Quotidianità
di
Rebecca pallida
genere
etero
Per contatti rebeccapallida@libero.it
È un bel po che non scrivo, non qui almeno.
Saranno poche righe, semplici, senza troppi fronzoli, un piccolo affresco di quotidianità.
Come al solito è stato un periodo molto pieno, ma vabbè, vale un po’ per chiunque. Come sempre scrivo sdraiata sul divano, ma questa volta piuttosto accaldata, fino a poco fa stavo ballando con mia figlia, siamo andate avanti un’oretta. Ogni tanto lo facciamo, quasi sempre con lo stesso disco, un album che mi ricorda che le cose piu bello spesso sono nascoste.
Roll down the curtain
And I´ll turn off the spark
Things I would wish for...
One last dance in the dark
Non so, mi riempie sempre di gioia anche se in realtà è un disco piuttosto triste, e credo che faccia lo stesso anche a mia figlia, come dice mio marito essere balorde è ereditario, così dopo un po’ che balliamo ridiamo e piangiamo contemporaneamente
No endless timeline
Of a hero and gold
Things I would wish for...
One last dance for the soul
Se qualcuno lo riconosce da questi pochi versi mi scriva, anche se la vedo dura in questo caso.
Beh di tutto questo so che non ve ne frega niente, ma magari tra un po’ arriva la parte che vi interessa.
Questa parte comincia lo scorso weekend, per la precisione quando la lingua di mio marito mi esplorava il culo con lenta, calcolata delicatezza. La sentivo muoversi attorno, poi dentro, la punta rigida che si muove, poi di nuovo attorno. Sentivo il suo viso, le sue mani, ero piegata sul tavolo, la schiena arcuata, il culo in su, le gambe divaricate. Ero bagnatissima, ogni tanto mi toccava la, qualche volta una leccata veloce, che amplificava le mi sensazioni come se non fossero già abbastanza. Lo volevo, ma non volevo smettesse. Ma tutto questo è stato interrotto all’improvviso dal citofono, mia madre che riportava la bambina. Si, lo so, questo stronca qualsiasi eccitazione, ma voglio sempre essere sincera ed è quello che è successo. Io sono andata ad aprire e lui a lavarsi il viso…ma non prima di sussurrarmi che la cosa non finiva lì. E lo speravo davvero, ero letteralmente fradicia, e preparare la merenda non era esattamente quello che avrei voluto in quel momento.
Quello che volevo è arrivato la sera, una volta che la bimba si è addormentata. Per il resto del pomeriggio Stefano mi ha provocata, quindi arrivata lì diciamo che avevo delle esigenze impellenti, che hanno preso forma con me sdraiata sul letto, un cuscino sotto il culo, le gambe sollevate appoggiate al petto di mio marito che mi penetrava l’ano con movimenti lenti e profondi, il tutto mentre mi toccavo il clitoride. Avevo gli occhi chiusi, sentivo il suo cazzo entrare e uscire, per poi affondare ancora, rovistarmi tra le viscere, allargarmi, prendermi, una sensazione di calore che saliva dal ventre, lui che allunga un dito per mettermelo in bocca, io che sempre senza aprire gli occhi lo succhio e lo lecco, la lingua che gli ruota attorno, la consapevolezza che mi sta guardando. Con l’altra mano mi tocca le tette, tortura i capezzoli, stringe, accarezza, sfiora.
Era tutto molto lento, rilassato, per ovvi motivi silenzioso. Mi piace ma per venire voglio di più, voglio qualcosa che potremo ricordare, così allungo una mano e dal cassetto prendo un vibratore a caso, è grosso, viola, venato, spesso. Sollevo ancora un pochino le anche, lui ha capito e si ferma un attimo, lo passo sul clitoride, poi scendo un pochino, sul buco, spingo delicatamente. Sono così bagnata che scivola ma ha delle difficoltà per il cazzo di mio marito nell’intestino e per la posizione. Lo giro un pochino, frugandomi dentro, trovo l’angolazione giusta e lo sento entrare, lo sente anche lui. Ora mi sento davvero piena, aperta, oscena. So che mi guarda godere, mi sento come la protagonista di un porno ma per lui, una cosa intima, un aspetto segreto di noi. So che anche lui lo sente vibrare attraverso la parete, questa sensazione di essere aperta, riempita, di farlo godere attraverso il mio piacere, diventa irresistibile, mi lascio andare ad un orgasmo lento, pacifico, forte, appagante. Manca poco anche a lui, sa cosa voglio, poche spinte dopo esce, lo sento sfilarsi per avvicinarsi al mio viso. Allungo la lingua per leccarlo un pochino, con la punta, più perché mi veda farlo che per la sensazione, per regalargli un’immagine da ricordare, e lui viene, caldo fiotti di sperma che mi coprono la lingua, il viso, mi impiastricciano. Ripulisco con la lingua dove arrivano, sorridendogli, soddisfatta dopo una giornata di promesse.
È un bel po che non scrivo, non qui almeno.
Saranno poche righe, semplici, senza troppi fronzoli, un piccolo affresco di quotidianità.
Come al solito è stato un periodo molto pieno, ma vabbè, vale un po’ per chiunque. Come sempre scrivo sdraiata sul divano, ma questa volta piuttosto accaldata, fino a poco fa stavo ballando con mia figlia, siamo andate avanti un’oretta. Ogni tanto lo facciamo, quasi sempre con lo stesso disco, un album che mi ricorda che le cose piu bello spesso sono nascoste.
Roll down the curtain
And I´ll turn off the spark
Things I would wish for...
One last dance in the dark
Non so, mi riempie sempre di gioia anche se in realtà è un disco piuttosto triste, e credo che faccia lo stesso anche a mia figlia, come dice mio marito essere balorde è ereditario, così dopo un po’ che balliamo ridiamo e piangiamo contemporaneamente
No endless timeline
Of a hero and gold
Things I would wish for...
One last dance for the soul
Se qualcuno lo riconosce da questi pochi versi mi scriva, anche se la vedo dura in questo caso.
Beh di tutto questo so che non ve ne frega niente, ma magari tra un po’ arriva la parte che vi interessa.
Questa parte comincia lo scorso weekend, per la precisione quando la lingua di mio marito mi esplorava il culo con lenta, calcolata delicatezza. La sentivo muoversi attorno, poi dentro, la punta rigida che si muove, poi di nuovo attorno. Sentivo il suo viso, le sue mani, ero piegata sul tavolo, la schiena arcuata, il culo in su, le gambe divaricate. Ero bagnatissima, ogni tanto mi toccava la, qualche volta una leccata veloce, che amplificava le mi sensazioni come se non fossero già abbastanza. Lo volevo, ma non volevo smettesse. Ma tutto questo è stato interrotto all’improvviso dal citofono, mia madre che riportava la bambina. Si, lo so, questo stronca qualsiasi eccitazione, ma voglio sempre essere sincera ed è quello che è successo. Io sono andata ad aprire e lui a lavarsi il viso…ma non prima di sussurrarmi che la cosa non finiva lì. E lo speravo davvero, ero letteralmente fradicia, e preparare la merenda non era esattamente quello che avrei voluto in quel momento.
Quello che volevo è arrivato la sera, una volta che la bimba si è addormentata. Per il resto del pomeriggio Stefano mi ha provocata, quindi arrivata lì diciamo che avevo delle esigenze impellenti, che hanno preso forma con me sdraiata sul letto, un cuscino sotto il culo, le gambe sollevate appoggiate al petto di mio marito che mi penetrava l’ano con movimenti lenti e profondi, il tutto mentre mi toccavo il clitoride. Avevo gli occhi chiusi, sentivo il suo cazzo entrare e uscire, per poi affondare ancora, rovistarmi tra le viscere, allargarmi, prendermi, una sensazione di calore che saliva dal ventre, lui che allunga un dito per mettermelo in bocca, io che sempre senza aprire gli occhi lo succhio e lo lecco, la lingua che gli ruota attorno, la consapevolezza che mi sta guardando. Con l’altra mano mi tocca le tette, tortura i capezzoli, stringe, accarezza, sfiora.
Era tutto molto lento, rilassato, per ovvi motivi silenzioso. Mi piace ma per venire voglio di più, voglio qualcosa che potremo ricordare, così allungo una mano e dal cassetto prendo un vibratore a caso, è grosso, viola, venato, spesso. Sollevo ancora un pochino le anche, lui ha capito e si ferma un attimo, lo passo sul clitoride, poi scendo un pochino, sul buco, spingo delicatamente. Sono così bagnata che scivola ma ha delle difficoltà per il cazzo di mio marito nell’intestino e per la posizione. Lo giro un pochino, frugandomi dentro, trovo l’angolazione giusta e lo sento entrare, lo sente anche lui. Ora mi sento davvero piena, aperta, oscena. So che mi guarda godere, mi sento come la protagonista di un porno ma per lui, una cosa intima, un aspetto segreto di noi. So che anche lui lo sente vibrare attraverso la parete, questa sensazione di essere aperta, riempita, di farlo godere attraverso il mio piacere, diventa irresistibile, mi lascio andare ad un orgasmo lento, pacifico, forte, appagante. Manca poco anche a lui, sa cosa voglio, poche spinte dopo esce, lo sento sfilarsi per avvicinarsi al mio viso. Allungo la lingua per leccarlo un pochino, con la punta, più perché mi veda farlo che per la sensazione, per regalargli un’immagine da ricordare, e lui viene, caldo fiotti di sperma che mi coprono la lingua, il viso, mi impiastricciano. Ripulisco con la lingua dove arrivano, sorridendogli, soddisfatta dopo una giornata di promesse.
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