Via Pellegrino Matteucci 9 int 10
di
Andrea MCMLXXXIV
genere
tradimenti
Helena, 38 anni, di origine capoverdiana, condivideva insieme al marito Mino Gastaldo, l' appartamento dell' interno 10 all' ultimo piano. Il marito, ingegnere, è la cosiddetta brava persona, dedito al lavoro e alla famiglia, senza grilli per la testa.
Se da un lato è un bene, questo aspetto del marito si rispecchiava anche nel talamo nuziale, sempre le stesse posizioni, un sesso piatto, eppure le armi ce le ha Helena per provare a svegliare l' eros di Mino, altezza più di 1 m e 75, bocca carnosa, voce sensuale, due occhioni neri ed un sorriso bianchissimo che contrastava meravigliosamente quella carnagione mulatta.
Sapeva anche vestirsi bene, sensuale quando serviva. Ma Mino niente.
Helena fin da piccola mostrò un'attitudine per le lingue, riusciva ad apprendere bene. Parla ottimamente il portoghese, lo spagnolo, il francese, l' inglese e stava imparando anche il tedesco.
Dopo la scuola superiore prese una scuola di interprete.
Lavora part time come addetta all' accoglienza dei clienti all' aeroporto per conto di un tour operator. Era proprio tagliata per quel lavoro, abbastanza alta, bella presenza e vestiva bene.
Il giorno dopo avrebbe dovuto fare affiancamento ad un neo laureato in Scienze del Turismo.
Gli mandò un messaggio dandogli appuntamento al bar del terminal arrivi dell' aeroporto alle ore 8.
Il giorno dopo all' aeroporto incontrò Gabriele. Gabriele non era tanto felice di vederla, si era preso una cotta per lei durante le lezioni di latino americano. Poi trasformata in ossessione. Aveva lasciato il corso per cercare di togliersela dalla testa e c'era pure riuscito.
Quando la donna si avvicinò Gabriele notó un particolare, il cartellino appesa alla camicia con il nome dell' azienda e con il suo nome.
"No, cazzo, è lei la mia tutor", avrebbe voluto maledire il destino ma fece buon viso a cattivo gioco.
Helena era vestita con un pantalone, una camicetta ed indossava delle scarpe con poco tacco.
"Gabriiiii ma che bello vedertiiii".
"Helena come stai?".
"Bene, te piuttosto, perché hai lasciato il corso di ballo? Eri un ottimo cavaliere".
Gabriele, mentendo, disse che era a causa dell' università, che voleva dedicarsi solo a quella.
"Ora non fai che sparisci, scusa ma devo andare". La donna prese posto nella sua postazione.
Erano le 8.05, Helena bofonchiava qualcosa riguardo a quel ragazzo in ritardo. Gabriele cercò di attirare l'attenzione ma niente, stufa stava chiamando il principale quando Gabriele, sentito tutto, le sequestró il cellulare e si presentò: "Piacere, Gabriele Catalani, sono qui per l' affiancamento, e, per dovere di cronaca, io stavo qui alle 7.45". Finita la frase le riconsegnò il telefono. I due scoppiarono a ridere.
Gabriele imparò in fretta tanto che la donna era felice di poter anche andare al bagno tranquilla. I mesi passarono e Gabriele acquistava sempre più padronanza. Con Helena si incontrarono di rado ma il diavolo stava per metterci la coda.
Un grande evento stava per arrivare ed il tuor operator doveva organizzare tutto, accoglienza, spostamenti, alberghi.
Quando alla voce organizzatori Gabriele il suo nome accanto a quello di Helena, quasi gli venne un colpo.
Sarebbero stati una settimana in stretto contatto. Era una persecuzione ma non poteva lasciare il lavoro, la paga era buona.
Tre giorni prima dell' evento Helena invitò Gabriele per un briefing a casa sua. Gabriele non poteva rifiutare, avrebbero dovuto consegnare il piano di lavoro il prima possibile.
Quel giorno arrivò. Helena aprì a Gabriele in canotta, gonna lunga e ciabatte, abbigliamento casalingo. Bevvero un sorso di rhum e si misero a lavoro. Finito questo passarono ai convenevoli ma Helena vedeva che il ragazzo non era a suo agio.
"Gabri tutto bene?".
"No cazzo che non va tutto bene".
Helena rimase spaventata.
"Gabriele mi hai messo paura, cos'hai?".
"Ma chissenefrega, devo parlare, non ce la faccio più! Ecco Helena il problema sei te!".
"Che ti ho fatto?".
"Mi hai reso la vita impossibile. Adesso vuoto il sacco. Sei bellissima, dal primo giorno che ti ho visto ti ho desiderato. Mi piace il tuo viso, il tuo corpo, il modo per come ti muovi, la tua voce, insomma tutto. Il fatto che ho lasciato il corso per l' università è vero al 50%, l' altro 50% sei te, non riuscivo più a dare un esame perché avevo in mente sempre te. Ti sognavo la notte mentre ci davano al piacere più estremo. Insomma Helena mi fai impazzire!". Helena rimase impietrita.
"Ora l'ho detto! Adesso prendo la mia roba e me ne vado, domani chiamerò e mi farò assegnare ad un altro incarico, rinuncio a tutto ma una settimana con te morirei".
Gabriele stava andando verso la porta. Helena con scatto felino lo raggiunse, lo attaccò al muro e se lo baciò. Dopo un momento di sorpresa nel quale non gli è parso vero rispose al bacio mettendole le mani ovunque poteva.
"Ora dovrai farmi tutto quello che hai sognato..."
"Helena sei sicura?".
"Si, in fondo devo sdebitarmi perché ti ho reso la vita impossibile, condurrai tu il gioco".
Per prima cosa Gabriele la fece spogliare, le sfilò il perizoma beige e poi le massaggiò il clitoride.
Helena già era bagnata dapprima, figurarsi ora.
L' uomo, non staccando mai le dita dal clitoride, le baciò ripetutamente le labbra per poi piegare la lingua e penetrarla.
"Mmm si che bello" ansimò Helena.
L' uomo non smise, come nei suoi sogni ci mise più vigore, ora il clitoride era vittima delle labbra le quali lo succhiavano come se fosse un piccolo cazzo.
"Mmm che sogni da maiale che fai".
Gabriele non le diede minimamente ascolto. Continuò fino a che la donna venne.
"Ora prendimelo in bocca" disse Gabriele svelando un arnese di tutto rispetto. Helena erano anni che non faceva pompini al marito ma per lei era come andare in bici, una volta imparato non si sarebbe mai più dimenticata, ma era Gabriele che doveva condurre il gioco.
"Ora, prima lo guardi un po' e poi lo seghi pian piano. Poi comincia a leccarmi le palle e poi succhiale. Helena obbedì, Gabriele, tra un rantolo e l' altro si complimentó per la bravura della donna.
"Bene, ora prendilo in bocca sempre piano piano cominciando dalla cappella", anche qui la donna eseguì gli ordini senza fare storie.
"Poi gradualmente infilalo sempre di più e quando arrivi in gola apri il più possibile la bocca. Nel frattempo toccati quella bella fighetta esotica".
Quando la punta del glande raggiunse la gola lasciando quasi un quarto del cazzo fuori Gabriele cominciò a fotterla. Helena emetteva rantoli con un rivolo di bava che colava di lato.
"Adesso lo tirerò fuori, sicuramente sarà pieno della tua saliva, ti fammi una sega velocemente".
Gabriele tolse il pene e la donna riprese a respirare e a eseguire i suoi ordini.
Dopo un po' Gabriele tiró su la donna, la vide per un attimo, quel corpo mulatto tosto in ogni fibra di muscolo era lì. Le tette che sfidano la gravità e quella vulva completamente libera da peli erano lì e Gabriele era spettatore non pagante.
L' uomo prese per mano Helena, si avvicinò alle sue orecchie e le sussurrò: "sono inebriato da te, sei bellissima, e nuda sei ancora più bella che nei miei sogni".
La donna se lo abbracciò. Poi Gabriele la fece sdraiare sul letto e, da sopra, cominciò ad aderire il suo corpo.
Il cazzo entrò senza nessun ausilio e di colpo. Come nei sogni. Helena urlava di goduria mentre il cazzo giovane di Gabriele la pompava.
Come nel sogno, mentre la pompava, cominció a baciarla. Il ritmo era frenetico. Helena venne: "Siiiii Gabriiiiiiii". Gabriele si staccò, voleva vedere quel dolce viso d'Africa venire. Sempre più bella".
Ripresasi dall' orgasmo chiese a Gabriele quale fosse il prossimo step. Gabriele tentennò, ancora non era sicuro di poter osare ma la donna capì al volo. Mettendosi a pecora aprì le natiche per far capire a Gabriele che poteva osare. "Era questo che volevi? E che sognavi?". Gabriele, infilando il cazzo rispose con un secco SI.
Helena finalmente poteva provare di nuovo la gioia di essere inculata. Si sentiva squarciare in due.
"Helena nel sogno mi incitavi". Allora Helena cominciò ad incitarlo a scoparla sempre più forte. Gabriele era una forza della natura. La pompava più forte che poteva. Helena era sempre più in preda a deliri mistici.
Gabriele cambiò buco. Ora era la patata capoverdiana di Helena che era sotto assedio. Come prima questa non ebbe alcuna difficoltà ad accoglierlo. Gabriele godeva e dicendo ad Helena di essere sempre più bella. Helena gemeva. "Siii Gabriiiiiii", un ennesimo orgasmo stava bussando.
Gabriele ordinò ad Helena di aprire la bocca e passare la punta della lingua sulla punta della cappella. "Siiii Helena vengoooooooo".
Gabriele indirizzò tutto lo sperma in bocca alla donna che lo ingoiò senza problemi. Steso sul letto Gabriele era la quintessenza della beatitudine.
Helena, tirandogli i vestiti gli disse: "Sai, l' evento si sposta anche in un'altra città e la direzione ha scelto noi due, quindi due giorni dovremmo farceli in albergo" con occhiolino finale.
Se da un lato è un bene, questo aspetto del marito si rispecchiava anche nel talamo nuziale, sempre le stesse posizioni, un sesso piatto, eppure le armi ce le ha Helena per provare a svegliare l' eros di Mino, altezza più di 1 m e 75, bocca carnosa, voce sensuale, due occhioni neri ed un sorriso bianchissimo che contrastava meravigliosamente quella carnagione mulatta.
Sapeva anche vestirsi bene, sensuale quando serviva. Ma Mino niente.
Helena fin da piccola mostrò un'attitudine per le lingue, riusciva ad apprendere bene. Parla ottimamente il portoghese, lo spagnolo, il francese, l' inglese e stava imparando anche il tedesco.
Dopo la scuola superiore prese una scuola di interprete.
Lavora part time come addetta all' accoglienza dei clienti all' aeroporto per conto di un tour operator. Era proprio tagliata per quel lavoro, abbastanza alta, bella presenza e vestiva bene.
Il giorno dopo avrebbe dovuto fare affiancamento ad un neo laureato in Scienze del Turismo.
Gli mandò un messaggio dandogli appuntamento al bar del terminal arrivi dell' aeroporto alle ore 8.
Il giorno dopo all' aeroporto incontrò Gabriele. Gabriele non era tanto felice di vederla, si era preso una cotta per lei durante le lezioni di latino americano. Poi trasformata in ossessione. Aveva lasciato il corso per cercare di togliersela dalla testa e c'era pure riuscito.
Quando la donna si avvicinò Gabriele notó un particolare, il cartellino appesa alla camicia con il nome dell' azienda e con il suo nome.
"No, cazzo, è lei la mia tutor", avrebbe voluto maledire il destino ma fece buon viso a cattivo gioco.
Helena era vestita con un pantalone, una camicetta ed indossava delle scarpe con poco tacco.
"Gabriiiii ma che bello vedertiiii".
"Helena come stai?".
"Bene, te piuttosto, perché hai lasciato il corso di ballo? Eri un ottimo cavaliere".
Gabriele, mentendo, disse che era a causa dell' università, che voleva dedicarsi solo a quella.
"Ora non fai che sparisci, scusa ma devo andare". La donna prese posto nella sua postazione.
Erano le 8.05, Helena bofonchiava qualcosa riguardo a quel ragazzo in ritardo. Gabriele cercò di attirare l'attenzione ma niente, stufa stava chiamando il principale quando Gabriele, sentito tutto, le sequestró il cellulare e si presentò: "Piacere, Gabriele Catalani, sono qui per l' affiancamento, e, per dovere di cronaca, io stavo qui alle 7.45". Finita la frase le riconsegnò il telefono. I due scoppiarono a ridere.
Gabriele imparò in fretta tanto che la donna era felice di poter anche andare al bagno tranquilla. I mesi passarono e Gabriele acquistava sempre più padronanza. Con Helena si incontrarono di rado ma il diavolo stava per metterci la coda.
Un grande evento stava per arrivare ed il tuor operator doveva organizzare tutto, accoglienza, spostamenti, alberghi.
Quando alla voce organizzatori Gabriele il suo nome accanto a quello di Helena, quasi gli venne un colpo.
Sarebbero stati una settimana in stretto contatto. Era una persecuzione ma non poteva lasciare il lavoro, la paga era buona.
Tre giorni prima dell' evento Helena invitò Gabriele per un briefing a casa sua. Gabriele non poteva rifiutare, avrebbero dovuto consegnare il piano di lavoro il prima possibile.
Quel giorno arrivò. Helena aprì a Gabriele in canotta, gonna lunga e ciabatte, abbigliamento casalingo. Bevvero un sorso di rhum e si misero a lavoro. Finito questo passarono ai convenevoli ma Helena vedeva che il ragazzo non era a suo agio.
"Gabri tutto bene?".
"No cazzo che non va tutto bene".
Helena rimase spaventata.
"Gabriele mi hai messo paura, cos'hai?".
"Ma chissenefrega, devo parlare, non ce la faccio più! Ecco Helena il problema sei te!".
"Che ti ho fatto?".
"Mi hai reso la vita impossibile. Adesso vuoto il sacco. Sei bellissima, dal primo giorno che ti ho visto ti ho desiderato. Mi piace il tuo viso, il tuo corpo, il modo per come ti muovi, la tua voce, insomma tutto. Il fatto che ho lasciato il corso per l' università è vero al 50%, l' altro 50% sei te, non riuscivo più a dare un esame perché avevo in mente sempre te. Ti sognavo la notte mentre ci davano al piacere più estremo. Insomma Helena mi fai impazzire!". Helena rimase impietrita.
"Ora l'ho detto! Adesso prendo la mia roba e me ne vado, domani chiamerò e mi farò assegnare ad un altro incarico, rinuncio a tutto ma una settimana con te morirei".
Gabriele stava andando verso la porta. Helena con scatto felino lo raggiunse, lo attaccò al muro e se lo baciò. Dopo un momento di sorpresa nel quale non gli è parso vero rispose al bacio mettendole le mani ovunque poteva.
"Ora dovrai farmi tutto quello che hai sognato..."
"Helena sei sicura?".
"Si, in fondo devo sdebitarmi perché ti ho reso la vita impossibile, condurrai tu il gioco".
Per prima cosa Gabriele la fece spogliare, le sfilò il perizoma beige e poi le massaggiò il clitoride.
Helena già era bagnata dapprima, figurarsi ora.
L' uomo, non staccando mai le dita dal clitoride, le baciò ripetutamente le labbra per poi piegare la lingua e penetrarla.
"Mmm si che bello" ansimò Helena.
L' uomo non smise, come nei suoi sogni ci mise più vigore, ora il clitoride era vittima delle labbra le quali lo succhiavano come se fosse un piccolo cazzo.
"Mmm che sogni da maiale che fai".
Gabriele non le diede minimamente ascolto. Continuò fino a che la donna venne.
"Ora prendimelo in bocca" disse Gabriele svelando un arnese di tutto rispetto. Helena erano anni che non faceva pompini al marito ma per lei era come andare in bici, una volta imparato non si sarebbe mai più dimenticata, ma era Gabriele che doveva condurre il gioco.
"Ora, prima lo guardi un po' e poi lo seghi pian piano. Poi comincia a leccarmi le palle e poi succhiale. Helena obbedì, Gabriele, tra un rantolo e l' altro si complimentó per la bravura della donna.
"Bene, ora prendilo in bocca sempre piano piano cominciando dalla cappella", anche qui la donna eseguì gli ordini senza fare storie.
"Poi gradualmente infilalo sempre di più e quando arrivi in gola apri il più possibile la bocca. Nel frattempo toccati quella bella fighetta esotica".
Quando la punta del glande raggiunse la gola lasciando quasi un quarto del cazzo fuori Gabriele cominciò a fotterla. Helena emetteva rantoli con un rivolo di bava che colava di lato.
"Adesso lo tirerò fuori, sicuramente sarà pieno della tua saliva, ti fammi una sega velocemente".
Gabriele tolse il pene e la donna riprese a respirare e a eseguire i suoi ordini.
Dopo un po' Gabriele tiró su la donna, la vide per un attimo, quel corpo mulatto tosto in ogni fibra di muscolo era lì. Le tette che sfidano la gravità e quella vulva completamente libera da peli erano lì e Gabriele era spettatore non pagante.
L' uomo prese per mano Helena, si avvicinò alle sue orecchie e le sussurrò: "sono inebriato da te, sei bellissima, e nuda sei ancora più bella che nei miei sogni".
La donna se lo abbracciò. Poi Gabriele la fece sdraiare sul letto e, da sopra, cominciò ad aderire il suo corpo.
Il cazzo entrò senza nessun ausilio e di colpo. Come nei sogni. Helena urlava di goduria mentre il cazzo giovane di Gabriele la pompava.
Come nel sogno, mentre la pompava, cominció a baciarla. Il ritmo era frenetico. Helena venne: "Siiiii Gabriiiiiiii". Gabriele si staccò, voleva vedere quel dolce viso d'Africa venire. Sempre più bella".
Ripresasi dall' orgasmo chiese a Gabriele quale fosse il prossimo step. Gabriele tentennò, ancora non era sicuro di poter osare ma la donna capì al volo. Mettendosi a pecora aprì le natiche per far capire a Gabriele che poteva osare. "Era questo che volevi? E che sognavi?". Gabriele, infilando il cazzo rispose con un secco SI.
Helena finalmente poteva provare di nuovo la gioia di essere inculata. Si sentiva squarciare in due.
"Helena nel sogno mi incitavi". Allora Helena cominciò ad incitarlo a scoparla sempre più forte. Gabriele era una forza della natura. La pompava più forte che poteva. Helena era sempre più in preda a deliri mistici.
Gabriele cambiò buco. Ora era la patata capoverdiana di Helena che era sotto assedio. Come prima questa non ebbe alcuna difficoltà ad accoglierlo. Gabriele godeva e dicendo ad Helena di essere sempre più bella. Helena gemeva. "Siii Gabriiiiiii", un ennesimo orgasmo stava bussando.
Gabriele ordinò ad Helena di aprire la bocca e passare la punta della lingua sulla punta della cappella. "Siiii Helena vengoooooooo".
Gabriele indirizzò tutto lo sperma in bocca alla donna che lo ingoiò senza problemi. Steso sul letto Gabriele era la quintessenza della beatitudine.
Helena, tirandogli i vestiti gli disse: "Sai, l' evento si sposta anche in un'altra città e la direzione ha scelto noi due, quindi due giorni dovremmo farceli in albergo" con occhiolino finale.
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