Le Barchesse 2

di
genere
confessioni

Come era stato facilmente immaginato dalla Madre Superiora del Convitto Femminile, le due barchesse continuarono a comportarsi come tali anche per il resto del periodo universitario. A causa della distanza delle sedi, però, si incontravano solo d’estate. Fu di Sibilla l’idea di passare d’estate 3 settimane in un villaggio nudista dalle parti di Juan les Pins sulla Costa azzurra. Come diceva Sibilla che studiava Biologia “facciamo un fermo-figa, un periodo di riposo senza maschi”. La loro routine in quelle settimane era mare la mattina, abbronzatura il pomeriggio, sempre nude come tutti gli altri naturisti salvo un paio di grandi occhiali da sole identici che indossavano sempre per farsi notare come coppia di amiche. Piuttosto interessante era ciò che succedeva il pomeriggio. Arrivate sulla spiaggia in un posto leggermente appartato Sibilla e Sveva si godevano la brezza che veniva dal mare semplicemente stendendosi allargando molto le gambe. Al bisogno e delicatamente con due dita si allargavano anche le fiche per far entrare più aria marina. Una vera goduria. Spessissimo intorno a loro si riunivamo dei maschi di solito di una certa età. C’era chi le scrutava da vicino accoccolato, chi scattava foto, chi si masturbava. Quando qualcuno col cazzo duro si inginocchiava davanti ad una delle due col chiaro intento di trombarsela bastava un loro “No monsieur no” per farlo desistere. Il giorno dopo si replicava. Prima di tornare al bungalow le due contavano per terra le gocce di sperma raggrumatesi con la sabbia. Le barchesse erano fierissime di quanto avevano fatto godere quei vecchi porci.

Dopo l’università Sibilla sposò un commercialista. Le due si sentivano spesso al telefono. Dopo qualche mese di matrimonio Sibilla confessò a Sveva “mio marito vuole scopare anche quando ho le mestruazioni, a lui piace, dice che i veri maschi fanno così, a me fa un male cane, dopo essere venuto mi lecca la fica, gli piace quel misto di sborra e sangue, poi se ne va in ufficio soddisfatto”. Sveva era incredula “ma digli di smetterla diamine, digli che ti fa male, oppure fatti pagare per il dolore che ti provoca”. E Sibilla “già fatto, qualche volta quando lui va in ufficio io chiamo il figlio del portiere, è un ragazzone di un metro e ottanta, bruno con due spalle così!”, “Immagino che scopate!”, “Si, si ma ti spiego. Lui ha un cazzetto piccolo piccolo, sarà di 5 o 6 centimetri, come quello di un bambino, a me piace giocarci in tutti i modi, gli metto anche il borotalco e i fiocchetti, poi gli faccio una sega e lui sborra un’acquolina senza sapore né odore, purtroppo non mi sento minacciata da quel cosino”, “Tutto qui, non fate nient’altro?”, “Noooooo, gli ho insegnato a chiavarmi con le dita ma anche a leccarmela a fondo come fai tu, e poi a farmi venire con un grosso fallo che ho comprato ad un porno shop, sai di quelli che hanno sotto il cazzone una appendice per fottere anche il buco del culo?”, “Però!”, “E' tenerissimo e senza esperienze, è così ingenuo, ha una fidanzatina con la quale replica le cose che gli insegno, mi ha detto che la fighetta del suo amore è diversa dalla mia, quella della sua ragazza è chiusa come un bocciolo di rosa mentre la mia assomiglia ad una campanula!”, “Che stronzo”, “Macchè, la mia figa è stata finalmente e orgogliosamente riconosciuta come spampanata, mi ha arrapato sentirmelo dire!”
scritto il
2025-02-15
9 3 1
visite
3
voti
valutazione
5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Le Barchesse 1

racconto sucessivo

Le Barchesse 3
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.