Il saluto alla professoressa C.

di
genere
etero

Esposi la mia tesi di laurea per primo, dopo essere stato brevemente presentato dalla mia relatrice, la professoressa C. Non aveva fatto grossi preamboli, era andata dritta al punto e durante l'esposizione si era bellamente estraniata, fra cellulare, sguardo all'aula e chiacchiere con il professore più vicino. Si era risentita del fatto che l'avevo ignorata interrompendo il suo gioco di potere. Sedetti di nuovo fra i banchi dopo l'esposizione e passammo il restante tempo della seduta a sfidarci con lo sguardo. Dopo la proclamazione si avvicinò a me, che parlavo con la mia famiglia e qualche amico.
"Caro V., i miei complimenti per il lavoro ed il voto finale, davvero meritato", sguardo e voce falsi, sorriso di circostanza per i miei lì vicini
"Grazie professoressa, se vuole passo nel suo studio per darle una copia della tesi ed un piccolo pensiero"
Passò qualche secondo prima che accettasse, tanto che anche i miei furono straniti da quel tempo vuoto.
Salutai tutti, dando appuntamento a più tardi in centro per iniziare a festeggiare. Salii con passo deciso verso lo studio della professoressa, lì dove tutto era iniziato. Bussai con forza e senza neanche attendere una risposta entrai. Trovai la professoressa in piedi alla finestra, di profilo rispetto alla mia posizione. Per tutta la seduta avevo fantasticato sul suo corpo, quel giorno avvolto da un fantastico completo di giacca e pantaloni blu acceso, neanche a dirlo fasciante nei punti giusti. Si girò appena.
"Sei uno stronzo"
"Solo perché ho rotto il tuo gioco e non sono stato alle regole?"
Si avvicinò e capii che stava per tirarmi uno schiaffo, come sempre, così le bloccai le mani preventivamente.
"Come ti permetti…" sussurrò lei
"Ho capito il tuo meccanismo, penso tu che abbia bisogno di essere un po' messa in riga"
La spinsi contro il muro, bloccandole i polsi in alto sopra la testa. Mi poggiai a lei ed i nostri visi furono subito a contatto. In così tanto tempo di gioco, non ci eravamo ancora neanche baciati. La situazione mi eccitò molto e difatti il mio pene rispose subito. I tessuti leggeri dei nostri completi rendevano molto facile sentire la sensazione della pelle calda. La guardai negli occhi.
"Ora giochiamo sul serio, da adulti"
La baciai. Stranamente non sapeva di fumo e ne rimasi sorpreso. Un bacio umido, che tante volte avevo immaginato e che arrivato alla seduta pensavo non avrei mai avuto. Cercava avidamente me, con le labbra e col corpo, provando a divincolarsi. Ci baciammo a lungo, finché non le lasciai i polsi per provare a toccarla. Lei provò subito a riprendere il controllo tirandomi i capelli ma ero troppo carico per lasciarla fare. Le tolsi la mano dai capelli e la misi faccia al muro, poggiando il mio pene ed il mio corpo su di lei. Stava ancora cercando di allontanarsi dal muro quando le presi la camicetta e la tirai con forza anche eccessiva, facendo volare via tutti i bottoni.
"Sei un grandissimo stronzo!" lei era palesemente furibonda e piena di desiderio. La palpai a piene mani. La sua terza piena stava bene, soda nonostante i cinquanta e passa anni. Le baciai e leccai il collo, mentre il pene poggiato sul suo culo spingeva e chiedeva libertà. Feci entrare le mani sotto il reggiseno per godermi i suoi capezzoli ma lei si oppose. Si spinse via dal muro, sorprendendomi. Si girò e mi spinse ancora in mezzo alla stanza, prendendomi poi dal collo.
"No no, qui continuo a comandare io" disse quasi urlando
"Hai finito di comandare un po' di tempo fa", la riuscii a spingere contro la scrivania, riprendendo a baciarla. Le mani esploravano il corpo caldo ed il seno a disposizione. Lei teneva le mani rigide sulla scrivania, pur rispondendo al bacio con passione. Avevo una gran voglia di punirla per la frustrazione dell'attesa. Con decisione la feci piegare a novanta sulla sua stessa scrivania, da dove chissà quanti altri studenti aveva visto inginocchiarsi come aveva chiesto a me. Il culo e le gambe chiaramente allenate mi invitavano. La prima sculacciata forse la sorprese perché tentò di farmi smettere e rimettersi in piedi. Alla seconda la tenni con l'altra mano contro la scrivania.
"Non ti piace? Sembri amare gli schiaffi" dissi continuando a sculacciarla, prima un lato e poi l'altro, passando ogni tanto la mano in mezzo alle gambe. Si stava palesemente bagnando ed aveva smesso di opporre resistenza, allargando meglio le gambe.
"Io ti rovino, coglione" mi disse a denti stretti, mentre altri colpi arrivavano sui suoi glutei. Il medio indugiava in mezzo e lei non riusciva a contenere il piacere.
"Sappiamo tutti e due che non farai nulla" la alzai dalla scrivania per limonarla ancora e approfittai del momento per tirarlo fuori e appoggiarglielo senza troppi complimenti in mano. Mi guardò con uno sguardo strano, divertita, vogliosa, arrabbiata.
"Mi pare di averti già segato, no?"
"Dobbiamo andare oltre"
Mi segò bene e con piacere, cercando il contatto con il mio corpo e baciandomi ancora. Forse stava uscendo dal suo personaggio?
"Sappi che lo faccio solo per il mio piacere, stronzo" sussurrò prima di scendere piano ed inginocchiarsi. Mi guardò negli occhi a lungo prima di leccare piano il glande. Ecco, aspettavo quel momento da tanto. La professoressa in ginocchio ai miei piedi. Raccolse con calma i ricci in una coda e poi iniziò a succhiarmelo. Sentivo le labbra rovinate dal fumo percorrere il mio pene e bagnarlo. Si aiutava con la mano, che accompagnava la bocca. Mi teneva gli occhi addosso. Succhiava con gusto ed esperienza il glande, prima di nasconderlo in bocca e far seguire tutto il resto. Ad ogni movimento ne prendeva un po' di più, fino a farlo sparire totalmente. Lo tirò fuori sorridendo e riprese. Io godevo di quel lavoro. Quando provai a guidarla dai capelli mi tolse la mano. Doveva dirigere lei. Continuò a succhiarlo bene prendendolo ancora tutto. Io non ce la facevo più. Volevo di più.
"Ora cambiamo" dissi deciso, allontanandomi da lei "Alzati, professoressa"
Si alzò dirigendosi verso me e limonandomi. Sapeva di cazzo. Avevo bisogno di andare oltre. Le chiesi di mettersi sulla scrivania ma lei per tutta risposta si piegò a novanta su un mobile vicino la finestra, della giusta altezza. Chissà quante volte lo aveva già usato. Mi guardò e mi invitò ad avvicinarmi, muovendo piano il culo.
"Avanti, lo so che mi vuoi… dammi piacere"
Mi avvicinai, sperando che le tende chiuse ci nascondessero ma non troppo, un'ombra in controluce sarebbe stata perfetta. Le abbassai i pantaloni senza toglierli, scoprendo una bella brasiliana ed un culetto arrossato dai miei schiaffi. Ne diedi altri ma senza la rabbia di prima. Le spostai di lato l'intimo senza toglierlo. Lei mi guardava godendosi il momento. Io avevo aspettato quel momento da mesi, sudando per gli esami e per la tesi, senza il suo aiuto. Me lo meritavo. E così la penetrai. Lei ansimò di risposta mentre entravo e non mi fermai finché non entrò tutto. Restai fermo qualche secondo a godermi il momento e poi iniziammo a scopare. Lei muoveva il corpo cercando di farmi penetrare di più mentre io tenendomi ai suoi fianchi tenevo il ritmo. I colpi secchi e pieni sicuro sarebbero stati sentiti negli studi nelle vicinanze, così come i nostri gemiti.
"Professoressa, me la sono proprio guadagnata…"
"Zitto e scopami" mi rispose lei arrabbiata, cercandomi ancora di più.
La presi quindi dagli avambracci e la scopai più forte e veloce. Gemeva forte ora.
"Non ti accontenti mai"
"Mai, stronzo"
Continuai a scoparla a lungo, seguendo il suo corpo con le mani, passando da una presa all'altra. Ero sul limite e cercavo di trattenermi per prolungare il piacere tanto desiderato. Mi fece cenno di fermarmi, così rimani dentro di lei con il pene pulsante e duro.
"Alla fine te lo sei meritato" disse lei facendomi scivolare fuori. Si inginocchiò ancora una volta e mi guardò negli occhi. Iniziò a segarmi ed avvicinò il viso al pene.
"Sei stato bravo ed hai avuto le palle di fermarmi… non tutti l'hanno fatto"
Non avrei resistito ancora. Tirò fuori la lingua e poggiò il glande gonfio lì. Bastarono pochi movimenti per farmi venire. Schizzai tanto, andando anche oltre la lingua, su bocca, naso, guance, in un orgasmo potente. Lei aspettò che finissi, buttò giù come se niente fosse e si ripulì, ingoiando nuovamente.
"Ora esci da questa stanza, non dici a nessuno ciò che è successo e sparisci dalla mia vita"
Soddisfatto e ancora inebriato la guardai, mi ripulii alla meglio rivestendomi e mi incamminai verso la porta. Mi fermai con la maniglia in mano, confuso.
"Accetti dottorandi?"
"Sparisci"
Le sorrisi. Avevamo vinto entrambi. Non ci rivedemmo più.
scritto il
2024-11-26
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