Il diario di mia moglie - racconto 7
di
MarcoAvventura
genere
prime esperienze
Dal diario, una pagina scritta qualche settimana dopo:
Oggi mi sento diversa, come se qualcosa si stesse muovendo dentro di me, anche se non so bene cosa. È iniziato tutto per caso, una di quelle sere in cui mi annoiavo e ho aperto quella chat random su un’app che non uso quasi mai. È lì che ho conosciuto Giuly, una ragazza piemontese con cui, non so come, è scattato subito qualcosa. Abbiamo cominciato a scriverci, prima cose banali, poi sempre più profonde. È assurdo quanto ci somigliamo, anche se siamo diverse. Parliamo di tutto: delle nostre storie d’amore finite male, delle prime volte che ci hanno fatto tremare, di quei momenti che ti lasciano un segno e non sai se è bello o brutto. Con lei è facile, naturale, come se ci conoscessimo da sempre.
Ci siamo scambiate qualche foto dopo un po’. Io le ho mandato un selfie scattato sul letto, con la luce soffusa della lampada che mi rendeva meno insicura delle mie curve. Lei mi ha risposto con una foto pazzesca: era davanti allo specchio, in leggings e top dopo la palestra, con un fisico asciutto, tonico, un fondoschiena che sembra disegnato. È bellissima, di una bellezza che mi fa quasi invidia. Io sono più in carne, con questa terza abbondante che attira gli sguardi dei ragazzi – e sì, mi piace, ma a volte vorrei cosce più snelle, un sedere più sodo come il suo. Giuly, invece, ha quel fascino che non si spiega, un “non so che” sexy che ti cattura anche solo guardandola in foto. Mi ha scritto “Sei uno spettacolo, altro che me”, e io sono arrossita, ma dentro pensavo che non è vero, che lei è su un altro livello.
Abbiamo iniziato a confidarci le nostre esperienze. Le ho raccontato di Andrea, di quel pomeriggio che mi brucia ancora, e di Giorgio, del parco e di come mi sono sentita vuota dopo. Le ho persino accennato a quella voglia strana che mi prende a volte, di provare qualcosa di più, qualcosa di diverso, anche se non so bene cosa. Lei non mi ha giudicato, anzi, mi ha aperto il suo mondo. Mi ha parlato di un ex che l’ha fatta impazzire, di una notte in cui ha ceduto a una curiosità che non pensava di avere, di come si è sentita viva e spaventata insieme. Più ci scriviamo, più mi rendo conto che con lei posso essere me stessa, senza filtri. E ieri sera… è successo qualcosa che mi ha mandato in tilt.
Chat tra lei e Giuly, una sera tardi:
Lei: Oggi ripensavo a quello che mi hai scritto ieri… quella storia della notte in macchina. Mi ha fatto un certo effetto, sai?
Giuly: Bene, perché tu con Andrea mi hai fatto bagnare solo a leggerti. Quel bagno… dimmi, ti è piaciuto succhiarlo?
Lei: Oddio, sì… tanto. Era duro, caldo, e quel sapore salato… non lo dimentico. Tu ci hai mai pensato a una ragazza, invece?
Giuly: Pensato? L’ho fatto. E ora che mi parli così, voglio dirtelo: mi immagino di leccarti, proprio lì, sopra le mutande, fino a sentirti gemere.
Lei: Giuly… mi stai uccidendo. Io ti spingerei la testa più giù, ti direi di strapparmele con i denti e di mettermi la lingua dentro.
Giuly: Cazzo, sì. Ti leccherei tutta, la saliva che ti cola tra le cosce, poi ti aprirei con le dita e le infilerei dentro, due, forte, mentre ti guardo tremare. Tu che faresti?
Lei: Ti afferrerei i capelli, ti tirerei su per baciarti e assaggiarmi sulla tua bocca. Poi ti girerei, ti abbasserei i leggings e ti leccherei il culo, sfiorandoti il pelo umido con le dita finché non ti sento venire.
Giuly: Porca miseria… io ti spingerei la faccia contro di me, ti farei succhiare tutto mentre mi tocco davanti. Poi ti scoperei con le dita, tre, dentro e fuori, fino a farti urlare e schizzare.
Lei: Giuly, sto morendo qua. Ti direi “non fermarti”, immaginerei la tua lingua che mi spacca, le tue dita che mi riempiono, il pelo tutto bagnato che strofini contro la mia coscia.
Giuly: E io ti finirei così, succhiandoti fino all’ultimo, la bocca piena di te, guardandoti mentre vieni così forte da non reggerti. Dai, dimmi che lo fai ora, toccati per me.
Lei: Lo sto facendo… le dita dentro, bagnate, pensando a te che mi lecchi. Sto venendo, Giuly, sto venendo ora.
Dal diario, dopo la chat:
Ho buttato il telefono sul letto, le mani che tremavano, il respiro corto. Ero fradicia, il cuore mi scoppiava nel petto. Mi sono sdraiata, le coperte tirate via, e non ho resistito. Ho chiuso gli occhi e ho lasciato che accadesse. Le dita scivolavano facili, dentro e fuori, immaginando la lingua di Giuly, la sua bocca che mi succhiava, le sue mani che mi aprivano. Mi sono toccata il pelo umido, spargendolo sulle cosce, e ho spinto più forte, pensando a lei che mi guardava mentre venivo. È stato veloce, violento, un orgasmo che mi ha fatto quasi male. Sono rimasta lì, ansimando, con la pelle che bruciava e un casino in testa. Giuly non è come Andrea o Giorgio. Mi spaventa, mi eccita, mi fa sentire viva in un modo che non capisco. Domani le scriverò ancora, credo. Ma ora, nel buio, con le dita ancora bagnate, so che è lei che voglio sognare.
Oggi mi sento diversa, come se qualcosa si stesse muovendo dentro di me, anche se non so bene cosa. È iniziato tutto per caso, una di quelle sere in cui mi annoiavo e ho aperto quella chat random su un’app che non uso quasi mai. È lì che ho conosciuto Giuly, una ragazza piemontese con cui, non so come, è scattato subito qualcosa. Abbiamo cominciato a scriverci, prima cose banali, poi sempre più profonde. È assurdo quanto ci somigliamo, anche se siamo diverse. Parliamo di tutto: delle nostre storie d’amore finite male, delle prime volte che ci hanno fatto tremare, di quei momenti che ti lasciano un segno e non sai se è bello o brutto. Con lei è facile, naturale, come se ci conoscessimo da sempre.
Ci siamo scambiate qualche foto dopo un po’. Io le ho mandato un selfie scattato sul letto, con la luce soffusa della lampada che mi rendeva meno insicura delle mie curve. Lei mi ha risposto con una foto pazzesca: era davanti allo specchio, in leggings e top dopo la palestra, con un fisico asciutto, tonico, un fondoschiena che sembra disegnato. È bellissima, di una bellezza che mi fa quasi invidia. Io sono più in carne, con questa terza abbondante che attira gli sguardi dei ragazzi – e sì, mi piace, ma a volte vorrei cosce più snelle, un sedere più sodo come il suo. Giuly, invece, ha quel fascino che non si spiega, un “non so che” sexy che ti cattura anche solo guardandola in foto. Mi ha scritto “Sei uno spettacolo, altro che me”, e io sono arrossita, ma dentro pensavo che non è vero, che lei è su un altro livello.
Abbiamo iniziato a confidarci le nostre esperienze. Le ho raccontato di Andrea, di quel pomeriggio che mi brucia ancora, e di Giorgio, del parco e di come mi sono sentita vuota dopo. Le ho persino accennato a quella voglia strana che mi prende a volte, di provare qualcosa di più, qualcosa di diverso, anche se non so bene cosa. Lei non mi ha giudicato, anzi, mi ha aperto il suo mondo. Mi ha parlato di un ex che l’ha fatta impazzire, di una notte in cui ha ceduto a una curiosità che non pensava di avere, di come si è sentita viva e spaventata insieme. Più ci scriviamo, più mi rendo conto che con lei posso essere me stessa, senza filtri. E ieri sera… è successo qualcosa che mi ha mandato in tilt.
Chat tra lei e Giuly, una sera tardi:
Lei: Oggi ripensavo a quello che mi hai scritto ieri… quella storia della notte in macchina. Mi ha fatto un certo effetto, sai?
Giuly: Bene, perché tu con Andrea mi hai fatto bagnare solo a leggerti. Quel bagno… dimmi, ti è piaciuto succhiarlo?
Lei: Oddio, sì… tanto. Era duro, caldo, e quel sapore salato… non lo dimentico. Tu ci hai mai pensato a una ragazza, invece?
Giuly: Pensato? L’ho fatto. E ora che mi parli così, voglio dirtelo: mi immagino di leccarti, proprio lì, sopra le mutande, fino a sentirti gemere.
Lei: Giuly… mi stai uccidendo. Io ti spingerei la testa più giù, ti direi di strapparmele con i denti e di mettermi la lingua dentro.
Giuly: Cazzo, sì. Ti leccherei tutta, la saliva che ti cola tra le cosce, poi ti aprirei con le dita e le infilerei dentro, due, forte, mentre ti guardo tremare. Tu che faresti?
Lei: Ti afferrerei i capelli, ti tirerei su per baciarti e assaggiarmi sulla tua bocca. Poi ti girerei, ti abbasserei i leggings e ti leccherei il culo, sfiorandoti il pelo umido con le dita finché non ti sento venire.
Giuly: Porca miseria… io ti spingerei la faccia contro di me, ti farei succhiare tutto mentre mi tocco davanti. Poi ti scoperei con le dita, tre, dentro e fuori, fino a farti urlare e schizzare.
Lei: Giuly, sto morendo qua. Ti direi “non fermarti”, immaginerei la tua lingua che mi spacca, le tue dita che mi riempiono, il pelo tutto bagnato che strofini contro la mia coscia.
Giuly: E io ti finirei così, succhiandoti fino all’ultimo, la bocca piena di te, guardandoti mentre vieni così forte da non reggerti. Dai, dimmi che lo fai ora, toccati per me.
Lei: Lo sto facendo… le dita dentro, bagnate, pensando a te che mi lecchi. Sto venendo, Giuly, sto venendo ora.
Dal diario, dopo la chat:
Ho buttato il telefono sul letto, le mani che tremavano, il respiro corto. Ero fradicia, il cuore mi scoppiava nel petto. Mi sono sdraiata, le coperte tirate via, e non ho resistito. Ho chiuso gli occhi e ho lasciato che accadesse. Le dita scivolavano facili, dentro e fuori, immaginando la lingua di Giuly, la sua bocca che mi succhiava, le sue mani che mi aprivano. Mi sono toccata il pelo umido, spargendolo sulle cosce, e ho spinto più forte, pensando a lei che mi guardava mentre venivo. È stato veloce, violento, un orgasmo che mi ha fatto quasi male. Sono rimasta lì, ansimando, con la pelle che bruciava e un casino in testa. Giuly non è come Andrea o Giorgio. Mi spaventa, mi eccita, mi fa sentire viva in un modo che non capisco. Domani le scriverò ancora, credo. Ma ora, nel buio, con le dita ancora bagnate, so che è lei che voglio sognare.
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