Una doccia con Yuko. parte 2. Versione per lei
di
Yuko
genere
saffico
L'asiatica sgranò gli occhi: “Una donna?” disse, nascondendo un incoercibile sorriso carico di sorpresa dietro al pugno di una mano.
L'altra arrossì vistosamente, annuendo in modo impercettibile.
“Ma lo sai, vero, che il tuo premio consiste in una...”
“Sì, sì!”, la interruppe la vincitrice, “Una doccia con te; e sappi che sono ben decisa a riscuotere la mia vincita.”
“Ok.” Concluse la ragazza del Sol Levante con un piccolo inchino e, per rompere la situazione di imbarazzo che andava creandosi, prese per mano la giovane distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e dirigendosi verso gli ascensori.
“Come ti chiami?” Chiese la giapponese mentre si chiudevano le porte dell'ascensore.
“Valentina”
“Bel nome.” Yuko si immerse negli occhi color nocciola che la scrutavano da vicino, scattando in rapidi movimenti.
“Grazie, anche il tuo lo è, Yuko.”
Le due donne si sorrisero e sembrò che l'imbarazzo fosse superato.
Nel corridoio non ci furono scambi di parole e, guardandosi in giro per non essere colte da sguardi inopportuni, Yuko aprì rapidamente la porta della camera facendo scomparire le due figure all'interno.
Chiusa la porta alle loro spalle, si formò nuovamente una cappa di imbarazzo reciproco. Valentina stava arrossendo di nuovo, ma in più un sottile velo di sudore le luccicava sulla fronte e sugli zigomi.
“Ti piacciono le donne?” Ruppe di nuovo il silenzio l'asiatica, con un tono di voce cortese e invitante, in un lieve inchino di cortesia molto orientale.
“No, cioè...” si corresse subito Valentina di fronte al piccolo moto di stupore negli occhi della nipponica.
“Non sono mai stata con una donna, per la verità”, scandì con lentezza la vincitrice, “ma adoro il Giappone, un paese e una cultura che mi affascinano, e, insomma”, si interruppe di nuovo, “un'esperienza di sesso con una donna è una cosa che desidero provare. Orientale, poi!”
Yuko sorrise e intanto, delicatamente, prese le dita di una mano della nuova amica tra le sue.
“Valentina, dobbiamo solo fare una doccia insieme, lo sai, vero?”
“Sì, sì, certo!” si irrigidì l'altra, colta da una nuova ondata di rossore in viso.
“Poi si vedrà.” Concluse Yuko per stemperare la reazione emotiva di cui si era accorta, e si diresse verso il bagno, trattenendo per le dita la compagna che l'assecondava in ogni gesto.
“Da dove vieni, cara?”
“Como, dal paese di Erba, per la precisione.”
Yuko si voltò incuriosita, mentre la porta del bagno veniva chiusa a chiave dietro di loro, un'accortezza che garantiva una maggior tranquillità.
Di fronte a lei contemplò la persona con cui, a breve, avrebbe condiviso l'intima visione di due nudi femminili in stretta vicinanza nella sensuale situazione di una doccia con molto contatto.
La donna brianzola, di poco più bassa di lei, aveva deliziosi capelli color mogano, finemente variegati da sfumature color miele e dai riflessi rubini. Morbidi e vaporosi, incorniciavano un volto ovale e ben proporzionato, su cui due labbra carnose, abbellite da un aggressivo rossetto vermiglio, sembravano palpitare di desiderio mal represso. Gli occhi dolci e grandi ripetevano le sfumature dei capelli, illuminati da lampi di verde bottiglia che li rendevano vivaci e interessanti. La fronte era distesa e alta.
Un semplice tailleur carta da zucchero, chiaro, la giacca aperta, evidenziava una sensuale abbronzatura, esaltata da una maglietta bianca e collo tondo, sottile e aderente, che prometteva un seno pieno e generoso.
La vita stretta, ben pennellata dai contorni della giacca, si allargava in due fianchi decisi che si perdevano nelle gambe, protette dai pantaloni in piega.
La pelle abbronzata ricompariva alle caviglie, adornate da sandali bianchi a tacco alto. Senza calze, le unghie erano ben curate e dipinte di smalto dello steso colore del tailleur.
Valentina aveva curato ogni dettaglio del proprio maquillage: le aspettative per la serata dovevano essere elevate.
La giapponese aveva contemplato con estrema cura la 'mise' della donna con cui si apprestava a condividere la vista dei propri corpi bagnati dall'acqua, tanto da provocare una reazione soddisfatta della donna lariana.
“Ti piaccio, Yuko?”
“Sei veramente molto bella, Valentina. E ti sei preparata con grande impegno, ti ringrazio, mi sento molto onorata.”
“Anche tu sei molto più bella di quanto appari in foto, e più alta.”
Le due donne si sorrisero guardandosi negli occhi. “Non che fossi brutta, nella foto, né?”
Seguì un momento di silenzio che sembrò infinito. Nessuna delle due si decideva a prendere l'iniziativa e la tensione alimentava un turbinio di pensieri nelle menti che rincorrevano giochi erotici inconfessati.
Fu l'asiatica a rompere gli indugi.
Con un significativo sospiro lasciò le dita delle mani dell'altra ragazza, iniziando a spogliarsi sotto i suoi occhi attenti.
Tolta la giacchetta di jeans si sfilò la canottierina fucsia che, come se fosse stata solo tatuata al suo petto, aveva già palesato agli occhi dell'altra l'assenza di reggiseno.
I gesti erano stati troppo rapidi e Valentina ancora si dispiaceva di non aver potuto allietarsi dell'apparizione del seno che così bene si delineava sotto il sottile indumento.
Yuko era già a petto nudo di fronte alla donna del lago.
L'eccitazione dello strip tease di fronte a un'altra donna le aveva gonfiato i capezzoli e reso le areole prominenti.
La nipponica si fermò mentre stava già slacciandosi il bottone dei jeans.
“Vuoi goderti lo spogliarello o stai aspettando che ti spogli io?”
A petto alto, con un sorriso gentile e invitante, non sembrava provare imbarazzo per il fatto di trovarsi nuda davanti a un'altra donna.
“Oh, scusa!”, rispose Valentina, come colta in fallo, “No, no, faccio io, chiaro. È che sei veramente molto bella!”
“Grazie, Vale.” Sorrise la giapponese con un piccolo inchino, “Non hai mai visto un'asiatica nuda?”
“Ecco... non dal vivo.” Riprese la brianzola che lasciava pascolare lo sguardo sul petto nudo dell'orientale e sul suo ventre piatto. “Sei magrissima, eppure hai delle tette... un seno molto bello e formoso.”
“E tu? Come ce le hai le tette?” Rispose l'asiatica e allungò le mani slacciando il primo bottone del tailleur carta da zucchero.
Come colta da uno stato di torpore, Valentina si lasciò slacciare la giacca e allargare i due lembi. Ora era Yuko a contemplare le sue generose forme.
“Vuoi che continui io?”
“Oh no, scusami ancora!” la lombarda arrossì di nuovo, avvampando di imbarazzo. “È che non sono abituata a spogliarmi davanti a un'altra donna, mi potrai capire.”
“Non hai mai visto un'altra ragazza nuda dal vivo?”
“Be', sì, certo. Ma, come ti ho detto, mai una giapponese, e io adoro il tuo paese e la tua cultura. E poi, sai, ecco, mai con il proposito di una doccia insieme così ravvicinata.”
Detto questo l'italiana velocizzò i movimenti. Ripose con cura la giacca su una sedia e si sfilò la maglietta. Un elegante reggiseno in seta riprendeva le tinte del completo esterno, impreziosito da un complicato pizzo che ne arabescava i contorni.
“Certo che ti sai vestire molto bene, Valentina. Hai dei gusti meravigliosi in fatto di abbigliamento.”
Questa volta fu Yuko a rimanere immobile, mentre, di fronte a lei, il reggiseno veniva slacciato.
La tensione sulle coppe si allentò e l'indumento gradualmente scivolò sulle piene rotondità della vincitrice della lotteria, che presto si rivelarono, coreografia di curve perfette, sotto gli occhi di entrambe.
I capezzoli, già eccitati, si rizzavano sensibili e vivi, come dita protese in cerca di contatto.
“Come mi trovi, Yuko?”
Valentina era orgogliosa, ora, di mostrare il suo prosperoso seno agli occhi dell'asiatica, che percepiva molto interessati.
Senza accorgersene, Yuko allungò una mano verso il petto dell'amica che si allontanò istintivamente con una piccola vibrazione del seno.
“Oh, perdonami!” Si scusò subito la nipponica.
“Scusa tu!” Scappò detto all'altra, che si era troppo tardi pentita del movimento involontario.
Ma ormai l'attimo di tensione erotica era svanito, e le due giovani continuarono a spogliarsi insieme, lanciando solo fugaci occhiate ai corpi che, di fronte a loro, svelavano le loro più intime nudità.
Senza concedersi altri commenti espliciti, si diressero verso lo spazioso box doccia.
Yuko fermò la compagna sul bordo, aprì il miscelatore dell'acqua sondando la temperatura del getto. Con l'altra mano teneva le dita della lombarda che, nell'attesa, si scoprì a rimirare con desiderio le rotondità del sedere dell'amica.
“Che bel fisico asciutto che hai, Yuko.” Disse, senza distoglierle lo sguardo dal sedere.
“Grazie. Faccio molto sport in montagna.” Rispose l'asiatica mentre si accingeva a entrare sotto il getto del miscelatore.
“Posso farti una domanda molto personale?”
“Ma certo, Vale.” Il getto d'acqua ormai le colpiva una spalla schizzandole un seno di piccole gocce d'acqua in movimento.
“Tu... sei lesbica?”
Yuko sorrise, spostandosi interamente sotto il fluido. Senza rispondere, piegò indietro la testa prendendosi fra le mani i capelli dietro alla nuca mentre la doccia le colpiva il volto scivolandole sulla nera chioma e sul seno, alto e sodo.
La comasca rimase sull'orlo del box ad ammirarla mentre un incontenibile desiderio le serpeggiava lungo il corpo. Un formicolio interno al ventre si traduceva in una nota sensazione di bagnato profondamente ai genitali, e la giovane si sorprese di provare già così tanta eccitazione per il solo fatto di vedere una ragazza nuda fare la doccia. In fondo questa era la prima volta che sperimentava un forte desiderio sessuale per un essere come lei.
Si impose di contenersi. Solo una doccia, una semplice doccia, era concessa alla vincitrice della lotteria, anche se i contatti sarebbero stati plurimi e molto intimi.
Yuko, non rispondeva, ma, trovandosi ancora sola sotto il getto caldo e corroborante, riaprì gli occhi e protese le mani verso l'amica, invitandola a raggiungerla.
Valentina le saltellò incontro, facendo muovere il seno in un rimbalzo sensuale che non sfuggì agli occhi attenti dell'orientale.
In un attimo le due donne si ritrovarono di fronte, condividendo il flusso caldo che bagnava loro i capelli e i volti.
Nonostante le due fossero magre, i seni si sfioravano a ogni minimo movimento, provocando sussulti di sorpresa e di piacere che venivano esplicitati con piccoli gridolini di eccitazione. Per poter rimanere entrambe sotto l'acqua era inevitabile che i due corpi si toccassero e i seni continuamente venivano a sfiorarsi.
La reciproca visione dei loro corpi, lucidi sotto il velo d'acqua che scorreva sulle loro pelli, e il ripetuto contatto tra i loro capezzoli, come pure dei loro fianchi e delle cosce, più in basso, avevano portato le due donne a un insostenibile livello di eccitazione.
Quando Yuko allargò le braccia, in un gesto che poteva sembrare di invito, e Valentina le si fece incontro, vicinissima, schiacciando il suo seno su quello dell'asiatica.
Yuko non si ritrasse, appoggiandole le mani sulle spalle.
“Non mi hai ancora risposto, Yuko.”
La nipponica le passò le dita tra i capelli, scomponendoli sotto i rivoli fluidi, poi lasciò scivolare le mani sulla sua schiena stringendosi la vincitrice più saldamente al petto.
La guardò fissa dal profondo dei suoi occhi, così neri che non si riusciva a distinguere la pupille nelle iridi.
“Sono bisex, Valentina. E forse oggi scoprirai di esserlo anche tu.”
E, stringendo l'abbraccio, chiuse gli occhi per posare un delicato bacio sulla guancia della compagna.
Valentina si lasciò avvolgere da quell'abbraccio, flessibile e sinuosa come una canna di bambù sotto la spinta di una giovane brezza, e mentre avvertiva la consistenza delle labbra di Yuko sulla sua guancia, nello stesso momento sentì sui suoi peli pubici il contatto con il ventre della giapponese.
L'intimo tocco la fece trasalire di piacere e quando la scossa fu trasmessa al suo volto in una piccola torsione, le sue labbra toccarono quelle di Yuko.
Solo uno sfioramento, ma il tempo fu sufficiente per sentirne maggiormente il calore e la soffice carnosità.
L'italiana si sentì quasi mancare e scivolò piegando le ginocchia, ma Yuko la trattenne serrando l'abbraccio sotto alle sue scapole. Per un attimo i loro corpi furono in così stretto contatto che entrambe percepirono sulla vulva la pressione dei genitali dell'altra.
“Aaah!” Gemette l'asiatica, per la forte stimolazione sul suo corpo già molto eccitato, ma Valentina ritrovò l'equilibrio e si rimise saldamente in piedi.
'Questa me la scopo', pensava intanto la donna di Como, 'giuro che non esco da questa doccia se prima non me la sono scopata'.
Yuko intanto la guardava con un po' di imbarazzo, un furtivo sorriso nascosto dietro alla mano.
“Scusami.” Sussurrò.
“Ma di che?”
Nell'aiutare la detentrice del premio a rialzarsi, la giapponese aveva avuto modo di tastarle il sedere a piene mani, apprezzandone la consistenza soda ed elastica, e ora era in preda al pieno desiderio sessuale, pulsione cui avrebbe molto voluto dare sfogo, fino alla massima conseguenza, al culmine dei sensi. Ma non sapeva nulla dell'altra donna e si impose di non prendere troppe iniziative.
Dopo un imbarazzato scambio di sorrisi, Yuko mise le mani sulle spalle di Valentina, girandola di schiena, mentre l'altra lasciava fare senza opporre resistenza.
La lombarda sentì poi la fresca colata dello shampoo, sul vertice del capo, seguita da un'energica frizione di mani.
In pochi secondi furono avvolte da volute profumate di cocco mentre una schiuma viscosa e consistente s'impadroniva della folta chioma nocciola.
Sotto gli schizzi d'acqua, isole di schiuma scivolavano dalle spalle sul seno di Valentina, incagliandosi sui suoi capezzoli in attesa che un più consistente flusso d'acqua le facesse proseguire sul ventre per fermarsi di nuovo fra i peli del pube.
Il profumo, il massaggio con lo shampoo, il caldo fluire della doccia sulle spalle e la continua carezza del seno di Yuko sulla sua schiena stavano obnubilando la ragione della lombarda che, riconoscendo che il trattamento ai capelli e quel continuo contatto rappresentavano uno sconfinamento dal programma, faceva sempre più fatica a trattenere l'istinto di lasciarsi andare a possedere sessualmente l'altra donna.
Senza quasi esserne conscia si trovò con le mani allungate dietro di sé, ad accarezzare le cosce della nipponica, molto vicine, quasi a contatto col suo sedere.
Con le dita scivolava sulla pelle bagnata, scendendo lungo le cosce e risalendo fino a dove avvertiva l'inizio della rotondità dei glutei.
La doccia stava turbando anche l'integrità mentale dell'asiatica.
Il contatto tra il proprio seno e quella schiena sensuale, la carezza della schiuma che scivolava tra i loro corpi, la visione di quel seno pieno e abbondante, eppure alto e sodo e, infine, quelle carezze sulle cosce, appena accennate, ma dotate di una travolgente potenza erogena, sminuzzarono irreversibilmente la volontà di limitare le manovre che si era imposta la donna dell'estremo oriente.
Assecondando le carezze di Valentina, che ormai si spingevano abbondantemente sul proprio sedere, Yuko, da dietro, si avvicinò all'amica fino a porre completamente in contatto i loro corpi.
Ora il suo monte di Venere era appoggiato al sedere dell'italiana e, pensando di riuscire a non farsi scoprire, Yuko strofinò il proprio ventre sulle rotondità della compagna, riuscendo a sfiorarla col clitoride. Bastò poco perchè, già in preda a una devastante eccitazione, la giapponese ebbe un piccolo orgasmo, che cercò di dissimulare con un accenno di tosse che coprisse i pochi gemiti di quel primo momento di estasi.
Valentina invece si era subito accorta che alle sue spalle la ragazza del Sol Levante si era già concessa un primo momento di paradiso, certezza corroborata dalla sensazione di stretta delle mani e delle braccia di Yuko tra i suoi capelli e sulla sua schiena.
In preda al desiderio e molle di deliquio, si girò verso la giapponese, venendo subito avvolta dal suo abbraccio. I loro due corpi ora erano stretti uno sull'altro, i loro seni schiacciati si strofinavano aumentando la loro eccitazione e le mani cominciarono a muoversi sulle loro schiene, con lunghe carezze sempre più alla ricerca esplicita delle loro natiche.
“Yuko” cominciò a dire Valentina in risposta al piccolo orgasmo di cui era stata testimone, ma rivolgendosi verso l'asiatica, la vide a occhi chiusi, mentre, con la bocca leggermente aperta, ne ricercava il contatto con le labbra.
Valentina non ebbe più esitazioni e quando posò le sue labbra su quelle che ancora la cercavano e la desideravano, il contatto tra le loro lingue fu una specie di liberazione.
'Il dolce sapore di una lingua orientale!' Fu il primo pensiero della comasca. 'La fresca, liscia lingua di Yuko, sentore di luoghi lontani, culture millenarie cresciute in giardini di magnolie giapponesi e bassi aceri palmati, intorno a stagni ricoperti di ninfee, in cui si rispecchia il profilo innevato del monte Fuji!'
Le due giovani si abbandonarono a un bacio lungo e senza tempo. Parve che il rumore stesso della doccia scomparisse, sostituito dal fruscìo discreto di una brezza primaverile tra i germogli di tè di piantagioni nel sud della Cina. Il profumo dello shampoo sublimò in quello di germogli di gelsomino e olea fragrans in vortici di aromi quasi palpabili. Alle due donne sembrò di camminare per mano su una vellutata trapunta di erba fine, fresca di rugiada tra le dita dei piedi; loro due, nude e libere in un Eden ritrovato, mentre le loro lingue danzavano abbracciandosi e accarezzandosi, scivolando una intorno all'altra come i sette veli nel balletto di Salomè, narrandosi le mille fiabe di Sheherazade; duetto di morbido calore, sapore di curiosità gonfia di passione, danza di un mollusco ghermito da un predatore che alterna i contendenti trasformando la molle preda in sfuggente cacciatore, scambio di liquidi densi di sussurri e desideri.
Sospiri e gemiti si mescolavano e si perdevano in quelle bocche che non volevano più staccarsi, quelle tumide labbra in ermetico contatto, mentre le mani scorrevano ebbre e indomite a esplorare i loro corpi.
Dalle schiene scivolarono sui fianchi per conquistare le curve e le pieghe dei loro glutei; risalirono lambendo le labbra e i pertugi più sensibili per soffermarsi sui seni.
Mani che comprimono soffici lune, dita che strizzano irrequieti capezzoli, tonde areole gonfie che pulsano di anelito incontro a palme avide di morbidezza.
Sapone che scivola sulle pelli bagnate, il velo di acqua calda che dai capelli si distribuisce cementando i due corpi nudi in continuo tortuoso movimento, come una lotta tra draghi color giada e serpenti marini dalle sfumature di bronzo e smeraldo.
Carezze col corpo, i seni che si toccano e si cercano, i capezzoli accesi come fiammiferi per incontrarsi e innescare un livello di stimolazione ancora più alto e incontenibile.
Ventri liquidi in oscillazioni eteree, turbati da mani in ricerca senza tregua.
Dita che esplorano pertugi, cavità sondate e penetrate, mucose e pieghe grondanti desiderio che si offrono, aprendosi a polpastrelli avidi di erotismo.
In un bacio interminabile le loro dita si scardinarono orgasmi dopo orgasmi, spillando preziose gemme dai loro corpi come insaziabili cacciatori di pietre rare incastonate in terreni millenari. Ebbrezza mista a deliquio, senza mai posa, senza requie, urlandosi il piacere dell'estasi in soffocate urla sommesse una nella bocca dell'altra.
Un paradiso dietro al successivo, un culmine di sensazioni per far da sottofondo a un nuovo confine, una nuova vetta per trovare lo slancio per un'ulteriore meta, più elevata e mai abbastanza inaccessibile.
Le due donne si amarono e si consumarono senza mai interrompere quell'indissolubile legame tra le loro lingue, danzanti in quel bacio fuori dai confini della fisica.
Si trovarono in ginocchio, una di fronte all'altra, e ancora si baciavano, le mani sulle tette, le dita strette sui capezzoli.
Si sdraiarono spalancando le aperture di plexiglass e ancora, coi piedi, si penetravano scivolando sulle cosce e contorcendosi per spingere le dita tra le gambe dell'altra.
Groviglio di membra, mani che scompaiono in vulve calde e strette, le due donne presto rotolarono fuori dalla doccia che ancora si stavano baciando, e finalmente, senza più fiato si fermarono.
Valentina, sdraiata sul pavimento inondato di acqua, schiuma e umori di donna, col fiato grosso, gonfiava il seno in respiri profondi. Lo sguardo sigillato negli occhi della giapponese che la fissava, sopra di lei, il seno attratto dalla gravità, gocciolante, l'espressione degli occhi sbalordita e il fiatone per l'irresistibile sequenza di orgasmi.
Le due amanti stettero immobili a fissarsi, incapaci di proferire una sola parola, finchè il loro respiro divenne calmo e regolare.
Yuko si mise in ginocchio, chiudendo le gambe. Solo un ciuffo di peli neri, lunghi e disordinati, sporgeva là, dove fino a pochi minuti prima si era scatenato uno tsunami. Il seno ancora si muoveva, sollevato dalle ampie escursioni del petto che inspirava aria voluttuosamente.
Valentina si mise seduta; le gambe divaricate mostravano, sotto il regolare pelo castano del monte di Venere, la sporgenza che avvolgeva il clitoride, sulla parte superiore della vulva. Il grande seno si sollevò quando raddrizzò la schiena.
“Be'”, disse in tono conclusivo, “Direi che la doccia è fatta.” E il suo volto assunse una piega quasi dispiaciuta.
Yuko si alzò in piedi, in una postura che tutto sembrava tranne che stabile. Traballò fino alla porta del bagno. Si volse ancora indietro a considerare l'alluvione che si era scatenata sul povero pavimento, poi il suo sguardo incrociò quello della lombarda.
Le tese la mano, aiutandola a rialzarsi, poi, con andatura incerta e a gambe larghe, tenendo ancora l'amica per mano, si diresse verso la stanza da letto dove stavano i loro vestiti.
“Sì”, sibilò quasi senza voce, “la doccia è fatta.”
Tirò un respiro profondo e mosse qualche passo trascinandosi Valentina dietro di lei.
“Ora continuiamo sul lettone.”
L'altra arrossì vistosamente, annuendo in modo impercettibile.
“Ma lo sai, vero, che il tuo premio consiste in una...”
“Sì, sì!”, la interruppe la vincitrice, “Una doccia con te; e sappi che sono ben decisa a riscuotere la mia vincita.”
“Ok.” Concluse la ragazza del Sol Levante con un piccolo inchino e, per rompere la situazione di imbarazzo che andava creandosi, prese per mano la giovane distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e dirigendosi verso gli ascensori.
“Come ti chiami?” Chiese la giapponese mentre si chiudevano le porte dell'ascensore.
“Valentina”
“Bel nome.” Yuko si immerse negli occhi color nocciola che la scrutavano da vicino, scattando in rapidi movimenti.
“Grazie, anche il tuo lo è, Yuko.”
Le due donne si sorrisero e sembrò che l'imbarazzo fosse superato.
Nel corridoio non ci furono scambi di parole e, guardandosi in giro per non essere colte da sguardi inopportuni, Yuko aprì rapidamente la porta della camera facendo scomparire le due figure all'interno.
Chiusa la porta alle loro spalle, si formò nuovamente una cappa di imbarazzo reciproco. Valentina stava arrossendo di nuovo, ma in più un sottile velo di sudore le luccicava sulla fronte e sugli zigomi.
“Ti piacciono le donne?” Ruppe di nuovo il silenzio l'asiatica, con un tono di voce cortese e invitante, in un lieve inchino di cortesia molto orientale.
“No, cioè...” si corresse subito Valentina di fronte al piccolo moto di stupore negli occhi della nipponica.
“Non sono mai stata con una donna, per la verità”, scandì con lentezza la vincitrice, “ma adoro il Giappone, un paese e una cultura che mi affascinano, e, insomma”, si interruppe di nuovo, “un'esperienza di sesso con una donna è una cosa che desidero provare. Orientale, poi!”
Yuko sorrise e intanto, delicatamente, prese le dita di una mano della nuova amica tra le sue.
“Valentina, dobbiamo solo fare una doccia insieme, lo sai, vero?”
“Sì, sì, certo!” si irrigidì l'altra, colta da una nuova ondata di rossore in viso.
“Poi si vedrà.” Concluse Yuko per stemperare la reazione emotiva di cui si era accorta, e si diresse verso il bagno, trattenendo per le dita la compagna che l'assecondava in ogni gesto.
“Da dove vieni, cara?”
“Como, dal paese di Erba, per la precisione.”
Yuko si voltò incuriosita, mentre la porta del bagno veniva chiusa a chiave dietro di loro, un'accortezza che garantiva una maggior tranquillità.
Di fronte a lei contemplò la persona con cui, a breve, avrebbe condiviso l'intima visione di due nudi femminili in stretta vicinanza nella sensuale situazione di una doccia con molto contatto.
La donna brianzola, di poco più bassa di lei, aveva deliziosi capelli color mogano, finemente variegati da sfumature color miele e dai riflessi rubini. Morbidi e vaporosi, incorniciavano un volto ovale e ben proporzionato, su cui due labbra carnose, abbellite da un aggressivo rossetto vermiglio, sembravano palpitare di desiderio mal represso. Gli occhi dolci e grandi ripetevano le sfumature dei capelli, illuminati da lampi di verde bottiglia che li rendevano vivaci e interessanti. La fronte era distesa e alta.
Un semplice tailleur carta da zucchero, chiaro, la giacca aperta, evidenziava una sensuale abbronzatura, esaltata da una maglietta bianca e collo tondo, sottile e aderente, che prometteva un seno pieno e generoso.
La vita stretta, ben pennellata dai contorni della giacca, si allargava in due fianchi decisi che si perdevano nelle gambe, protette dai pantaloni in piega.
La pelle abbronzata ricompariva alle caviglie, adornate da sandali bianchi a tacco alto. Senza calze, le unghie erano ben curate e dipinte di smalto dello steso colore del tailleur.
Valentina aveva curato ogni dettaglio del proprio maquillage: le aspettative per la serata dovevano essere elevate.
La giapponese aveva contemplato con estrema cura la 'mise' della donna con cui si apprestava a condividere la vista dei propri corpi bagnati dall'acqua, tanto da provocare una reazione soddisfatta della donna lariana.
“Ti piaccio, Yuko?”
“Sei veramente molto bella, Valentina. E ti sei preparata con grande impegno, ti ringrazio, mi sento molto onorata.”
“Anche tu sei molto più bella di quanto appari in foto, e più alta.”
Le due donne si sorrisero guardandosi negli occhi. “Non che fossi brutta, nella foto, né?”
Seguì un momento di silenzio che sembrò infinito. Nessuna delle due si decideva a prendere l'iniziativa e la tensione alimentava un turbinio di pensieri nelle menti che rincorrevano giochi erotici inconfessati.
Fu l'asiatica a rompere gli indugi.
Con un significativo sospiro lasciò le dita delle mani dell'altra ragazza, iniziando a spogliarsi sotto i suoi occhi attenti.
Tolta la giacchetta di jeans si sfilò la canottierina fucsia che, come se fosse stata solo tatuata al suo petto, aveva già palesato agli occhi dell'altra l'assenza di reggiseno.
I gesti erano stati troppo rapidi e Valentina ancora si dispiaceva di non aver potuto allietarsi dell'apparizione del seno che così bene si delineava sotto il sottile indumento.
Yuko era già a petto nudo di fronte alla donna del lago.
L'eccitazione dello strip tease di fronte a un'altra donna le aveva gonfiato i capezzoli e reso le areole prominenti.
La nipponica si fermò mentre stava già slacciandosi il bottone dei jeans.
“Vuoi goderti lo spogliarello o stai aspettando che ti spogli io?”
A petto alto, con un sorriso gentile e invitante, non sembrava provare imbarazzo per il fatto di trovarsi nuda davanti a un'altra donna.
“Oh, scusa!”, rispose Valentina, come colta in fallo, “No, no, faccio io, chiaro. È che sei veramente molto bella!”
“Grazie, Vale.” Sorrise la giapponese con un piccolo inchino, “Non hai mai visto un'asiatica nuda?”
“Ecco... non dal vivo.” Riprese la brianzola che lasciava pascolare lo sguardo sul petto nudo dell'orientale e sul suo ventre piatto. “Sei magrissima, eppure hai delle tette... un seno molto bello e formoso.”
“E tu? Come ce le hai le tette?” Rispose l'asiatica e allungò le mani slacciando il primo bottone del tailleur carta da zucchero.
Come colta da uno stato di torpore, Valentina si lasciò slacciare la giacca e allargare i due lembi. Ora era Yuko a contemplare le sue generose forme.
“Vuoi che continui io?”
“Oh no, scusami ancora!” la lombarda arrossì di nuovo, avvampando di imbarazzo. “È che non sono abituata a spogliarmi davanti a un'altra donna, mi potrai capire.”
“Non hai mai visto un'altra ragazza nuda dal vivo?”
“Be', sì, certo. Ma, come ti ho detto, mai una giapponese, e io adoro il tuo paese e la tua cultura. E poi, sai, ecco, mai con il proposito di una doccia insieme così ravvicinata.”
Detto questo l'italiana velocizzò i movimenti. Ripose con cura la giacca su una sedia e si sfilò la maglietta. Un elegante reggiseno in seta riprendeva le tinte del completo esterno, impreziosito da un complicato pizzo che ne arabescava i contorni.
“Certo che ti sai vestire molto bene, Valentina. Hai dei gusti meravigliosi in fatto di abbigliamento.”
Questa volta fu Yuko a rimanere immobile, mentre, di fronte a lei, il reggiseno veniva slacciato.
La tensione sulle coppe si allentò e l'indumento gradualmente scivolò sulle piene rotondità della vincitrice della lotteria, che presto si rivelarono, coreografia di curve perfette, sotto gli occhi di entrambe.
I capezzoli, già eccitati, si rizzavano sensibili e vivi, come dita protese in cerca di contatto.
“Come mi trovi, Yuko?”
Valentina era orgogliosa, ora, di mostrare il suo prosperoso seno agli occhi dell'asiatica, che percepiva molto interessati.
Senza accorgersene, Yuko allungò una mano verso il petto dell'amica che si allontanò istintivamente con una piccola vibrazione del seno.
“Oh, perdonami!” Si scusò subito la nipponica.
“Scusa tu!” Scappò detto all'altra, che si era troppo tardi pentita del movimento involontario.
Ma ormai l'attimo di tensione erotica era svanito, e le due giovani continuarono a spogliarsi insieme, lanciando solo fugaci occhiate ai corpi che, di fronte a loro, svelavano le loro più intime nudità.
Senza concedersi altri commenti espliciti, si diressero verso lo spazioso box doccia.
Yuko fermò la compagna sul bordo, aprì il miscelatore dell'acqua sondando la temperatura del getto. Con l'altra mano teneva le dita della lombarda che, nell'attesa, si scoprì a rimirare con desiderio le rotondità del sedere dell'amica.
“Che bel fisico asciutto che hai, Yuko.” Disse, senza distoglierle lo sguardo dal sedere.
“Grazie. Faccio molto sport in montagna.” Rispose l'asiatica mentre si accingeva a entrare sotto il getto del miscelatore.
“Posso farti una domanda molto personale?”
“Ma certo, Vale.” Il getto d'acqua ormai le colpiva una spalla schizzandole un seno di piccole gocce d'acqua in movimento.
“Tu... sei lesbica?”
Yuko sorrise, spostandosi interamente sotto il fluido. Senza rispondere, piegò indietro la testa prendendosi fra le mani i capelli dietro alla nuca mentre la doccia le colpiva il volto scivolandole sulla nera chioma e sul seno, alto e sodo.
La comasca rimase sull'orlo del box ad ammirarla mentre un incontenibile desiderio le serpeggiava lungo il corpo. Un formicolio interno al ventre si traduceva in una nota sensazione di bagnato profondamente ai genitali, e la giovane si sorprese di provare già così tanta eccitazione per il solo fatto di vedere una ragazza nuda fare la doccia. In fondo questa era la prima volta che sperimentava un forte desiderio sessuale per un essere come lei.
Si impose di contenersi. Solo una doccia, una semplice doccia, era concessa alla vincitrice della lotteria, anche se i contatti sarebbero stati plurimi e molto intimi.
Yuko, non rispondeva, ma, trovandosi ancora sola sotto il getto caldo e corroborante, riaprì gli occhi e protese le mani verso l'amica, invitandola a raggiungerla.
Valentina le saltellò incontro, facendo muovere il seno in un rimbalzo sensuale che non sfuggì agli occhi attenti dell'orientale.
In un attimo le due donne si ritrovarono di fronte, condividendo il flusso caldo che bagnava loro i capelli e i volti.
Nonostante le due fossero magre, i seni si sfioravano a ogni minimo movimento, provocando sussulti di sorpresa e di piacere che venivano esplicitati con piccoli gridolini di eccitazione. Per poter rimanere entrambe sotto l'acqua era inevitabile che i due corpi si toccassero e i seni continuamente venivano a sfiorarsi.
La reciproca visione dei loro corpi, lucidi sotto il velo d'acqua che scorreva sulle loro pelli, e il ripetuto contatto tra i loro capezzoli, come pure dei loro fianchi e delle cosce, più in basso, avevano portato le due donne a un insostenibile livello di eccitazione.
Quando Yuko allargò le braccia, in un gesto che poteva sembrare di invito, e Valentina le si fece incontro, vicinissima, schiacciando il suo seno su quello dell'asiatica.
Yuko non si ritrasse, appoggiandole le mani sulle spalle.
“Non mi hai ancora risposto, Yuko.”
La nipponica le passò le dita tra i capelli, scomponendoli sotto i rivoli fluidi, poi lasciò scivolare le mani sulla sua schiena stringendosi la vincitrice più saldamente al petto.
La guardò fissa dal profondo dei suoi occhi, così neri che non si riusciva a distinguere la pupille nelle iridi.
“Sono bisex, Valentina. E forse oggi scoprirai di esserlo anche tu.”
E, stringendo l'abbraccio, chiuse gli occhi per posare un delicato bacio sulla guancia della compagna.
Valentina si lasciò avvolgere da quell'abbraccio, flessibile e sinuosa come una canna di bambù sotto la spinta di una giovane brezza, e mentre avvertiva la consistenza delle labbra di Yuko sulla sua guancia, nello stesso momento sentì sui suoi peli pubici il contatto con il ventre della giapponese.
L'intimo tocco la fece trasalire di piacere e quando la scossa fu trasmessa al suo volto in una piccola torsione, le sue labbra toccarono quelle di Yuko.
Solo uno sfioramento, ma il tempo fu sufficiente per sentirne maggiormente il calore e la soffice carnosità.
L'italiana si sentì quasi mancare e scivolò piegando le ginocchia, ma Yuko la trattenne serrando l'abbraccio sotto alle sue scapole. Per un attimo i loro corpi furono in così stretto contatto che entrambe percepirono sulla vulva la pressione dei genitali dell'altra.
“Aaah!” Gemette l'asiatica, per la forte stimolazione sul suo corpo già molto eccitato, ma Valentina ritrovò l'equilibrio e si rimise saldamente in piedi.
'Questa me la scopo', pensava intanto la donna di Como, 'giuro che non esco da questa doccia se prima non me la sono scopata'.
Yuko intanto la guardava con un po' di imbarazzo, un furtivo sorriso nascosto dietro alla mano.
“Scusami.” Sussurrò.
“Ma di che?”
Nell'aiutare la detentrice del premio a rialzarsi, la giapponese aveva avuto modo di tastarle il sedere a piene mani, apprezzandone la consistenza soda ed elastica, e ora era in preda al pieno desiderio sessuale, pulsione cui avrebbe molto voluto dare sfogo, fino alla massima conseguenza, al culmine dei sensi. Ma non sapeva nulla dell'altra donna e si impose di non prendere troppe iniziative.
Dopo un imbarazzato scambio di sorrisi, Yuko mise le mani sulle spalle di Valentina, girandola di schiena, mentre l'altra lasciava fare senza opporre resistenza.
La lombarda sentì poi la fresca colata dello shampoo, sul vertice del capo, seguita da un'energica frizione di mani.
In pochi secondi furono avvolte da volute profumate di cocco mentre una schiuma viscosa e consistente s'impadroniva della folta chioma nocciola.
Sotto gli schizzi d'acqua, isole di schiuma scivolavano dalle spalle sul seno di Valentina, incagliandosi sui suoi capezzoli in attesa che un più consistente flusso d'acqua le facesse proseguire sul ventre per fermarsi di nuovo fra i peli del pube.
Il profumo, il massaggio con lo shampoo, il caldo fluire della doccia sulle spalle e la continua carezza del seno di Yuko sulla sua schiena stavano obnubilando la ragione della lombarda che, riconoscendo che il trattamento ai capelli e quel continuo contatto rappresentavano uno sconfinamento dal programma, faceva sempre più fatica a trattenere l'istinto di lasciarsi andare a possedere sessualmente l'altra donna.
Senza quasi esserne conscia si trovò con le mani allungate dietro di sé, ad accarezzare le cosce della nipponica, molto vicine, quasi a contatto col suo sedere.
Con le dita scivolava sulla pelle bagnata, scendendo lungo le cosce e risalendo fino a dove avvertiva l'inizio della rotondità dei glutei.
La doccia stava turbando anche l'integrità mentale dell'asiatica.
Il contatto tra il proprio seno e quella schiena sensuale, la carezza della schiuma che scivolava tra i loro corpi, la visione di quel seno pieno e abbondante, eppure alto e sodo e, infine, quelle carezze sulle cosce, appena accennate, ma dotate di una travolgente potenza erogena, sminuzzarono irreversibilmente la volontà di limitare le manovre che si era imposta la donna dell'estremo oriente.
Assecondando le carezze di Valentina, che ormai si spingevano abbondantemente sul proprio sedere, Yuko, da dietro, si avvicinò all'amica fino a porre completamente in contatto i loro corpi.
Ora il suo monte di Venere era appoggiato al sedere dell'italiana e, pensando di riuscire a non farsi scoprire, Yuko strofinò il proprio ventre sulle rotondità della compagna, riuscendo a sfiorarla col clitoride. Bastò poco perchè, già in preda a una devastante eccitazione, la giapponese ebbe un piccolo orgasmo, che cercò di dissimulare con un accenno di tosse che coprisse i pochi gemiti di quel primo momento di estasi.
Valentina invece si era subito accorta che alle sue spalle la ragazza del Sol Levante si era già concessa un primo momento di paradiso, certezza corroborata dalla sensazione di stretta delle mani e delle braccia di Yuko tra i suoi capelli e sulla sua schiena.
In preda al desiderio e molle di deliquio, si girò verso la giapponese, venendo subito avvolta dal suo abbraccio. I loro due corpi ora erano stretti uno sull'altro, i loro seni schiacciati si strofinavano aumentando la loro eccitazione e le mani cominciarono a muoversi sulle loro schiene, con lunghe carezze sempre più alla ricerca esplicita delle loro natiche.
“Yuko” cominciò a dire Valentina in risposta al piccolo orgasmo di cui era stata testimone, ma rivolgendosi verso l'asiatica, la vide a occhi chiusi, mentre, con la bocca leggermente aperta, ne ricercava il contatto con le labbra.
Valentina non ebbe più esitazioni e quando posò le sue labbra su quelle che ancora la cercavano e la desideravano, il contatto tra le loro lingue fu una specie di liberazione.
'Il dolce sapore di una lingua orientale!' Fu il primo pensiero della comasca. 'La fresca, liscia lingua di Yuko, sentore di luoghi lontani, culture millenarie cresciute in giardini di magnolie giapponesi e bassi aceri palmati, intorno a stagni ricoperti di ninfee, in cui si rispecchia il profilo innevato del monte Fuji!'
Le due giovani si abbandonarono a un bacio lungo e senza tempo. Parve che il rumore stesso della doccia scomparisse, sostituito dal fruscìo discreto di una brezza primaverile tra i germogli di tè di piantagioni nel sud della Cina. Il profumo dello shampoo sublimò in quello di germogli di gelsomino e olea fragrans in vortici di aromi quasi palpabili. Alle due donne sembrò di camminare per mano su una vellutata trapunta di erba fine, fresca di rugiada tra le dita dei piedi; loro due, nude e libere in un Eden ritrovato, mentre le loro lingue danzavano abbracciandosi e accarezzandosi, scivolando una intorno all'altra come i sette veli nel balletto di Salomè, narrandosi le mille fiabe di Sheherazade; duetto di morbido calore, sapore di curiosità gonfia di passione, danza di un mollusco ghermito da un predatore che alterna i contendenti trasformando la molle preda in sfuggente cacciatore, scambio di liquidi densi di sussurri e desideri.
Sospiri e gemiti si mescolavano e si perdevano in quelle bocche che non volevano più staccarsi, quelle tumide labbra in ermetico contatto, mentre le mani scorrevano ebbre e indomite a esplorare i loro corpi.
Dalle schiene scivolarono sui fianchi per conquistare le curve e le pieghe dei loro glutei; risalirono lambendo le labbra e i pertugi più sensibili per soffermarsi sui seni.
Mani che comprimono soffici lune, dita che strizzano irrequieti capezzoli, tonde areole gonfie che pulsano di anelito incontro a palme avide di morbidezza.
Sapone che scivola sulle pelli bagnate, il velo di acqua calda che dai capelli si distribuisce cementando i due corpi nudi in continuo tortuoso movimento, come una lotta tra draghi color giada e serpenti marini dalle sfumature di bronzo e smeraldo.
Carezze col corpo, i seni che si toccano e si cercano, i capezzoli accesi come fiammiferi per incontrarsi e innescare un livello di stimolazione ancora più alto e incontenibile.
Ventri liquidi in oscillazioni eteree, turbati da mani in ricerca senza tregua.
Dita che esplorano pertugi, cavità sondate e penetrate, mucose e pieghe grondanti desiderio che si offrono, aprendosi a polpastrelli avidi di erotismo.
In un bacio interminabile le loro dita si scardinarono orgasmi dopo orgasmi, spillando preziose gemme dai loro corpi come insaziabili cacciatori di pietre rare incastonate in terreni millenari. Ebbrezza mista a deliquio, senza mai posa, senza requie, urlandosi il piacere dell'estasi in soffocate urla sommesse una nella bocca dell'altra.
Un paradiso dietro al successivo, un culmine di sensazioni per far da sottofondo a un nuovo confine, una nuova vetta per trovare lo slancio per un'ulteriore meta, più elevata e mai abbastanza inaccessibile.
Le due donne si amarono e si consumarono senza mai interrompere quell'indissolubile legame tra le loro lingue, danzanti in quel bacio fuori dai confini della fisica.
Si trovarono in ginocchio, una di fronte all'altra, e ancora si baciavano, le mani sulle tette, le dita strette sui capezzoli.
Si sdraiarono spalancando le aperture di plexiglass e ancora, coi piedi, si penetravano scivolando sulle cosce e contorcendosi per spingere le dita tra le gambe dell'altra.
Groviglio di membra, mani che scompaiono in vulve calde e strette, le due donne presto rotolarono fuori dalla doccia che ancora si stavano baciando, e finalmente, senza più fiato si fermarono.
Valentina, sdraiata sul pavimento inondato di acqua, schiuma e umori di donna, col fiato grosso, gonfiava il seno in respiri profondi. Lo sguardo sigillato negli occhi della giapponese che la fissava, sopra di lei, il seno attratto dalla gravità, gocciolante, l'espressione degli occhi sbalordita e il fiatone per l'irresistibile sequenza di orgasmi.
Le due amanti stettero immobili a fissarsi, incapaci di proferire una sola parola, finchè il loro respiro divenne calmo e regolare.
Yuko si mise in ginocchio, chiudendo le gambe. Solo un ciuffo di peli neri, lunghi e disordinati, sporgeva là, dove fino a pochi minuti prima si era scatenato uno tsunami. Il seno ancora si muoveva, sollevato dalle ampie escursioni del petto che inspirava aria voluttuosamente.
Valentina si mise seduta; le gambe divaricate mostravano, sotto il regolare pelo castano del monte di Venere, la sporgenza che avvolgeva il clitoride, sulla parte superiore della vulva. Il grande seno si sollevò quando raddrizzò la schiena.
“Be'”, disse in tono conclusivo, “Direi che la doccia è fatta.” E il suo volto assunse una piega quasi dispiaciuta.
Yuko si alzò in piedi, in una postura che tutto sembrava tranne che stabile. Traballò fino alla porta del bagno. Si volse ancora indietro a considerare l'alluvione che si era scatenata sul povero pavimento, poi il suo sguardo incrociò quello della lombarda.
Le tese la mano, aiutandola a rialzarsi, poi, con andatura incerta e a gambe larghe, tenendo ancora l'amica per mano, si diresse verso la stanza da letto dove stavano i loro vestiti.
“Sì”, sibilò quasi senza voce, “la doccia è fatta.”
Tirò un respiro profondo e mosse qualche passo trascinandosi Valentina dietro di lei.
“Ora continuiamo sul lettone.”
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