Una questione di corna: cap.7 Il giocattolo di Lara 1
di
Joe Cabot
genere
saffico
Il ritorno fu tranquillo e allegro. Lara tornò dal marito e seppi da Alessandra che la vacanza aveva fatto bene ad entrambi. Dopo una decina di giorni ero al lavoro nel mio studio quando suonò il campanello. Andai ad aprire ed era il fattorino di una nota ditta di spedizioni.
- Professor Paolussi? C’è un pacco per lei.
- Devo pagare qualcosa?
- No. Mi basta una firma.
- Allora ok.
Presi il pacco e lo posai su una vetrina all’ingresso, pensando che fosse roba che aveva ordinato Alessandra on line.
Lei tornò a pranzo.
- È arrivato un pacco? – mi chiese.
- Sì. Che roba è?
- Non ne ho idea. Anche se dev’essere qualcosa di interessante. È di Lara (me l’ha messaggiato stamattina). Non mi ha detto cos’è, ma visto che se l’è fatto spedire qua e non a casa sua…
Io feci finta di non aver sentito l’orripilante neologismo “messaggiato” e ipotizzai che poteva trattarsi di un regalo per Paolo.
- Sì, certo. – rispose ridendo.
- Lo apriamo?
- No, ha detto che passa a prenderlo domani sera. Dice che è una sorpresa.
- Davvero tu non sai altro?
- No, credimi. – ma lo disse come l’avrebbe detto una gatta ad un passero.
Le feci la stessa domanda l’indomani sera quando la vidi uscire dalla camera con una vestaglia trasparente.
- Davvero non sai che c’è in quella scatola?
- Uffa! Ho detto di no.
- Come no….
- Smettila. E vai farti una doccia. – Concluse andando in sala armata dell’accendino oblungo che usava per accendere i lumini dentro i vasetti colorati che tenevamo sparsi per il salotto. Sotto la vestaglia nera indossava mutandine brasiliane ed il suo culo ne risultava estremamente ben definito.
Degli acquisti fatti in Austria, Lara si era tenuta solo i vestiti, mentre aveva lasciato da noi tutto il campionario erotico di calze e lingerie varia. Non mi stupì quindi vederla entrare con la sua solita tuta.
- È arrivato?
- L’ultima volta che un amico ha spedito un pacco a casa mia senza avvertirmi, – le spiegai porgendole il pacco – c’era dentro un maglione sporco, due chili di caffè sfusi e mezzo etto di white widow.
- Niente del genere, non preoccuparti, ma non potevo farmi arrivare questa cosa a casa.
Detto questo, mi prese il pacco di mano e si chiuse in bagno.
- E tu non ne sai niente…? – chiesi perplesso alla mia gattona.
Alessandra alzò le mani facendo l’espressione di fumetto che significava “boh”.
Quando Lara riapparve ci trovò sul nostro divanone a “L” a sorseggiare due Margarita. Lei entrò nella stanza, ancheggiò fino al tavolino davanti al divano su un paio di improbabili tacchi alti, si chinò, prese tra le dita il suo intruglio, lecco il sale sul bordo, diede un buon sorso e rimase lì in piedi a guardarci.
- Che ve ne pare? – disse.
Noi eravamo basiti. A parte i tacchi alti che evidentemente aveva tirato fuori da qualche borsetta di Mary Poppins, indossava un body stocking a rete allacciato dietro la nuca e che le scendeva sui seni ed il corpo fino a disegnare un reggicalze che le lasciava scoperto il sesso, il sedere ed i fianchi. Ma il pezzo forte era il grosso fallo in lattice fucsia, uno strap on, che le spuntava dal pube. Pensai che Lara, lasciata libera di dare sfogo alla sua fantasia, non poteva evitare di risultare un po’ volgarotta, decisamente kitsch, priva della finezza che la mia Alessandra avrebbe dimostrato in un’occasione del genere. Tuttavia c’era da dire che la nostra cara amica, alta e atletica, aveva il fisico per portare cose del genere e non potei non pensare che agghindata a quel modo faceva la sua figura, tanto più che il mio affare manifestò subito l’intenzione di infilarsi tra le sue cosce. Mi voltai verso la mia compagna per chiederle che ne pensasse del mio disappunto per l’assenza di gusto della sua amica e non potei non accorgermi che condivideva soprattutto la mia eccitazione. Alessandra stava squadrando in lungo e in largo il corpo di Lara, dal viso pesantemente truccato da puttana, ai capezzoli che facevano capolino tra le maglie a rete del body stocking, fino alle cosce tra cui quello strano indumento si apriva lasciando intravedere il pube. Ma naturalmente, a giudicare dal suo sguardo concupiscente, era il fallo ad attirare la sua attenzione.
Mentre Lara se ne stava in piedi davanti a noi in posa da drag queen, Alessandra si era tirata a sedere sul divano sporgendosi in avanti. La sua vestaglia si era aperta sulle gambe leggermente aperte ed una delle sue mani, posata nervosamente su una coscia, tradiva il desiderio del suo sesso di ricevere attenzione.
- Posso… toccarlo? – chiese all’amica con un filo di voce.
Lara rise come avrebbe fatto una Grimilde transa ad un’analoga richiesta di Biancaneve e le si avvicinò. Alessandra allungò una manina e carezzò con la punta delle dita il fallo dell’amica. Poi si fece più audace e lo afferrò muovendolo leggermente come a masturbarlo. Come diede il primo tiretto, vidi le labbra di Lara socchiudersi. Evidentemente alla parte ora in mano ad Alessandra ne corrispondeva un’altra infilata nel suo sesso, e probabilmente quell’affare non mancava di un sistema capace di agire direttamente sulla clitoride. Anche Alessandra se ne accorse e iniziò a masturbare il fallo dell’amica in modo da farla godere, cosa che le riuscì particolarmente bene, a giudicare dai gemiti che sfuggivano alla sua amica.
- Fallo con la bocca! – ordinò la nostra Grimilde.
Alessandra la guardò da sotto in su e obbedì. Si inginocchiò sul tappeto e prese in bocca quell’affare iniziando a muoverlo in modo tale da far spalancare la bocca a Lara. Una delle sue mani si posò sul culo dell’amica tirandola a sé, mentre l’altra si infilò tra le proprie cosce dove indovinai esserci già parecchio miele. La bocca di Alessandra succhiava quel fallo con più violenza di quanto avrebbe fatto su un pene vero, ma intanto Lara, che con una mano le teneva la testa per i capelli, pareva sempre più in difficoltà a tenersi in piedi, mentre dalla bocca le uscivano in egual misura gemiti e oscenità. D’un tratto dovette averne abbastanza perché sfilò il suo fallo di bocca all’amica e si chinò per limonarla dura prima di sussurrarle “e ora vedrai come ti scopo, puttana!”.
La nostra Grimilde transa spinse Alessandra sul divano, le spalancò le cosce e, inginocchiata davanti a lei, le puntò il suo fallo ben insalivato sull’uscio. Iniziò a spingere senza pietà, quasi con brutalità da femmina, ed all’altra non dispiacque affatto visto che oramai era un lago. Alessandra iniziò a gemere di brutto e gridare “scopami!, scopami!,” senza ritegno, mentre Lara faceva altrettanto perché ad ogni botta che dava all’amica il pezzo di fallo che era dentro di lei strusciava contro la clitoride e la sua stessa fica. Quando Alessandra iniziò a venire, Lara accelerò il ritmo per fare altrettanto, poi prese fiato un attimo, rallentando appena, e poi ricominciò come un’ossessa a darle dentro finché finalmente venne anche lei.
Ma non ne aveva ancora abbastanza. Inginocchiata davanti al divano, continuava a martellare la fica dell’amica con il suo grosso fallo in lattice. Alessandra si lasciava fare mugolando oscenità come di rado le avevo visto fare e vidi che Lara, che fino a quel momento le aveva tenuto le cosce ben aperte con le proprie braccia, mollò quella presa per passarle una mano sotto, sollevandole il sedere.
D’un tratto Alessandra gridò “no! Bastarda… che mi fai?” e intuii che la sua amica doveva aver raggiunto il suo ano e doveva averla penetrata con le dita.
- Ti infilo le dita in culo, puttana. So che ti piace.
Immaginai che Alessandra, sbattuta a quel modo, doveva avere un bel fiumiciattolo di ciprina che le colava dalla fica al culo e Lara non doveva aver certo problemi ad allargaglielo. La mia compagna continuava a gemere dei “no” ma Lara non si fermò. D’un tratto vidi che le sue braccia rivoltavano sottosopra l’amica e la posizionavano con la pancia contro il divano. Di nuovo glielo ficcò dentro e la scopò da dietro con foga. Ma era chiaro che tra poco sarebbe arrivato il colpo di grazia.
Lara, senza smettere di scopare l’altra donna, lasciò cadere della saliva sul suo ano prima di infilarci le dita.
- Sei pronta, puttana?
Il culo di Alessandra era sacro, era un tabù. Ciò non significava che di tanto in tanto non se lo facesse fare, ma, in quanto tabù, andava infranto di rado, dopo aver fatto mille storie, essersela tirata a lungo ed averlo concesso come un’eccezione, un dono pregiato. Per questo mi stupii quando la sentii gorgogliare di sì, che lo voleva. La supplicò di fare piano, visto che era bello grosso.
- Non lo so, vedremo – rispose perfida Lara, prima di toglierglielo dalla fica dell’amica e puntarglielo in culo. Spinse piano, ma glielo spinse fino in fondo, e Alessandra fu fortunata perché tra i suoi succhi e la saliva di Lara le scivolò dentro senza rompere nulla.
- Eccolo, puttana, sei contenta ora?
Alessandra mi sorprese ancora gemendo dei “sì” sempre più decisi, mentre si toccava la fica e Lara la sbatteva di brutto. Non so davvero quante volte godette prima che Lara si lasciasse cadere esausta sul tappeto.
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- Professor Paolussi? C’è un pacco per lei.
- Devo pagare qualcosa?
- No. Mi basta una firma.
- Allora ok.
Presi il pacco e lo posai su una vetrina all’ingresso, pensando che fosse roba che aveva ordinato Alessandra on line.
Lei tornò a pranzo.
- È arrivato un pacco? – mi chiese.
- Sì. Che roba è?
- Non ne ho idea. Anche se dev’essere qualcosa di interessante. È di Lara (me l’ha messaggiato stamattina). Non mi ha detto cos’è, ma visto che se l’è fatto spedire qua e non a casa sua…
Io feci finta di non aver sentito l’orripilante neologismo “messaggiato” e ipotizzai che poteva trattarsi di un regalo per Paolo.
- Sì, certo. – rispose ridendo.
- Lo apriamo?
- No, ha detto che passa a prenderlo domani sera. Dice che è una sorpresa.
- Davvero tu non sai altro?
- No, credimi. – ma lo disse come l’avrebbe detto una gatta ad un passero.
Le feci la stessa domanda l’indomani sera quando la vidi uscire dalla camera con una vestaglia trasparente.
- Davvero non sai che c’è in quella scatola?
- Uffa! Ho detto di no.
- Come no….
- Smettila. E vai farti una doccia. – Concluse andando in sala armata dell’accendino oblungo che usava per accendere i lumini dentro i vasetti colorati che tenevamo sparsi per il salotto. Sotto la vestaglia nera indossava mutandine brasiliane ed il suo culo ne risultava estremamente ben definito.
Degli acquisti fatti in Austria, Lara si era tenuta solo i vestiti, mentre aveva lasciato da noi tutto il campionario erotico di calze e lingerie varia. Non mi stupì quindi vederla entrare con la sua solita tuta.
- È arrivato?
- L’ultima volta che un amico ha spedito un pacco a casa mia senza avvertirmi, – le spiegai porgendole il pacco – c’era dentro un maglione sporco, due chili di caffè sfusi e mezzo etto di white widow.
- Niente del genere, non preoccuparti, ma non potevo farmi arrivare questa cosa a casa.
Detto questo, mi prese il pacco di mano e si chiuse in bagno.
- E tu non ne sai niente…? – chiesi perplesso alla mia gattona.
Alessandra alzò le mani facendo l’espressione di fumetto che significava “boh”.
Quando Lara riapparve ci trovò sul nostro divanone a “L” a sorseggiare due Margarita. Lei entrò nella stanza, ancheggiò fino al tavolino davanti al divano su un paio di improbabili tacchi alti, si chinò, prese tra le dita il suo intruglio, lecco il sale sul bordo, diede un buon sorso e rimase lì in piedi a guardarci.
- Che ve ne pare? – disse.
Noi eravamo basiti. A parte i tacchi alti che evidentemente aveva tirato fuori da qualche borsetta di Mary Poppins, indossava un body stocking a rete allacciato dietro la nuca e che le scendeva sui seni ed il corpo fino a disegnare un reggicalze che le lasciava scoperto il sesso, il sedere ed i fianchi. Ma il pezzo forte era il grosso fallo in lattice fucsia, uno strap on, che le spuntava dal pube. Pensai che Lara, lasciata libera di dare sfogo alla sua fantasia, non poteva evitare di risultare un po’ volgarotta, decisamente kitsch, priva della finezza che la mia Alessandra avrebbe dimostrato in un’occasione del genere. Tuttavia c’era da dire che la nostra cara amica, alta e atletica, aveva il fisico per portare cose del genere e non potei non pensare che agghindata a quel modo faceva la sua figura, tanto più che il mio affare manifestò subito l’intenzione di infilarsi tra le sue cosce. Mi voltai verso la mia compagna per chiederle che ne pensasse del mio disappunto per l’assenza di gusto della sua amica e non potei non accorgermi che condivideva soprattutto la mia eccitazione. Alessandra stava squadrando in lungo e in largo il corpo di Lara, dal viso pesantemente truccato da puttana, ai capezzoli che facevano capolino tra le maglie a rete del body stocking, fino alle cosce tra cui quello strano indumento si apriva lasciando intravedere il pube. Ma naturalmente, a giudicare dal suo sguardo concupiscente, era il fallo ad attirare la sua attenzione.
Mentre Lara se ne stava in piedi davanti a noi in posa da drag queen, Alessandra si era tirata a sedere sul divano sporgendosi in avanti. La sua vestaglia si era aperta sulle gambe leggermente aperte ed una delle sue mani, posata nervosamente su una coscia, tradiva il desiderio del suo sesso di ricevere attenzione.
- Posso… toccarlo? – chiese all’amica con un filo di voce.
Lara rise come avrebbe fatto una Grimilde transa ad un’analoga richiesta di Biancaneve e le si avvicinò. Alessandra allungò una manina e carezzò con la punta delle dita il fallo dell’amica. Poi si fece più audace e lo afferrò muovendolo leggermente come a masturbarlo. Come diede il primo tiretto, vidi le labbra di Lara socchiudersi. Evidentemente alla parte ora in mano ad Alessandra ne corrispondeva un’altra infilata nel suo sesso, e probabilmente quell’affare non mancava di un sistema capace di agire direttamente sulla clitoride. Anche Alessandra se ne accorse e iniziò a masturbare il fallo dell’amica in modo da farla godere, cosa che le riuscì particolarmente bene, a giudicare dai gemiti che sfuggivano alla sua amica.
- Fallo con la bocca! – ordinò la nostra Grimilde.
Alessandra la guardò da sotto in su e obbedì. Si inginocchiò sul tappeto e prese in bocca quell’affare iniziando a muoverlo in modo tale da far spalancare la bocca a Lara. Una delle sue mani si posò sul culo dell’amica tirandola a sé, mentre l’altra si infilò tra le proprie cosce dove indovinai esserci già parecchio miele. La bocca di Alessandra succhiava quel fallo con più violenza di quanto avrebbe fatto su un pene vero, ma intanto Lara, che con una mano le teneva la testa per i capelli, pareva sempre più in difficoltà a tenersi in piedi, mentre dalla bocca le uscivano in egual misura gemiti e oscenità. D’un tratto dovette averne abbastanza perché sfilò il suo fallo di bocca all’amica e si chinò per limonarla dura prima di sussurrarle “e ora vedrai come ti scopo, puttana!”.
La nostra Grimilde transa spinse Alessandra sul divano, le spalancò le cosce e, inginocchiata davanti a lei, le puntò il suo fallo ben insalivato sull’uscio. Iniziò a spingere senza pietà, quasi con brutalità da femmina, ed all’altra non dispiacque affatto visto che oramai era un lago. Alessandra iniziò a gemere di brutto e gridare “scopami!, scopami!,” senza ritegno, mentre Lara faceva altrettanto perché ad ogni botta che dava all’amica il pezzo di fallo che era dentro di lei strusciava contro la clitoride e la sua stessa fica. Quando Alessandra iniziò a venire, Lara accelerò il ritmo per fare altrettanto, poi prese fiato un attimo, rallentando appena, e poi ricominciò come un’ossessa a darle dentro finché finalmente venne anche lei.
Ma non ne aveva ancora abbastanza. Inginocchiata davanti al divano, continuava a martellare la fica dell’amica con il suo grosso fallo in lattice. Alessandra si lasciava fare mugolando oscenità come di rado le avevo visto fare e vidi che Lara, che fino a quel momento le aveva tenuto le cosce ben aperte con le proprie braccia, mollò quella presa per passarle una mano sotto, sollevandole il sedere.
D’un tratto Alessandra gridò “no! Bastarda… che mi fai?” e intuii che la sua amica doveva aver raggiunto il suo ano e doveva averla penetrata con le dita.
- Ti infilo le dita in culo, puttana. So che ti piace.
Immaginai che Alessandra, sbattuta a quel modo, doveva avere un bel fiumiciattolo di ciprina che le colava dalla fica al culo e Lara non doveva aver certo problemi ad allargaglielo. La mia compagna continuava a gemere dei “no” ma Lara non si fermò. D’un tratto vidi che le sue braccia rivoltavano sottosopra l’amica e la posizionavano con la pancia contro il divano. Di nuovo glielo ficcò dentro e la scopò da dietro con foga. Ma era chiaro che tra poco sarebbe arrivato il colpo di grazia.
Lara, senza smettere di scopare l’altra donna, lasciò cadere della saliva sul suo ano prima di infilarci le dita.
- Sei pronta, puttana?
Il culo di Alessandra era sacro, era un tabù. Ciò non significava che di tanto in tanto non se lo facesse fare, ma, in quanto tabù, andava infranto di rado, dopo aver fatto mille storie, essersela tirata a lungo ed averlo concesso come un’eccezione, un dono pregiato. Per questo mi stupii quando la sentii gorgogliare di sì, che lo voleva. La supplicò di fare piano, visto che era bello grosso.
- Non lo so, vedremo – rispose perfida Lara, prima di toglierglielo dalla fica dell’amica e puntarglielo in culo. Spinse piano, ma glielo spinse fino in fondo, e Alessandra fu fortunata perché tra i suoi succhi e la saliva di Lara le scivolò dentro senza rompere nulla.
- Eccolo, puttana, sei contenta ora?
Alessandra mi sorprese ancora gemendo dei “sì” sempre più decisi, mentre si toccava la fica e Lara la sbatteva di brutto. Non so davvero quante volte godette prima che Lara si lasciasse cadere esausta sul tappeto.
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