005 a Casa (1868)
di
Namtar
genere
dominazione
T-“ non hai abbassato l’asse, rilassati e fai i tuoi bisogni, bene, cos’è questo tonfo?“ I-“ mi è scappata, non l’ho fatto apposta“ T-“ non preoccuparti, hai finito? sii, nella medesima posizione solleva leggermente il sederino, prendi da quel rotolo la carta igienica e pulisciti bene, anche più di una volta, così, ti sei asciugata anche davanti, no? fallo, smetti, non ti stai più asciugando, ora rimetti gli slip, ferma, voglio dare un occhiata al cavallo, guarda che lordume, non c’è solo pipi, c’è qualcos’altro, a casa facciamo i conti, prosegui, finito? bene , raddrizzati e lascia cadere la gonna, hai visto come è facile” I-“ gli slip mi danno fastidio, dove c’è l’elastico pizzicano, al cavallo mi sento bagnata“ T-“ logico, sono talmente sporchi” stasera ne paga il fio, tra trasgressioni e bugie va a letto con il fondo schiena rosso ciliegia e a righe
I-“ perché mi punisci?“ T-“ per ricordarti gli errori e cercare di non ripeterli” I-“ va bene, Padrone, lo fai a casa?“ mi sembra preoccupata
T-“ si” sospiro di sollievo, questa selvaggia, chissà che crede, torniamo al passeggino, fa per uscire, le indico una porta, entra, si ferma, una stanza piena di fruste di ogni tipo e foggia, costrittori in cuoio o pelle, accessori per puledrine recalcitranti, mi guarda
T-“ scegli quella che ti va, per la tua punizione” si guarda in giro, poi, come fosse una cosa di ogni giorno, decisa si avvicina a una lunga e grossa bacchetta da dressage grigia, rigida ed elastica ad un tempo, la tocca, l’accarezza, la impugna e la scuote, sibila sinistra, un oggetto da intenditori sofisticati, la ripone
I-“ questa, deve fare male altrimenti non è una punizione, che materiale strano, non l’ho mai provato” fibra di carbonio, brucia da impazzire senza lacerare la pelle, per non disturbare il senso estetico, non ha paura, ha fatto un’ottima scelta, l’artigiano presente mi guarda, annuisco, gliela consegna, viene da me, non una parola, si inginocchia e me la porge a due mani, la prendo, solleva la testa e mi guarda, la sovrasto
I-“ Padrone, posso chiederti un favore“ T-“ dimmi” I-“ usala o falla usare solo su di me, è il primo regalo che mi fai, è mia” non ho parole
T-“ va bene, la custodisci tu, quando ritieni che è giusto me la porti” la prende con due mani, la bacia, si rialza e con noncuranza
I-“ e la custodia?“ per Lei non deve essere, è, normale, per me niente affatto, arriva la custodia
“ Effendi, con questa, solo 1/2 dozzina con leggera forza se non vuoi marchiarla, equivale a 4 piedi di tondino da 1/8” in acciaio per molle” cultura di una grande civiltà, per loro sono cose ovvie e scontate, tutti le sanno, le sperimentano dal vivo come noi nei laboratori, qui è tradizione che la donna scelga lo strumento con il quale il marito, il padre, il fratello, il figlio, il cognato la corregge, usciamo, la custodia nel passeggino, Jasman la tiene ben salda con il suo braccino e la Pigotta stretta con l’altro
I-“ ora andiamo a casa?“ T-“ no“I-“ perché” T-“ la compera in programma” I-“ ma non era questa?“ T-“ no, questa è la fermata per la tua pipi” I-“ non capisco” T-“ non importa” il Bazar Ottomano, gioiellerie e profumerie sfavillanti, è sera, nella penombra sembra tutto più luccicante, è pieno di turisti e sauditi curiosi
I-“ com’è bello qui” T-“ come sempre” I-“ non l’ho mai visto, vestita com’ero non potevo” entriamo nella gioielleria di un conoscente, la visita non è programmata per quel gg. ma è tutto pronto, sto anticipando i tempi, questa sa tutto e ci sguazza, ci accomodiamo, porta un cofanetto, lo apre davanti a me, gli indico Lei
I-“ hoo, che belli, sono per me?“ T-“ si, ma quando lo decido io, custodiscili tu” usciamo, una cavigliera in Oro al piede sinistro, chiusa, io ho la chiave, non ho resistito, si stima del suo ornamento, se ne vedono tante in giro, più o meno belle e preziose, le arricchite e le saudite le hanno in platino e diamanti, palesano la loro condizione, è euforica, più oltre una grande profumeria, entriamo, questa era la ns. meta
T-“ scegli, per la Toeletta, tua, di Jasman e mia” mi guarda spaventata
I-“ io?“ T-“ si, tu” I-“ è troppo, Padrone, per una come me“ sa stare al suo posto, la cagnetta, la frusta si, il profumo per me no, ci tengono perché puzzano dal caldo, chiamo il direttore per una commessa che consigli le scelte, riempiamo una borsa di ciò che serve e i profumi, Lei gelsomino e mughetto, io tabacco muschiato, le 18, arriva l'Autista che apre la portiera anteriore destra, un seggiolino attende Jasman che non lascia custodia e Pigotta, mentre carica
T-” guarda” le insegno a legarla, fa per salirle accanto, la fermo, Hassan le apre la portiera posteriore
I-“ è per la tua donna, io sono la sua schiava” T-“ che ne sai tu” mi sale accanto e via verso casa, è stata una giornata piena, sono stanco ma soddisfatto, fermata a un supermercato come i nostri
T-“accompagnami” mi segue, gli altri attendono, le porgo 10 $ in moneta locale per pagare, li ripone nella borsetta, con la scatola dei suoi ferri, entriamo, carrello con moneta, non sa cosa fare
T-“ guarda e impara, qui c’è il cibo che mi piace e non trovi al mercato” I-“ non so dove sono”
T-“ non preoccuparti” è un posto in cui non è mai entrata, ne è affascinata, è a 500 m da casa mia, acquistiamo bistecche di manzo, latte pastorizzato, biscotti italiani, patatine, gelati, Amina ha comprato frutta, verdura e il pane che mi piace, c’è fresco solo il mattino presto, usciamo, carichiamo e via, svoltato l’angolo siamo arrivati, entriamo, la recinzione è alta con folte siepi interne, il viale d’accesso è illuminato da lampade basse, con 60 000 m2 di area è assicurata la privacy, un solo ingresso, a fianco, separata, la villetta di Hassan e Amina, sullo sfondo le finestre illuminate rischiarano deboli le frondose piante di importazione del parco a prato inglese, si intravede il rettangolo scuro della piscina, pare bassa causa i portici che la circondano per dare ombra e fresco all’interno, piano terra da 500 m2, I° piano da 250 m2 per la servitù, tetto a 8 falde, 500 m2 di porticati e 200 m2 di garage, un interrato di 750 m2, alla texana, ampia, luminosa, climatizzata, domotica, per me solo, l’Autista scarica tutto in cucina, mi saluta, parcheggia la vettura in garage e se ne va
Lei rimane all’ingresso, con la figlia su un braccio e il passeggino chiuso sull’altro, immobile, attende paziente, non è curiosa, non sbircia, ma percepisco che è nervosa, non sa che l’attende, le emozioni della giornata l’hanno fiaccata, finalmente, entro in casa, con un cenno la invito a seguirmi, si ferma appena varcata la soglia, posa il passeggino e si inginocchia con la figlia in braccio, in attesa, di che?
T-“ che fai li, perché non entri?“ I-“ attendo per salutare la tua donna e che mi dia ordini” T-“ qui non c’è nessuna donna, sei tu l’unica” silente posa Jasman accanto a sè, si prostra fronte a terra, bacia il pavimento, si rialza, lascia la figlia dov’è, si avvicina, a un tratto mi abbraccia e si mette a piangere a dirotto sulla mia spalla, chissà che credeva, la circondo con un braccio, l’altra mano ad accarezzarle il capo, il velo si è scomposto, mi si stringe addosso, sento i suoi seni sodi premermi sul torace, la lascio piangere, quando smette, mi si inginocchia di fronte, all’altezza giusta, non può non notare il bozzo che ha davanti nei miei pantaloni, mi bacia la punta delle scarpe, solo la punta però, poi si rialza
I-“ dov’è la cucina? ho fame” scoppio in una risata omerica, da decenni non rido così di gusto, non riesco più a fermarmi, mi manca il fiato
T-“ riponi gli acquisti, vi lavate, cucini. così poi stiamo tranquilli, non usciamo più” I-“ hai ragione, mi dai mezza dozzina di colpi in più per punire questa mancanza, dov’è la nostra cuccia? così sistemo tutto” questa mi tira scemo, la conduco a una delle stanze degli ospiti
T-“ non è pronta la cameretta di Jasman, stasera sistemala qui” I-“anch’io?“ T-“ fa come vuoi, puoi dormire dove ti pare” I-“ Padrone, non puoi dormire solo, sei un uomo” mi tira scemo e me lo dice anche
I-“ credevo di dormire in una cuccia, agli ordini di tua Moglie, come fai a tenere pulita una casa come questa solo con me?” T-“ ne parliamo domani, riposati“I-“ non vuoi fare l’amore con me?“ T-“ non questa sera, devi sapere cosa voglio, imparare a farlo bene, poi lo faccio a modo mio” I-“ Padrone, io sono aperta anche dietro, non devi aspettare” T-“ non è solo questo, devi apprendere molte cose prima” I-“ io so già come far godere gli uomini, mi hanno insegnato bene” T-“ hai mai goduto tu, hai mai avuto un orgasmo?“ I-“ Padrone, forse qualche volta ho goduto, non ricordo bene, è mio dovere far godere l’uomo non godere io, solo le concubine lo fanno, mai le mogli o le serve, che cos’è l’orgasmo?“ T-“ vedi, quando hai imparato a godere a comando del e con il tuo corpo per quello che ti si somministra, solo allora faccio l’amore con te” I-“ comincia subito, quanti giorni ci vogliono? io imparo in fretta” T-“ lo giudico io” d'improvviso mi accorgo della conversazione surreale che stiamo facendo
T-“ su, ora fa quello che devi” I-“ Padrone, per questo ritardo aumenti i colpi?“ T-“ no” I-“ non è giusto, ti ho fatto perdere tempo” T-“ ne parliamo dopo cena, sbrigati” la casa è grande con una cucina in proporzione, le borse degli acquisti della giornata sul tavolo
T-“ prendi quelle con il corredo di Jasman” I-“ e le mie?“ T-“ dopo, ora lei“ vado in studio, accendo il computer, sto leggendo la posta
I-“dove sei, non ti trovo più” T-“segui la voce” lo studio è all’ingresso, facile da trovare
I-“ hai anche quelle cose li? allora sei ricchissimo, se mi spieghi dov’è ti servo da bere, sono brava sai, mio marito mi ha insegnato, dove ripongo la mia roba?” in mano la custodia e la scatola dei ferri, d'altro non si cura
T-“ vieni con me” l’accompagno al guardaroba
T-“ i tuoi indumenti qui, la scatola in cassaforte, la custodia in studio” I-“ allora vuoi farmela provare stasera” T-“ no, la metti al suo posto prima di coricarci, dopo aver parlato” I-“ che c’è da dire? tu sei il Padrone e io la schiava, è semplice” non ho parole, se non mi piacesse da matti sarebbe già sul cavalletto rovinando tutto
T-“ se hai da ridire non sei ubbidiente” I-“ aumenta i colpi fin'chè non imparo” ma comanda Lei o io?
T-“metti a posto la tua roba!” torno in studio, arriva
I-“ fatto, la mia roba è vicino alla tua, non sta bene un uomo senza donna, se vuoi domani la sposto, dove metto la custodia?“ T-“ sulla scrivania” è’ ancora vestita ma scalza, sui pavimenti di marmo fa freddo con i piedi nudi
I-“ perché mi punisci?“ T-“ per ricordarti gli errori e cercare di non ripeterli” I-“ va bene, Padrone, lo fai a casa?“ mi sembra preoccupata
T-“ si” sospiro di sollievo, questa selvaggia, chissà che crede, torniamo al passeggino, fa per uscire, le indico una porta, entra, si ferma, una stanza piena di fruste di ogni tipo e foggia, costrittori in cuoio o pelle, accessori per puledrine recalcitranti, mi guarda
T-“ scegli quella che ti va, per la tua punizione” si guarda in giro, poi, come fosse una cosa di ogni giorno, decisa si avvicina a una lunga e grossa bacchetta da dressage grigia, rigida ed elastica ad un tempo, la tocca, l’accarezza, la impugna e la scuote, sibila sinistra, un oggetto da intenditori sofisticati, la ripone
I-“ questa, deve fare male altrimenti non è una punizione, che materiale strano, non l’ho mai provato” fibra di carbonio, brucia da impazzire senza lacerare la pelle, per non disturbare il senso estetico, non ha paura, ha fatto un’ottima scelta, l’artigiano presente mi guarda, annuisco, gliela consegna, viene da me, non una parola, si inginocchia e me la porge a due mani, la prendo, solleva la testa e mi guarda, la sovrasto
I-“ Padrone, posso chiederti un favore“ T-“ dimmi” I-“ usala o falla usare solo su di me, è il primo regalo che mi fai, è mia” non ho parole
T-“ va bene, la custodisci tu, quando ritieni che è giusto me la porti” la prende con due mani, la bacia, si rialza e con noncuranza
I-“ e la custodia?“ per Lei non deve essere, è, normale, per me niente affatto, arriva la custodia
“ Effendi, con questa, solo 1/2 dozzina con leggera forza se non vuoi marchiarla, equivale a 4 piedi di tondino da 1/8” in acciaio per molle” cultura di una grande civiltà, per loro sono cose ovvie e scontate, tutti le sanno, le sperimentano dal vivo come noi nei laboratori, qui è tradizione che la donna scelga lo strumento con il quale il marito, il padre, il fratello, il figlio, il cognato la corregge, usciamo, la custodia nel passeggino, Jasman la tiene ben salda con il suo braccino e la Pigotta stretta con l’altro
I-“ ora andiamo a casa?“ T-“ no“I-“ perché” T-“ la compera in programma” I-“ ma non era questa?“ T-“ no, questa è la fermata per la tua pipi” I-“ non capisco” T-“ non importa” il Bazar Ottomano, gioiellerie e profumerie sfavillanti, è sera, nella penombra sembra tutto più luccicante, è pieno di turisti e sauditi curiosi
I-“ com’è bello qui” T-“ come sempre” I-“ non l’ho mai visto, vestita com’ero non potevo” entriamo nella gioielleria di un conoscente, la visita non è programmata per quel gg. ma è tutto pronto, sto anticipando i tempi, questa sa tutto e ci sguazza, ci accomodiamo, porta un cofanetto, lo apre davanti a me, gli indico Lei
I-“ hoo, che belli, sono per me?“ T-“ si, ma quando lo decido io, custodiscili tu” usciamo, una cavigliera in Oro al piede sinistro, chiusa, io ho la chiave, non ho resistito, si stima del suo ornamento, se ne vedono tante in giro, più o meno belle e preziose, le arricchite e le saudite le hanno in platino e diamanti, palesano la loro condizione, è euforica, più oltre una grande profumeria, entriamo, questa era la ns. meta
T-“ scegli, per la Toeletta, tua, di Jasman e mia” mi guarda spaventata
I-“ io?“ T-“ si, tu” I-“ è troppo, Padrone, per una come me“ sa stare al suo posto, la cagnetta, la frusta si, il profumo per me no, ci tengono perché puzzano dal caldo, chiamo il direttore per una commessa che consigli le scelte, riempiamo una borsa di ciò che serve e i profumi, Lei gelsomino e mughetto, io tabacco muschiato, le 18, arriva l'Autista che apre la portiera anteriore destra, un seggiolino attende Jasman che non lascia custodia e Pigotta, mentre carica
T-” guarda” le insegno a legarla, fa per salirle accanto, la fermo, Hassan le apre la portiera posteriore
I-“ è per la tua donna, io sono la sua schiava” T-“ che ne sai tu” mi sale accanto e via verso casa, è stata una giornata piena, sono stanco ma soddisfatto, fermata a un supermercato come i nostri
T-“accompagnami” mi segue, gli altri attendono, le porgo 10 $ in moneta locale per pagare, li ripone nella borsetta, con la scatola dei suoi ferri, entriamo, carrello con moneta, non sa cosa fare
T-“ guarda e impara, qui c’è il cibo che mi piace e non trovi al mercato” I-“ non so dove sono”
T-“ non preoccuparti” è un posto in cui non è mai entrata, ne è affascinata, è a 500 m da casa mia, acquistiamo bistecche di manzo, latte pastorizzato, biscotti italiani, patatine, gelati, Amina ha comprato frutta, verdura e il pane che mi piace, c’è fresco solo il mattino presto, usciamo, carichiamo e via, svoltato l’angolo siamo arrivati, entriamo, la recinzione è alta con folte siepi interne, il viale d’accesso è illuminato da lampade basse, con 60 000 m2 di area è assicurata la privacy, un solo ingresso, a fianco, separata, la villetta di Hassan e Amina, sullo sfondo le finestre illuminate rischiarano deboli le frondose piante di importazione del parco a prato inglese, si intravede il rettangolo scuro della piscina, pare bassa causa i portici che la circondano per dare ombra e fresco all’interno, piano terra da 500 m2, I° piano da 250 m2 per la servitù, tetto a 8 falde, 500 m2 di porticati e 200 m2 di garage, un interrato di 750 m2, alla texana, ampia, luminosa, climatizzata, domotica, per me solo, l’Autista scarica tutto in cucina, mi saluta, parcheggia la vettura in garage e se ne va
Lei rimane all’ingresso, con la figlia su un braccio e il passeggino chiuso sull’altro, immobile, attende paziente, non è curiosa, non sbircia, ma percepisco che è nervosa, non sa che l’attende, le emozioni della giornata l’hanno fiaccata, finalmente, entro in casa, con un cenno la invito a seguirmi, si ferma appena varcata la soglia, posa il passeggino e si inginocchia con la figlia in braccio, in attesa, di che?
T-“ che fai li, perché non entri?“ I-“ attendo per salutare la tua donna e che mi dia ordini” T-“ qui non c’è nessuna donna, sei tu l’unica” silente posa Jasman accanto a sè, si prostra fronte a terra, bacia il pavimento, si rialza, lascia la figlia dov’è, si avvicina, a un tratto mi abbraccia e si mette a piangere a dirotto sulla mia spalla, chissà che credeva, la circondo con un braccio, l’altra mano ad accarezzarle il capo, il velo si è scomposto, mi si stringe addosso, sento i suoi seni sodi premermi sul torace, la lascio piangere, quando smette, mi si inginocchia di fronte, all’altezza giusta, non può non notare il bozzo che ha davanti nei miei pantaloni, mi bacia la punta delle scarpe, solo la punta però, poi si rialza
I-“ dov’è la cucina? ho fame” scoppio in una risata omerica, da decenni non rido così di gusto, non riesco più a fermarmi, mi manca il fiato
T-“ riponi gli acquisti, vi lavate, cucini. così poi stiamo tranquilli, non usciamo più” I-“ hai ragione, mi dai mezza dozzina di colpi in più per punire questa mancanza, dov’è la nostra cuccia? così sistemo tutto” questa mi tira scemo, la conduco a una delle stanze degli ospiti
T-“ non è pronta la cameretta di Jasman, stasera sistemala qui” I-“anch’io?“ T-“ fa come vuoi, puoi dormire dove ti pare” I-“ Padrone, non puoi dormire solo, sei un uomo” mi tira scemo e me lo dice anche
I-“ credevo di dormire in una cuccia, agli ordini di tua Moglie, come fai a tenere pulita una casa come questa solo con me?” T-“ ne parliamo domani, riposati“I-“ non vuoi fare l’amore con me?“ T-“ non questa sera, devi sapere cosa voglio, imparare a farlo bene, poi lo faccio a modo mio” I-“ Padrone, io sono aperta anche dietro, non devi aspettare” T-“ non è solo questo, devi apprendere molte cose prima” I-“ io so già come far godere gli uomini, mi hanno insegnato bene” T-“ hai mai goduto tu, hai mai avuto un orgasmo?“ I-“ Padrone, forse qualche volta ho goduto, non ricordo bene, è mio dovere far godere l’uomo non godere io, solo le concubine lo fanno, mai le mogli o le serve, che cos’è l’orgasmo?“ T-“ vedi, quando hai imparato a godere a comando del e con il tuo corpo per quello che ti si somministra, solo allora faccio l’amore con te” I-“ comincia subito, quanti giorni ci vogliono? io imparo in fretta” T-“ lo giudico io” d'improvviso mi accorgo della conversazione surreale che stiamo facendo
T-“ su, ora fa quello che devi” I-“ Padrone, per questo ritardo aumenti i colpi?“ T-“ no” I-“ non è giusto, ti ho fatto perdere tempo” T-“ ne parliamo dopo cena, sbrigati” la casa è grande con una cucina in proporzione, le borse degli acquisti della giornata sul tavolo
T-“ prendi quelle con il corredo di Jasman” I-“ e le mie?“ T-“ dopo, ora lei“ vado in studio, accendo il computer, sto leggendo la posta
I-“dove sei, non ti trovo più” T-“segui la voce” lo studio è all’ingresso, facile da trovare
I-“ hai anche quelle cose li? allora sei ricchissimo, se mi spieghi dov’è ti servo da bere, sono brava sai, mio marito mi ha insegnato, dove ripongo la mia roba?” in mano la custodia e la scatola dei ferri, d'altro non si cura
T-“ vieni con me” l’accompagno al guardaroba
T-“ i tuoi indumenti qui, la scatola in cassaforte, la custodia in studio” I-“ allora vuoi farmela provare stasera” T-“ no, la metti al suo posto prima di coricarci, dopo aver parlato” I-“ che c’è da dire? tu sei il Padrone e io la schiava, è semplice” non ho parole, se non mi piacesse da matti sarebbe già sul cavalletto rovinando tutto
T-“ se hai da ridire non sei ubbidiente” I-“ aumenta i colpi fin'chè non imparo” ma comanda Lei o io?
T-“metti a posto la tua roba!” torno in studio, arriva
I-“ fatto, la mia roba è vicino alla tua, non sta bene un uomo senza donna, se vuoi domani la sposto, dove metto la custodia?“ T-“ sulla scrivania” è’ ancora vestita ma scalza, sui pavimenti di marmo fa freddo con i piedi nudi
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