Le mutandine e il rituale della giovane cubana
di
PifferaioMagico
genere
trio
«Mia nonna – lei era originaria della provincia di Nuoro – ci raccontava che una bambina nata a mezzanotte la notte di Natale sarebbe diventata strega. Allo stesso modo sarebbe diventata strega anche la settima figlia, se femmina».
Con l'accento tipico della zona di Alghero, Maria Orrosa mi diceva queste cose nel tentativo sadico di spaventarmi. Ma invece l'atmosfera mi eccitava e al tempo stesso incuriosiva.
«Ce n'erano in ogni angolo di Sardegna. Erano donne più brutte della media, magari un poco più pelose del normale, con uno sguardo tra il malefico e il diabolico. Secondo la leggenda, le streghe erano dette anche vampiro, perché succhiavano il sangue di quei neonati che ancora non avevano ricevuto il battesimo».
Nel semi-buio della stanza, mentre mi raccontava queste cose – eravamo entrambi seduti di fronte al camino – sua figlia adottiva Milagros (cubana, diciannovenne, modella di professione) mi guardava da un lato con un temperamento che definirei passionale. Di certo, così come la madre, anche la ragazza voleva in qualche modo suscitare in me una sorta di inquietudine. Con un gesto involontariamente sensuale la sua mano era scivolata dalla coscia all'inguine, sfregando il morbido vestito di lana.
«Sospinta da un istinto irresistibile – continuava il racconto – la strega vampiro si alzava dal letto appena prima della mezzanotte, facendo attenzione a non farsi notare da nessuno. Si muoveva con passo silenzioso, come se volesse sfuggire a un destino che la chiamava, eppure senza poter ignorare il richiamo che le serpeggiava nel petto. Con fare quasi meccanico, si spalmava un unguento misterioso su alcune parti del corpo – le ascelle e la pianta dei piedi – capace di alterare la mente e i sensi, di sospingerla in uno stato di semi-incoscienza, in un limbo tra il mondo reale e quello invisibile».
Interrompendosi per bere un sorso di vino tinto dal suo calice, nella tremolante luce delle fiamme Maria Orrosa sembrava ancora più bella e selvaggia dei suoi 45 anni di età. Nonostante fosse la proprietaria di questo bed & breakfast sulla costa di Alghero, dove mi trovavo ospite, il suo mestiere di art director la portava spesso a viaggiare fra Roma e Milano. Era in quell'ambiente pieno di registi e pubblicitari che aveva introdotto Milagros (detta Mila) a fare i primi servizi fotografici. Salvo poi aiutarla a entrare in una grande agenzia internazionale di modelle.
– Ehi Pifferaio, stai pensando all'unguento misterioso o al profilo di mia figlia? Come forse sai bene in Sardegna, terra selvaggia e ricca di segreti, non mancavano le erbe che avrebbero potuto avere un tale potere: l’orrosa ‘e cogas, la leggendaria rosa delle streghe, è una peonia selvaggia dai poteri misteriosi. Da lì nasce il mio nome, Maria Orrosa, che custodisco gelosamente in dialetto.
– Non ti piace essere chiamata Maria Rosa?
– Lo detesto, quindi non provarci. Lo faceva il mio ex capo milanese per indispettirmi e cercare di farmi sentire omologata. Ma l'effetto era nettamente contrario.
– Mamma, perché non gli racconti cosa succedeva attraverso il contatto con queste erbe e con un paio di parole incantate?
Sempre di più Mila era decisa a scuotere il mio aplomb capitolino. Senza dare nell'occhio, con movimento lento aveva allungato sul divano prima una gamba e poi l'altra, sollevando di poco il vestito e lasciando intravedere il bordo delle autoreggenti.
– Allora mia nonna ci spiegava che la strega riusciva a compiere un’impresa straordinaria. In pochi istanti, il suo corpo si dissolveva nel buio della notte, e la sua mente veniva proiettata in un altro luogo: la casa di una donna che aveva partorito da poco, lontana, distante migliaia di chilometri, eppure, per chi conosceva i segreti della magia, vicinissima. La leggenda raccontava che, grazie a quell’unguento e a quel rito, la strega potesse viaggiare nel tempo e nello spazio, come se fosse un'ombra che si spostava tra le pieghe della realtà.
*********
Quando il giorno dopo, appena rientrato a Roma, mi ero accorto di aver dimenticato in un cassetto del bed & breakfast una scatola con un oggetto prezioso, avevo richiamato Maria Orrosa pregandola di metterlo almeno in cassaforte.
– Ma di che oggetto si tratta? – mi aveva chiesto curiosa.
– È un Vacheron Constantin, un orologio da oltre 30mila euro. Una multinazionale svizzera con uffici a Porto Cervo me l'ha fatto trovare come pagamento per una mia consulenza. Non so come sia stato possibile dimenticarmelo... Con tutti quei racconti notturni a base di streghe mi avete fatto perdere lucidità!
– Posso darlo a Milagros che domani viene a Roma in aereo. Ti fidi o pensi che se lo rivenda su eBay?
– Penso sia una buona idea: non mi sembra certo una ragazza distratta. Né capace di fare quello che hai detto…
– In verità per te farebbe questo e altro. Stai attento, la ragazza è attratta sessualmente dagli uomini della tua età.
– Vorrà dire che la ricompenserò adeguatamente per la preziosa consegna.
– Non provarci, ascameddu!
– Sembra un insulto: che significa? – replico sorridendo.
– Vuol dire "schifoso". Eja ridi ridi, Pifferaio. Che ti pighidi una guta serena, una paresi con la bocca sorridente...
*********
Maria Orrosa mi aveva scritto il giorno dopo su WhatsApp per avvisarmi che Mila aveva lasciato il pacco nella portineria del mio ufficio. Essendo in stra-ritardo per uno shooting, la ragazza non aveva potuto fermarsi per un saluto.
– Dì la verità: sei tu che hai evitato di farmela incontrare – le ho detto in un vocale.
– Può darsi Pifferaio. Sai che di te non mi fido!
Peccato che al posto del prezioso orologio, all'interno della scatola rettangolare ci fosse una bustina trasparente sottovuoto. All'interno, un perizoma usato rosa fucsia e un bigliettino con scritto «Uh, mi sono dimenticata il mio intimo nella tua confezione. Ti aspetto da me in hotel alle 22 per lo scambio. Vedi di restituirmi le mutandine che mi coño sta prendendo freddo!».
Trascorro la giornata a pensare a questa ninfomane cubana, con la passione per i cinquantenni e la pelle color zucchero di canna. Immagino che la madre adottiva, probabilmente complice di alcune perversioni, le abbia raccontato delle nostre meravigliose scopate sotto i cieli stellati del sassarese e della Gallura. In una sana rivalità con la figlia, le avrà riferito dei pompini al miele di castagno: residui di Seadas avanzate. Fremiti del desiderio che ti avvampano nel dopocena.
Non sarà (penso) che la madre – amante dell'estetica, della bellezza, del design, dell'armonia dei corpi e degli ambienti – veda nella carriera della figlia adottiva una proiezione di se stessa ai massimi livelli? È forse in qualche modo spinta a far vivere a Milagros le esperienze che lei stessa sente di non poter più desiderare?
– Ehi Pifferaio – mi dico nello specchio del bagno della sala riunioni – ti sei messo a snocciolare pillole di saggezza psicanalitica? Proprio tu che tra la "psiche" e l'analitica hai sempre prediletto la parte centrale della definizione?
Va detto per giustizia che il seno formoso e naturale di Maria Orrosa era qualcosa di realmente stregato: reso forse turgido grazie agli unguenti magici tramandati dalla nonna? Chissà! Di certo, con lei ogni orgasmo era estremo, terreno, solido e sudato. Mai frenetico. Su di lei i reggiseni – tendenzialmente neri erano i preferiti – premevano con eleganza al di sotto delle bianche camicette.
Quando arrivo di fronte alla suite superior di Mila – erano le 22.10 – mi accorgo che il cuore ha accelerato i battiti. Non so bene cosa può succedermi, ma l'intenzione è di giocare alle provocazioni senza però giungere a meta. Va bene che la giovane cubana è davvero una strafiga da svaligiare: ma l'idea di tradire la madre con la figlia (seppur adottiva) non fa parte del mio attuale vocabolario dei valori.
Ipocrisia allo stato puro? Starò invecchiando?
Ma la sorpresa si svela dopo aver bussato alla porta della 805.
– Ti stavamo aspettando, brutto porco – mi accoglie inaspettatamente Maria Orrosa, ridendo come una pazza e mollandomi contestualmente un cazzotto ignorante su una spalla. Appena metto piede nella stanza mi accorgo che insieme alla donna, seduta sul divano, c'è anche Milagros: minigonna nera, camicetta color pesca e stivali sopra al ginocchio.
– Te l'ho detto mamma che sarebbe venuto! È un bell'uomo e sa il fatto suo: hai fatto bene a scopartelo, ma ora sai davvero chi hai di fronte...
– Signore belle, che piacere... – provo a intavolare un mezzo sorriso, ancora spiazzato dall'essere finito nella trama di un gioco perverso dal sapore di incesto.
– Il piacere volevi provarlo riportando le mutandine a mia figlia e magari donandole qualcos'altro, mincrodde bambazzu che non sei altro!
**********
Dopo il secondo Cuba Libre ero decisamente spensierato e convinto di essere finito nel posto giusto. Almeno per i miei desideri.
È a quel punto che Mila, guardandomi dritto negli occhi e sfiorandosi con la lingua il labbro superiore, pronuncia la sentenza che si rivelerà una profezia: «Benvenuto, Pifferaio. In questo mondo, in questa stanza, il tempo non è più quello che pensi. E tu, ora, non sei più l'uomo che pensavi di essere».
Con sguardo complice, le due donne danno il via a un rituale ben pianificato.
– Per una notte – mi dice Maria Orrosa – ti faremo svestire i panni del seduttore. I racconti delle streghe ti stuzzicavano? Ti piacerebbe restare prigioniero di un incantesimo che lega le due isole: Cuba e la Sardegna? Intrappolato in un gioco eterno di seduzione e mistero, dove le leggende diventano realtà?
Mi sembrava che il tempo iniziasse a dilatarsi, le percezioni apparivano distorte. È in quel momento che realizzo come l'incontro con Mila e Maria Orrosa non è più soltanto una questione di seduzione erotica, ma qualcosa di molto più profondo e misterioso. Un passaggio in un'altra dimensione, un cambiamento forse irreversibile.
– El tuo orologio mi servirà per manipolare il tempo e lo spazio a piacimento – dice con voce rotonda la giovane cubana – Il mio oviettivo (le "b" iniziano a dissolversi nella sua bocca) è farti perdere ogni certezza. Questa figa che sto aprendo davanti ai tuoi occhi ti sembra reale? Guardala... Avvicinati... Allarga le narici e vivi il turbamento. Il profumo che emette è frutto della magia o è una suggestione che destabilizza il tuo senso dell'olfatto?
Ora capisco come Mila, figlia delle due isole, abbia introiettato quello spirito che la dirige in bilico tra i due diversi mondi. Da un lato, il mistero e l'arcano della tradizione sarda, riflesso nel corpo della madre e nella sua stessa identità. Come "custode" di poteri magici legati alla terra. Dall'altro, la passione sensuale e il potere mistico di Cuba, che la rendono una strega della carne. Un essere che sa manipolare la seduzione e la bellezza per ottenere ciò che desidera.
– Come ti dicevo – interviene la madre, che nel frattempo aveva iniziato a massaggiare con dolcezza il mio cazzo ansioso di avventura – il mistero nelle leggende sarde è qualcosa di viscerale, connesso alle montagne e agli elementi naturali. La strega è spesso una figura che esiste tra il mondo dei vivi e quello dei morti, capace di entrare in contatto con forze invisibili attraverso rituali che si perdono nella notte dei tempi.
– Nella cultura cubana, invece – è Mila che fa da contraltare, leccando con la punta della lingua la mia cappella turgida – il mistero è legato alla spiritualità e al potere delle forze sovrannaturali. Come lo spirito degli antenati, che possono guidare o influenzare la vita di chi sa come invocarli.
– Devo sentirmi in pericolo...? – provo a sussurrare con un filo di voce e gli occhi socchiusi. Percepire il proprio membro come parte integrante in un gioco di magia è una sensazione senza paragoni.
– El poder de la mujer è qualcosa che faresti bene a temere. Intendo nella vita in generale, caro Pifferaio...
Questa della modella centroamericana è l'ultima frase che ricordo con un barlume di coscienza. Seguirà una notte di sentieri senza limiti, dove le lancette del mio prezioso orologio inizieranno a girare in senso antiorario e le mie gambe a cedere sotto i colpi delle paladine delle isole. Baci prolungati, mani in grado di arrivare oltre le barriere del tempo, lingue e vagine in stato di grazia secondo un rituale di mistero e passione.
Madre e figlia sazie e soddisfatte. Appagate e sensuali. Feline nella loro difesa dei confini.
Essere sbarcati sulle spiagge del PIACERE è un viaggio che non ho mai dimenticato.
Con l'accento tipico della zona di Alghero, Maria Orrosa mi diceva queste cose nel tentativo sadico di spaventarmi. Ma invece l'atmosfera mi eccitava e al tempo stesso incuriosiva.
«Ce n'erano in ogni angolo di Sardegna. Erano donne più brutte della media, magari un poco più pelose del normale, con uno sguardo tra il malefico e il diabolico. Secondo la leggenda, le streghe erano dette anche vampiro, perché succhiavano il sangue di quei neonati che ancora non avevano ricevuto il battesimo».
Nel semi-buio della stanza, mentre mi raccontava queste cose – eravamo entrambi seduti di fronte al camino – sua figlia adottiva Milagros (cubana, diciannovenne, modella di professione) mi guardava da un lato con un temperamento che definirei passionale. Di certo, così come la madre, anche la ragazza voleva in qualche modo suscitare in me una sorta di inquietudine. Con un gesto involontariamente sensuale la sua mano era scivolata dalla coscia all'inguine, sfregando il morbido vestito di lana.
«Sospinta da un istinto irresistibile – continuava il racconto – la strega vampiro si alzava dal letto appena prima della mezzanotte, facendo attenzione a non farsi notare da nessuno. Si muoveva con passo silenzioso, come se volesse sfuggire a un destino che la chiamava, eppure senza poter ignorare il richiamo che le serpeggiava nel petto. Con fare quasi meccanico, si spalmava un unguento misterioso su alcune parti del corpo – le ascelle e la pianta dei piedi – capace di alterare la mente e i sensi, di sospingerla in uno stato di semi-incoscienza, in un limbo tra il mondo reale e quello invisibile».
Interrompendosi per bere un sorso di vino tinto dal suo calice, nella tremolante luce delle fiamme Maria Orrosa sembrava ancora più bella e selvaggia dei suoi 45 anni di età. Nonostante fosse la proprietaria di questo bed & breakfast sulla costa di Alghero, dove mi trovavo ospite, il suo mestiere di art director la portava spesso a viaggiare fra Roma e Milano. Era in quell'ambiente pieno di registi e pubblicitari che aveva introdotto Milagros (detta Mila) a fare i primi servizi fotografici. Salvo poi aiutarla a entrare in una grande agenzia internazionale di modelle.
– Ehi Pifferaio, stai pensando all'unguento misterioso o al profilo di mia figlia? Come forse sai bene in Sardegna, terra selvaggia e ricca di segreti, non mancavano le erbe che avrebbero potuto avere un tale potere: l’orrosa ‘e cogas, la leggendaria rosa delle streghe, è una peonia selvaggia dai poteri misteriosi. Da lì nasce il mio nome, Maria Orrosa, che custodisco gelosamente in dialetto.
– Non ti piace essere chiamata Maria Rosa?
– Lo detesto, quindi non provarci. Lo faceva il mio ex capo milanese per indispettirmi e cercare di farmi sentire omologata. Ma l'effetto era nettamente contrario.
– Mamma, perché non gli racconti cosa succedeva attraverso il contatto con queste erbe e con un paio di parole incantate?
Sempre di più Mila era decisa a scuotere il mio aplomb capitolino. Senza dare nell'occhio, con movimento lento aveva allungato sul divano prima una gamba e poi l'altra, sollevando di poco il vestito e lasciando intravedere il bordo delle autoreggenti.
– Allora mia nonna ci spiegava che la strega riusciva a compiere un’impresa straordinaria. In pochi istanti, il suo corpo si dissolveva nel buio della notte, e la sua mente veniva proiettata in un altro luogo: la casa di una donna che aveva partorito da poco, lontana, distante migliaia di chilometri, eppure, per chi conosceva i segreti della magia, vicinissima. La leggenda raccontava che, grazie a quell’unguento e a quel rito, la strega potesse viaggiare nel tempo e nello spazio, come se fosse un'ombra che si spostava tra le pieghe della realtà.
*********
Quando il giorno dopo, appena rientrato a Roma, mi ero accorto di aver dimenticato in un cassetto del bed & breakfast una scatola con un oggetto prezioso, avevo richiamato Maria Orrosa pregandola di metterlo almeno in cassaforte.
– Ma di che oggetto si tratta? – mi aveva chiesto curiosa.
– È un Vacheron Constantin, un orologio da oltre 30mila euro. Una multinazionale svizzera con uffici a Porto Cervo me l'ha fatto trovare come pagamento per una mia consulenza. Non so come sia stato possibile dimenticarmelo... Con tutti quei racconti notturni a base di streghe mi avete fatto perdere lucidità!
– Posso darlo a Milagros che domani viene a Roma in aereo. Ti fidi o pensi che se lo rivenda su eBay?
– Penso sia una buona idea: non mi sembra certo una ragazza distratta. Né capace di fare quello che hai detto…
– In verità per te farebbe questo e altro. Stai attento, la ragazza è attratta sessualmente dagli uomini della tua età.
– Vorrà dire che la ricompenserò adeguatamente per la preziosa consegna.
– Non provarci, ascameddu!
– Sembra un insulto: che significa? – replico sorridendo.
– Vuol dire "schifoso". Eja ridi ridi, Pifferaio. Che ti pighidi una guta serena, una paresi con la bocca sorridente...
*********
Maria Orrosa mi aveva scritto il giorno dopo su WhatsApp per avvisarmi che Mila aveva lasciato il pacco nella portineria del mio ufficio. Essendo in stra-ritardo per uno shooting, la ragazza non aveva potuto fermarsi per un saluto.
– Dì la verità: sei tu che hai evitato di farmela incontrare – le ho detto in un vocale.
– Può darsi Pifferaio. Sai che di te non mi fido!
Peccato che al posto del prezioso orologio, all'interno della scatola rettangolare ci fosse una bustina trasparente sottovuoto. All'interno, un perizoma usato rosa fucsia e un bigliettino con scritto «Uh, mi sono dimenticata il mio intimo nella tua confezione. Ti aspetto da me in hotel alle 22 per lo scambio. Vedi di restituirmi le mutandine che mi coño sta prendendo freddo!».
Trascorro la giornata a pensare a questa ninfomane cubana, con la passione per i cinquantenni e la pelle color zucchero di canna. Immagino che la madre adottiva, probabilmente complice di alcune perversioni, le abbia raccontato delle nostre meravigliose scopate sotto i cieli stellati del sassarese e della Gallura. In una sana rivalità con la figlia, le avrà riferito dei pompini al miele di castagno: residui di Seadas avanzate. Fremiti del desiderio che ti avvampano nel dopocena.
Non sarà (penso) che la madre – amante dell'estetica, della bellezza, del design, dell'armonia dei corpi e degli ambienti – veda nella carriera della figlia adottiva una proiezione di se stessa ai massimi livelli? È forse in qualche modo spinta a far vivere a Milagros le esperienze che lei stessa sente di non poter più desiderare?
– Ehi Pifferaio – mi dico nello specchio del bagno della sala riunioni – ti sei messo a snocciolare pillole di saggezza psicanalitica? Proprio tu che tra la "psiche" e l'analitica hai sempre prediletto la parte centrale della definizione?
Va detto per giustizia che il seno formoso e naturale di Maria Orrosa era qualcosa di realmente stregato: reso forse turgido grazie agli unguenti magici tramandati dalla nonna? Chissà! Di certo, con lei ogni orgasmo era estremo, terreno, solido e sudato. Mai frenetico. Su di lei i reggiseni – tendenzialmente neri erano i preferiti – premevano con eleganza al di sotto delle bianche camicette.
Quando arrivo di fronte alla suite superior di Mila – erano le 22.10 – mi accorgo che il cuore ha accelerato i battiti. Non so bene cosa può succedermi, ma l'intenzione è di giocare alle provocazioni senza però giungere a meta. Va bene che la giovane cubana è davvero una strafiga da svaligiare: ma l'idea di tradire la madre con la figlia (seppur adottiva) non fa parte del mio attuale vocabolario dei valori.
Ipocrisia allo stato puro? Starò invecchiando?
Ma la sorpresa si svela dopo aver bussato alla porta della 805.
– Ti stavamo aspettando, brutto porco – mi accoglie inaspettatamente Maria Orrosa, ridendo come una pazza e mollandomi contestualmente un cazzotto ignorante su una spalla. Appena metto piede nella stanza mi accorgo che insieme alla donna, seduta sul divano, c'è anche Milagros: minigonna nera, camicetta color pesca e stivali sopra al ginocchio.
– Te l'ho detto mamma che sarebbe venuto! È un bell'uomo e sa il fatto suo: hai fatto bene a scopartelo, ma ora sai davvero chi hai di fronte...
– Signore belle, che piacere... – provo a intavolare un mezzo sorriso, ancora spiazzato dall'essere finito nella trama di un gioco perverso dal sapore di incesto.
– Il piacere volevi provarlo riportando le mutandine a mia figlia e magari donandole qualcos'altro, mincrodde bambazzu che non sei altro!
**********
Dopo il secondo Cuba Libre ero decisamente spensierato e convinto di essere finito nel posto giusto. Almeno per i miei desideri.
È a quel punto che Mila, guardandomi dritto negli occhi e sfiorandosi con la lingua il labbro superiore, pronuncia la sentenza che si rivelerà una profezia: «Benvenuto, Pifferaio. In questo mondo, in questa stanza, il tempo non è più quello che pensi. E tu, ora, non sei più l'uomo che pensavi di essere».
Con sguardo complice, le due donne danno il via a un rituale ben pianificato.
– Per una notte – mi dice Maria Orrosa – ti faremo svestire i panni del seduttore. I racconti delle streghe ti stuzzicavano? Ti piacerebbe restare prigioniero di un incantesimo che lega le due isole: Cuba e la Sardegna? Intrappolato in un gioco eterno di seduzione e mistero, dove le leggende diventano realtà?
Mi sembrava che il tempo iniziasse a dilatarsi, le percezioni apparivano distorte. È in quel momento che realizzo come l'incontro con Mila e Maria Orrosa non è più soltanto una questione di seduzione erotica, ma qualcosa di molto più profondo e misterioso. Un passaggio in un'altra dimensione, un cambiamento forse irreversibile.
– El tuo orologio mi servirà per manipolare il tempo e lo spazio a piacimento – dice con voce rotonda la giovane cubana – Il mio oviettivo (le "b" iniziano a dissolversi nella sua bocca) è farti perdere ogni certezza. Questa figa che sto aprendo davanti ai tuoi occhi ti sembra reale? Guardala... Avvicinati... Allarga le narici e vivi il turbamento. Il profumo che emette è frutto della magia o è una suggestione che destabilizza il tuo senso dell'olfatto?
Ora capisco come Mila, figlia delle due isole, abbia introiettato quello spirito che la dirige in bilico tra i due diversi mondi. Da un lato, il mistero e l'arcano della tradizione sarda, riflesso nel corpo della madre e nella sua stessa identità. Come "custode" di poteri magici legati alla terra. Dall'altro, la passione sensuale e il potere mistico di Cuba, che la rendono una strega della carne. Un essere che sa manipolare la seduzione e la bellezza per ottenere ciò che desidera.
– Come ti dicevo – interviene la madre, che nel frattempo aveva iniziato a massaggiare con dolcezza il mio cazzo ansioso di avventura – il mistero nelle leggende sarde è qualcosa di viscerale, connesso alle montagne e agli elementi naturali. La strega è spesso una figura che esiste tra il mondo dei vivi e quello dei morti, capace di entrare in contatto con forze invisibili attraverso rituali che si perdono nella notte dei tempi.
– Nella cultura cubana, invece – è Mila che fa da contraltare, leccando con la punta della lingua la mia cappella turgida – il mistero è legato alla spiritualità e al potere delle forze sovrannaturali. Come lo spirito degli antenati, che possono guidare o influenzare la vita di chi sa come invocarli.
– Devo sentirmi in pericolo...? – provo a sussurrare con un filo di voce e gli occhi socchiusi. Percepire il proprio membro come parte integrante in un gioco di magia è una sensazione senza paragoni.
– El poder de la mujer è qualcosa che faresti bene a temere. Intendo nella vita in generale, caro Pifferaio...
Questa della modella centroamericana è l'ultima frase che ricordo con un barlume di coscienza. Seguirà una notte di sentieri senza limiti, dove le lancette del mio prezioso orologio inizieranno a girare in senso antiorario e le mie gambe a cedere sotto i colpi delle paladine delle isole. Baci prolungati, mani in grado di arrivare oltre le barriere del tempo, lingue e vagine in stato di grazia secondo un rituale di mistero e passione.
Madre e figlia sazie e soddisfatte. Appagate e sensuali. Feline nella loro difesa dei confini.
Essere sbarcati sulle spiagge del PIACERE è un viaggio che non ho mai dimenticato.
1
5
voti
voti
valutazione
5
5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Madame L. e il retroscena dell'incontro con Madonna (cap finale)
Commenti dei lettori al racconto erotico