Orientali maldestre

di
genere
saffico

"Prego, signorina, tocca a lei"
Il farmacista gentile si rivolge alla prima persona in attesa, in fila.
"Mi scusi... se possibile vorrei chiedere alla sua collega"
La donna, di origini orientali, sembra un po' imbarazzata, mentre un lieve rossore le incipria le guance.
"La collega è occupata, dica pure a me" insiste con garbo l'uomo dietro il bancone ingombro di vitamine e integratori probiotici.
Carla, in camice, ha alzato lo sguardo dal cumulo di farmaci che ingombra la sua postazione.
Sta per smontare dal turno del mattino e ne ha piene le palle. Ci mancava solo la cinese timida che vuole rompere il cazzo solo a lei.
Tira un sospiro grondante di pazienza e fa un cenno al collega.
La asiatica aspetterà fuori coda e lei sforerà ancora di orario.
"Ecco, mi dica"
Con un sospiro di pazienza Carla invita la giovane donna, una asiatica di bell'aspetto, capelli lunghi e neri, una maglietta aderente da cui si capisce subito che la ragazza non porta reggiseno. 'Belle tette, però' si ritrova a pensare l'italiana e subito si stupisce di sé stessa: mai aveva espresso dentro di sé un giudizio di apprezzamento per il petto di un'altra donna. Prima di oggi.
"Ecco" L'orientale indugia, visibilmente imbarazzata.
Carla si fa impietosire. In fondo è di fronte a una donna straniera che ha bisogno e che le sta dando fiducia. È anche carina, con quegli occhi allungati, solo un leggero trucco, gli zigomi alti e quelle labbra rosse e gonfie. 'Chissà che morbide da baciare' si stupisce ancora di pensare la farmacista. E subito si sente arrossire. 'Ma sei impazzita, Carla? Tu che baci una donna sulle labbra?' Si rimprovera immediatamente.
Tutto questo pensiero in un attimo. La cinese indugia, l'italiana abbassa il tono della voce e si piega verso l'altra invitandola ad avere fiducia.
"Sei cinese?" Cerca di entrare più in intimità.
"Giapponese" la risposta. Forse l'impasse è stato superato.
La ragazza istintivamente porge un documento con ideogrammi affiancati da lettere occidentali.
"Dimmi, Yuko" riprende la donna da dietro il bancone, indovinando il nome dell'acquirente.
Chiamandola per nome, Carla pensa di aver allacciato un rapporto fiduciario.
Che si sbrighi anche un poco, però. In fondo lei avrebbe anche finito il turno, pensa.
La nipponica sembra prendere coraggio.
"Da qualche giorno ho dei pruriti."
"Dove?"
"Proprio lì "
"Lì... dove?"
La specialista comincia a spazientirsi, ma poi capisce. Yuko voleva parlare specificamente con una donna. 'Sarà la solita micosi vaginale e questa demente si vergogna' pensa. Ma poi si pente subito. In fondo la ragazza viene da un altro continente e con una mentalità di un mondo completamente differente. Il tono si fa flebile, quasi un sussurro: "Nella vulva?"
L'altra evidentemente non capisce. È evidente che non ha una buona conoscenza dell'italiano, la pronuncia zoppica decisamente.
"Fra le cosce" bisbiglia la giapponese arrossendo.
"Gli inguini?"
"No, la passera."
"Oh, finalmente!" Esulta la farmacista dopo questa indagine che sembra un travaglio di parto. E sorride. La jap non sa l'italiano e chissà chi le ha insegnato questo termine per indicare i genitali femminili. In fondo questa giovane le fa tenerezza.
"Non preoccuparti, Yuko, non è nulla di grave. Anzi è abbastanza normale per le donne che hanno rapporti sessuali"
Quella la guarda, ma sembra non capire.
"Per le donne che scopano? " chiede poi, senza perifrasi, l'asiatica.
Carla ride. La donna di fronte a lei forse ha un fidanzato italiano che non usa giri di parole e le ha insegnato solo questi termini di cui lei ora dispone.
In pochi click sul suo computer, la professionista della sanità ottiene sul suo desk una confezione di ovuli vaginali di clotrimazolo. È ovvio che Yuko si vergognava troppo per andare da un medico di base sconosciuto, probabilmente un uomo. Magari anche vecchio. E laido. Carla rabbrividisce al pensiero che magari un medico porco e vecchio avrebbe chiesto alla giovane giapponese di spogliarsi, abbassare le mutandine e allargare le cosce. Il maiale le avrebbe messo le dita nella figa e.... mamma mia, meglio non pensarci neanche.
"Ecco, Yuko, un ovulo al giorno, alla sera, prima di andare a dormire, per una settimana. E col tuo ragazzo niente sesso. Anzi, digli di lavarsi bene prima di... prima di scoparti."
"Non ho capito"
Carla guarda nervosamente l'orologio sul muro della farmacia. Qui si fa lunga.
"Prima di fare sesso!" Esplicita un po' troppo ad alta voce, facendo girare tutti gli astanti.
'Oddio, ho esagerato' pensa.
Yuko è visibilmente arrossita e l'italiana se ne dispiace. La sensibilità orientale è una caratteristica di cui non aveva tenuto conto, cui non era abituata.
"Quello l'avevo capito" prende coraggio la giovane.
"Non so invece cosa devo fare ogni sera!" Scandisce la bruna, con voce strozzata, guardandosi in giro.
È chiaro che bisogna armarsi di nuova pazienza. La giovane evidentemente non ha mai fatto uso di ovuli, ma purtroppo la crema vaginale è clamorosamente terminata. Pare che in questa primavera tra le donne italiane ci sia un'epidemia di micosi vaginale. Oppure col risveglio della stagione l'attività sessuale è letteralmente esplosa e le precauzioni igieniche sono rimaste indietro.
"Allora, cara, dopo aver fatto il bidè, prendi un ovulo e te lo metti nella passera, ok?"
"Un.... che?"
"Un OVULO!"
"E che cos'è? "
'Ma questa ci fa o ci è?' Pensa Carla, mentre guarda l'imbranata con la candidosi alla passera.
Yuko ha un'espressione concentrata e sofferta che testimonia buona fede.
L'impietoso orologio sulla parete di fronte invece testimonia che la lezione di ikebana della sanitaria, invece, è irrimediabilmente persa.
'Va be', mi farò compensare da questa rincoglionita', pensa la farmacista, 'sempre di Giappone si tratta, in fondo'.
"Allora Yuko", inizia la spiegazione, mentre si apre la confezione degli ovuli, "ogni sera prendi uno di questi e te lo metti nella passera, ok?" E senza accorgersene l'italiana mostra persino il gesto, portandosi la mano al cavallo dei calzoni.
"Hahaha!" Una sonora e genuina risata è la risposta della figlia del Sol Levante, che perde l'equilibrio e deve appoggiarsi al banco.
'Siamo nella merda' pensa la professionista.
"Stai scherzando, vero?" Riprende l'asiatica appena riesce a ricomporsi.
"Proprio no" lo sguardo severo dell'europea.
"Ma come faccio a ficcarmi quella roba nella figa!" Obbietta la mora, dando sfoggio di un lessico più articolato, ma con sincera incredulità.
Alcune persone in farmacia, intanto, fanno finta di cercare qualcosa, in mezzo alle confezioni di pannoloni per incontinenza nei grandi anziani, pur di seguire la conversazione, che di minuto in minuto si fa più interessante. Ma la donna in camice si è accorta che sta dando spettacolo e si fa più accorta.
"Allora, ragazza," Carla si avvicina con aria di cospirazione, "non ti sei mai toccata?"
"Toccata che cosa? "
"La figa, cazzo!"
L'italiana sta perdendo la pazienza, ma un brusio di approvazione dal pubblico di ascoltatori abusivi, le richiama il dovere di andare più cauta con questa giovane.
"Be' sì, quando mi lavo."
Un barlume di speranza nel cupo cielo del nord Italia.
"Ecco, Yuko. Fai come quando te la lavi. Apri, metti l'ovulo e richiudi. Chiaro?" E, con le dita mima l'atto di divaricare le piccole labbra e infilare l'oggetto del contendere.
"Ma come faccio, non ci sta! "
"Cazzo, Yuko, nella vagina, minchia! Ce lo spingi dentro, come quando ci metti le dita!"
Ma poi riemerge il sospetto che la ragazza non si masturba, oppure non vuole darlo a vedere.
L'altra non capisce. "Mi scusi, non può farmi vedere come si fa?"
"Hahaha! " stavolta è Carla a scoppiare in una risata. Ma poi si immagina la scena: la ragazza che si abbassa le mutandine e alza la pancia per vedere come manovrare nella propria vulva, lei incuriosita su come sono fatte le passere giapponesi, un certo interesse per il corpo di una donna giovane, che solo ora l'italiana scopre o ammette di avere.
Lì nel retro della farmacia, questa giovane imbranata, ma che in fondo ha bisogno di aiuto, quel bel corpo giovane e sodo che lei, Carla, inizia a desiderare di scoprire, toccare, esplorare; quelle tette sotto il sottile tessuto della maglietta, visibili come se fossero nude e accessibili, come se il vestito fosse solo tatuato sulle tette nude, senza nulla di mezzo...
Ma come fare?
La nipponica è lì che aspetta.
"No, dai, Yuko. Non si può proprio fare. Ma ti immagini? Devi fare da sola. Ci manca solo che adesso ti cali le mutandine davanti a me e io ti infilo dita e ovulo nella passera. Ma ti pare? "
“Ma no, non qui!”, si irrigidisce l'asiatica. “Non avete un retro negozio?”
La dottoressa in scienze farmacologiche tira un lungo sospiro. Vorrebbe essere fuori dal negozio e farla finita. Da dove viene questa ritardata mentale che non sa neanche come infilarsi un ovulo? Possibile che il posto in qui è cresciuta non utilizzi questa modalità di somministrazione?
“Scusa, Yuko, ma da dove vieni? Possibile che tu non abbia mai visto un ovulo vaginale?”
“宮古島” risponde prontamente l'orientale, e allarga le braccia in segno di resa.
“Eeeh? Mai sentito questo posto!” Carla si arrende. Ci si immagina che i giapponesi arrivino sempre dalle grandi città, evolute e moderne, e invece, magari, questa imbranata è cresciuta in un'isoletta di pescatori e solo per caso, per qualche motivo a lei ignoto, da un po' risiede in Italia. Conosce un po' la lingua, ma non ha ancora imparato le basi della cultura più urbana.
L'italiana si sente inumidire la vulva, ne deve prendere atto. Questa donna la intriga e la interessa, in fondo. Carla si sta rendendo conto di desiderare quel corpo di fattezze per lei insolito, di volerlo toccare, scoprire, guardare. Inghiottendo la saliva, rimanda a un tempo successivo l'autoanalisi del perchè si stia manifestando in lei questo desiderio del corpo di un'altra donna; si fa coraggio, si guarda intorno nel negozio mezzo vuoto e, “Vieni!” bisbiglia, facendo un cenno del capo.
Nel retrobottega deserto e semibuio, l'imbarazzo è palpabile, sembra incrostare i muri.
Ci pensa l'orientale a stemperare la tensione, slacciandosi con decisione il bottone e la cerniera dei jeans e abbassandosi i calzoni con palese fiducia.
Sotto gli occhi di Carla compaiono degli innocenti slip di cotone bianco, con elastico rosa e un piccolissimo fiocchetto dello stesso colore. Sul tessuto bianco l'inconfondibile gattina col fiocco rosso e i tre baffetti per lato. La caucasica sorride di fronte al simbolo di Hello Kitty, ma poi nota il rigonfiamento del monte di Venere e alcuni peli neri, dritti e lucidi, che spuntano da sopra le mutandine.
L'italiana si sente sudare: davvero sta per vedere la figa di una giapponese, lì, dal vivo, a pochi centimetri dal suo naso? Al di sotto di un eccitante ciuffo di peli neri, i genitali di una giovane che sta per calarsi l'ultima difesa alla sua vista e mostrarle fin nei particolari come è fatta la vulva di una ragazza dell'estremo oriente?
La donna si sente arrossire, mentre percepisce e identifica una franca sensazione di calore e di bagnato che si concentra tra le proprie cosce. 'Mi sa che mi sto scoprendo lesbica, e la cosa sembra che non mi dispiaccia per nulla!' una confessione che le rimbomba tra i pensieri, una pulsazione quasi dolorosa che si ripercuote in analoghe sensazioni che le devastano il basso ventre.
D'istinto allunga le mani per abbassare di propria mano quelle mutandine che lì, sotto ai suoi occhi, sembrano quasi implorarla di essere strappate, lacerate a morsi; quel monte di Venere che immagina morbido e polposo, ricco di profumi e sentori orientali.
Ma quando le sembra che l'orientale allunghi il bacino verso di lei, per invitarla a spogliarla, la farmacista si blocca in un rigurgito di razionalità.
“Ehm... Scusa. Fai tu, ovviamente!” la voce le esce come un ringhio strozzato, un rantolo imbibito di eccitazione non repressa né celata, un impulso primordiale a possedere, penetrare, seviziare la ragazza e quella vulva provocante e inebriante che le si offre, che le chiede di essere presa, spogliata, maltrattata.
La giapponese tace e con una lentezza che Carla percepisce intollerabile, inizia ad abbassarsi le mutandine sotto lo sguardo implorante e succube dell'italiana.
I pollici nell'elastico e i ciuffi di peli che sorgono dal bordo del tessuto, quella setosa lucentezza, quei peli dritti così esotici e ipnotizzanti.
Il monte di Venere che si scopre, gonfio, ricoperto dal groviglio nero che si espande prendendo aria e respiro.
E poi la vulva, le piccole labbra che sporgono sotto la rotondità del basso ventre.
Minute, scurissime, immensamente attraenti, morbide e visibilmente umide e succose.
Lo sguardo dell'italiana ne resta rapito; la farmacista si mette in ginocchio, come in silenziosa adorazione di quel fiore effimero che sboccia in quel momento davanti ai suoi occhi ancora increduli.
Yuko abbassa ulteriormente le mutandine fino a metà delle cosce pallide, si sporge per guardarsi e con le dita inizia ad allargare il vestibolo della vulva.
Sotto le morbide ancelle di colore bruno-viola, si apre una mucosa rosso fuoco che si spegne in quello che si intuisce l'ingresso della vagina.
Una fugace occhiata di Carla per tutta l'estensione dei genitali individua un piccolo clitoride di sfumatura grigio-rosa scuro che fa capolino là dove le piccole labbra si incontrano, avvolte da una corona di radi peli neri, intorno alle grandi labbra.
Neanche in un libro di anatomia; la foto più sexy di una vulva giapponese estrapolata da un sito porno del web.
L'istinto suicida dell'italiana sarebbe quello di afferrare da dietro i glutei della ragazza e di tuffare la faccia in quella vulva, la lingua in quella figa, il naso su quel clitoride e continuare fino alle conseguenze più estreme e devastanti.
Ma Carla, dopo un'ondata di passione a stento controllata, la sensazione del sudore che le cola sulla schiena e fra i seni, la percezione imperiosa di bagnato e mollezza tra le cosce, nelle proprie mutande, che richiederebbe soddisfazione immediata, incredibilmente riesce a dominarsi.
“Adesso cosa faccio?” La voce della giapponese come una pugnalata, uno schiaffo sonoro che la risveglia senza pietà. Oppure un lamento che la chiama, che la invoca a toccarla, possederla, penetrarla, con le dita, la lingua, qualunque oggetto a disposizione pur di farla godere. Un tubetto di dentifricio balsamico, un distanziatore per aerosol, una confezione di vitamina C, qualunque cosa pur di farla godere.
Il desiderio scabroso di sentire gemere questa ragazza sotto i colpi della sua lingua, di sentirla urlare mentre lei le succhia il clitoride, di vederla stracciarsi la maglietta e liberare i seni, i capezzoli duri e scuri, di scoparla e possederla in tutto il suo corpo, e infine di prendersi anche lei il proprio piacere, la propria vulva a contatto con quella della ragazza, incurante di ogni conseguenza, completamente rapita da una situazione cui lei, Carla, non vuole assolutamente porre alcuna resistenza.
“Adesso...” la gola secca, riarsa, le impedisce di parlare, mentre, con le dita incerte, allarga ulteriormente l'atrio vulvare e, individuata l'entrata, infila all'interno della vagina l'ovulo gelatinoso.
“Aaaah!” geme immediatamente la giapponese, del tutto a sorpresa, manifestando solo ora, in maniera sfacciatamente palese, un'eccitazione coltivata a lungo.
Le dita di Carla indugiano, mentre le prime falangi sono già nel ventre della giovane.
L'italiana resta immobile, in ginocchio davanti alle cosce aperte della nipponica, il bacino nudo che si muove in piccole scosse irrefrenabili verso quelle dita che la penetrano, quell'oggetto che si liquefa lentamente lubrificandone il passaggio.
Carla affonda di più le dita, che scompaiono interamente nella figa dell'asiatica.
Yuko allunga le proprie mani a imprigionare le dita che la stimolano dall'interno, mentre il ventre si scuote ritmicamente per farsi scopare.
“Yuko, cosa fai?” sussurra l'italiana in estatica adorazione della propria mano che masturba per la prima volta un'altra donna.
“Leccami, ti prego” la risposta implorante, mentre nuovi gemiti si fanno via via più sonori e convincenti.
La farmacista si avvicina incerta; già percepisce l'odore di passera eccitata, quell'odore che già conosce, che ha apprezzato sulle proprie dita quando, nella solitudine del suo letto, si è già toccata; quell'odore che scopre universale, senza confini, senza barriere di età, razze o continenti; quell'odore di femmina in calore, eccitata, irreversibilmente destinata a un orgasmo prorompente e incontenibile.
Allunga la lingua, incerta se dedicarsi alle piccole labbra in cui il sapore del farmaco già si mescola a quello di donna, o lanciarsi direttamente su quel clitoride impettito e provocante che svetta come un alfiere all'apice del fornice.
Due mani pietose convergono sulla sua nuca, le dita si fanno strada tra i suoi capelli, e poi un invito delicato, una lieve pressione, e la sua bocca è nella vulva della ragazza.
Poche spinte, pochi giochi di lingua con un'abilità che l'italiana non pensava di avere, e i gemiti dell'orientale di trasformano presto in urla strozzate, rochi suoni gutturali conditi da decise spinte del ventre contro il volto della sanitaria, in un orgasmo che sembra non voler finire mai.
Ma abbastanza presto, la stretta delle mani di Yuko sulla nuca di Carla si allentano. L'italiana viene invitata ad alzarsi dalle braccia della giapponese che le passano sotto le ascelle e ne sostengono l'innalzamento stringendola poi ai fianchi.
Le due donne si scambiano un lunghissimo bacio in cui le lingue si cercano, le salive mescolate agli umori vaginali e alla dissoluzione dell'ovulo, si corteggiano e si conoscono. Morbidi molluschi, umidi di saliva, caldi di sapori.
Ma quando la mano dell'asiatica scivola tra le cosce della farmacista, provocandone un primo gemito liberatorio, dal negozio una voce maschile si inserisce maldestramente.
“Carla, tutto bene?” la voce del collega, rimasto da solo al bancone.
“Sì, certo, tutto ok!” l'immediata risposta, mentre la donna in camice si ravviva i capelli e si lancia verso il negozio, per coprire l'orientale che subito si riveste.
Carla finge indifferenza, pur nell'imbarazzante situazione di sentire l'odore della figa dell'altra donna sulle proprie labbra.
“Non devi andare? Non fai tardi al tuo corso?”
“Ah già! Mi ero scordata! Ho fatto tardi con quella cliente. Sapessi che imbranata! Ormai ho perso la lezione.”
“Che rincoglionita doveva essere. Dai, mi racconterai.”
Manco morta! Pensa dentro di sé Carla, mentre Yuko ricompare con la confezione di ovuli in mano, nell'atto di riporla nella borsetta.
Sguardi di curiosità da parte dell'uomo al bancone, che credeva che la cliente fosse già uscita.
Carla comincia a togliersi il camice, avviandosi presso il proprio armadietto. “Buonasera!” rivolgendosi alla giapponese.
Yuko unisce le mani e porge un lieve inchino, in ringraziamento.
Ma mentre l'italiana si accinge a tornare nel retro del negozio, la cliente le porge un biglietto da visita.
“Chiamami, quando hai un giorno libero” sussurra, mentre l'altro farmacista, più lontano, si impegna con un nuovo avventore.
La giapponese esce dalla farmacia sculettando vistosamente.
Sul biglietto da visita, sopra a un numero di telefono e al tipico trifoglio rosso stilizzato:

新倉 優子
YUKO NIKURA
Mitsubishi district Manager
di
scritto il
2025-04-11
2 . 4 K
visite
2 9
voti
valutazione
7.7
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Scopata al chiaror del mattin
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.