Una doccia con Yuko. parte 2. Versione per lui
di
Yuko
genere
etero
“Sei tu Yuko, vero?”
Una donna orientale alla reception dell'hotel, in quel frangente, rendeva la domanda quasi superflua.
L'asiatica scrutò il latore della domanda: “Sei tu, allora che hai vinto il primo premio?” disse, nascondendo un sorriso carico di sorpresa dietro al pugno di una mano.
Un uomo di mezza età dall'aspetto timido e riservato, riccioli brizzolati intorno a una sfumata stempiatura, la stava osservando attraverso occhiali un po' spessi e debolmente affumicati.
Di fronte alla giapponese, l'uomo arrossì vistosamente, annuendo in modo impercettibile.
Un po' goffo dall'aspetto, ben piazzato e forse lievemente sovrappeso, osservava gli occhi a mandorla con un'espressione come di cane bastonato che per nulla si addiceva alla circostanza.
“Ma lo sai, vero, che il tuo premio consiste in una...”
“Sì, sì!”, la interruppe il vincitore, “Una doccia con te; e sappi che sono ben deciso a riscuotere la mia vincita.”
“Ok.” Concluse la ragazza del Sol Levante con un piccolo inchino e, per rompere la situazione di imbarazzo che andava creandosi, prese per mano l'uomo distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e dirigendosi verso gli ascensori.
“Come ti chiami?” Chiese la giapponese mentre si chiudevano le porte dell'ascensore.
“Mauro.”
“Bel nome.” Yuko si immerse negli occhi scuri che la scrutavano da vicino, scattando in rapidi movimenti.
“Grazie, anche il tuo lo è, Yuko.”
I due si sorrisero e sembrò che l'imbarazzo fosse superato.
Nel corridoio non ci furono scambi di parole e, guardandosi in giro per non essere colte da sguardi inopportuni, Yuko aprì rapidamente la porta della camera facendo scomparire le due figure all'interno.
Chiusa la porta alle loro spalle, si formò nuovamente una cappa di imbarazzo reciproco. Mauro stava arrossendo di nuovo, ma in più un sottile velo di sudore luccicava sulla sua fronte e sugli zigomi.
“Ti piacciono le donne dell'estremo oriente?” Ruppe di nuovo il silenzio l'asiatica, con un tono di voce cortese e invitante, in un lieve inchino di cortesia molto orientale.
“No, cioè...” si corresse subito Mauro di fronte al piccolo moto di stupore negli occhi della nipponica.
“Non sono mai stato con una giapponese, per la verità”, scandì con lentezza il vincitore, “ma adoro il Giappone, un paese e una cultura che mi affascinano, e, insomma”, si interruppe di nuovo Mauro, “un'esperienza di sesso con una cinese è una cosa che desidero provare!”
Yuko sorrise e intanto, delicatamente, prese le dita di una mano del nuovo amico tra le sue.
“Giapponese, Mauro”, lo corresse, “ma dobbiamo solo fare una doccia insieme, lo sai, vero?”
“Sì, sì, certo!” si irrigidì l'uomo, colto da una nuova ondata di rossore in viso.
“Poi si vedrà.” Concluse Yuko per stemperare la reazione emotiva di cui si era accorta, e si diresse verso il bagno, trattenendo per le dita il compagno che l'assecondava in ogni gesto.
“Da dove vieni?”
“Pavia, l'oltrepò, per la precisione.”
Yuko si voltò incuriosita, mentre la porta del bagno veniva chiusa a chiave dietro di loro, un'accortezza che garantiva una maggior tranquillità.
Di fronte a lei contemplò la persona con cui, a breve, avrebbe condiviso l'intima visione di due nudi in stretta vicinanza nella sensuale operazione di una doccia con molto contatto.
L'uomo, alto pressapoco come lei, manteneva un'espressione di rispetto, quasi dimessa; il busto flesso in avanti, quasi come in gesto di rispettosa sottomissione, e quello sguardo da cucciolo che Yuko trovava irresistibile nella sua inadeguatezza in quella circostanza.
Vestito sportivo, ma semplice, un paio di jeans un poco consunti, una camicetta scozzese a maniche corte su un petto un po' villoso, un ventre che denotava la passione per la cucina e un'andatura lievemente zoppicante completavano la cornice dell'uomo che si stava preparando a un'esperienza decisamente inconsueta.
Mauro non sembrava aveva curato con eccessiva cura il proprio aspetto e questo gesto fu letto da parte della giapponese come una manifestazione di onestà che rifiutava ipocrisie o gesti di facciata.
La giovane aveva contemplato con estrema cura l'aspetto del signore di mezza età di fronte a lei con cui si apprestava a condividere la vista dei propri corpi bagnati dall'acqua, tanto da provocare una reazione soddisfatta del pavese.
“Ti piaccio, Yuko?”
“Sei una persona interessante, Mauro. E mi sembra che ti stia presentando a me nel tuo aspetto più sincero, senza artefatti e costruzioni posticce. Ti sembrerà strano, ma ti ringrazio, mi sento molto onorata.”
“Sei molto più bella di quanto appari in foto, e più alta.”
I due si sorrisero guardandosi negli occhi. “Non che fossi brutta, nella foto, sia chiaro.”
Seguì un momento di silenzio che sembrò infinito. Nessuno si decideva a prendere l'iniziativa e la tensione alimentava un turbinio di pensieri nelle menti che rincorrevano giochi erotici inconfessati.
Fu l'asiatica a rompere gli indugi.
Con un significativo sospiro lasciò le dita delle mani dell'altro, iniziando a spogliarsi sotto i suoi occhi attenti.
Tolta la giacchetta di jeans si sfilò la canottierina fucsia che, come se fosse stata solo tatuata al suo petto, aveva già palesato agli occhi dell'uomo l'assenza di reggiseno.
I gesti erano stati troppo rapidi e Mauro ancora si dispiaceva di non aver potuto allietarsi della visione della graduale comparsa del seno che così bene si delineava sotto il sottile indumento.
Yuko era già a petto nudo di fronte al vincitore.
L'eccitazione dello strip tease di fronte a uno sconosciuto le aveva gonfiato i capezzoli e reso le areole prominenti.
La nipponica si fermò mentre stava già slacciandosi il bottone dei jeans.
“Vuoi goderti lo spogliarello o stai aspettando che ti spogli io?”
A petto alto, con un sorriso gentile e invitante, non sembrava provare imbarazzo per il fatto di trovarsi nuda davanti a una persona mai vista prima.
“Oh, scusa!”, rispose Mauro, come colto in fallo, “No, no, faccio io, è ovvio. È che sei veramente molto bella!”
“Grazie.” Sorrise la giapponese con un piccolo inchino, “Non hai mai visto un'asiatica nuda?”
“Ecco... non dal vivo.” Riprese l'uomo che lasciava pascolare lo sguardo sul petto nudo dell'orientale e sul suo ventre piatto. “Sei magrissima, eppure hai delle tette... un seno molto bello e formoso.”
“E tu? Come sei fatto sotto quella camicetta?” Rispose l'asiatica e allungò le mani slacciando il primo bottone.
Come colto da uno stato di torpore, il lombardo si lasciò slacciare l'indumento e allargare i due lembi. Ora era Yuko a contemplare le sue forme.
“Vuoi che continui io?”
“Oh no, scusami ancora!” Mauro arrossì di nuovo, avvampando di imbarazzo. “È che non sono abituato a spogliarmi davanti a una sconosciuta, intendo, ecco... non a pagamento, mi potrai capire.”
“Non hai mai visto un'altra ragazza nuda dal vivo?”
“Be', sì, certo. Ma, come ti ho detto, mai una giapponese, e io adoro il tuo paese e la tua cultura. E poi, sai... ecco, mai con il proposito di una doccia insieme così ravvicinata.”
Detto questo Mauro velocizzò i movimenti. Ripose con cura la camicia su una sedia e si sfilò i calzoni. Un divertente paio di boxer con dei coniglietti si deformava sotto un'evidente erezione ben manifesta.
“Ha ha ha! Hai dei gusti meravigliosi in fatto di abbigliamento.” Non seppe trattenersi la donna.
Questa volta fu Yuko a rimanere immobile, mentre, di fronte a lei, le mutande venivano calate.
La tensione sul membro si allentò e l'indumento gradualmente scivolò su una generosa verga che mostrava già un lucido glande viola affiorare dalla pelle tesa.
“Come mi trovi, Yuko?”
Mauro sembrava timoroso di mostrarsi nudo e già in preda a un'irresistibile eccitazione, eppure la sua virilità era di tutto rispetto.
Senza accorgersene, l'orientale allungò una mano verso il pene, ma Mauro si allontanò istintivamente con una piccola vibrazione dell'asta.
“Oh, perdonami!” Si scusò subito la nipponica.
“Scusa tu!” Scappò detto all'altro, che si era troppo tardi pentito del movimento involontario.
Ma ormai l'attimo di tensione erotica era svanito, e i due due continuarono a spogliarsi insieme, lanciando solo fugaci occhiate ai corpi che, di fronte a loro, svelavano le loro più intime nudità.
Senza concedersi altri commenti espliciti, si diressero verso lo spazioso box doccia.
Yuko si fermò sul bordo, aprì il miscelatore dell'acqua sondando la temperatura del getto. Con l'altra mano teneva le dita del pavese che, nell'attesa, si scoprì a rimirare con desiderio le rotondità del sedere della nuova amica.
“Che bel fisico asciutto che hai, Yuko.” Disse, senza distogliere lo sguardo da quel sedere.
“Grazie. Faccio molto sport in montagna.” Rispose l'asiatica mentre si accingeva a entrare sotto il getto del miscelatore.
“Posso farti una domanda molto personale?”
“Ma certo.” Rispose la Yuko, mentre il getto d'acqua ormai le colpiva una spalla schizzandole un seno di piccole gocce d'acqua in movimento.
“Tu... sei lesbica?”
Yuko sorrise, spostandosi interamente sotto il getto fluido. Senza rispondere, piegò indietro la testa prendendosi fra le mani i capelli dietro alla nuca mentre la doccia le colpiva il volto scivolandole sulla nera chioma e sul seno, alto e sodo.
Mauro rimase sull'orlo del box ad ammirarla mentre un incontenibile desiderio gli serpeggiava lungo il corpo. Un formicolio interno al ventre si espandeva verso l'uccello che tirava con una lieve sensazione di dolore e oscillava sotto la pulsazione del sangue. Lui si sorprese di provare già così tanta eccitazione per il solo fatto di vedere una ragazza nuda fare la doccia. In fondo questa era la prima volta che vedeva un'asiatica dal vivo, nuda, sotto il getto dell'acqua.
Si impose di contenersi. Solo una doccia, una semplice doccia, era concessa al vincitore della lotteria, anche se i contatti sarebbero stati plurimi e molto intimi.
Yuko, non rispondeva, ma, trovandosi ancora sola sotto il getto caldo e corroborante, riaprì gli occhi e protese le mani verso l'amico, invitandolo a raggiungerla.
Mauro le si avvicinò, coprendo pudicamente il proprio membro.
In un attimo i due si ritrovarono di fronte, condividendo il flusso caldo che bagnava loro i capelli e i volti.
Nonostante Yuko fosse magra, i seni sfioravano a ogni minimo movimento il petto dell'uomo, provocandole sussulti di sorpresa e di piacere che venivano esplicitati con piccoli gridolini di eccitazione. Per poter rimanere entrambi sotto l'acqua era inevitabile che i due corpi si toccassero e i seni, più sporgenti rispetto al resto del corpo, continuamente venivano a contatto con la pelle di Mauro, mentre il suo membro, inevitabilmente, toccava in continuazione le cosce della donna.
La reciproca visione dei loro corpi, lucidi sotto il velo d'acqua che scorreva sulle loro pelli, e il ripetuto contatto tra loro, sui fianchi e lungo le cosce, più in basso, avevano portato a un insostenibile livello di eccitazione.
Quando Yuko allargò le braccia, in un gesto che poteva sembrare di invito, Mauro le si fece incontro, vicinissimo, appoggiando i pettorali sui seni dell'asiatica.
Yuko non si ritrasse, appoggiando le sue mani sulle spalle del lombardo.
“Non mi hai ancora risposto, Yuko.”
La nipponica gli passò le dita tra i capelli, scomponendoli sotto i rivoli fluidi, poi lasciò scivolare le mani sulla sua schiena stringendoselo più saldamente al petto.
Lo guardò fisso dal profondo dei suoi occhi, così neri che non si riusciva a distinguere la pupille nelle iridi.
“Sono bisex, Mauro. Mi piacciono sia le donne che gli uomini.”
E, stringendo l'abbraccio, chiuse gli occhi per posare un delicato bacio sulla sua guancia.
L'italiano si lasciò avvolgere da quell'abbraccio, protendendo il ventre e i fianchi verso quella figura flessibile e sinuosa come una canna di bambù sotto la spinta di una giovane brezza, e mentre avvertiva la consistenza delle labbra di Yuko sulla sua guancia, nello stesso momento sentì sul proprio membro il contatto con il ventre della giapponese.
L'intimo tocco lo fece trasalire di piacere e quando la scossa fu trasmessa al suo volto in una piccola torsione, le sue labbra toccarono quelle di Yuko.
Solo uno sfioramento, ma il tempo fu sufficiente per sentirne maggiormente il calore e la soffice carnosità.
L'italiano si sentì quasi mancare e scivolò piegando le ginocchia, ma Yuko lo trattenne serrando l'abbraccio sotto alle sue scapole. Per un attimo i loro corpi furono in così stretto contatto che la donna percepì sulla vulva la pressione dei genitali dell'altro.
“Aaah!” Gemette l'asiatica, per la forte stimolazione sul suo corpo già molto eccitato, ma Mauro ritrovò l'equilibrio e si rimise saldamente in piedi.
'Questa me la scopo', pensava intanto il pavese, 'giuro che non esco da questa doccia se prima non me la sono scopata'.
Yuko intanto lo guardava con un po' di imbarazzo, un furtivo sorriso nascosto dietro alla mano.
“Scusami.” Sussurrò.
“Ma di che?”
Nell'aiutare il detentore del premio a rialzarsi, la giapponese aveva avuto modo di tastargli il sedere a piene mani, apprezzandone la consistenza, e ora era in preda al pieno desiderio sessuale, pulsione cui avrebbe molto voluto dare sfogo, fino alla massima conseguenza, al culmine dei sensi. Ma non sapeva nulla dell'altro e si impose di non prendere troppe iniziative.
Dopo un imbarazzato scambio di sorrisi, Yuko si mise di schiena, dando le spalle a Mauro.
“Dai, fammi uno shampoo” gli sussurrò gentile, tendendogli una bottiglietta ripiena di viscoso fluido dal colore rosa madreperlaceo.
La giapponese, subito dopo, sentì la fresca colata dello shampoo, sul vertice del capo, seguita da un'energica frizione di mani.
In pochi secondi furono avvolti da volute profumate di cocco mentre una schiuma spessa e consistente s'impadroniva della folta chioma bruna.
Sotto gli schizzi d'acqua, isole di schiuma scivolavano dalle spalle sul seno di Yuko, incagliandosi sui suoi capezzoli in attesa che un più consistente flusso d'acqua le facesse proseguire sul ventre per incastrarsi di nuovo fra i peli del pube.
Il profumo, il massaggio con lo shampoo, il caldo fluire della doccia sulle spalle e qualche furtiva carezza sul suo seno stavano obnubilando la ragione dell'asiatica che, riconoscendo che il trattamento ai capelli e quel frequente contatto sul suo petto rappresentavano uno sconfinamento dal programma, faceva sempre più fatica a trattenere l'istinto di lasciarsi andare a farsi possedere sessualmente dall'uomo che le stava alle spalle.
Senza quasi esserne conscia si trovò con le mani allungate dietro di sé, ad accarezzare le cosce del lombardo, molto vicine, mentre sentiva il suo pene a contatto col suo sedere.
Con le dita scivolava sulla sua pelle, scendendo lungo le cosce e risalendo fino a dove avvertiva l'inizio della rotondità dei glutei.
Il contatto del membro virile sul sedere e sulle cosce, la carezza ormai quasi continua sul proprio seno e qualche fugace bacio sulla schiena, lo scorrere della schiuma che scivolava tra i loro corpi, la consapevolezza del corpo nudo dietro alle sue spalle e, infine, quelle carezze sulle cosce, appena accennate, ma dotate di una travolgente potenza erogena, sminuzzarono irreversibilmente la volontà di limitare le manovre che si era imposta la donna dell'estremo oriente.
Assecondando le carezze di Mauro, che ormai debordavano abbondantemente sul seno e sul sedere, Yuko, da dietro, si avvicinò al corpo muscoloso fino a porre completamente in contatto i loro corpi.
La giovane si voltò: ora il suo monte di Venere era appoggiato al ventre maschile e, pensando di non farsi scoprire, Yuko strofinò il proprio ventre sul pube del compagno, riuscendo a sfiorarlo col clitoride. Bastò poco perchè, già in preda a una devastante eccitazione, la giapponese ebbe un piccolo orgasmo, che cercò di dissimulare con un accenno di tosse che coprisse i pochi gemiti di quel primo momento di estasi.
Mauro invece si era subito accorto che la ragazza orientale si era già concessa un primo momento di paradiso, certezza corroborata dalla sensazione di stretta delle mani e delle braccia di Yuko tra i suoi capelli e sulla sua schiena.
In preda al desiderio e molle di deliquio, il pavese si spinse verso la giapponese, ricevendo il suo abbraccio. I loro due corpi ora erano stretti uno sull'altro, il seno contro il petto maschile; si strofinavano aumentando la loro eccitazione e le mani cominciarono a muoversi sulle loro schiene, con lunghe carezze sempre più alla ricerca esplicita dei loro glutei.
“Yuko...” cominciò a dire Mauro in risposta al piccolo orgasmo di cui era stato testimone, ma rivolgendosi verso l'asiatica, la vide a occhi chiusi, mentre, con la bocca leggermente aperta, ne ricercava il contatto con le labbra.
Mauro non ebbe più esitazioni e quando posò le sue labbra su quelle che ancora lo cercavano e lo desideravano, il contatto tra le loro lingue fu una specie di liberazione.
'Il dolce sapore di una lingua orientale!' Fu il primo pensiero del lombardo. 'La fresca, liscia lingua di Yuko, sentore di luoghi lontani, culture millenarie cresciute in giardini di magnolie giapponesi e bassi aceri palmati, intorno a stagni ricoperti di ninfee, in cui si rispecchia il profilo innevato del monte Fuji!'
I due si abbandonarono a un bacio lungo e senza tempo. Parve che il rumore stesso della doccia scomparisse, sostituito dal fruscìo discreto di una brezza primaverile tra i germogli di tè di piantagioni nel sud della Cina. Il profumo dello shampoo sublimò in quello di germogli di gelsomino e olea fragrans in vortici di aromi quasi palpabili. Alle due menti sembrò di camminare per mano su una vellutata trapunta di erba fine, fresca di rugiada tra le dita dei piedi; loro due, nudi e liberi in un Eden ritrovato, mentre le loro lingue danzavano abbracciandosi e accarezzandosi, scivolando una intorno all'altra come i sette veli del balletto di Salomè, narrandosi le mille fiabe di Sheherazade; duetto di morbido calore, sapore di curiosità gonfia di passione, danza di un mollusco ghermito da un predatore che alterna i contendenti trasformando la molle preda in viscido cacciatore, scambio di liquidi densi di sussurri e desideri.
Sospiri e gemiti si mescolavano e si perdevano in quelle bocche che non volevano più staccarsi, quelle tumide labbra in ermetico contatto, mentre le mani scorrevano ebbre e indomite a esplorare i loro corpi.
Dalle schiene scivolarono sui fianchi per conquistare le curve e le pieghe dei loro glutei; risalirono lambendo le labbra e i pertugi più sensibili, i testicoli e il turgido membro per soffermarsi sui seni della donna.
Mani che comprimono soffici lune, dita che strizzano irrequieti capezzoli, tonde areole gonfie che pulsano di anelito incontro a palme avide di morbidezza.
Sapone che scivola sulle pelli bagnate, il velo di acqua calda che dai capelli si distribuisce cementando i due corpi nudi in continuo tortuoso movimento, come una lotta tra draghi color giada e serpenti marini dalle sfumature di bronzo e smeraldo.
Carezze col corpo, baci sui seni, mani che afferrano gonfi corpi cavernose e ne accarezzano l'erezione, capezzoli accesi come fiammiferi per incontrare labbra avide, baci e suzioni e innescare un livello di stimolazione ancora più alto e incontenibile.
Ventri liquidi in oscillazioni eteree, turbati da mani in ricerca senza tregua.
Dita che esplorano pertugi, cavità sondate e penetrate, mucose e pieghe grondanti desiderio che si offrono, aprendosi a polpastrelli avidi di erotismo.
In un bacio interminabile le dita di Mauro scardinarono orgasmi dopo orgasmi, spillando preziose gemme dal corpo ambrato della donna, mentre la mano dolce e insistente di Yuko spremeva orgasmi saturi si sperma, in sequenze imprevedibili e intensità crescente. Ebbrezza mista a deliquio, senza mai posa, senza requie, urlandosi il piacere dell'estasi in soffocate urla sommesse una nella bocca dell'altro.
Un paradiso dietro al successivo, un culmine di sensazioni per far da sottofondo a un nuovo confine, una nuova vetta per trovare lo slancio per un'ulteriore meta, più elevata e mai abbastanza inaccessibile.
I due amanti si donarono e si consumarono senza mai interrompere quell'indissolubile legame tra le loro lingue, danzanti in quel bacio fuori dai confini della fisica.
Si trovarono in ginocchio, uno di fronte all'altra, e ancora si baciavano, le mani sulle tette, le dita strette sui capezzoli, la stretta soffice sul pene sempre duro.
Si sdraiarono spalancando le aperture di plexiglass e ancora, si contorcevano per spingere, l'uomo, le dita tra le gambe della donna, la femmina, in continua presa sull'asta virile.
Groviglio di membra, una mano che scompare nella vulva calda e stretta, le cosce che si stringono; i due corpi presto rotolarono fuori dalla doccia mentre ancora i due si baciavano, e finalmente, senza più fiato, si fermarono.
Mauro, sdraiato sul pavimento inondato di acqua, schiuma, sperma e umori di donna, col fiato grosso, gonfiava il petto in respiri profondi. Lo sguardo sigillato negli occhi della giapponese che lo fissava, sopra di lui, il seno attratto dalla gravità, gocciolante, l'espressione degli occhi sbalordita e il fiatone per l'irresistibile sequenza di orgasmi.
I due amanti stettero immobili a fissarsi, incapaci di proferire una sola parola, finchè il loro respiro divenne calmo e regolare.
Yuko si mise in ginocchio, chiudendo le gambe. Solo un ciuffo di peli neri, lunghi e disordinati, sporgeva là, dove fino a pochi minuti prima si era scatenato uno tsunami. Il seno ancora si muoveva, sollevato dalle ampie escursioni del petto che inspirava aria voluttuosamente.
Mauro si mise seduto; le gambe divaricate mostravano, sotto il regolare pelo castano il grosso pene appena rilassato.
“Be'”, disse in tono conclusivo, “Direi che la doccia è fatta.” E il suo volto assunse una piega quasi dispiaciuta.
Yuko si alzò in piedi, in una postura che tutto sembrava tranne che stabile. Traballò fino alla porta del bagno. Si volse ancora indietro a considerare l'alluvione che si era scatenata sul povero pavimento, poi il suo sguardo incrociò quello del lombardo.
Gli tese la mano, aiutandolo a rialzarsi, poi, con andatura incerta e a gambe larghe, tenendo ancora l'amico per mano, si diresse verso la stanza da letto dove stavano i loro vestiti.
“Sì”, sibilò quasi senza voce, “la doccia è fatta.”
Tirò un respiro profondo e mosse qualche passo trascinandosi Mauro dietro di lei.
“Ora continuiamo sul lettone.”
Una donna orientale alla reception dell'hotel, in quel frangente, rendeva la domanda quasi superflua.
L'asiatica scrutò il latore della domanda: “Sei tu, allora che hai vinto il primo premio?” disse, nascondendo un sorriso carico di sorpresa dietro al pugno di una mano.
Un uomo di mezza età dall'aspetto timido e riservato, riccioli brizzolati intorno a una sfumata stempiatura, la stava osservando attraverso occhiali un po' spessi e debolmente affumicati.
Di fronte alla giapponese, l'uomo arrossì vistosamente, annuendo in modo impercettibile.
Un po' goffo dall'aspetto, ben piazzato e forse lievemente sovrappeso, osservava gli occhi a mandorla con un'espressione come di cane bastonato che per nulla si addiceva alla circostanza.
“Ma lo sai, vero, che il tuo premio consiste in una...”
“Sì, sì!”, la interruppe il vincitore, “Una doccia con te; e sappi che sono ben deciso a riscuotere la mia vincita.”
“Ok.” Concluse la ragazza del Sol Levante con un piccolo inchino e, per rompere la situazione di imbarazzo che andava creandosi, prese per mano l'uomo distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e dirigendosi verso gli ascensori.
“Come ti chiami?” Chiese la giapponese mentre si chiudevano le porte dell'ascensore.
“Mauro.”
“Bel nome.” Yuko si immerse negli occhi scuri che la scrutavano da vicino, scattando in rapidi movimenti.
“Grazie, anche il tuo lo è, Yuko.”
I due si sorrisero e sembrò che l'imbarazzo fosse superato.
Nel corridoio non ci furono scambi di parole e, guardandosi in giro per non essere colte da sguardi inopportuni, Yuko aprì rapidamente la porta della camera facendo scomparire le due figure all'interno.
Chiusa la porta alle loro spalle, si formò nuovamente una cappa di imbarazzo reciproco. Mauro stava arrossendo di nuovo, ma in più un sottile velo di sudore luccicava sulla sua fronte e sugli zigomi.
“Ti piacciono le donne dell'estremo oriente?” Ruppe di nuovo il silenzio l'asiatica, con un tono di voce cortese e invitante, in un lieve inchino di cortesia molto orientale.
“No, cioè...” si corresse subito Mauro di fronte al piccolo moto di stupore negli occhi della nipponica.
“Non sono mai stato con una giapponese, per la verità”, scandì con lentezza il vincitore, “ma adoro il Giappone, un paese e una cultura che mi affascinano, e, insomma”, si interruppe di nuovo Mauro, “un'esperienza di sesso con una cinese è una cosa che desidero provare!”
Yuko sorrise e intanto, delicatamente, prese le dita di una mano del nuovo amico tra le sue.
“Giapponese, Mauro”, lo corresse, “ma dobbiamo solo fare una doccia insieme, lo sai, vero?”
“Sì, sì, certo!” si irrigidì l'uomo, colto da una nuova ondata di rossore in viso.
“Poi si vedrà.” Concluse Yuko per stemperare la reazione emotiva di cui si era accorta, e si diresse verso il bagno, trattenendo per le dita il compagno che l'assecondava in ogni gesto.
“Da dove vieni?”
“Pavia, l'oltrepò, per la precisione.”
Yuko si voltò incuriosita, mentre la porta del bagno veniva chiusa a chiave dietro di loro, un'accortezza che garantiva una maggior tranquillità.
Di fronte a lei contemplò la persona con cui, a breve, avrebbe condiviso l'intima visione di due nudi in stretta vicinanza nella sensuale operazione di una doccia con molto contatto.
L'uomo, alto pressapoco come lei, manteneva un'espressione di rispetto, quasi dimessa; il busto flesso in avanti, quasi come in gesto di rispettosa sottomissione, e quello sguardo da cucciolo che Yuko trovava irresistibile nella sua inadeguatezza in quella circostanza.
Vestito sportivo, ma semplice, un paio di jeans un poco consunti, una camicetta scozzese a maniche corte su un petto un po' villoso, un ventre che denotava la passione per la cucina e un'andatura lievemente zoppicante completavano la cornice dell'uomo che si stava preparando a un'esperienza decisamente inconsueta.
Mauro non sembrava aveva curato con eccessiva cura il proprio aspetto e questo gesto fu letto da parte della giapponese come una manifestazione di onestà che rifiutava ipocrisie o gesti di facciata.
La giovane aveva contemplato con estrema cura l'aspetto del signore di mezza età di fronte a lei con cui si apprestava a condividere la vista dei propri corpi bagnati dall'acqua, tanto da provocare una reazione soddisfatta del pavese.
“Ti piaccio, Yuko?”
“Sei una persona interessante, Mauro. E mi sembra che ti stia presentando a me nel tuo aspetto più sincero, senza artefatti e costruzioni posticce. Ti sembrerà strano, ma ti ringrazio, mi sento molto onorata.”
“Sei molto più bella di quanto appari in foto, e più alta.”
I due si sorrisero guardandosi negli occhi. “Non che fossi brutta, nella foto, sia chiaro.”
Seguì un momento di silenzio che sembrò infinito. Nessuno si decideva a prendere l'iniziativa e la tensione alimentava un turbinio di pensieri nelle menti che rincorrevano giochi erotici inconfessati.
Fu l'asiatica a rompere gli indugi.
Con un significativo sospiro lasciò le dita delle mani dell'altro, iniziando a spogliarsi sotto i suoi occhi attenti.
Tolta la giacchetta di jeans si sfilò la canottierina fucsia che, come se fosse stata solo tatuata al suo petto, aveva già palesato agli occhi dell'uomo l'assenza di reggiseno.
I gesti erano stati troppo rapidi e Mauro ancora si dispiaceva di non aver potuto allietarsi della visione della graduale comparsa del seno che così bene si delineava sotto il sottile indumento.
Yuko era già a petto nudo di fronte al vincitore.
L'eccitazione dello strip tease di fronte a uno sconosciuto le aveva gonfiato i capezzoli e reso le areole prominenti.
La nipponica si fermò mentre stava già slacciandosi il bottone dei jeans.
“Vuoi goderti lo spogliarello o stai aspettando che ti spogli io?”
A petto alto, con un sorriso gentile e invitante, non sembrava provare imbarazzo per il fatto di trovarsi nuda davanti a una persona mai vista prima.
“Oh, scusa!”, rispose Mauro, come colto in fallo, “No, no, faccio io, è ovvio. È che sei veramente molto bella!”
“Grazie.” Sorrise la giapponese con un piccolo inchino, “Non hai mai visto un'asiatica nuda?”
“Ecco... non dal vivo.” Riprese l'uomo che lasciava pascolare lo sguardo sul petto nudo dell'orientale e sul suo ventre piatto. “Sei magrissima, eppure hai delle tette... un seno molto bello e formoso.”
“E tu? Come sei fatto sotto quella camicetta?” Rispose l'asiatica e allungò le mani slacciando il primo bottone.
Come colto da uno stato di torpore, il lombardo si lasciò slacciare l'indumento e allargare i due lembi. Ora era Yuko a contemplare le sue forme.
“Vuoi che continui io?”
“Oh no, scusami ancora!” Mauro arrossì di nuovo, avvampando di imbarazzo. “È che non sono abituato a spogliarmi davanti a una sconosciuta, intendo, ecco... non a pagamento, mi potrai capire.”
“Non hai mai visto un'altra ragazza nuda dal vivo?”
“Be', sì, certo. Ma, come ti ho detto, mai una giapponese, e io adoro il tuo paese e la tua cultura. E poi, sai... ecco, mai con il proposito di una doccia insieme così ravvicinata.”
Detto questo Mauro velocizzò i movimenti. Ripose con cura la camicia su una sedia e si sfilò i calzoni. Un divertente paio di boxer con dei coniglietti si deformava sotto un'evidente erezione ben manifesta.
“Ha ha ha! Hai dei gusti meravigliosi in fatto di abbigliamento.” Non seppe trattenersi la donna.
Questa volta fu Yuko a rimanere immobile, mentre, di fronte a lei, le mutande venivano calate.
La tensione sul membro si allentò e l'indumento gradualmente scivolò su una generosa verga che mostrava già un lucido glande viola affiorare dalla pelle tesa.
“Come mi trovi, Yuko?”
Mauro sembrava timoroso di mostrarsi nudo e già in preda a un'irresistibile eccitazione, eppure la sua virilità era di tutto rispetto.
Senza accorgersene, l'orientale allungò una mano verso il pene, ma Mauro si allontanò istintivamente con una piccola vibrazione dell'asta.
“Oh, perdonami!” Si scusò subito la nipponica.
“Scusa tu!” Scappò detto all'altro, che si era troppo tardi pentito del movimento involontario.
Ma ormai l'attimo di tensione erotica era svanito, e i due due continuarono a spogliarsi insieme, lanciando solo fugaci occhiate ai corpi che, di fronte a loro, svelavano le loro più intime nudità.
Senza concedersi altri commenti espliciti, si diressero verso lo spazioso box doccia.
Yuko si fermò sul bordo, aprì il miscelatore dell'acqua sondando la temperatura del getto. Con l'altra mano teneva le dita del pavese che, nell'attesa, si scoprì a rimirare con desiderio le rotondità del sedere della nuova amica.
“Che bel fisico asciutto che hai, Yuko.” Disse, senza distogliere lo sguardo da quel sedere.
“Grazie. Faccio molto sport in montagna.” Rispose l'asiatica mentre si accingeva a entrare sotto il getto del miscelatore.
“Posso farti una domanda molto personale?”
“Ma certo.” Rispose la Yuko, mentre il getto d'acqua ormai le colpiva una spalla schizzandole un seno di piccole gocce d'acqua in movimento.
“Tu... sei lesbica?”
Yuko sorrise, spostandosi interamente sotto il getto fluido. Senza rispondere, piegò indietro la testa prendendosi fra le mani i capelli dietro alla nuca mentre la doccia le colpiva il volto scivolandole sulla nera chioma e sul seno, alto e sodo.
Mauro rimase sull'orlo del box ad ammirarla mentre un incontenibile desiderio gli serpeggiava lungo il corpo. Un formicolio interno al ventre si espandeva verso l'uccello che tirava con una lieve sensazione di dolore e oscillava sotto la pulsazione del sangue. Lui si sorprese di provare già così tanta eccitazione per il solo fatto di vedere una ragazza nuda fare la doccia. In fondo questa era la prima volta che vedeva un'asiatica dal vivo, nuda, sotto il getto dell'acqua.
Si impose di contenersi. Solo una doccia, una semplice doccia, era concessa al vincitore della lotteria, anche se i contatti sarebbero stati plurimi e molto intimi.
Yuko, non rispondeva, ma, trovandosi ancora sola sotto il getto caldo e corroborante, riaprì gli occhi e protese le mani verso l'amico, invitandolo a raggiungerla.
Mauro le si avvicinò, coprendo pudicamente il proprio membro.
In un attimo i due si ritrovarono di fronte, condividendo il flusso caldo che bagnava loro i capelli e i volti.
Nonostante Yuko fosse magra, i seni sfioravano a ogni minimo movimento il petto dell'uomo, provocandole sussulti di sorpresa e di piacere che venivano esplicitati con piccoli gridolini di eccitazione. Per poter rimanere entrambi sotto l'acqua era inevitabile che i due corpi si toccassero e i seni, più sporgenti rispetto al resto del corpo, continuamente venivano a contatto con la pelle di Mauro, mentre il suo membro, inevitabilmente, toccava in continuazione le cosce della donna.
La reciproca visione dei loro corpi, lucidi sotto il velo d'acqua che scorreva sulle loro pelli, e il ripetuto contatto tra loro, sui fianchi e lungo le cosce, più in basso, avevano portato a un insostenibile livello di eccitazione.
Quando Yuko allargò le braccia, in un gesto che poteva sembrare di invito, Mauro le si fece incontro, vicinissimo, appoggiando i pettorali sui seni dell'asiatica.
Yuko non si ritrasse, appoggiando le sue mani sulle spalle del lombardo.
“Non mi hai ancora risposto, Yuko.”
La nipponica gli passò le dita tra i capelli, scomponendoli sotto i rivoli fluidi, poi lasciò scivolare le mani sulla sua schiena stringendoselo più saldamente al petto.
Lo guardò fisso dal profondo dei suoi occhi, così neri che non si riusciva a distinguere la pupille nelle iridi.
“Sono bisex, Mauro. Mi piacciono sia le donne che gli uomini.”
E, stringendo l'abbraccio, chiuse gli occhi per posare un delicato bacio sulla sua guancia.
L'italiano si lasciò avvolgere da quell'abbraccio, protendendo il ventre e i fianchi verso quella figura flessibile e sinuosa come una canna di bambù sotto la spinta di una giovane brezza, e mentre avvertiva la consistenza delle labbra di Yuko sulla sua guancia, nello stesso momento sentì sul proprio membro il contatto con il ventre della giapponese.
L'intimo tocco lo fece trasalire di piacere e quando la scossa fu trasmessa al suo volto in una piccola torsione, le sue labbra toccarono quelle di Yuko.
Solo uno sfioramento, ma il tempo fu sufficiente per sentirne maggiormente il calore e la soffice carnosità.
L'italiano si sentì quasi mancare e scivolò piegando le ginocchia, ma Yuko lo trattenne serrando l'abbraccio sotto alle sue scapole. Per un attimo i loro corpi furono in così stretto contatto che la donna percepì sulla vulva la pressione dei genitali dell'altro.
“Aaah!” Gemette l'asiatica, per la forte stimolazione sul suo corpo già molto eccitato, ma Mauro ritrovò l'equilibrio e si rimise saldamente in piedi.
'Questa me la scopo', pensava intanto il pavese, 'giuro che non esco da questa doccia se prima non me la sono scopata'.
Yuko intanto lo guardava con un po' di imbarazzo, un furtivo sorriso nascosto dietro alla mano.
“Scusami.” Sussurrò.
“Ma di che?”
Nell'aiutare il detentore del premio a rialzarsi, la giapponese aveva avuto modo di tastargli il sedere a piene mani, apprezzandone la consistenza, e ora era in preda al pieno desiderio sessuale, pulsione cui avrebbe molto voluto dare sfogo, fino alla massima conseguenza, al culmine dei sensi. Ma non sapeva nulla dell'altro e si impose di non prendere troppe iniziative.
Dopo un imbarazzato scambio di sorrisi, Yuko si mise di schiena, dando le spalle a Mauro.
“Dai, fammi uno shampoo” gli sussurrò gentile, tendendogli una bottiglietta ripiena di viscoso fluido dal colore rosa madreperlaceo.
La giapponese, subito dopo, sentì la fresca colata dello shampoo, sul vertice del capo, seguita da un'energica frizione di mani.
In pochi secondi furono avvolti da volute profumate di cocco mentre una schiuma spessa e consistente s'impadroniva della folta chioma bruna.
Sotto gli schizzi d'acqua, isole di schiuma scivolavano dalle spalle sul seno di Yuko, incagliandosi sui suoi capezzoli in attesa che un più consistente flusso d'acqua le facesse proseguire sul ventre per incastrarsi di nuovo fra i peli del pube.
Il profumo, il massaggio con lo shampoo, il caldo fluire della doccia sulle spalle e qualche furtiva carezza sul suo seno stavano obnubilando la ragione dell'asiatica che, riconoscendo che il trattamento ai capelli e quel frequente contatto sul suo petto rappresentavano uno sconfinamento dal programma, faceva sempre più fatica a trattenere l'istinto di lasciarsi andare a farsi possedere sessualmente dall'uomo che le stava alle spalle.
Senza quasi esserne conscia si trovò con le mani allungate dietro di sé, ad accarezzare le cosce del lombardo, molto vicine, mentre sentiva il suo pene a contatto col suo sedere.
Con le dita scivolava sulla sua pelle, scendendo lungo le cosce e risalendo fino a dove avvertiva l'inizio della rotondità dei glutei.
Il contatto del membro virile sul sedere e sulle cosce, la carezza ormai quasi continua sul proprio seno e qualche fugace bacio sulla schiena, lo scorrere della schiuma che scivolava tra i loro corpi, la consapevolezza del corpo nudo dietro alle sue spalle e, infine, quelle carezze sulle cosce, appena accennate, ma dotate di una travolgente potenza erogena, sminuzzarono irreversibilmente la volontà di limitare le manovre che si era imposta la donna dell'estremo oriente.
Assecondando le carezze di Mauro, che ormai debordavano abbondantemente sul seno e sul sedere, Yuko, da dietro, si avvicinò al corpo muscoloso fino a porre completamente in contatto i loro corpi.
La giovane si voltò: ora il suo monte di Venere era appoggiato al ventre maschile e, pensando di non farsi scoprire, Yuko strofinò il proprio ventre sul pube del compagno, riuscendo a sfiorarlo col clitoride. Bastò poco perchè, già in preda a una devastante eccitazione, la giapponese ebbe un piccolo orgasmo, che cercò di dissimulare con un accenno di tosse che coprisse i pochi gemiti di quel primo momento di estasi.
Mauro invece si era subito accorto che la ragazza orientale si era già concessa un primo momento di paradiso, certezza corroborata dalla sensazione di stretta delle mani e delle braccia di Yuko tra i suoi capelli e sulla sua schiena.
In preda al desiderio e molle di deliquio, il pavese si spinse verso la giapponese, ricevendo il suo abbraccio. I loro due corpi ora erano stretti uno sull'altro, il seno contro il petto maschile; si strofinavano aumentando la loro eccitazione e le mani cominciarono a muoversi sulle loro schiene, con lunghe carezze sempre più alla ricerca esplicita dei loro glutei.
“Yuko...” cominciò a dire Mauro in risposta al piccolo orgasmo di cui era stato testimone, ma rivolgendosi verso l'asiatica, la vide a occhi chiusi, mentre, con la bocca leggermente aperta, ne ricercava il contatto con le labbra.
Mauro non ebbe più esitazioni e quando posò le sue labbra su quelle che ancora lo cercavano e lo desideravano, il contatto tra le loro lingue fu una specie di liberazione.
'Il dolce sapore di una lingua orientale!' Fu il primo pensiero del lombardo. 'La fresca, liscia lingua di Yuko, sentore di luoghi lontani, culture millenarie cresciute in giardini di magnolie giapponesi e bassi aceri palmati, intorno a stagni ricoperti di ninfee, in cui si rispecchia il profilo innevato del monte Fuji!'
I due si abbandonarono a un bacio lungo e senza tempo. Parve che il rumore stesso della doccia scomparisse, sostituito dal fruscìo discreto di una brezza primaverile tra i germogli di tè di piantagioni nel sud della Cina. Il profumo dello shampoo sublimò in quello di germogli di gelsomino e olea fragrans in vortici di aromi quasi palpabili. Alle due menti sembrò di camminare per mano su una vellutata trapunta di erba fine, fresca di rugiada tra le dita dei piedi; loro due, nudi e liberi in un Eden ritrovato, mentre le loro lingue danzavano abbracciandosi e accarezzandosi, scivolando una intorno all'altra come i sette veli del balletto di Salomè, narrandosi le mille fiabe di Sheherazade; duetto di morbido calore, sapore di curiosità gonfia di passione, danza di un mollusco ghermito da un predatore che alterna i contendenti trasformando la molle preda in viscido cacciatore, scambio di liquidi densi di sussurri e desideri.
Sospiri e gemiti si mescolavano e si perdevano in quelle bocche che non volevano più staccarsi, quelle tumide labbra in ermetico contatto, mentre le mani scorrevano ebbre e indomite a esplorare i loro corpi.
Dalle schiene scivolarono sui fianchi per conquistare le curve e le pieghe dei loro glutei; risalirono lambendo le labbra e i pertugi più sensibili, i testicoli e il turgido membro per soffermarsi sui seni della donna.
Mani che comprimono soffici lune, dita che strizzano irrequieti capezzoli, tonde areole gonfie che pulsano di anelito incontro a palme avide di morbidezza.
Sapone che scivola sulle pelli bagnate, il velo di acqua calda che dai capelli si distribuisce cementando i due corpi nudi in continuo tortuoso movimento, come una lotta tra draghi color giada e serpenti marini dalle sfumature di bronzo e smeraldo.
Carezze col corpo, baci sui seni, mani che afferrano gonfi corpi cavernose e ne accarezzano l'erezione, capezzoli accesi come fiammiferi per incontrare labbra avide, baci e suzioni e innescare un livello di stimolazione ancora più alto e incontenibile.
Ventri liquidi in oscillazioni eteree, turbati da mani in ricerca senza tregua.
Dita che esplorano pertugi, cavità sondate e penetrate, mucose e pieghe grondanti desiderio che si offrono, aprendosi a polpastrelli avidi di erotismo.
In un bacio interminabile le dita di Mauro scardinarono orgasmi dopo orgasmi, spillando preziose gemme dal corpo ambrato della donna, mentre la mano dolce e insistente di Yuko spremeva orgasmi saturi si sperma, in sequenze imprevedibili e intensità crescente. Ebbrezza mista a deliquio, senza mai posa, senza requie, urlandosi il piacere dell'estasi in soffocate urla sommesse una nella bocca dell'altro.
Un paradiso dietro al successivo, un culmine di sensazioni per far da sottofondo a un nuovo confine, una nuova vetta per trovare lo slancio per un'ulteriore meta, più elevata e mai abbastanza inaccessibile.
I due amanti si donarono e si consumarono senza mai interrompere quell'indissolubile legame tra le loro lingue, danzanti in quel bacio fuori dai confini della fisica.
Si trovarono in ginocchio, uno di fronte all'altra, e ancora si baciavano, le mani sulle tette, le dita strette sui capezzoli, la stretta soffice sul pene sempre duro.
Si sdraiarono spalancando le aperture di plexiglass e ancora, si contorcevano per spingere, l'uomo, le dita tra le gambe della donna, la femmina, in continua presa sull'asta virile.
Groviglio di membra, una mano che scompare nella vulva calda e stretta, le cosce che si stringono; i due corpi presto rotolarono fuori dalla doccia mentre ancora i due si baciavano, e finalmente, senza più fiato, si fermarono.
Mauro, sdraiato sul pavimento inondato di acqua, schiuma, sperma e umori di donna, col fiato grosso, gonfiava il petto in respiri profondi. Lo sguardo sigillato negli occhi della giapponese che lo fissava, sopra di lui, il seno attratto dalla gravità, gocciolante, l'espressione degli occhi sbalordita e il fiatone per l'irresistibile sequenza di orgasmi.
I due amanti stettero immobili a fissarsi, incapaci di proferire una sola parola, finchè il loro respiro divenne calmo e regolare.
Yuko si mise in ginocchio, chiudendo le gambe. Solo un ciuffo di peli neri, lunghi e disordinati, sporgeva là, dove fino a pochi minuti prima si era scatenato uno tsunami. Il seno ancora si muoveva, sollevato dalle ampie escursioni del petto che inspirava aria voluttuosamente.
Mauro si mise seduto; le gambe divaricate mostravano, sotto il regolare pelo castano il grosso pene appena rilassato.
“Be'”, disse in tono conclusivo, “Direi che la doccia è fatta.” E il suo volto assunse una piega quasi dispiaciuta.
Yuko si alzò in piedi, in una postura che tutto sembrava tranne che stabile. Traballò fino alla porta del bagno. Si volse ancora indietro a considerare l'alluvione che si era scatenata sul povero pavimento, poi il suo sguardo incrociò quello del lombardo.
Gli tese la mano, aiutandolo a rialzarsi, poi, con andatura incerta e a gambe larghe, tenendo ancora l'amico per mano, si diresse verso la stanza da letto dove stavano i loro vestiti.
“Sì”, sibilò quasi senza voce, “la doccia è fatta.”
Tirò un respiro profondo e mosse qualche passo trascinandosi Mauro dietro di lei.
“Ora continuiamo sul lettone.”
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