Le interviste di Radio ER: on stage Mr Gwyn, gentleman d'altri tempi
di
PifferaioMagico
genere
interviste
Donna Ludovica di Montereale – erede dei Principi di Campofranco, aristocratica famiglia di origine normanna – irraggiava quella solarità siciliana tipica delle nobildonne del periodo borbonico. Riposto nel comò il titolo di Baronessa, regolarmente registrato negli archivi storici provinciali, Ludovica amava farsi chiamare Dottoressa, in virtù della sua laurea in Promozione del patrimonio culturale.
Capelli castani, occhi verdi patrimonio dell'Unesco, Ludovica era una donna abbronzata dagli stretti tailleur neri e dalle borse in macramè, arricchite da suggestive medaglie ex voto… Le stesse che commissionavano le nostre nonne ai loro orafi di fiducia. In qualità di editore e proprietaria di Radio ER, il suo ufficio romano – elegante e curato nei dettagli – si trovava al piano superiore rispetto agli studi dell'emittente.
– Quindi mi state dicendo che Mr Gwyn potrebbe essere quello giusto?
Sorseggiando il calice di Nero d'Avola, Paoletta faceva di sì con la testa. Malena invece stuzzicava dal carrello del brunch un sedano intinto nella crema di formaggio. Sedute composte a gambe incrociate, le due dive fra le più amate dal pubblico di Radio ER sembravano insolitamente a loro agio, sprofondate sul costosissimo divano in tessuto serigrafato e legno di pioppo.
– Credo proprio di sì – dico io, guardando Hermann collegato in videoconferenza, intento a cogliere i particolari dei quadri alle spalle di Donna Ludovica.
– L'incarico è molto delicato, lo sapete. Oggi ascolterò la vostra intervista e le risposte che vi darà Mr Gwyn. Poi mi prenderò un paio di giorni per decidere. Pifferaio, con lei ci vediamo dopodomani nella mia villa di Noto. Entro domani le farò mandare via email il suo biglietto aereo per Catania. Ora se preferisce scendere in camerino a prepararsi, faccia pure. Io finisco di parlare con le sue colleghe scrittrici e il dottor Morr. Abbiamo ancora un po' di cose da discutere riguardo all'Associazione...
Lo sguardo delle "colleghe scrittrici" è un misto di imbarazzo e perfide trame sottobanco. Finisco la mia spremuta di agrumi siciliani, mi alzo e saluto con un cenno. Nel maxi-schermo Hermann ha un'espressione da romanzo ottocentesco: immagino voglia chiedermi notizie di Giulietta, ma poi desiste per evitare imbarazzi. Dall'indice che gira a mulinello capisco che tra un po' mi scriverà in privato.
– Mr Gwyn arriva tra circa mezz'ora – mi sorride BombeSode in versione Suicide Squad.
– Da dove arrivano questi codini alla Margot Robbie? – faccio io, guardandomi intorno alla ricerca della mazza da baseball.
– Mannò Pifferaio, oggi sentivo di vestirmi così per il nostro nuovo ospite. Mi hanno detto che è un grande amante delle donne...
– Chi non lo sarebbe, guardandoti.
Giulia BombeSode, la biondina conduttrice di Radio ER, mi aveva preso in simpatia (e non solo). Da quando conducevo con lei in studio un programma di interviste ai diversi autori di ER, la nostra attrazione fisica si era affinata col tempo. Giulietta – che in onore al suo nome d'arte, possedeva due bombe di almeno cinque taglie – non indossava l'abituale giacca in pelle nera, con camicetta scollata, jeans e tacchi a spillo. Oggi si era presentata indossando stivali neri in pelle lucida a mezza coscia, pantaloni beige da amazzone, corpetto nero in pelle opaca che strizzava le bombe, camicia bianca con maniche arrotolate, guanti in pelle bordeaux.
– Piff per rilassarci un po' prima della diretta, pensavo di farti un bel massaggio con olio essenziale di lavanda e limone. Che ne dici?
Giulia era scaramantica. Ogni volta che ci apprestavamo a iniziare una diretta, lei amava praticare la sublime arte del pompino in camerino. Una tecnica anti stress vecchia come il mondo, ma efficace e corroborante come poche altre. Nel suo immaginario rappresentava una sorta di talismano portafortuna.
– Oggi mi va di ricambiare il favore – dico io una volta chiusi a chiave. Fatti scivolare in terra stivaloni e calzoni da cavallerizza, Giulietta sdraiata sul divano mi sorride maliziosa, scostando le mutandine e allargando un po' la sua fessura verso la mia lingua desiderosa. Mentre esploro il fiore vellutato, inspirando profumi di limoni orientali e succhi prelibati, la mia testa parte con immagini veloci, impregnate di dettagli, madonne, cose, oggetti e divani collocati al piano superiore. Sarà il legno di pioppo, sarà il fascino erotico delle tre femmine salutate poco prima... Mi accorgo di non riuscire più a tenere dentro il puledro imbizzarrito.
– Aspetta – mi dice BombeSode – facciamo un'eccezione: oggi cavalcami un po' da dietro. Sento l'istinto del galoppo entrarmi dentro!
Detto, fatto. Mentre i tecnici in regia mi avvisano su WhatsApp del prossimo arrivo in studio di Mr Gwyn, con un occhio all'orologio e uno allo smartphone procedo a briglie sciolte sul rettilineo finale, muovendomi con ritmo intenso e progressivo. Eccitato da un mix fatale (corpetto nero, guanti in pelle e bombe di potenza 5G), giungo al traguardo afferrando i suoi codini biondi e tirandoli come redini impazzite...
– Ehi Piff, che meraviglia – mi dice con lo sguardo arricciato alla Margot Robbie, mentre rientra nei suoi panni da amazzone del litorale romano.
– C'è da chiedersi perché ci siamo sempre fermati ai preliminari – dico io, baciandole le labbra e unendo il limone alla lavanda.
Nel frattempo Mr Gwyn ha appena depositato il suo fascino all'interno dello studio. Siede sullo sgabello di fronte al microfono con gesti eleganti, in perfetta sintonia con il suo maglione dolce vita blu navy e la coppola in tweed verde appoggiata sul bancone. Pantaloni grigi, scarpe nere, sigaro spento tra le dita: sembra provenire dal salotto con vetrate di un esclusivo circolo inglese. Sorrido pensando che a poche centinaia di metri i circoli nostrani, disseminati sul Lungotevere, siano invece preda di ex tennisti in giubbotto di renna, pancia di ordinanza e generone al seguito.
– Ehi Gwyn, finalmente siamo riusciti ad averti qui tra noi!
– È un grande piacere, Piff. Iniziavo a non poterne più di fare da spettatore casalingo.
Quando Giulietta si sistema tra me e lui, Mr Gwyn la accoglie con un baciamano che fa arrossire la nostra BombeSode. Passare in una manciata di minuti da una corsa tris con approccio genitale a una raffinata galanteria senza tempo è un'innata specialità della padrona di casa. La vita è strana. E le donne imprevedibili.
– Eccoci, eccoci – strilla Giulietta subito dopo la sigla, come se chiamasse i suoi ascoltatori uno a uno dal balcone per salire a cena – Siete su Radio ER, l'unica emittente che vi fa risparmiare in medici e medicine! Ragazzi miei, oggi la vostra Giulia ha un po' il fiato corto perché si è allenata poco prima della messa in onda, vero Pifferaiooo?
Mr Gwyn immaginando i retroscena non riesce a stare serio. Mi avvicino al microfono ma non riesco a intervenire perché BombeSode intercede caricata a palla:
– Siete pronti a una frizzante puntata con i nostri scrittori di Radio ER? Ti vedo bene e ti sento in forma, caro Pifferaio... Chi mi hai portato questo pomeriggio in studio? Qui di fianco a me percepisco la presenza di un gran bell'uomo dal fascino letterario...
– Certo Giulia, non ti deluderò. Hai già conosciuto Mr Gwyn, uno degli autori storici di ER che un tempo si firmava come Passepartout. Dico bene?
– Dici bene, Piff. Buon pomeriggio a tutti, quanto siete belli dal vivo: è comunque sempre emozionante respirare aria di diretta! Dunque... Sì, all'epoca avevo scelto Passepartout perché è un oggetto che apre tutto e in un sito di racconti erotici poteva avere una doppia valenza. Amo i doppi sensi. Con quel nick ho pubblicato tutta la vecchia produzione, alla quale ho aggiunto qualche nuovo racconto.
– Qual è la differenza con Mr Gwyn e da dove deriva questo nuovo nome?
– La differenza è nello stile. Mr Gwyn è più asciutto, con un’idea minimalista, alla quale però alle volte ho abdicato. Il nome è ispirato dal romanzo di Alessandro Baricco: Mr Gwyn, uno scrittore che decide di non scrivere più libri ma ritratti letterari. Mi affascinava la sua scelta e il modo in cui la mette in atto.
– Mi hai detto che sei appassionato di letteratura: cosa in particolare?
– Mi piace la narrativa, ma non disdegno certo i gialli o i thriller. Autori preferiti? Italo Calvino, Hermann Hesse. Poi Stephen King: è limitato definirlo re dell’horror, è un indagatore dell’animo umano e conosce quello dei bambini come pochi. Infine dico Jonathan Coe, Javier Cercas, Eshkol Nevo e Raymond Carver.
– Accidenti ragazzi – riparte Giulia a bomba – siamo partiti con riferimenti molto alti. Seguiteci da casa perché tra poco avremo delle belle sorprese! Mr Gwyn da qualche parte hai scritto che sei un libraio. È davvero così?
– Magari! Mi sarebbe piaciuto esserlo: uno di quelli che consigliano libri dopo averli letti, che organizzano circoli di lettura e vivono per il loro appassionante lavoro. Ma nella vita faccio tutt’altro.
– Hai scritto anche che un tuo personaggio amava i Cineclub – aggiungo – Il cinema è una passione?
– Autentica, nata col tempo e coltivata: amo il rito della sala, per me è un tempio. Detesto chi non silenzia il cellulare, chi lo guarda mentre c’è la proiezione, chi parla con l’amico accanto. Deve regnare il massimo silenzio che... a Roma è improbabile.
– Oltre a scrivere su ER, hai scritto e scrivi altrove? Che genere?
– Alcuni dei racconti poi pubblicati su ER erano anche su Milù, poi il sito ha avuto delle difficoltà e non era più online, così ho cercato un’alternativa. Ho scritto anche racconti di narrativa, non molti per la verità: ne ho due ai quali sto lavorando da tempo, sono da revisionare, nessuno dei due erotico.
– Quando ti sei imbattuto in ER?
– Dovrei controllare la prima pubblicazione, ma credo fosse l’autunno del 2017, anche se non ricordo come l’ho trovato.
Attraverso il vetro, scorgiamo Malena e Paoletta in regia. Sorridono strizzando l'occhio a Mr Gwyn, che ricambia con ammirazione e stupore. Giulietta ci riporta all'ordine:
– Hai definito ER una “Scuola del pensiero erotico”, in che senso?
– Nel corso del tempo ho letto molti racconti nei quali emergeva il desiderio di descrivere l’erotismo e non la meccanica di una scopata, quella è troppo facile. Nel sito sono emersi autentici talenti letterari, con idee precise sull’erotismo, alzando il livello della qualità. Questo ha permesso a un lettore e autore come me di confrontarsi sull’argomento e non solo come onanista.
– Ona... che...?!? – scivola Giulia, perdendo l'occasione di sorvolare.
– No nulla, cara – intervengo – un ascoltatore ci ha scritto della tua fissazione per i caratteri tipografici. Ci racconti la storia che di ER ti ha colpito il font che si usava?
– Mi piace il Typewriter, mi ricorda la vecchia macchina da scrivere: mio padre possiede un’Olivetti 32 e su quella mi sono esercitato da quando ero adolescente. Sono affezionato a quel font, per me rappresenta il carattere col quale scrivere. Ho scoperto pure che le cartelle di cui si parla quando ci si riferisce ai lavori letterari vengono misurate con il font Courier New.
– Cosa ti interessava da lettore in ER, cosa cercavi e cerchi tuttora?
– Mi piacciono le storie ben scritte e soprattutto mi piace leggere come le autrici intendono il sesso. Sono discriminante, lo ammetto, leggo quasi esclusivamente donne.
– Da lettore sei passato subito ad autore? Cosa ti ha spinto a scendere nell’arena?
– Avevo molti racconti scritti nel tempo da pubblicare: è stato un passaggio normale, nessun timore.
Senza timore BombeSode appoggia le sue unghie laccate sul dorso della mano di Mr Gwyn. Poi gli sorride, inclinando la testa e scuotendo i codini: è il suo modo di esprimere simpatia e leggero eccitamento.
– Ragazzi vi devo interrompere! Come nei grandi network che si rispettano, anche da noi la pubblicità incombe. Voi a casa dissetatevi a piacimento, noi ci sciacquiamo la gola con le nostre centrifughe. Centoventisecondiesiamoqua – dice tutto d'un fiato, rischiando un singulto nel microfono.
Mr Gwyn ora si sente a casa. Fuori onda accarezza la mano di Giulietta, sorridendole. Sorseggia una spremuta e mi strizza l'occhio. Poi si distrae all'indirizzo delle due scrittrici in regia, circondate da tecnici che non sanno più dove guardare. A gesti Paoletta gli fa capire di non poter irrompere in studio nemmeno per un saluto. Poi Malena fa il segno delle cuffie e Mr Gwyn se le riaccosta all'orecchio. Un omaggio musicale in salsa rap dai piedi del Vesuvio:
«Mannagg a me che m'annammor
E tutt'e vot ca me guard' e ca me parl accusì
Staser gir rind a machina finché nu't trov
So capac e chiammà pur a tutt' e e cumpagn toj...»
«Sei il nostro Rocco» scrive Malena su un foglio A4, mostrandoglielo attraverso il vetro. Gwyn ride di gusto, intuendo il doppio senso.
– Uè Uè – riprende Giulietta camaleontica – eccoci di nuovo in diretta con l'affascinante Mr Gwyn. Prego Pifferaio, so che avevi altre domande.
– Non posso fare a meno – sorrido – di citare Raymond Carver, che consideriamo entrambi un maestro. Leggo un suo passaggio:
«Per sopravvivere a tutto questo, da giovane mi chiudevo in garage per cercare di mettere in fila delle storie ben congegnate. Mandavo queste cose, poesie e racconti, a delle riviste, con poca speranza e grande emozione».
– Ti riconosci in questa descrizione? Dove scrivi e quando?
– Ho scoperto Raymond Carver parlando con una donna conosciuta a yoga. Da allora per me è diventato una stella cometa, ho letto molto di lui. So che insegnava scrittura creativa: ma pur conoscendo le regole, le ha destrutturate, rese malleabili. Spesso i suoi racconti sembrano non avere il climax, ma le sue storie rimangono dentro. Mi riconosco in parte in queste parole, non ho mai cercato di pubblicare i miei lavori, non ho figli piccoli e non mi devo chiudere in garage per scrivere, riesco a isolarmi più facilmente di Carver. Scrivo preferibilmente a casa in diverse ore del giorno, anche se la notte rimane un momento di raccoglimento suggestivo e ispiratore: il mondo sembra sospendere il suo tourbillon, ma cerco di scrivere storie ben congegnate.
– Possiamo dire che Carver ha influenzato il tuo modo di tracciare descrizioni reali e dettagliate, dialoghi dal ritmo coinvolgente e personaggi dal carattere ben espresso?
– Dovrei essere così presuntuoso da dire questo? Diciamo che quando ho scoperto Carver, ho cercato di sviluppare uno stile mio che in qualche modo si specchiasse nel suo, mi piace il minimalismo come movimento e nella letteratura mi affascina. Carver è stato spesso individuato come esponente di questo genere, anche se nella rivisitazione della sua opera, si è scoperto che molte delle cesure che hanno subìto i suoi racconti sono state imposte dagli editori. Carver ha scritto anche racconti piuttosto lunghi. Ma come ho detto rimane un punto di riferimento per me importante.
– Il tuo metodo di scrittura: dall'idea alla stesura, come procedi?
– Sicuri che non stiamo annoiando il nostro pubblico? Io continuo perché mi diverte molto parlare di questo. Pur essendo un metodico razionale, nella scrittura mi concedo delle libertà. Quando ho l’ispirazione comincio a scrivere, la maggior parte delle volte non vado oltre l’incipit, cominciando a ragionare su come procedere. Poi di giorno in giorno, seguendo anche gli stati d’animo, scrivo qualche riga o qualcosa in più. Altre volte invece seguo un filo invisibile che mi conduce fino alla fine, come se avessi la febbre.
– Quale mezzo utilizzi per scrivere: computer, smartphone, altro?
– Mi piace scrivere a mano, ma riconosco che aprire un file, potendolo modificare a proprio piacimento, è una comodità che non ha eguali. Quindi scrivo prevalentemente sul portatile, ho bisogno di schermi grandi, sul cellulare non riuscirei, ma ho anche diversi taccuini sui quali prendo appunti e scrivo le cose che vedo o appunti di viaggio.
– Sommando i due nick, hai scritto circa 100 racconti. Hermann ti ha definito un cantore della quotidianità. Oltre a Carver, ti hanno ispirato le atmosfere di Proust e Simenon?
– Ringrazio Hermann per questa definizione, mi piace e mi ci ritrovo. Come ha scritto recentemente Luthien, i miei racconti sono semplici, per usare una metafora ingegneristica stradale: costruisco solo strade orizzontali, mentre su ER ci sono autori e autrici capaci di costruire cavalcavia e sopraelevate. Provo ammirazione per loro.
– Fra i tuoi racconti, ce ne sono due-tre a cui sei più legato e perché?
– "Il desiderio del libraio", firmato Passepartout, perché l’ho dedicato a una persona che sentivo molto vicina. "Madreselva" invece me l'ha ispirato una donna che avrei voluto conoscere meglio. E infine direi... la seconda parte di "Una notte": quello l’ho scritto pensando a una donna a me molto vicina.
– In ER quali sono i generi preferiti e quelli avversati?
– Non ho preclusione per nessun genere, per me ci sono buone storie e pessime storie.
– Nei racconti, che genere di situazione cerchi di creare per trasferire erotismo?
– L’erotismo è una miccia che può innescarsi in qualunque situazione, come ho già detto scrivo di normalità, quindi cerco di lavorare sui protagonisti, i loro atteggiamenti sono fondamentali per creare la circostanza giusta.
– Cosa ti eccita come lettore?
– Il linguaggio e la spudorata malizia della protagonista.
– Quali autori in ER preferisci leggere?
– Come ho già detto preferisco le autrici. Ho dei punti di riferimento, alcune delle mie abituali non scrivono più... Quelle che continuo a seguire sono Adelina69, Alba17, Lucrezia, Malena, Paoletta80, Pink, Ukiyo, Yuko, Semiramis, che purtroppo è assente da troppo tempo, ultimamente anche Leida. Samael, anche te caro Piff, ricordo il tuo esordio! Poi Samas ed Hermann.
– Scegline due che si distinguono, uomo e donna, e perché?
– Pink_ perché per me è la migliore, la capacità che ha di costruire le storie è straordinaria a mio modo di vedere. Tra gli uomini ho difficoltà a scegliere, perché ne ho letti pochi.
– Quali autori invece si distinguono nei commenti?
– Samael tra gli uomini è certamente uno dei più elaborati, poi torno invariabilmente alle donne e devo ripetermi: pink_, Alba17, Malena, Paoletta, Adelina69, Yuko.
– A proposito di commenti in ER: cosa ne pensi? Sia quando li fai e sia quando li ricevi.
– Cerco di non farmi influenzare dai commenti, ma sarei sciocco a negare che sotto ai miei racconti mi piace leggere certi nomi. Desidero sempre commenti autentici, quindi nessuno si deve sentire in obbligo di commentarmi per non suscitare la mia volubilità. Quando li faccio, alterno battute brevi e sintetiche a commenti più elaborati, rischiando a volte di ripetermi. In generale penso siano molto piacevoli, utili e divertenti.
– Secondo te a un uomo eccita scrivere in ER?
– Sì, credo proprio di sì.
– E a una donna eccita scrivere in ER?
– Come sopra, anche se non tutte lo ammettono.
– Quali autori ER ti piacerebbe frequentare dal vivo? E perché?
– Ho avuto la fortuna di conoscerne una: Malena. Ed è stata un’esperienza molto bella e interessante. Quindi ovviamente lei, perché è una persona che vale. Poi Paoletta, perché è il mio alter ego femminile! Dico Pink_ perché è la mia scrittrice preferita. Alba17 perché sa raccontare generi diversi e vorrei saperlo fare come lei. Yuko, perché sono da sempre affascinato dal Giappone e il suo fascino esotico è senz’altro una calamita. Lucrezia, perché per metà è romana, la leggo da prima di ER e siamo pure colleghi: credo sia una donna con la quale confrontarsi.
– Perché Paoletta ti chiama Pan? Con lei hai un legame letterario e mentale...
– Ha cominciato a chiamarmi Pan, come il Dio, perché diceva che saltavo da un contesto all’altro, mantenendo una buona qualità. Io mi riconoscevo nel suo stile. Entrambi poi abbiamo cambiato anche registro, per sperimentare e metterci alla prova. Ho il rammarico di non averle mai chiesto di scrivere insieme e ormai non è più possibile.
Davanti a noi ecco la sorpresa. Si accende un grande monitor e collegate su Zoom intravediamo Malena e Paoletta, sorridenti di fronte a un microfono della regia.
– Uè bellu guaglione – sussurra Malena – abbiamo un tuo ammiratore che si sta collegando.
– Ehi Pan, non ti emozionare troppo! – le fa eco Paoletta.
Il nuovo utente collegato ha le sembianze di un anziano signore seduto su un divano. Sulle ginocchia una scatola di sigari e gli inseparabili occhiali dalla montatura rossa calati sul viso.
– Come sta maestro? – intervengo facendo gli onori di casa.
– Dopo un’emorragia cerebrale, un ictus e due ischemie il mio pensiero è più chiaro! La libertà di un uomo si evince anche davanti alla malattia e quindi alla morte...
Mr Gwyn riconosce dal video il celebre regista di oltre trenta pellicole erotiche che hanno fatto la storia di questo genere nel nostro Paese. Nonostante sia arrivato alle soglie degli 89 anni, il maestro veneziano non ha perso il suo spirito arguto e la sua passione per il genere femminile. Serena Grandi, Deborah Caprioglio, Stefania Sandrelli, Anna Galiena, Claudia Koll... solo per citare le più conosciute che hanno avuto l'onore di farsi dirigere da lui.
– Sono onorato per la sua presenza qui tra noi – riesce a dire Gwyn, guardando Malena e Paoletta in atteggiamento da allieve stuzzicate.
– Sono io che ringrazio voi! Mi mancavano un po' di forme giovani e di intelligenze non banali.
– Maestro – si butta a bomba Malena – ho letto che lei una volta disse che il culo è lo specchio dell'anima... La pensa ancora così..??
Paoletta sgrana gli occhi e si gira a guardare l'amica, invidiandole la faccia tosta. Io e Giulietta sorridiamo con sguardi di soddisfazione.
– Sì sì – ride divertito il regista – ma ora ho buttato lo specchio ed è rimasta l’anima! D'altronde, come dicevo quando mi ero candidato con Marco Pannella, meglio un culo che una faccia di culo!
Si era entrati nell'argomento, è il caso di dire, senza vaselina.
– Lei dovrebbe scrivere soggetti per il cinema – dice il maestro all'indirizzo di Mr Gwyn – anche se ha ripreso il titolo di un mio libro che ho pubblicato nel 2006. Il suo racconto "L'elogio del culo" è un ottimo incipit che andrebbe penetrato meglio!
– Noi siamo pronte – dice Paoletta dalla regia, mostrando un foglio stampato. Ma è Malena a partire.
– Dall'elogio del culo secondo Mr Gwyn:
«Da quando ho avuto l’età della ragione (almeno spero di averla raggiunta) ho amato il culo. A me interessa il culo delle donne, gli esseri più geniali che il Signore o chi per lui ha creato. Il culo delle donne è qualcosa che sconfina nella sfera del magico, possiede un fascino unico, così come i seni, anche se di fronte a una scelta, non esiterei un momento: preferirei un bel culo a delle belle tette!»
– Molto intrigante – interviene il maestro, sorseggiando un bicchierino di grappa – Mi è piaciuta anche la suddivisione che lei ha fatto dei diversi generi: culo perfetto, culo comodo, culo stretto alto e culo a mandolino.
– Mr Gwyn arrossisce un po', mentre Giulietta accaldata si sistema meglio il 5G balconato.
– Maestro – intervengo – so che lei vuol leggere qualcosa anche delle nostre due scrittrici...
– Certo! Le chiamerei cul-trici perché anche la loro fantasia non scherza. Dunque vediamo, ho qui due fogli... Questo è di Paoletta, il racconto si chiama "Anal-gesico". Eeh voi giovani, siete delle grandi esperte anche quando non lo date a vedere! Allora... ecco qui:
«Sono piena di te ovunque, ed è pura lussuria percepire che lo sei anche tu, con l'erezione che freme tra le labbra mentre spingo a fondo le dita dentro di te. Dalla mia mente e dal mio corpo esigi tutto. Il guaio, è che desidero anch'io la stessa cosa da te. Il tuo culo è mio, e seppur non ancora ti abitui totalmente all'idea, il mio è tuo».
Mentre Giulietta è rimasta a bocca aperta, il regista prende fiato tirando dal suo sigaro. Anche Gwyn si sistema meglio sullo sgabello dello studio. Paoletta sorride riconoscendo le parti del suo racconto. Che continua attraverso la voce un po' roca e arrotata del maestro:
«Ricordo la scintilla nei tuoi occhi quando mi dicesti di volermi riempire tutti i buchi insieme, il senso di appartenenza provato durante la prima volta che l'hai fatto e la continua estasi che mi annulla quando replichiamo, come ora. Rimango rapita e ubriaca dalle sensazioni che mi regali con la tua lingua a scoparmi davanti, le dita a farlo dietro e il tuo palo a fottermi la bocca».
– Questa è vera poesia del culo! – aggiunge a margine l'anziano cultore.
Che cambia foglio e annuncia la lettura successiva.
– Questo però vorrei lo leggesse lei, cara Malena. Il testo è suo e io sono tutt'orecchi..!!
Malena presa alla sprovvista sminuisce il disagio, leccandosi fugacemente il labbro superiore.
– Con piacere maestro! Questo è dedicato a lei e al nostro caro Mr Gwyn. Il racconto si intitola "Anale - Cazzo nel culo", giusto se qualcuno avesse avuto dubbi sul tema trattato.
Risata generale, anche per scuotere eventuali e residui imbarazzi. Qualcuno sorseggia spremute e acqua, Malena si schiarisce la voce. E parte:
«A.N.A.L.E. Quei puntini alla fine di ogni lettera io manco li ho guardati, non gli ho prestato mai attenzione, non sono mai esistiti. Anale per me significa una cosa sola. Cazzo nel culo. E mi sento provocata cosi tanto da non riuscire a smettere di provocarti. Se qualcuno potesse toccarmi ora, infilandomi le dita nelle mutande fradicie, capirebbe fino in fondo e completamente, che cosa intendo. È tutto facilmente spiegato nei miei copiosi e odorosi umori. È inevitabile pensarci, soprattutto per me che già ci penso sempre. La parola letta e ripetuta all’infinito, però, non fa altro che aumentare la mia voglia di prenderti nel culo».
– Signorina – interviene il maestro, sornione – mi dispiace soltanto di non averla conosciuta una trentina di anni fa! Continui pure, questa è la musica che mi fa tornare giovane...
«E il sollievo arriva sempre alla stessa maniera, ogni volta che cedo alla tentazione, ogni volta che ho la fottuta smania di sentirti dietro. Infilo il perizoma che mi hai regalato e te lo mostro, poi te lo dico, te lo chiedo. Sono giorni che lo faccio senza darci mai tregua. Ripetutamente, come il peggiore dei rituali, come una lagna, una cantilena. “Voglio il tuo cazzo, tutt’ncul”. E tutto in culo lo voglio, come nel più spinto porno anale».
– Basta così, ragazzi... – irrompe il maestro entusiasta – come vi dicevo prima, il mio cuore ha fatto i capricci qualche mese fa. E quindi devo prendere il culo... a piccole dosi!!
Dopo i saluti di rito e la chiusura del collegamento, si riprende l'intervista a Gwyn. Sebbene non sia facile smaltire la sbornia di simpatia ed erotismo provocato da questo extemporary reading.
– Allora caro Mr Gwyn – si riaffaccia BombeSode, che nel frattempo si era passata del lucidalabbra rosa trasparente – Corre voce che sei esperto nell’arte della seduzione: come rispondi a questa... ahahaha accusa?!?
– Notizie false e tendenziose – sorride Gwyn – il punto è che non mi ritengo bello. Infatti durante l’adolescenza, quando tutti o quasi badiamo più all’aspetto fisico che a tutto il resto, non battevo chiodo... Crescendo poi le cose sono cambiate e qualcuna è caduta nella "tela" che ho tessuto col mio carattere, la mia cultura, il mio modo di essere. Venendo alla tua domanda, credo che sedurre possa diventare anche un esercizio, praticato per il proprio egoismo. Mi viene in mente un film di Sautet del 1992, "Un cuore in inverno"... Più in generale credo sia un’alchimia, una miscela di tanti fattori, impronosticabili come un... derby calcistico.
Giulietta è intrippata dalla storia della tela. Il suo 5G fa capolino sul bancone.
– E quindi, fra le modalità di conquista, qual è quella preferita da mettere in atto?
– Ascoltare. Parlare poco, quando è necessario. Penso che per aprire bocca si devono avere gli argomenti giusti: e per me spesso ha funzionato. Alle donne piace quasi sempre chi sa ascoltare, è un segnale di curiosità e di attenzione.
– E la modalità di conquista che ti piace ricevere?
– La curiosità, credo.
– Qual è nella vita reale il genere di donna più eccitante per te? – chiedo sorridendo all'indirizzo di Malena e Paoletta.
– Quella che seduce senza saperlo – risponde Mr Gwyn – ma pure quella maliziosa, che sa attirare l’attenzione.
– Ci chiede un ascoltatore via WhatsApp – interviene Giulia – quali sono le 3 cose che guardi in una donna?
– Allora... Lo sguardo, il culo e i particolari: una fossetta sul mento, le mani che per me sono molto importanti, come gesticola, un vezzo.
– La donna mistress – provo a ingranare marcia – Cosa ti piacerebbe e fino a dove vorresti spingerti?
– La donna aggressiva mi ha sempre spaventato, chissà cosa direbbe la mia terapista di questo, però non mi piacciono le donne passive. Mi farei legare al letto, ma non accetterei mai la violenza.
BombeSode sfiora la spalla al nostro ospite. E sussurra al microfono:
– Qual è l’abbigliamento che noti e che ti eccita in una donna?
– Le gonne larghe, che oggi non sono più molto di moda. Come accadeva ad Oskar, il protagonista del Tamburo di latta di Grass, mi piacerebbe nascondermici sotto!
Sul monitor scorrono altri messaggi filtrati dalla regia.
– Il cibo e la bevanda preferita? E tra prosecco e birra?
– Lasagna, sia nella versione classica bolognese che nella versione romana, il timballo, dove c’è la mozzarella. Sulle bevande dovrei consultare la mia consulente privata Malena. Dipende dal cibo: la pizza si mangia accompagnata dalla birra, sempre. Ma il Prosecco è profumo di Italia.
– Pratica erotica preferita? – continua Giulietta ingarellata.
– Sodomia.
– Sogno erotico preferito?
– È una scena in costume vittoriano, un salotto buono della borghesia inglese, una donna altezzosa, bella che fa la ritrosa. Ma con le mie mani, i miei baci, la rendo ragionevole, fino a farla esplodere di piacere lasciando uscire la parte di se stessa che teneva repressa. Questo rimane un sogno. Invece, se penso fra quelli realizzati, rimando al mio racconto "Pomeriggio al cinema".
Bombesode, mentre stuzzica arachidi salate spuntate da non si sa bene dove, con la coda dell'occhio guarda verso le braccia di Mr Gwyn.
– E questi tatuaggi? Cosa significano per te?
– Sono quattro, in realtà. Qui al braccio destro, dal deltoide fino all’avambraccio, ho disegnato una maschera Maori che rappresenta un demone, una bussola runica, simbolo di stabilità, legato alla tradizione vichinga e un bracciale polinesiano, dove sono inseriti simboli come il delfino, la tartaruga che rappresentano libertà e famiglia. All’interno del braccio sinistro invece, ho tatuata una frase di Ezra Pound: "Quello che veramente ami è la tua eredità". Frase che continuava dicendo: quello che veramente ami non ti verrà strappato. Quando l'ho letta in un libro, mi aveva colpito molto e ho deciso che mi apparteneva. Credo che l’eredità siano i propri valori, le cose in cui crediamo. Per me sono la famiglia, la lealtà, la fede calcistica, della quale si può sorridere, ma è un aspetto sociale importante.
– Un ascoltatore ci chiede cosa simboleggia per te il sigaro.
– Non ho mai fumato prima di cominciare col sigaro... Ormai saranno almeno quindici anni che lo fumo, anche se non quotidianamente. Possono trascorrere anche mesi tra uno e l’altro, ho bisogno di tempo e di passeggiare per godermelo: tra le volute dense mi schiarisco le idee...
– Che genere di musica ami?
– Ascolto un po’ di tutto, prevalentemente pop e musica straniera, che poi è quasi sempre anglofona. Ho una predilezione per gli anni 70-80, con i secondi in prima fila per ragioni anagrafiche. Ma amo anche il jazz, quello melodico, non quello sincopato che mi disturba: apprezzo i fiati struggenti della tromba e del sax. Adoro "In a sentimental mood" suonato da Davis-Coltrane-Ellington. Muoio per Franco Battiato e Paolo Conte, il primo per me è una continua fonte di riflessione su tanti aspetti della vita.
– Nel racconto "La terrazza" hai parlato di politica: il potere è erotico?
– Sì, lo testimoniano gli eventi degli ultimi 30 anni. Prima in Italia non davamo tanta importanza a queste cose, mentre nei paesi anglosassoni lo si è sempre fatto. Tu-sai-chi ha sdoganato nel nostro Paese questa cattiva abitudine.
– Sorvoliamo sulle cene eleganti, perché siamo già quasi in chiusura... Roma città, cosa ti evoca e cosa vuoi far evocare in chi legge?
– Roma è la mia città. Fino a qualche anno fa ero molto orgoglioso di essere romano, per la storia che evoca, perché è conosciuta in tutto il mondo. Quando viaggiavo e mi chiedevano da dove venissi, al nome di Roma si aprivano sorrisi enormi e gli occhi luccicavano. Ho sempre amato Roma, ma oggi non amo più ciò che è diventata, soprattutto per colpa di chi ci abita, di gente incivile che non ama la propria città. Tu Pifferaio vivi qua e questa cosa puoi capirla. Roma mi evoca i ricordi della mia infanzia, della mia adolescenza: ci sono luoghi che conservano un fascino immortale, vicoli e strade alle quali sono legato, ma anche solo dalla poesia dell’architettura e dal contorno storico. Quando li percorro solitario mi perdo dentro di loro, è difficile spiegare tutto questo. Quando ne scrivo, è questo quello che cerco di riflettere, provare a far immergere in queste atmosfere il lettore. Roma rimane una città unica, un po’ puttana e un po’ mamma...
– In un racconto hai parlato di un circolo della Marina Militare: cosa pensi del fascino della divisa?
– Avevo pensato di fare la carriera militare, quando ero adolescente. Mi piaceva la disciplina e l’ordine, poi ho deciso che l’ordine andava bene, la disciplina pure, ma la mia! Mi piace ragionare sulle cose e gli ordini non si discutono, la parte più anarchica di me è emersa con il tempo. Ma la divisa conserva ancora il suo fascino, anche per me.
– Hai scritto della Sicilia: cos'ha di erotico quella terra?
– Tutto! Il dialetto parlato dalle donne, la cultura, il caldo, i dolci, il cibo, tutto contribuisce a renderla erotica.
– Hai scritto: «Da quando ho avuto l’età della ragione, ho amato il culo». Spiega meglio.
– Da quando ho cominciato a capire cos’erano le donne, ho sempre apprezzato quella parte del corpo. Non trovi curioso che nella nostra lingua "sedere", oltre a essere un verbo, è pure il sostantivo edulcorato per chiamare il culo?
– Capitolo “tradimenti”: che opinione hai?
– Sono stato l’amante di qualcuna che ha tradito, e una volta ho tradito anche io. Non ho mai saputo se sono stato tradito. Devo dire che la mia morale non mi crea sensi di colpa: penso che quando si tradisce o si viene traditi, spesso ci sono delle colpe.
– Hai titolato un racconto "Le gemelle", è un sogno erotico?
– Lo era. Quelle due ragazze oggi sono adulte, mi piaceva molto la madre... Andare a letto con due donne è un sogno erotico che ancora non ho realizzato.
– Il "Monologo di un detenuto" lascia senza parole: ER può aiutare persone che hanno difficoltà?
– Scrissi quel racconto dopo aver letto un articolo su Il Venerdì, che mi fece capire quanto si può fare per recuperare alcuni detenuti, perché non credo che tutti siano irrecuperabili. La letteratura apre molti orizzonti. Umberto Eco diceva: "Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge, avrà vissuto cinquemila anni".
– "Alma la perla bianca" è uno dei miei preferiti: la Spagna ti restituisce emozioni come la Sicilia?
– Sono stato due volte in Spagna e ho avvertito una sensazione di casa, come non mi fossi mai allontanato. Una ricerca fatta nell’albero genealogico ha messo in evidenza una discendenza spagnola... Non so se sia attendibile, ma la Spagna è il paese più simile all’Italia. E io amo molto più Madrid che Barcellona.
– "Buio rimpianto" è un altro dei miei preferiti: quanto ami ritornare nel passato storico?
– Mi piace molto, dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri ci sono molte epoche che mi affascinano... Delle più recenti direi gli anni ’70, che per il nostro Paese sono stati complessi e duri. Ci vuole una ricerca per scrivere di epoche che non ci appartengono: e in questo devo migliorare.
– Ragazzi ragazzi – strepita la bionda dai codini sempre più svolazzanti – la gente da casa ci scrive sempre più attratta e affascinata dal nostro enciclopedico Mr Gwyn..!! Ci sono un po' di domande mordi-e-fuggi... Che faccio, vado?
– Vai vai – sorride Gwyn – mordi pure, io non fuggo!
– Qual è il luogo più “rock” dove hai fatto sesso?
– Temo di non averne...
– Vabbè... E quello più romantico?
– Una cantina.
– Quello più bello esteticamente?
– La rocca di Cefalù.
– Quello più strano e bizzarro?
– Una stanza adibita a ripostiglio.
– Quello più rischioso?
– Un viottolo nel bosco.
– Ora caro Gwyn giochiamo due minuti come abbiamo fatto con gli ospiti precedenti – lo guardo con aria sorniona – Suona alla porta un’autrice ER: come la accogli e cosa fate?
– Pink_ l’accolgo con garbo e la invito a sedersi con me su un bel divano Chesterfield, prendendoci del tè. Il dopo lo lascio immaginare a voi.
– Suona alla porta un autore ER: come lo accogli e cosa fate?
– Direi Samael. Ci conosciamo poco, ma abbiamo stabilito già un contatto calcistico! Ci sediamo davanti alla tv per goderci il prossimo Lazio-Torino. Dopo ci mettiamo a sfogliare l’album Panini, ricordando vecchi calciatori.
– Ommammma! – strepita Giulietta – Vabbè, ora scegli tre uomini “famosi” italiani o stranieri. Per magia, a chi di loro vorresti sostituirti, incarnando la loro vita per una settimana? Per fare cosa, dove e con chi? Cosa ruberesti della loro identità a ciascuno dei tre?
– Ci devo pensare... Trovare tre personaggi su due piedi non è semplice.
BombeSode, frizzante, mi massaggia la coscia sotto il bancone. Nel frattempo sorseggiamo Coca-Cola arrivata fresca. Gwyn con la penna scrive alcuni nomi su un foglietto: poi ne cerchia soltanto tre.
– Clint Eastwood è il primo uomo. L’ho amato come attore duro e puro, ma molto di più come regista, anche se spesso scende in sentimentalismi. Andrei su un nuovo set per respirare cosa si vive girando un film, uno dei miei sogni. A Clint ruberei la tenacia che a 90 anni ancora lo sostiene.
– Bene. E gli altri due?
– Stephen King è il secondo. Entrare nel suo mondo per una settimana, sapere cosa pensava e cosa pensa quando scrive, mentre elabora le sue storie, i suoi personaggi, vivere a Bangor nella sua inquietante casa del Maine, incontrando i luoghi dove ha ambientato le sue storie.
Brividi nella schiena. Non so se causati dal maestro King o dalla carezza di Giulietta, risalita dalle parti dell'inguine.
– Infine vorrei essere un uomo che non c’è più. Sono cresciuto nel suo mito e quando era presidente della Lazio ho fatto una foto con lui: Giorgio Chinaglia, Long John o Giorgione, per noi laziali è tante cose. Avrei voluto essere lui quando segnava nei derby, provocando quella curva col dito puntato... Avrei voluto essere lui, quel 12 maggio del 1974, quando un intero popolo visse una giornata memorabile, così da poter incontrare tutti quegli artefici, compreso l'allenatore Tommaso Maestrelli... Sto diventando come Clint nei suoi film, troppo sentimentale...
– Ma a noi ci piaci molto così! Scegli tre donne personaggio famose. Dove andresti con ciascuna di loro e cosa vorresti accadesse?
– Avevo scritto anche questi tre nomi. La prima è Liliana Segre, con lei andrei ad Auschwitz. Penso che soltanto con un sopravvissuto dei campi di concentramento puoi riuscire a calarti in quella realtà e immaginare fino a dove può arrivare la bestialità dell’uomo. La seconda è Veronica Raimo, della quale non ho letto nulla ma mi piace come donna e come parla. Ho letto che ha vissuto a Berlino e io amo quella città: quindi mi farei accompagnare a rivedere il Kulturforum e andrei a cena a Kreuzberg. La terza è Natalie Portman, la mia attrice preferita: ho visto molti dei suoi film, ma in "Closer" incarna la ragazza acqua e sapone e la seducente spogliarellista. Con lei andrei a Gerusalemme, alla scoperta di una delle città più stimolanti del mondo: insieme potremmo osservare il tramonto nel deserto del Negev.
– Ragazzi che fascino, quante storie, quanti racconti di vita – dice Giulietta, appoggiando la sua testa e i suoi codini sulla spalla di Mr Gwyn – Se tu fossi l'imperatore del mondo, quali sarebbero le tre cose che ti vengono in mente da fare il primo giorno?
– Lo so che in chiusura dovrei dire qualcosa di eclatante. Ma in realtà ciò che farei è liberare il mondo da ogni sopruso e violenza. Poi distribuirei la ricchezza in maniera equa. E alla fine garantirei la scuola per tutti.
Il Mr Gwyn che forse nessuno si aspettava (o forse sì, conoscendolo dalle pieghe dei suoi racconti) ci guarda in modo profondo. È come rigenerato da un'esperienza che è andata oltre la scrittura su ER e il cazzeggio sui culi con cui abbiamo scherzato.
BombeSode al solito è eccitatissima nel lanciare i titoli di coda.
– Uè uè figliuoli... Anche per oggi, con le nostre interviste agli autori di ER è tutto! Do io un bacio al magico Mr Gwyn a nome di tutte voi in ascolto, che vorreste scivolare languide languide nella sua tela, eehhh... Ricordiamo a chi volesse venire nostro ospite in studio di scriverci al solito indirizzo:
solopifferaio@gmail.com
– Vi anticipo che nelle prossime puntate avremo, una dopo l'altra, un paio di autrici super-sexy e in mezzo anche un bel maschio che... Vabbè no... Non posso rivelarvi ancora il nome perché me lo voglio tenere tutto tutto ancora un po' per me!! Hai capito, sì..?!?
Giulia non risparmia carezze a me e Gwyn. È la femmina che espande se stessa, anche al momento dei saluti:
– Grazie Mr Gwyn. È stato un viaggio più erotico di quello che pensavo! Un bacio a voi tesori miei in ascolto – urla nel microfono – specie ai maschietti: una palpatina dalla vostra Giuliaaa! Ciao ciao, la mia personal trainer mi aspetta per rassodare i glutei, scusate ancora! CiaoCiaoCiao..!!
Il ciclone BombeSode si eclissa con pochi movimenti delle mani, qualche bacio sulle labbra a destra e a manca e promesse di cablaggio 5G ai suoi preferiti in regia. Mr Gwyn però, maestro di cerimonie e grande tessitore, non perde l'occasione offrendosi di accompagnarla.
– Fino al deserto del Negev, se necessario.
Giulietta non aspettava altro: lo prende sottobraccio, mi strizza l'occhio e finge un fugace nitrito come per ricordare il rettilineo della nostra cavalcata. Come si fa a essere gelosi di cotanta generosità?
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Villa è riduttivo. La tenuta siciliana di Donna Ludovica di Montereale irraggiava l'identica solarità mediterranea della sua proprietaria. Quella che ci circondava era una dimora storica della seconda meta dell'800, in stile neoclassico, non distante dalla Porta Reale di Noto, a mezz'ora di automobile dal teatro greco di Siracusa.
Mr Gwyn, comodamente seduto su una poltroncina di vimini, guardava oltre il parapetto della terrazza, in direzione mare. Si sentiva pregno di sensazioni naturali: era fisicamente estasiato da quella Sicilia che tanto desiderava. Il sole accarezzava i nostri pensieri.
– Che te ne pare, Gwyn? – sussurro io con un sorriso malizioso.
Lo scrittore che quarantott'ore prima si era fatto "spremere" davanti ai microfoni di Radio ER, ora sembrava appagato dal silenzio. Insieme avevamo esplorato i tre piani della tenuta, in attesa dell'affascinante padrona. Guardandoci dall'esterno, avremmo potuto rassomigliare a quei personaggi di Camilleri che sanno tutto della vita e sorseggiano le giornate in attesa di eventi.
– Dottoressa, buongiorno – saluto io, non appena Ludovica si palesa sull'uscio della terrazza. La sua abbronzatura e i suoi occhi verde smeraldo erano ancora più evidenti grazie alla luce penetrante tipica della Sicilia orientale.
– La ringrazio Pifferaio, avete fatto buon viaggio? Sono molto felice che mi abbia portato qui il nostro Mr Gwyn.
– Sono io a essere onorato – replica con stile Gwyn, dispiegando un baciamano tutt'altro che barocco.
– Veniamo subito al punto, signori. Prima però vorrei farvi assaggiare un po' di limoncello fatto con i frutti di quegli alberi che vedete laggiù.
Il suo assistente personale non aspettava altro per uscire all'aperto con il vassoio d'ordinanza.
– E queste vaschette che cosa contengono? – chiedo a Ludovica, inforcando il cucchiaino.
– Avete mai assaggiato la nostra “cuccìa” di Santa Lucia? È un tipico dolce siciliano che si prepara con grano bollito, ricotta, gocce di cioccolato, frutta candita e un po' di cannella... Questa roba in continente non la trovate.
Anche Gwyn sorride assaggiando, sebbene un po' di tensione trapeli dalla sua espressione.
– Questa villa dove ora vi trovate era dei miei antenati... ma non vi sto a tediare con storie che appartengono al passato. Oggi il mio desiderio è mettere a disposizione di chiunque sia interessato l'enorme biblioteca che avete visto al piano terreno. Ma sentendo la passione con cui molti di voi scrivono su ER, e ascoltando le interviste fatte dal nostro professionale Pifferaio, mi sono convinta che questa sede potrebbe ospitare anche una suggestiva scuola di scrittura. Che ne pensa Mr Gwyn?
– Sarebbe un'idea affascinante – riesce a dire Gwyn, sorseggiando quel che restava del flute di limoncello.
– Dalle risposte che lei ha dato durante la diretta dell'altro giorno – riprende Ludovica, puntando i suoi smeraldi verdi in direzione dell'emozionato ospite – mi sono convinta che lei sarebbe un perfetto direttore di questa scuola. Questa proposta la lusingherebbe?
Segue un attimo di silenzio dal sapore di agrumi. Una folata di vento rinfresca la sensazione del sole primaverile siciliano sulla nostra pelle cittadina.
– Penso che sarebbe una grande opportunità, la ringrazio dottoressa. Sarei da solo in questa operazione?
– Mi fa immensamente piacere che lei accolga questa proposta. Ci pensi senza fretta. Ovviamente insieme a lei ci sarebbe una selezionata rappresentanza di ER a gestire le diverse attività. Il nostro Pifferaio le aveva detto che la nostra è un'associazione culturale, e che quindi ognuno avrebbe cariche diverse?
– Veramente no... Ma questo – aggiunge Gwyn – rafforza la mia idea che si tratti di un'operazione strutturata.
– Fantastico! Ora ragazzi vi devo lasciare perché ho un volo tra due ore per Amsterdam. Pifferaio, la prego, spieghi i dettagli al nostro Mr Gwyn. Le anticipo – chiosa la dottoressa accarezzando la mano del suo ospite – che ho accolto le idee un po'... eccentriche dei suoi colleghi di ER in materia di marketing e comunicazione del progetto. Io sarei rimasta più sul tradizionale, ma mi fido della loro sensibilità: il successo che sta avendo Radio ER, e le interviste che si susseguono ai protagonisti, mi hanno convinto che l'associazione può svolgere un lavoro complementare e prezioso. La nostra è una visione che cerca di valorizzare la scrittura erotica di classe, per questo mi affido anche a lei. Come suggeriva il maestro veneziano, lei dovrebbe scrivere soggetti per il cinema. Non le nascondo che in futuro la nostra associazione potrà occuparsi anche di questo.
Donna Ludovica di Montereale, erede dei Principi di Campofranco, aristocratica famiglia di origine normanna, si alza sorridente e dà un bacio sulla guancia all'emozionato Mr Gwyn.
– Con lei ci sentiamo in serata – mi dice, sfiorandosi la massa di capelli castani e accennando un occhiolino di assenso.
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Qualche ora dopo, quando sul modello "Augello e Montalbano" io e Gwyn ci accafuddiamo di pesce all'ombra della veranda di un ristorantino in riva al mare – addubbandoci a sazietà di uova di tonno, pesce spada e cefalo – arriva il momento di chiudere il cerchio. Davanti a un calice di Passito, spiego a Gwyn il succo dell'operazione.
– Alcuni nostri colleghi di ER hanno dato la loro disponibilità a insegnare scrittura erotica nella scuola fondata dalla dottoressa Ludovica. Quanto a te, se vorrai trasferirti qui in Sicilia, sarai il benvenuto con vitto, alloggio e stipendio di tutto rispetto. A breve concorderemo un calendario per creare eventi e lezioni sui diversi argomenti.
– Geniale – si illumina Gwyn – e i maestri chi sarebbero?
– Per ora abbiamo Hermann Morr nel ruolo di presidente, acclamato all'unanimità. Malena sarà Maestra per la Cultura e Paoletta Maestra per gli Interni. Qui i doppi sensi non sono involontari – sorrido – la carica l'hanno scelta in base alle attitudini. Il tuo incarico, se ti torna, sarebbe quello più impegnativo e gratificante dal punto di vista operativo.
– In che senso?
– Si pensava a te come Maestro delle Partecipazioni Anali, con delega alla direzione della scuola di scrittura ER e coordinatore della storica e prestigiosa Biblioteca. Diciamo... tre ministeri in un solo artista!
– Mi avete fregato, insomma – si accascia divertito Mr Gwyn sulla poltroncina in vimini – ma accetto con grande onore!
– Stiamo trattando l'ingresso di altri pilastri di ER che saranno intervistati da me e Giulia su Radio ER. Ti parlo di Bimba/inception, di Samael, di Lucrezia. E a seguire crediamo di coinvolgere in qualche modo Alba17, per la quale l'editore, cioè Ludovica, stravede. Così come stravede per Pink, Yuko, Luthien, Senza Identità, ScopertaEros69 e altri di cui parleremo. Per quanto mi riguarda, mi sono ritagliato il ruolo di responsabile della Comunicazione.
– Voi siete matti – mi dice Mr Gwyn – ma io sono più matto di voi. Non mi hai ancora detto come si chiamerà l'associazione?
– Pensavamo a qualcosa di rock, perché lo spirito che ci anima è graffiante. D'altronde gli ingredienti principali del rock sono stati fin dall'inizio il sesso e la sfacciataggine. E a noi non mancano né l'uno né l'altra. Sulla falsariga di quei geni dei Van Halen, abbiamo pensato a PLUG HALEN, che a pronunciarlo sembra... il cugino erotico!
– No... non siete solo matti. Come si dice a Roma, siete scocciati fracichi!
– Ho già pronto il comunicato stampa: "Iscrivetevi a Plug Halen, l'associazione hard rock per la transizione analogica e digitale". Così strizziamo l'occhio alla sostenibilità e all'innovazione!
– Mi hai convinto!! Ho già in mente il format dell'inaugurazione della scuola!
>>>>> Vuoi essere uno dei nostri prossimi ospiti a Radio ER?
Scrivici a:
solopifferaio@gmail.com
BombeSode non mancherà di rispondervi!
Capelli castani, occhi verdi patrimonio dell'Unesco, Ludovica era una donna abbronzata dagli stretti tailleur neri e dalle borse in macramè, arricchite da suggestive medaglie ex voto… Le stesse che commissionavano le nostre nonne ai loro orafi di fiducia. In qualità di editore e proprietaria di Radio ER, il suo ufficio romano – elegante e curato nei dettagli – si trovava al piano superiore rispetto agli studi dell'emittente.
– Quindi mi state dicendo che Mr Gwyn potrebbe essere quello giusto?
Sorseggiando il calice di Nero d'Avola, Paoletta faceva di sì con la testa. Malena invece stuzzicava dal carrello del brunch un sedano intinto nella crema di formaggio. Sedute composte a gambe incrociate, le due dive fra le più amate dal pubblico di Radio ER sembravano insolitamente a loro agio, sprofondate sul costosissimo divano in tessuto serigrafato e legno di pioppo.
– Credo proprio di sì – dico io, guardando Hermann collegato in videoconferenza, intento a cogliere i particolari dei quadri alle spalle di Donna Ludovica.
– L'incarico è molto delicato, lo sapete. Oggi ascolterò la vostra intervista e le risposte che vi darà Mr Gwyn. Poi mi prenderò un paio di giorni per decidere. Pifferaio, con lei ci vediamo dopodomani nella mia villa di Noto. Entro domani le farò mandare via email il suo biglietto aereo per Catania. Ora se preferisce scendere in camerino a prepararsi, faccia pure. Io finisco di parlare con le sue colleghe scrittrici e il dottor Morr. Abbiamo ancora un po' di cose da discutere riguardo all'Associazione...
Lo sguardo delle "colleghe scrittrici" è un misto di imbarazzo e perfide trame sottobanco. Finisco la mia spremuta di agrumi siciliani, mi alzo e saluto con un cenno. Nel maxi-schermo Hermann ha un'espressione da romanzo ottocentesco: immagino voglia chiedermi notizie di Giulietta, ma poi desiste per evitare imbarazzi. Dall'indice che gira a mulinello capisco che tra un po' mi scriverà in privato.
– Mr Gwyn arriva tra circa mezz'ora – mi sorride BombeSode in versione Suicide Squad.
– Da dove arrivano questi codini alla Margot Robbie? – faccio io, guardandomi intorno alla ricerca della mazza da baseball.
– Mannò Pifferaio, oggi sentivo di vestirmi così per il nostro nuovo ospite. Mi hanno detto che è un grande amante delle donne...
– Chi non lo sarebbe, guardandoti.
Giulia BombeSode, la biondina conduttrice di Radio ER, mi aveva preso in simpatia (e non solo). Da quando conducevo con lei in studio un programma di interviste ai diversi autori di ER, la nostra attrazione fisica si era affinata col tempo. Giulietta – che in onore al suo nome d'arte, possedeva due bombe di almeno cinque taglie – non indossava l'abituale giacca in pelle nera, con camicetta scollata, jeans e tacchi a spillo. Oggi si era presentata indossando stivali neri in pelle lucida a mezza coscia, pantaloni beige da amazzone, corpetto nero in pelle opaca che strizzava le bombe, camicia bianca con maniche arrotolate, guanti in pelle bordeaux.
– Piff per rilassarci un po' prima della diretta, pensavo di farti un bel massaggio con olio essenziale di lavanda e limone. Che ne dici?
Giulia era scaramantica. Ogni volta che ci apprestavamo a iniziare una diretta, lei amava praticare la sublime arte del pompino in camerino. Una tecnica anti stress vecchia come il mondo, ma efficace e corroborante come poche altre. Nel suo immaginario rappresentava una sorta di talismano portafortuna.
– Oggi mi va di ricambiare il favore – dico io una volta chiusi a chiave. Fatti scivolare in terra stivaloni e calzoni da cavallerizza, Giulietta sdraiata sul divano mi sorride maliziosa, scostando le mutandine e allargando un po' la sua fessura verso la mia lingua desiderosa. Mentre esploro il fiore vellutato, inspirando profumi di limoni orientali e succhi prelibati, la mia testa parte con immagini veloci, impregnate di dettagli, madonne, cose, oggetti e divani collocati al piano superiore. Sarà il legno di pioppo, sarà il fascino erotico delle tre femmine salutate poco prima... Mi accorgo di non riuscire più a tenere dentro il puledro imbizzarrito.
– Aspetta – mi dice BombeSode – facciamo un'eccezione: oggi cavalcami un po' da dietro. Sento l'istinto del galoppo entrarmi dentro!
Detto, fatto. Mentre i tecnici in regia mi avvisano su WhatsApp del prossimo arrivo in studio di Mr Gwyn, con un occhio all'orologio e uno allo smartphone procedo a briglie sciolte sul rettilineo finale, muovendomi con ritmo intenso e progressivo. Eccitato da un mix fatale (corpetto nero, guanti in pelle e bombe di potenza 5G), giungo al traguardo afferrando i suoi codini biondi e tirandoli come redini impazzite...
– Ehi Piff, che meraviglia – mi dice con lo sguardo arricciato alla Margot Robbie, mentre rientra nei suoi panni da amazzone del litorale romano.
– C'è da chiedersi perché ci siamo sempre fermati ai preliminari – dico io, baciandole le labbra e unendo il limone alla lavanda.
Nel frattempo Mr Gwyn ha appena depositato il suo fascino all'interno dello studio. Siede sullo sgabello di fronte al microfono con gesti eleganti, in perfetta sintonia con il suo maglione dolce vita blu navy e la coppola in tweed verde appoggiata sul bancone. Pantaloni grigi, scarpe nere, sigaro spento tra le dita: sembra provenire dal salotto con vetrate di un esclusivo circolo inglese. Sorrido pensando che a poche centinaia di metri i circoli nostrani, disseminati sul Lungotevere, siano invece preda di ex tennisti in giubbotto di renna, pancia di ordinanza e generone al seguito.
– Ehi Gwyn, finalmente siamo riusciti ad averti qui tra noi!
– È un grande piacere, Piff. Iniziavo a non poterne più di fare da spettatore casalingo.
Quando Giulietta si sistema tra me e lui, Mr Gwyn la accoglie con un baciamano che fa arrossire la nostra BombeSode. Passare in una manciata di minuti da una corsa tris con approccio genitale a una raffinata galanteria senza tempo è un'innata specialità della padrona di casa. La vita è strana. E le donne imprevedibili.
– Eccoci, eccoci – strilla Giulietta subito dopo la sigla, come se chiamasse i suoi ascoltatori uno a uno dal balcone per salire a cena – Siete su Radio ER, l'unica emittente che vi fa risparmiare in medici e medicine! Ragazzi miei, oggi la vostra Giulia ha un po' il fiato corto perché si è allenata poco prima della messa in onda, vero Pifferaiooo?
Mr Gwyn immaginando i retroscena non riesce a stare serio. Mi avvicino al microfono ma non riesco a intervenire perché BombeSode intercede caricata a palla:
– Siete pronti a una frizzante puntata con i nostri scrittori di Radio ER? Ti vedo bene e ti sento in forma, caro Pifferaio... Chi mi hai portato questo pomeriggio in studio? Qui di fianco a me percepisco la presenza di un gran bell'uomo dal fascino letterario...
– Certo Giulia, non ti deluderò. Hai già conosciuto Mr Gwyn, uno degli autori storici di ER che un tempo si firmava come Passepartout. Dico bene?
– Dici bene, Piff. Buon pomeriggio a tutti, quanto siete belli dal vivo: è comunque sempre emozionante respirare aria di diretta! Dunque... Sì, all'epoca avevo scelto Passepartout perché è un oggetto che apre tutto e in un sito di racconti erotici poteva avere una doppia valenza. Amo i doppi sensi. Con quel nick ho pubblicato tutta la vecchia produzione, alla quale ho aggiunto qualche nuovo racconto.
– Qual è la differenza con Mr Gwyn e da dove deriva questo nuovo nome?
– La differenza è nello stile. Mr Gwyn è più asciutto, con un’idea minimalista, alla quale però alle volte ho abdicato. Il nome è ispirato dal romanzo di Alessandro Baricco: Mr Gwyn, uno scrittore che decide di non scrivere più libri ma ritratti letterari. Mi affascinava la sua scelta e il modo in cui la mette in atto.
– Mi hai detto che sei appassionato di letteratura: cosa in particolare?
– Mi piace la narrativa, ma non disdegno certo i gialli o i thriller. Autori preferiti? Italo Calvino, Hermann Hesse. Poi Stephen King: è limitato definirlo re dell’horror, è un indagatore dell’animo umano e conosce quello dei bambini come pochi. Infine dico Jonathan Coe, Javier Cercas, Eshkol Nevo e Raymond Carver.
– Accidenti ragazzi – riparte Giulia a bomba – siamo partiti con riferimenti molto alti. Seguiteci da casa perché tra poco avremo delle belle sorprese! Mr Gwyn da qualche parte hai scritto che sei un libraio. È davvero così?
– Magari! Mi sarebbe piaciuto esserlo: uno di quelli che consigliano libri dopo averli letti, che organizzano circoli di lettura e vivono per il loro appassionante lavoro. Ma nella vita faccio tutt’altro.
– Hai scritto anche che un tuo personaggio amava i Cineclub – aggiungo – Il cinema è una passione?
– Autentica, nata col tempo e coltivata: amo il rito della sala, per me è un tempio. Detesto chi non silenzia il cellulare, chi lo guarda mentre c’è la proiezione, chi parla con l’amico accanto. Deve regnare il massimo silenzio che... a Roma è improbabile.
– Oltre a scrivere su ER, hai scritto e scrivi altrove? Che genere?
– Alcuni dei racconti poi pubblicati su ER erano anche su Milù, poi il sito ha avuto delle difficoltà e non era più online, così ho cercato un’alternativa. Ho scritto anche racconti di narrativa, non molti per la verità: ne ho due ai quali sto lavorando da tempo, sono da revisionare, nessuno dei due erotico.
– Quando ti sei imbattuto in ER?
– Dovrei controllare la prima pubblicazione, ma credo fosse l’autunno del 2017, anche se non ricordo come l’ho trovato.
Attraverso il vetro, scorgiamo Malena e Paoletta in regia. Sorridono strizzando l'occhio a Mr Gwyn, che ricambia con ammirazione e stupore. Giulietta ci riporta all'ordine:
– Hai definito ER una “Scuola del pensiero erotico”, in che senso?
– Nel corso del tempo ho letto molti racconti nei quali emergeva il desiderio di descrivere l’erotismo e non la meccanica di una scopata, quella è troppo facile. Nel sito sono emersi autentici talenti letterari, con idee precise sull’erotismo, alzando il livello della qualità. Questo ha permesso a un lettore e autore come me di confrontarsi sull’argomento e non solo come onanista.
– Ona... che...?!? – scivola Giulia, perdendo l'occasione di sorvolare.
– No nulla, cara – intervengo – un ascoltatore ci ha scritto della tua fissazione per i caratteri tipografici. Ci racconti la storia che di ER ti ha colpito il font che si usava?
– Mi piace il Typewriter, mi ricorda la vecchia macchina da scrivere: mio padre possiede un’Olivetti 32 e su quella mi sono esercitato da quando ero adolescente. Sono affezionato a quel font, per me rappresenta il carattere col quale scrivere. Ho scoperto pure che le cartelle di cui si parla quando ci si riferisce ai lavori letterari vengono misurate con il font Courier New.
– Cosa ti interessava da lettore in ER, cosa cercavi e cerchi tuttora?
– Mi piacciono le storie ben scritte e soprattutto mi piace leggere come le autrici intendono il sesso. Sono discriminante, lo ammetto, leggo quasi esclusivamente donne.
– Da lettore sei passato subito ad autore? Cosa ti ha spinto a scendere nell’arena?
– Avevo molti racconti scritti nel tempo da pubblicare: è stato un passaggio normale, nessun timore.
Senza timore BombeSode appoggia le sue unghie laccate sul dorso della mano di Mr Gwyn. Poi gli sorride, inclinando la testa e scuotendo i codini: è il suo modo di esprimere simpatia e leggero eccitamento.
– Ragazzi vi devo interrompere! Come nei grandi network che si rispettano, anche da noi la pubblicità incombe. Voi a casa dissetatevi a piacimento, noi ci sciacquiamo la gola con le nostre centrifughe. Centoventisecondiesiamoqua – dice tutto d'un fiato, rischiando un singulto nel microfono.
Mr Gwyn ora si sente a casa. Fuori onda accarezza la mano di Giulietta, sorridendole. Sorseggia una spremuta e mi strizza l'occhio. Poi si distrae all'indirizzo delle due scrittrici in regia, circondate da tecnici che non sanno più dove guardare. A gesti Paoletta gli fa capire di non poter irrompere in studio nemmeno per un saluto. Poi Malena fa il segno delle cuffie e Mr Gwyn se le riaccosta all'orecchio. Un omaggio musicale in salsa rap dai piedi del Vesuvio:
«Mannagg a me che m'annammor
E tutt'e vot ca me guard' e ca me parl accusì
Staser gir rind a machina finché nu't trov
So capac e chiammà pur a tutt' e e cumpagn toj...»
«Sei il nostro Rocco» scrive Malena su un foglio A4, mostrandoglielo attraverso il vetro. Gwyn ride di gusto, intuendo il doppio senso.
– Uè Uè – riprende Giulietta camaleontica – eccoci di nuovo in diretta con l'affascinante Mr Gwyn. Prego Pifferaio, so che avevi altre domande.
– Non posso fare a meno – sorrido – di citare Raymond Carver, che consideriamo entrambi un maestro. Leggo un suo passaggio:
«Per sopravvivere a tutto questo, da giovane mi chiudevo in garage per cercare di mettere in fila delle storie ben congegnate. Mandavo queste cose, poesie e racconti, a delle riviste, con poca speranza e grande emozione».
– Ti riconosci in questa descrizione? Dove scrivi e quando?
– Ho scoperto Raymond Carver parlando con una donna conosciuta a yoga. Da allora per me è diventato una stella cometa, ho letto molto di lui. So che insegnava scrittura creativa: ma pur conoscendo le regole, le ha destrutturate, rese malleabili. Spesso i suoi racconti sembrano non avere il climax, ma le sue storie rimangono dentro. Mi riconosco in parte in queste parole, non ho mai cercato di pubblicare i miei lavori, non ho figli piccoli e non mi devo chiudere in garage per scrivere, riesco a isolarmi più facilmente di Carver. Scrivo preferibilmente a casa in diverse ore del giorno, anche se la notte rimane un momento di raccoglimento suggestivo e ispiratore: il mondo sembra sospendere il suo tourbillon, ma cerco di scrivere storie ben congegnate.
– Possiamo dire che Carver ha influenzato il tuo modo di tracciare descrizioni reali e dettagliate, dialoghi dal ritmo coinvolgente e personaggi dal carattere ben espresso?
– Dovrei essere così presuntuoso da dire questo? Diciamo che quando ho scoperto Carver, ho cercato di sviluppare uno stile mio che in qualche modo si specchiasse nel suo, mi piace il minimalismo come movimento e nella letteratura mi affascina. Carver è stato spesso individuato come esponente di questo genere, anche se nella rivisitazione della sua opera, si è scoperto che molte delle cesure che hanno subìto i suoi racconti sono state imposte dagli editori. Carver ha scritto anche racconti piuttosto lunghi. Ma come ho detto rimane un punto di riferimento per me importante.
– Il tuo metodo di scrittura: dall'idea alla stesura, come procedi?
– Sicuri che non stiamo annoiando il nostro pubblico? Io continuo perché mi diverte molto parlare di questo. Pur essendo un metodico razionale, nella scrittura mi concedo delle libertà. Quando ho l’ispirazione comincio a scrivere, la maggior parte delle volte non vado oltre l’incipit, cominciando a ragionare su come procedere. Poi di giorno in giorno, seguendo anche gli stati d’animo, scrivo qualche riga o qualcosa in più. Altre volte invece seguo un filo invisibile che mi conduce fino alla fine, come se avessi la febbre.
– Quale mezzo utilizzi per scrivere: computer, smartphone, altro?
– Mi piace scrivere a mano, ma riconosco che aprire un file, potendolo modificare a proprio piacimento, è una comodità che non ha eguali. Quindi scrivo prevalentemente sul portatile, ho bisogno di schermi grandi, sul cellulare non riuscirei, ma ho anche diversi taccuini sui quali prendo appunti e scrivo le cose che vedo o appunti di viaggio.
– Sommando i due nick, hai scritto circa 100 racconti. Hermann ti ha definito un cantore della quotidianità. Oltre a Carver, ti hanno ispirato le atmosfere di Proust e Simenon?
– Ringrazio Hermann per questa definizione, mi piace e mi ci ritrovo. Come ha scritto recentemente Luthien, i miei racconti sono semplici, per usare una metafora ingegneristica stradale: costruisco solo strade orizzontali, mentre su ER ci sono autori e autrici capaci di costruire cavalcavia e sopraelevate. Provo ammirazione per loro.
– Fra i tuoi racconti, ce ne sono due-tre a cui sei più legato e perché?
– "Il desiderio del libraio", firmato Passepartout, perché l’ho dedicato a una persona che sentivo molto vicina. "Madreselva" invece me l'ha ispirato una donna che avrei voluto conoscere meglio. E infine direi... la seconda parte di "Una notte": quello l’ho scritto pensando a una donna a me molto vicina.
– In ER quali sono i generi preferiti e quelli avversati?
– Non ho preclusione per nessun genere, per me ci sono buone storie e pessime storie.
– Nei racconti, che genere di situazione cerchi di creare per trasferire erotismo?
– L’erotismo è una miccia che può innescarsi in qualunque situazione, come ho già detto scrivo di normalità, quindi cerco di lavorare sui protagonisti, i loro atteggiamenti sono fondamentali per creare la circostanza giusta.
– Cosa ti eccita come lettore?
– Il linguaggio e la spudorata malizia della protagonista.
– Quali autori in ER preferisci leggere?
– Come ho già detto preferisco le autrici. Ho dei punti di riferimento, alcune delle mie abituali non scrivono più... Quelle che continuo a seguire sono Adelina69, Alba17, Lucrezia, Malena, Paoletta80, Pink, Ukiyo, Yuko, Semiramis, che purtroppo è assente da troppo tempo, ultimamente anche Leida. Samael, anche te caro Piff, ricordo il tuo esordio! Poi Samas ed Hermann.
– Scegline due che si distinguono, uomo e donna, e perché?
– Pink_ perché per me è la migliore, la capacità che ha di costruire le storie è straordinaria a mio modo di vedere. Tra gli uomini ho difficoltà a scegliere, perché ne ho letti pochi.
– Quali autori invece si distinguono nei commenti?
– Samael tra gli uomini è certamente uno dei più elaborati, poi torno invariabilmente alle donne e devo ripetermi: pink_, Alba17, Malena, Paoletta, Adelina69, Yuko.
– A proposito di commenti in ER: cosa ne pensi? Sia quando li fai e sia quando li ricevi.
– Cerco di non farmi influenzare dai commenti, ma sarei sciocco a negare che sotto ai miei racconti mi piace leggere certi nomi. Desidero sempre commenti autentici, quindi nessuno si deve sentire in obbligo di commentarmi per non suscitare la mia volubilità. Quando li faccio, alterno battute brevi e sintetiche a commenti più elaborati, rischiando a volte di ripetermi. In generale penso siano molto piacevoli, utili e divertenti.
– Secondo te a un uomo eccita scrivere in ER?
– Sì, credo proprio di sì.
– E a una donna eccita scrivere in ER?
– Come sopra, anche se non tutte lo ammettono.
– Quali autori ER ti piacerebbe frequentare dal vivo? E perché?
– Ho avuto la fortuna di conoscerne una: Malena. Ed è stata un’esperienza molto bella e interessante. Quindi ovviamente lei, perché è una persona che vale. Poi Paoletta, perché è il mio alter ego femminile! Dico Pink_ perché è la mia scrittrice preferita. Alba17 perché sa raccontare generi diversi e vorrei saperlo fare come lei. Yuko, perché sono da sempre affascinato dal Giappone e il suo fascino esotico è senz’altro una calamita. Lucrezia, perché per metà è romana, la leggo da prima di ER e siamo pure colleghi: credo sia una donna con la quale confrontarsi.
– Perché Paoletta ti chiama Pan? Con lei hai un legame letterario e mentale...
– Ha cominciato a chiamarmi Pan, come il Dio, perché diceva che saltavo da un contesto all’altro, mantenendo una buona qualità. Io mi riconoscevo nel suo stile. Entrambi poi abbiamo cambiato anche registro, per sperimentare e metterci alla prova. Ho il rammarico di non averle mai chiesto di scrivere insieme e ormai non è più possibile.
Davanti a noi ecco la sorpresa. Si accende un grande monitor e collegate su Zoom intravediamo Malena e Paoletta, sorridenti di fronte a un microfono della regia.
– Uè bellu guaglione – sussurra Malena – abbiamo un tuo ammiratore che si sta collegando.
– Ehi Pan, non ti emozionare troppo! – le fa eco Paoletta.
Il nuovo utente collegato ha le sembianze di un anziano signore seduto su un divano. Sulle ginocchia una scatola di sigari e gli inseparabili occhiali dalla montatura rossa calati sul viso.
– Come sta maestro? – intervengo facendo gli onori di casa.
– Dopo un’emorragia cerebrale, un ictus e due ischemie il mio pensiero è più chiaro! La libertà di un uomo si evince anche davanti alla malattia e quindi alla morte...
Mr Gwyn riconosce dal video il celebre regista di oltre trenta pellicole erotiche che hanno fatto la storia di questo genere nel nostro Paese. Nonostante sia arrivato alle soglie degli 89 anni, il maestro veneziano non ha perso il suo spirito arguto e la sua passione per il genere femminile. Serena Grandi, Deborah Caprioglio, Stefania Sandrelli, Anna Galiena, Claudia Koll... solo per citare le più conosciute che hanno avuto l'onore di farsi dirigere da lui.
– Sono onorato per la sua presenza qui tra noi – riesce a dire Gwyn, guardando Malena e Paoletta in atteggiamento da allieve stuzzicate.
– Sono io che ringrazio voi! Mi mancavano un po' di forme giovani e di intelligenze non banali.
– Maestro – si butta a bomba Malena – ho letto che lei una volta disse che il culo è lo specchio dell'anima... La pensa ancora così..??
Paoletta sgrana gli occhi e si gira a guardare l'amica, invidiandole la faccia tosta. Io e Giulietta sorridiamo con sguardi di soddisfazione.
– Sì sì – ride divertito il regista – ma ora ho buttato lo specchio ed è rimasta l’anima! D'altronde, come dicevo quando mi ero candidato con Marco Pannella, meglio un culo che una faccia di culo!
Si era entrati nell'argomento, è il caso di dire, senza vaselina.
– Lei dovrebbe scrivere soggetti per il cinema – dice il maestro all'indirizzo di Mr Gwyn – anche se ha ripreso il titolo di un mio libro che ho pubblicato nel 2006. Il suo racconto "L'elogio del culo" è un ottimo incipit che andrebbe penetrato meglio!
– Noi siamo pronte – dice Paoletta dalla regia, mostrando un foglio stampato. Ma è Malena a partire.
– Dall'elogio del culo secondo Mr Gwyn:
«Da quando ho avuto l’età della ragione (almeno spero di averla raggiunta) ho amato il culo. A me interessa il culo delle donne, gli esseri più geniali che il Signore o chi per lui ha creato. Il culo delle donne è qualcosa che sconfina nella sfera del magico, possiede un fascino unico, così come i seni, anche se di fronte a una scelta, non esiterei un momento: preferirei un bel culo a delle belle tette!»
– Molto intrigante – interviene il maestro, sorseggiando un bicchierino di grappa – Mi è piaciuta anche la suddivisione che lei ha fatto dei diversi generi: culo perfetto, culo comodo, culo stretto alto e culo a mandolino.
– Mr Gwyn arrossisce un po', mentre Giulietta accaldata si sistema meglio il 5G balconato.
– Maestro – intervengo – so che lei vuol leggere qualcosa anche delle nostre due scrittrici...
– Certo! Le chiamerei cul-trici perché anche la loro fantasia non scherza. Dunque vediamo, ho qui due fogli... Questo è di Paoletta, il racconto si chiama "Anal-gesico". Eeh voi giovani, siete delle grandi esperte anche quando non lo date a vedere! Allora... ecco qui:
«Sono piena di te ovunque, ed è pura lussuria percepire che lo sei anche tu, con l'erezione che freme tra le labbra mentre spingo a fondo le dita dentro di te. Dalla mia mente e dal mio corpo esigi tutto. Il guaio, è che desidero anch'io la stessa cosa da te. Il tuo culo è mio, e seppur non ancora ti abitui totalmente all'idea, il mio è tuo».
Mentre Giulietta è rimasta a bocca aperta, il regista prende fiato tirando dal suo sigaro. Anche Gwyn si sistema meglio sullo sgabello dello studio. Paoletta sorride riconoscendo le parti del suo racconto. Che continua attraverso la voce un po' roca e arrotata del maestro:
«Ricordo la scintilla nei tuoi occhi quando mi dicesti di volermi riempire tutti i buchi insieme, il senso di appartenenza provato durante la prima volta che l'hai fatto e la continua estasi che mi annulla quando replichiamo, come ora. Rimango rapita e ubriaca dalle sensazioni che mi regali con la tua lingua a scoparmi davanti, le dita a farlo dietro e il tuo palo a fottermi la bocca».
– Questa è vera poesia del culo! – aggiunge a margine l'anziano cultore.
Che cambia foglio e annuncia la lettura successiva.
– Questo però vorrei lo leggesse lei, cara Malena. Il testo è suo e io sono tutt'orecchi..!!
Malena presa alla sprovvista sminuisce il disagio, leccandosi fugacemente il labbro superiore.
– Con piacere maestro! Questo è dedicato a lei e al nostro caro Mr Gwyn. Il racconto si intitola "Anale - Cazzo nel culo", giusto se qualcuno avesse avuto dubbi sul tema trattato.
Risata generale, anche per scuotere eventuali e residui imbarazzi. Qualcuno sorseggia spremute e acqua, Malena si schiarisce la voce. E parte:
«A.N.A.L.E. Quei puntini alla fine di ogni lettera io manco li ho guardati, non gli ho prestato mai attenzione, non sono mai esistiti. Anale per me significa una cosa sola. Cazzo nel culo. E mi sento provocata cosi tanto da non riuscire a smettere di provocarti. Se qualcuno potesse toccarmi ora, infilandomi le dita nelle mutande fradicie, capirebbe fino in fondo e completamente, che cosa intendo. È tutto facilmente spiegato nei miei copiosi e odorosi umori. È inevitabile pensarci, soprattutto per me che già ci penso sempre. La parola letta e ripetuta all’infinito, però, non fa altro che aumentare la mia voglia di prenderti nel culo».
– Signorina – interviene il maestro, sornione – mi dispiace soltanto di non averla conosciuta una trentina di anni fa! Continui pure, questa è la musica che mi fa tornare giovane...
«E il sollievo arriva sempre alla stessa maniera, ogni volta che cedo alla tentazione, ogni volta che ho la fottuta smania di sentirti dietro. Infilo il perizoma che mi hai regalato e te lo mostro, poi te lo dico, te lo chiedo. Sono giorni che lo faccio senza darci mai tregua. Ripetutamente, come il peggiore dei rituali, come una lagna, una cantilena. “Voglio il tuo cazzo, tutt’ncul”. E tutto in culo lo voglio, come nel più spinto porno anale».
– Basta così, ragazzi... – irrompe il maestro entusiasta – come vi dicevo prima, il mio cuore ha fatto i capricci qualche mese fa. E quindi devo prendere il culo... a piccole dosi!!
Dopo i saluti di rito e la chiusura del collegamento, si riprende l'intervista a Gwyn. Sebbene non sia facile smaltire la sbornia di simpatia ed erotismo provocato da questo extemporary reading.
– Allora caro Mr Gwyn – si riaffaccia BombeSode, che nel frattempo si era passata del lucidalabbra rosa trasparente – Corre voce che sei esperto nell’arte della seduzione: come rispondi a questa... ahahaha accusa?!?
– Notizie false e tendenziose – sorride Gwyn – il punto è che non mi ritengo bello. Infatti durante l’adolescenza, quando tutti o quasi badiamo più all’aspetto fisico che a tutto il resto, non battevo chiodo... Crescendo poi le cose sono cambiate e qualcuna è caduta nella "tela" che ho tessuto col mio carattere, la mia cultura, il mio modo di essere. Venendo alla tua domanda, credo che sedurre possa diventare anche un esercizio, praticato per il proprio egoismo. Mi viene in mente un film di Sautet del 1992, "Un cuore in inverno"... Più in generale credo sia un’alchimia, una miscela di tanti fattori, impronosticabili come un... derby calcistico.
Giulietta è intrippata dalla storia della tela. Il suo 5G fa capolino sul bancone.
– E quindi, fra le modalità di conquista, qual è quella preferita da mettere in atto?
– Ascoltare. Parlare poco, quando è necessario. Penso che per aprire bocca si devono avere gli argomenti giusti: e per me spesso ha funzionato. Alle donne piace quasi sempre chi sa ascoltare, è un segnale di curiosità e di attenzione.
– E la modalità di conquista che ti piace ricevere?
– La curiosità, credo.
– Qual è nella vita reale il genere di donna più eccitante per te? – chiedo sorridendo all'indirizzo di Malena e Paoletta.
– Quella che seduce senza saperlo – risponde Mr Gwyn – ma pure quella maliziosa, che sa attirare l’attenzione.
– Ci chiede un ascoltatore via WhatsApp – interviene Giulia – quali sono le 3 cose che guardi in una donna?
– Allora... Lo sguardo, il culo e i particolari: una fossetta sul mento, le mani che per me sono molto importanti, come gesticola, un vezzo.
– La donna mistress – provo a ingranare marcia – Cosa ti piacerebbe e fino a dove vorresti spingerti?
– La donna aggressiva mi ha sempre spaventato, chissà cosa direbbe la mia terapista di questo, però non mi piacciono le donne passive. Mi farei legare al letto, ma non accetterei mai la violenza.
BombeSode sfiora la spalla al nostro ospite. E sussurra al microfono:
– Qual è l’abbigliamento che noti e che ti eccita in una donna?
– Le gonne larghe, che oggi non sono più molto di moda. Come accadeva ad Oskar, il protagonista del Tamburo di latta di Grass, mi piacerebbe nascondermici sotto!
Sul monitor scorrono altri messaggi filtrati dalla regia.
– Il cibo e la bevanda preferita? E tra prosecco e birra?
– Lasagna, sia nella versione classica bolognese che nella versione romana, il timballo, dove c’è la mozzarella. Sulle bevande dovrei consultare la mia consulente privata Malena. Dipende dal cibo: la pizza si mangia accompagnata dalla birra, sempre. Ma il Prosecco è profumo di Italia.
– Pratica erotica preferita? – continua Giulietta ingarellata.
– Sodomia.
– Sogno erotico preferito?
– È una scena in costume vittoriano, un salotto buono della borghesia inglese, una donna altezzosa, bella che fa la ritrosa. Ma con le mie mani, i miei baci, la rendo ragionevole, fino a farla esplodere di piacere lasciando uscire la parte di se stessa che teneva repressa. Questo rimane un sogno. Invece, se penso fra quelli realizzati, rimando al mio racconto "Pomeriggio al cinema".
Bombesode, mentre stuzzica arachidi salate spuntate da non si sa bene dove, con la coda dell'occhio guarda verso le braccia di Mr Gwyn.
– E questi tatuaggi? Cosa significano per te?
– Sono quattro, in realtà. Qui al braccio destro, dal deltoide fino all’avambraccio, ho disegnato una maschera Maori che rappresenta un demone, una bussola runica, simbolo di stabilità, legato alla tradizione vichinga e un bracciale polinesiano, dove sono inseriti simboli come il delfino, la tartaruga che rappresentano libertà e famiglia. All’interno del braccio sinistro invece, ho tatuata una frase di Ezra Pound: "Quello che veramente ami è la tua eredità". Frase che continuava dicendo: quello che veramente ami non ti verrà strappato. Quando l'ho letta in un libro, mi aveva colpito molto e ho deciso che mi apparteneva. Credo che l’eredità siano i propri valori, le cose in cui crediamo. Per me sono la famiglia, la lealtà, la fede calcistica, della quale si può sorridere, ma è un aspetto sociale importante.
– Un ascoltatore ci chiede cosa simboleggia per te il sigaro.
– Non ho mai fumato prima di cominciare col sigaro... Ormai saranno almeno quindici anni che lo fumo, anche se non quotidianamente. Possono trascorrere anche mesi tra uno e l’altro, ho bisogno di tempo e di passeggiare per godermelo: tra le volute dense mi schiarisco le idee...
– Che genere di musica ami?
– Ascolto un po’ di tutto, prevalentemente pop e musica straniera, che poi è quasi sempre anglofona. Ho una predilezione per gli anni 70-80, con i secondi in prima fila per ragioni anagrafiche. Ma amo anche il jazz, quello melodico, non quello sincopato che mi disturba: apprezzo i fiati struggenti della tromba e del sax. Adoro "In a sentimental mood" suonato da Davis-Coltrane-Ellington. Muoio per Franco Battiato e Paolo Conte, il primo per me è una continua fonte di riflessione su tanti aspetti della vita.
– Nel racconto "La terrazza" hai parlato di politica: il potere è erotico?
– Sì, lo testimoniano gli eventi degli ultimi 30 anni. Prima in Italia non davamo tanta importanza a queste cose, mentre nei paesi anglosassoni lo si è sempre fatto. Tu-sai-chi ha sdoganato nel nostro Paese questa cattiva abitudine.
– Sorvoliamo sulle cene eleganti, perché siamo già quasi in chiusura... Roma città, cosa ti evoca e cosa vuoi far evocare in chi legge?
– Roma è la mia città. Fino a qualche anno fa ero molto orgoglioso di essere romano, per la storia che evoca, perché è conosciuta in tutto il mondo. Quando viaggiavo e mi chiedevano da dove venissi, al nome di Roma si aprivano sorrisi enormi e gli occhi luccicavano. Ho sempre amato Roma, ma oggi non amo più ciò che è diventata, soprattutto per colpa di chi ci abita, di gente incivile che non ama la propria città. Tu Pifferaio vivi qua e questa cosa puoi capirla. Roma mi evoca i ricordi della mia infanzia, della mia adolescenza: ci sono luoghi che conservano un fascino immortale, vicoli e strade alle quali sono legato, ma anche solo dalla poesia dell’architettura e dal contorno storico. Quando li percorro solitario mi perdo dentro di loro, è difficile spiegare tutto questo. Quando ne scrivo, è questo quello che cerco di riflettere, provare a far immergere in queste atmosfere il lettore. Roma rimane una città unica, un po’ puttana e un po’ mamma...
– In un racconto hai parlato di un circolo della Marina Militare: cosa pensi del fascino della divisa?
– Avevo pensato di fare la carriera militare, quando ero adolescente. Mi piaceva la disciplina e l’ordine, poi ho deciso che l’ordine andava bene, la disciplina pure, ma la mia! Mi piace ragionare sulle cose e gli ordini non si discutono, la parte più anarchica di me è emersa con il tempo. Ma la divisa conserva ancora il suo fascino, anche per me.
– Hai scritto della Sicilia: cos'ha di erotico quella terra?
– Tutto! Il dialetto parlato dalle donne, la cultura, il caldo, i dolci, il cibo, tutto contribuisce a renderla erotica.
– Hai scritto: «Da quando ho avuto l’età della ragione, ho amato il culo». Spiega meglio.
– Da quando ho cominciato a capire cos’erano le donne, ho sempre apprezzato quella parte del corpo. Non trovi curioso che nella nostra lingua "sedere", oltre a essere un verbo, è pure il sostantivo edulcorato per chiamare il culo?
– Capitolo “tradimenti”: che opinione hai?
– Sono stato l’amante di qualcuna che ha tradito, e una volta ho tradito anche io. Non ho mai saputo se sono stato tradito. Devo dire che la mia morale non mi crea sensi di colpa: penso che quando si tradisce o si viene traditi, spesso ci sono delle colpe.
– Hai titolato un racconto "Le gemelle", è un sogno erotico?
– Lo era. Quelle due ragazze oggi sono adulte, mi piaceva molto la madre... Andare a letto con due donne è un sogno erotico che ancora non ho realizzato.
– Il "Monologo di un detenuto" lascia senza parole: ER può aiutare persone che hanno difficoltà?
– Scrissi quel racconto dopo aver letto un articolo su Il Venerdì, che mi fece capire quanto si può fare per recuperare alcuni detenuti, perché non credo che tutti siano irrecuperabili. La letteratura apre molti orizzonti. Umberto Eco diceva: "Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge, avrà vissuto cinquemila anni".
– "Alma la perla bianca" è uno dei miei preferiti: la Spagna ti restituisce emozioni come la Sicilia?
– Sono stato due volte in Spagna e ho avvertito una sensazione di casa, come non mi fossi mai allontanato. Una ricerca fatta nell’albero genealogico ha messo in evidenza una discendenza spagnola... Non so se sia attendibile, ma la Spagna è il paese più simile all’Italia. E io amo molto più Madrid che Barcellona.
– "Buio rimpianto" è un altro dei miei preferiti: quanto ami ritornare nel passato storico?
– Mi piace molto, dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri ci sono molte epoche che mi affascinano... Delle più recenti direi gli anni ’70, che per il nostro Paese sono stati complessi e duri. Ci vuole una ricerca per scrivere di epoche che non ci appartengono: e in questo devo migliorare.
– Ragazzi ragazzi – strepita la bionda dai codini sempre più svolazzanti – la gente da casa ci scrive sempre più attratta e affascinata dal nostro enciclopedico Mr Gwyn..!! Ci sono un po' di domande mordi-e-fuggi... Che faccio, vado?
– Vai vai – sorride Gwyn – mordi pure, io non fuggo!
– Qual è il luogo più “rock” dove hai fatto sesso?
– Temo di non averne...
– Vabbè... E quello più romantico?
– Una cantina.
– Quello più bello esteticamente?
– La rocca di Cefalù.
– Quello più strano e bizzarro?
– Una stanza adibita a ripostiglio.
– Quello più rischioso?
– Un viottolo nel bosco.
– Ora caro Gwyn giochiamo due minuti come abbiamo fatto con gli ospiti precedenti – lo guardo con aria sorniona – Suona alla porta un’autrice ER: come la accogli e cosa fate?
– Pink_ l’accolgo con garbo e la invito a sedersi con me su un bel divano Chesterfield, prendendoci del tè. Il dopo lo lascio immaginare a voi.
– Suona alla porta un autore ER: come lo accogli e cosa fate?
– Direi Samael. Ci conosciamo poco, ma abbiamo stabilito già un contatto calcistico! Ci sediamo davanti alla tv per goderci il prossimo Lazio-Torino. Dopo ci mettiamo a sfogliare l’album Panini, ricordando vecchi calciatori.
– Ommammma! – strepita Giulietta – Vabbè, ora scegli tre uomini “famosi” italiani o stranieri. Per magia, a chi di loro vorresti sostituirti, incarnando la loro vita per una settimana? Per fare cosa, dove e con chi? Cosa ruberesti della loro identità a ciascuno dei tre?
– Ci devo pensare... Trovare tre personaggi su due piedi non è semplice.
BombeSode, frizzante, mi massaggia la coscia sotto il bancone. Nel frattempo sorseggiamo Coca-Cola arrivata fresca. Gwyn con la penna scrive alcuni nomi su un foglietto: poi ne cerchia soltanto tre.
– Clint Eastwood è il primo uomo. L’ho amato come attore duro e puro, ma molto di più come regista, anche se spesso scende in sentimentalismi. Andrei su un nuovo set per respirare cosa si vive girando un film, uno dei miei sogni. A Clint ruberei la tenacia che a 90 anni ancora lo sostiene.
– Bene. E gli altri due?
– Stephen King è il secondo. Entrare nel suo mondo per una settimana, sapere cosa pensava e cosa pensa quando scrive, mentre elabora le sue storie, i suoi personaggi, vivere a Bangor nella sua inquietante casa del Maine, incontrando i luoghi dove ha ambientato le sue storie.
Brividi nella schiena. Non so se causati dal maestro King o dalla carezza di Giulietta, risalita dalle parti dell'inguine.
– Infine vorrei essere un uomo che non c’è più. Sono cresciuto nel suo mito e quando era presidente della Lazio ho fatto una foto con lui: Giorgio Chinaglia, Long John o Giorgione, per noi laziali è tante cose. Avrei voluto essere lui quando segnava nei derby, provocando quella curva col dito puntato... Avrei voluto essere lui, quel 12 maggio del 1974, quando un intero popolo visse una giornata memorabile, così da poter incontrare tutti quegli artefici, compreso l'allenatore Tommaso Maestrelli... Sto diventando come Clint nei suoi film, troppo sentimentale...
– Ma a noi ci piaci molto così! Scegli tre donne personaggio famose. Dove andresti con ciascuna di loro e cosa vorresti accadesse?
– Avevo scritto anche questi tre nomi. La prima è Liliana Segre, con lei andrei ad Auschwitz. Penso che soltanto con un sopravvissuto dei campi di concentramento puoi riuscire a calarti in quella realtà e immaginare fino a dove può arrivare la bestialità dell’uomo. La seconda è Veronica Raimo, della quale non ho letto nulla ma mi piace come donna e come parla. Ho letto che ha vissuto a Berlino e io amo quella città: quindi mi farei accompagnare a rivedere il Kulturforum e andrei a cena a Kreuzberg. La terza è Natalie Portman, la mia attrice preferita: ho visto molti dei suoi film, ma in "Closer" incarna la ragazza acqua e sapone e la seducente spogliarellista. Con lei andrei a Gerusalemme, alla scoperta di una delle città più stimolanti del mondo: insieme potremmo osservare il tramonto nel deserto del Negev.
– Ragazzi che fascino, quante storie, quanti racconti di vita – dice Giulietta, appoggiando la sua testa e i suoi codini sulla spalla di Mr Gwyn – Se tu fossi l'imperatore del mondo, quali sarebbero le tre cose che ti vengono in mente da fare il primo giorno?
– Lo so che in chiusura dovrei dire qualcosa di eclatante. Ma in realtà ciò che farei è liberare il mondo da ogni sopruso e violenza. Poi distribuirei la ricchezza in maniera equa. E alla fine garantirei la scuola per tutti.
Il Mr Gwyn che forse nessuno si aspettava (o forse sì, conoscendolo dalle pieghe dei suoi racconti) ci guarda in modo profondo. È come rigenerato da un'esperienza che è andata oltre la scrittura su ER e il cazzeggio sui culi con cui abbiamo scherzato.
BombeSode al solito è eccitatissima nel lanciare i titoli di coda.
– Uè uè figliuoli... Anche per oggi, con le nostre interviste agli autori di ER è tutto! Do io un bacio al magico Mr Gwyn a nome di tutte voi in ascolto, che vorreste scivolare languide languide nella sua tela, eehhh... Ricordiamo a chi volesse venire nostro ospite in studio di scriverci al solito indirizzo:
solopifferaio@gmail.com
– Vi anticipo che nelle prossime puntate avremo, una dopo l'altra, un paio di autrici super-sexy e in mezzo anche un bel maschio che... Vabbè no... Non posso rivelarvi ancora il nome perché me lo voglio tenere tutto tutto ancora un po' per me!! Hai capito, sì..?!?
Giulia non risparmia carezze a me e Gwyn. È la femmina che espande se stessa, anche al momento dei saluti:
– Grazie Mr Gwyn. È stato un viaggio più erotico di quello che pensavo! Un bacio a voi tesori miei in ascolto – urla nel microfono – specie ai maschietti: una palpatina dalla vostra Giuliaaa! Ciao ciao, la mia personal trainer mi aspetta per rassodare i glutei, scusate ancora! CiaoCiaoCiao..!!
Il ciclone BombeSode si eclissa con pochi movimenti delle mani, qualche bacio sulle labbra a destra e a manca e promesse di cablaggio 5G ai suoi preferiti in regia. Mr Gwyn però, maestro di cerimonie e grande tessitore, non perde l'occasione offrendosi di accompagnarla.
– Fino al deserto del Negev, se necessario.
Giulietta non aspettava altro: lo prende sottobraccio, mi strizza l'occhio e finge un fugace nitrito come per ricordare il rettilineo della nostra cavalcata. Come si fa a essere gelosi di cotanta generosità?
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Villa è riduttivo. La tenuta siciliana di Donna Ludovica di Montereale irraggiava l'identica solarità mediterranea della sua proprietaria. Quella che ci circondava era una dimora storica della seconda meta dell'800, in stile neoclassico, non distante dalla Porta Reale di Noto, a mezz'ora di automobile dal teatro greco di Siracusa.
Mr Gwyn, comodamente seduto su una poltroncina di vimini, guardava oltre il parapetto della terrazza, in direzione mare. Si sentiva pregno di sensazioni naturali: era fisicamente estasiato da quella Sicilia che tanto desiderava. Il sole accarezzava i nostri pensieri.
– Che te ne pare, Gwyn? – sussurro io con un sorriso malizioso.
Lo scrittore che quarantott'ore prima si era fatto "spremere" davanti ai microfoni di Radio ER, ora sembrava appagato dal silenzio. Insieme avevamo esplorato i tre piani della tenuta, in attesa dell'affascinante padrona. Guardandoci dall'esterno, avremmo potuto rassomigliare a quei personaggi di Camilleri che sanno tutto della vita e sorseggiano le giornate in attesa di eventi.
– Dottoressa, buongiorno – saluto io, non appena Ludovica si palesa sull'uscio della terrazza. La sua abbronzatura e i suoi occhi verde smeraldo erano ancora più evidenti grazie alla luce penetrante tipica della Sicilia orientale.
– La ringrazio Pifferaio, avete fatto buon viaggio? Sono molto felice che mi abbia portato qui il nostro Mr Gwyn.
– Sono io a essere onorato – replica con stile Gwyn, dispiegando un baciamano tutt'altro che barocco.
– Veniamo subito al punto, signori. Prima però vorrei farvi assaggiare un po' di limoncello fatto con i frutti di quegli alberi che vedete laggiù.
Il suo assistente personale non aspettava altro per uscire all'aperto con il vassoio d'ordinanza.
– E queste vaschette che cosa contengono? – chiedo a Ludovica, inforcando il cucchiaino.
– Avete mai assaggiato la nostra “cuccìa” di Santa Lucia? È un tipico dolce siciliano che si prepara con grano bollito, ricotta, gocce di cioccolato, frutta candita e un po' di cannella... Questa roba in continente non la trovate.
Anche Gwyn sorride assaggiando, sebbene un po' di tensione trapeli dalla sua espressione.
– Questa villa dove ora vi trovate era dei miei antenati... ma non vi sto a tediare con storie che appartengono al passato. Oggi il mio desiderio è mettere a disposizione di chiunque sia interessato l'enorme biblioteca che avete visto al piano terreno. Ma sentendo la passione con cui molti di voi scrivono su ER, e ascoltando le interviste fatte dal nostro professionale Pifferaio, mi sono convinta che questa sede potrebbe ospitare anche una suggestiva scuola di scrittura. Che ne pensa Mr Gwyn?
– Sarebbe un'idea affascinante – riesce a dire Gwyn, sorseggiando quel che restava del flute di limoncello.
– Dalle risposte che lei ha dato durante la diretta dell'altro giorno – riprende Ludovica, puntando i suoi smeraldi verdi in direzione dell'emozionato ospite – mi sono convinta che lei sarebbe un perfetto direttore di questa scuola. Questa proposta la lusingherebbe?
Segue un attimo di silenzio dal sapore di agrumi. Una folata di vento rinfresca la sensazione del sole primaverile siciliano sulla nostra pelle cittadina.
– Penso che sarebbe una grande opportunità, la ringrazio dottoressa. Sarei da solo in questa operazione?
– Mi fa immensamente piacere che lei accolga questa proposta. Ci pensi senza fretta. Ovviamente insieme a lei ci sarebbe una selezionata rappresentanza di ER a gestire le diverse attività. Il nostro Pifferaio le aveva detto che la nostra è un'associazione culturale, e che quindi ognuno avrebbe cariche diverse?
– Veramente no... Ma questo – aggiunge Gwyn – rafforza la mia idea che si tratti di un'operazione strutturata.
– Fantastico! Ora ragazzi vi devo lasciare perché ho un volo tra due ore per Amsterdam. Pifferaio, la prego, spieghi i dettagli al nostro Mr Gwyn. Le anticipo – chiosa la dottoressa accarezzando la mano del suo ospite – che ho accolto le idee un po'... eccentriche dei suoi colleghi di ER in materia di marketing e comunicazione del progetto. Io sarei rimasta più sul tradizionale, ma mi fido della loro sensibilità: il successo che sta avendo Radio ER, e le interviste che si susseguono ai protagonisti, mi hanno convinto che l'associazione può svolgere un lavoro complementare e prezioso. La nostra è una visione che cerca di valorizzare la scrittura erotica di classe, per questo mi affido anche a lei. Come suggeriva il maestro veneziano, lei dovrebbe scrivere soggetti per il cinema. Non le nascondo che in futuro la nostra associazione potrà occuparsi anche di questo.
Donna Ludovica di Montereale, erede dei Principi di Campofranco, aristocratica famiglia di origine normanna, si alza sorridente e dà un bacio sulla guancia all'emozionato Mr Gwyn.
– Con lei ci sentiamo in serata – mi dice, sfiorandosi la massa di capelli castani e accennando un occhiolino di assenso.
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Qualche ora dopo, quando sul modello "Augello e Montalbano" io e Gwyn ci accafuddiamo di pesce all'ombra della veranda di un ristorantino in riva al mare – addubbandoci a sazietà di uova di tonno, pesce spada e cefalo – arriva il momento di chiudere il cerchio. Davanti a un calice di Passito, spiego a Gwyn il succo dell'operazione.
– Alcuni nostri colleghi di ER hanno dato la loro disponibilità a insegnare scrittura erotica nella scuola fondata dalla dottoressa Ludovica. Quanto a te, se vorrai trasferirti qui in Sicilia, sarai il benvenuto con vitto, alloggio e stipendio di tutto rispetto. A breve concorderemo un calendario per creare eventi e lezioni sui diversi argomenti.
– Geniale – si illumina Gwyn – e i maestri chi sarebbero?
– Per ora abbiamo Hermann Morr nel ruolo di presidente, acclamato all'unanimità. Malena sarà Maestra per la Cultura e Paoletta Maestra per gli Interni. Qui i doppi sensi non sono involontari – sorrido – la carica l'hanno scelta in base alle attitudini. Il tuo incarico, se ti torna, sarebbe quello più impegnativo e gratificante dal punto di vista operativo.
– In che senso?
– Si pensava a te come Maestro delle Partecipazioni Anali, con delega alla direzione della scuola di scrittura ER e coordinatore della storica e prestigiosa Biblioteca. Diciamo... tre ministeri in un solo artista!
– Mi avete fregato, insomma – si accascia divertito Mr Gwyn sulla poltroncina in vimini – ma accetto con grande onore!
– Stiamo trattando l'ingresso di altri pilastri di ER che saranno intervistati da me e Giulia su Radio ER. Ti parlo di Bimba/inception, di Samael, di Lucrezia. E a seguire crediamo di coinvolgere in qualche modo Alba17, per la quale l'editore, cioè Ludovica, stravede. Così come stravede per Pink, Yuko, Luthien, Senza Identità, ScopertaEros69 e altri di cui parleremo. Per quanto mi riguarda, mi sono ritagliato il ruolo di responsabile della Comunicazione.
– Voi siete matti – mi dice Mr Gwyn – ma io sono più matto di voi. Non mi hai ancora detto come si chiamerà l'associazione?
– Pensavamo a qualcosa di rock, perché lo spirito che ci anima è graffiante. D'altronde gli ingredienti principali del rock sono stati fin dall'inizio il sesso e la sfacciataggine. E a noi non mancano né l'uno né l'altra. Sulla falsariga di quei geni dei Van Halen, abbiamo pensato a PLUG HALEN, che a pronunciarlo sembra... il cugino erotico!
– No... non siete solo matti. Come si dice a Roma, siete scocciati fracichi!
– Ho già pronto il comunicato stampa: "Iscrivetevi a Plug Halen, l'associazione hard rock per la transizione analogica e digitale". Così strizziamo l'occhio alla sostenibilità e all'innovazione!
– Mi hai convinto!! Ho già in mente il format dell'inaugurazione della scuola!
>>>>> Vuoi essere uno dei nostri prossimi ospiti a Radio ER?
Scrivici a:
solopifferaio@gmail.com
BombeSode non mancherà di rispondervi!
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