo la testa di Maurizio contro di sé.
Esaurito l' effetto dell' orgasmo Maurizio si adagiò a fianco alla donna, guardandosi intensamente si accarezzarono.
"Quanto sei bella Nadia, sei proprio una gran donna".
A quelle parole Nadia decise di riprendere.
Issandosi sopra Maurizio si infilò il cazzo nella fica e cominció subito a cavalcare.
Maurizio le afferrò le terga.
"Dai ficcami un dito in culo". Maurizio non se lo fece ripetere due volte. Nadia rispose con degli urli strozzati in gola. Nadia era una bellezza della natura avvolta nel godimento più assoluto.
"Si Nadia, che puttana che sei", ormai la galanteria non aveva più senso.
"Si, sono una troia", che bello.
Staccatasi da Maurizio Nadia si mise a pecora sul letto. Indicando il culo disse a Maurizio di prenderselo e di pomparla subito alla grande, che non doveva affatto preoccuparsi del dolore che tanto prima o poi sarebbe diventato piacere. Maurizio entrò non senza difficoltà ma eseguì l'ordine.
Nadia reagiva con qualche lamento che mitigò masturbandosi.
Il dottore capì subito quando il dolore diventó piacere e spinse ancora con più energia.
"Dai, prendimi a schiaffi!, forte".
Maurizio allora cominciò a darle schiaffi ricevendo un SI di approvazione ad ogni schiaffo dato.
Ormai anche il dottore era prossimo all'orgasmo. Nadia le disse di sborrarle nel culo. La sborrata del dottore ebbe la stessa forza di un fiume che rompe gli argini.
Nadia si sentiva quel calore che le provocò una scossa sottoforma di orgasmo. Erano venuti assieme.
Nadia ripulì il cazzo di Maurizio che rispondeva gemendo.
"Certo che il piatto principale è di una delizia unica" commentò Maurizio. Nadia corse in bagno a sistemarsi, lo baciò e se ne tornó in camera dove Carlo dormiva beatamente, Nadia sorrise pensando che quando è andato a dormire non ce le aveva ma poi quando si fossero svegliato si sarebbe ritrovato un paio di corna.
Il giorno dopo era ora di un altro convegno ma Carlo si era rotto e aveva prenotato il primo treno.
Nadia dovette rinunciare all' idea di scoparsi di nuovo Maurizio e, tristemente, accettò la scelta.
scritto il
2024-11-02
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