Contatti sul volo Ryanair per Malpensa
di
Yuko
genere
saffico
La ragazza in mezzo al corridoio dell'aereo alterna lo sguardo, incerta, la cappelliera e l'entrata posteriore da cui sono apparsa.
Incedo verso di lei chiedendomi come mai non si sieda, bloccandomi il passaggio verso il mio posto, mentre quella manifesta a segni di nervosismo.
Alta quanto me e molto magra espone un seno prorompente, ma ben alto, sproporzionato rispetto alla sua magrezza.
Solo quando mi avvicino capisco che l'intoppo è costituito dal suo bagaglio, non ingombrante, ma probabilmente troppo pesante per lei per sollevarlo oltre la testa.
La passeggera forse confidava nell'aiuto di un maschio e resta interdetta quando, capito il problema, la affronto con decisione e un sorriso: "ti serve una mano?"
Mi risponde con uno sguardo scoraggiato: "eeeh, è un po' troppo pesante"
Ma l'espressione del suo sguardo si muta in stupore quando, senza apparente fatica, glielo sollevo davanti agli occhi e lo posiziono nella cappelliera.
Senza aspettare il suo ringraziamento proseguo nel corridoio, senza un preventivo calcolo degli spazi.
Il mio seno entra in contatto con quello della sconosciuta.
"Oh!" Sussulta lei, ma non riesce ad arretrare.
È allora che io sporgo leggermente il busto, volutamente, e i nostri seni si toccano comprimendosi profondamente.
Accentuo la strisciata aggiungendo un contatto tra i nostri bassi ventri, il mio monte di Venere sul suo.
Quella si morde il labbro inferiore con un piccolo spasmo del respiro, che non passa inosservato, ma quando risolleva i suoi occhi per cercare i miei, prendo atto del suo sguardo implorante.
Rallento la mia andatura per enfatizzare l'ultimo contatto tra le nostre tette, quell'attimo in cui le nostre morbide rotondità si accommiatano con un'ultima vibrazione di riassestamento. Sporgo la punta della lingua per accarezzarmi il labbro superiore mentre indugio nel suo sguardo che rinnova il suo stupore. Un rossore appena accennato sulle sue gote e un morso delle sue labbra mi incoraggiano a prolungare il transito ancora per una frazione di secondo mentre i nostri occhi saettano comunicandosi informazioni ancora inaccessibili alle nostre coscienze. Solo più tardi ci sarà il tempo di una percezione emotiva e una accurata elaborazione cognitiva. Più che un contatto di vulva, sono i miei capezzoli che hanno apprezzato una carezza consistente e mi confermano nell'autogratitudine per la mia abitudine di muovermi senza reggiseno e con magliette sottili.
Mi siedo proprio nella fila dopo quella occupata dalla formosa giovane e, sistemato il bagaglio, mentre allaccio la cintura di sicurezza, sento un contatto morbido e anomalo sul gomito che ho appoggiato verso il finestrino, senza però farci troppo caso.
Mentre mi immergo nella lettura ho la sfacciataggine di spingere il gomito più indietro facendolo scivolare sul bordo interno del velivolo, inseguendo un'incerta speranza, ed ecco che il tocco si ripete.
Questa volta sono sicura.
Dita rispettose accarezzano delicatamente la mia articolazione, ma appena mi muovo il contatto si perde.
Incoraggio l'iniziativa spingendo il braccio ancora più indietro, al limite della palese scomodità e la carezza ricomincia. Ormai ci siamo dichiarate, anche se non ho la prova che sia la ragazza di prima a riprendere le relazioni diplomatiche.
Contorcendomi allungo la mano dietro la spalliera del sedile sperando di non ricevere una risposta maschile e mi convinco di stare a diteggiare con una donna avendo ricevuto uno sfioramento in punta di dita, leggero e troppo ossequioso per essere quello di un uomo.
Le punte delle nostre estremità si esplorano e si accarezzano. Un contatto poco più che percepibile, ma con una carica erotica devastante. Il dubbio di chi mi stia toccando, il ricordo del prolungato contatto tra i seni, quel fugace scambio di sguardi e la peculiarità dell'inaspettata e inedita situazione fanno da imperioso innesco della mia risposta vulvare che avverto molto bagnata e che temo troppo odorosa per sfuggire al signore barbuto che siede di fianco a me.
Il nostro scambio digitale prosegue più convinto estendendosi oltre alla radice delle dita fino a lambire porzioni di palmo, ma quando la scomoda posizione diventa insopportabile, afferro e stringo le dita della mano sconosciuta in un gesto di commiato che vorrebbe non essere definitivo e mi rimetto in una posizione più gestibile.
Dopo qualche minuto avverto ancora un tocco sul gomito che ho comunque messo in posizione accessibile, ma quando allungo di nuovo la mano mi sorprendo nel percepire un pezzo di carta deposto saldamente tra le mie dita.
Ritiro la mano: su un foglietto spicca il numero di un cellulare.
Il viaggio prosegue senza altri eventi, nella continua incertezza di avere effettuato un dialogo digitale con l'avvenente ragazza del corridoio piuttosto che con uno sconosciuto "qualcuno" che magari adesso ce l'ha duro nelle mutande.
Mi impongo di ritardare una impietosa verifica per non demolire il lieto pensiero che mi accompagna in questa trasferta aerea.
Solo dopo l'atterraggio e il via libera del comandante, quando i passeggeri cominciano a sciamare verso le uscite del volo Ryanair, mi alzo indirizzando subito lo sguardo verso il sedile dietro al mio.
Il posto è clamorosamente vuoto, ma prima di dare spazio all'angoscia alzo gli occhi e la vedo.
Ha già ritirato il suo bagaglio e stava aspettando il mio sguardo.
Restiamo a fissarci finché una grassa signora non pressa per passare.
La sconosciuta mi strizza un occhio e io le rimando un bacio in punta di labbra, poi ci perdiamo nella calca in discesa.
La rivedo nell'area ritiro bagagli circondata da gente con cui sta parlando. La sua famiglia? Amici di varia età? Compagni di vacanza?
Lei mi rivolge un rapido sguardo che sembra quasi una supplica.
Io devio lievemente dalla mia rotta, mi avvicino alle sue spalle e le sfioro il sedere con la classica manovra della "mano morta".
Lei, prontissima, intercetta la mia mano e mi stringe le dita solo quel tanto per non farsi vedere, mentre ormai mi allontano.
L'erotismo più devastante è quello solo accennato, di attesa, di preparazione. Una sorta di sabato del villaggio sessuale in cui si coltivano le fantasie e si instaurano i primi contatti e la prima conoscenza. Pensieri, sensazioni nuove, proiezioni fantastiche, avventure senza limiti.
Mentre proseguo verso l'uscita, tiro fuori dalla mia tasca il biglietto con il suo numero di telefono, lo ostento sopra la spalla tenendolo tra le dita, immaginando che la giovane dalle grandi tette mi stia guardando.
Stasera le scriverò un messaggio mentre mi accarezzerò tra le cosce.
Incedo verso di lei chiedendomi come mai non si sieda, bloccandomi il passaggio verso il mio posto, mentre quella manifesta a segni di nervosismo.
Alta quanto me e molto magra espone un seno prorompente, ma ben alto, sproporzionato rispetto alla sua magrezza.
Solo quando mi avvicino capisco che l'intoppo è costituito dal suo bagaglio, non ingombrante, ma probabilmente troppo pesante per lei per sollevarlo oltre la testa.
La passeggera forse confidava nell'aiuto di un maschio e resta interdetta quando, capito il problema, la affronto con decisione e un sorriso: "ti serve una mano?"
Mi risponde con uno sguardo scoraggiato: "eeeh, è un po' troppo pesante"
Ma l'espressione del suo sguardo si muta in stupore quando, senza apparente fatica, glielo sollevo davanti agli occhi e lo posiziono nella cappelliera.
Senza aspettare il suo ringraziamento proseguo nel corridoio, senza un preventivo calcolo degli spazi.
Il mio seno entra in contatto con quello della sconosciuta.
"Oh!" Sussulta lei, ma non riesce ad arretrare.
È allora che io sporgo leggermente il busto, volutamente, e i nostri seni si toccano comprimendosi profondamente.
Accentuo la strisciata aggiungendo un contatto tra i nostri bassi ventri, il mio monte di Venere sul suo.
Quella si morde il labbro inferiore con un piccolo spasmo del respiro, che non passa inosservato, ma quando risolleva i suoi occhi per cercare i miei, prendo atto del suo sguardo implorante.
Rallento la mia andatura per enfatizzare l'ultimo contatto tra le nostre tette, quell'attimo in cui le nostre morbide rotondità si accommiatano con un'ultima vibrazione di riassestamento. Sporgo la punta della lingua per accarezzarmi il labbro superiore mentre indugio nel suo sguardo che rinnova il suo stupore. Un rossore appena accennato sulle sue gote e un morso delle sue labbra mi incoraggiano a prolungare il transito ancora per una frazione di secondo mentre i nostri occhi saettano comunicandosi informazioni ancora inaccessibili alle nostre coscienze. Solo più tardi ci sarà il tempo di una percezione emotiva e una accurata elaborazione cognitiva. Più che un contatto di vulva, sono i miei capezzoli che hanno apprezzato una carezza consistente e mi confermano nell'autogratitudine per la mia abitudine di muovermi senza reggiseno e con magliette sottili.
Mi siedo proprio nella fila dopo quella occupata dalla formosa giovane e, sistemato il bagaglio, mentre allaccio la cintura di sicurezza, sento un contatto morbido e anomalo sul gomito che ho appoggiato verso il finestrino, senza però farci troppo caso.
Mentre mi immergo nella lettura ho la sfacciataggine di spingere il gomito più indietro facendolo scivolare sul bordo interno del velivolo, inseguendo un'incerta speranza, ed ecco che il tocco si ripete.
Questa volta sono sicura.
Dita rispettose accarezzano delicatamente la mia articolazione, ma appena mi muovo il contatto si perde.
Incoraggio l'iniziativa spingendo il braccio ancora più indietro, al limite della palese scomodità e la carezza ricomincia. Ormai ci siamo dichiarate, anche se non ho la prova che sia la ragazza di prima a riprendere le relazioni diplomatiche.
Contorcendomi allungo la mano dietro la spalliera del sedile sperando di non ricevere una risposta maschile e mi convinco di stare a diteggiare con una donna avendo ricevuto uno sfioramento in punta di dita, leggero e troppo ossequioso per essere quello di un uomo.
Le punte delle nostre estremità si esplorano e si accarezzano. Un contatto poco più che percepibile, ma con una carica erotica devastante. Il dubbio di chi mi stia toccando, il ricordo del prolungato contatto tra i seni, quel fugace scambio di sguardi e la peculiarità dell'inaspettata e inedita situazione fanno da imperioso innesco della mia risposta vulvare che avverto molto bagnata e che temo troppo odorosa per sfuggire al signore barbuto che siede di fianco a me.
Il nostro scambio digitale prosegue più convinto estendendosi oltre alla radice delle dita fino a lambire porzioni di palmo, ma quando la scomoda posizione diventa insopportabile, afferro e stringo le dita della mano sconosciuta in un gesto di commiato che vorrebbe non essere definitivo e mi rimetto in una posizione più gestibile.
Dopo qualche minuto avverto ancora un tocco sul gomito che ho comunque messo in posizione accessibile, ma quando allungo di nuovo la mano mi sorprendo nel percepire un pezzo di carta deposto saldamente tra le mie dita.
Ritiro la mano: su un foglietto spicca il numero di un cellulare.
Il viaggio prosegue senza altri eventi, nella continua incertezza di avere effettuato un dialogo digitale con l'avvenente ragazza del corridoio piuttosto che con uno sconosciuto "qualcuno" che magari adesso ce l'ha duro nelle mutande.
Mi impongo di ritardare una impietosa verifica per non demolire il lieto pensiero che mi accompagna in questa trasferta aerea.
Solo dopo l'atterraggio e il via libera del comandante, quando i passeggeri cominciano a sciamare verso le uscite del volo Ryanair, mi alzo indirizzando subito lo sguardo verso il sedile dietro al mio.
Il posto è clamorosamente vuoto, ma prima di dare spazio all'angoscia alzo gli occhi e la vedo.
Ha già ritirato il suo bagaglio e stava aspettando il mio sguardo.
Restiamo a fissarci finché una grassa signora non pressa per passare.
La sconosciuta mi strizza un occhio e io le rimando un bacio in punta di labbra, poi ci perdiamo nella calca in discesa.
La rivedo nell'area ritiro bagagli circondata da gente con cui sta parlando. La sua famiglia? Amici di varia età? Compagni di vacanza?
Lei mi rivolge un rapido sguardo che sembra quasi una supplica.
Io devio lievemente dalla mia rotta, mi avvicino alle sue spalle e le sfioro il sedere con la classica manovra della "mano morta".
Lei, prontissima, intercetta la mia mano e mi stringe le dita solo quel tanto per non farsi vedere, mentre ormai mi allontano.
L'erotismo più devastante è quello solo accennato, di attesa, di preparazione. Una sorta di sabato del villaggio sessuale in cui si coltivano le fantasie e si instaurano i primi contatti e la prima conoscenza. Pensieri, sensazioni nuove, proiezioni fantastiche, avventure senza limiti.
Mentre proseguo verso l'uscita, tiro fuori dalla mia tasca il biglietto con il suo numero di telefono, lo ostento sopra la spalla tenendolo tra le dita, immaginando che la giovane dalle grandi tette mi stia guardando.
Stasera le scriverò un messaggio mentre mi accarezzerò tra le cosce.
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