Regalo di compleanno

di
genere
saffico

Mentre mi legava i polsi alla spalliera del letto con due sciarpe di seta ripensavo a come ero finita li.
L’avevo conosciuto qualche sera prima ad una cena di amici comuni. Inizialmente non ci feci caso. Era troppo perfetto per i miei gusti. Alto, occhi verdi, moro, un gran fisico ma troppo impettito nel suo vestito grigio. Durante la serata si è poi rivelato divertente e quando mi ha chiesto di potermi rivedere gli ho dato il mio numero di telefono. Mi aveva richiamata quella notte stessa svegliandomi e dicendomi che, se ero disposta a fidarmi, aveva in serbo per me una sorpresa. Chiesi qual’era l’ingrediente principale di quella sorpresa avendone già una vaga idea. “Una serata a base di forti emozioni” rispose e senza darmi il tempo di rispondere mise giù il telefono. Dopo pochi minuti arrivò un sms dove veniva riportato il nome di un ristorante una data e un’ora. “Se vuoi provare quelle emozioni fatti trovare.” Quella notte non riuscii a dormire girandomi e rigirandomi nel letto. Feci una doccia fredda ma l’idea di quelle “emozioni” continuava a scaldarmi. Provai a rilassarmi masturbandomi un po’ ma neanche dopo essere arrivata all’orgasmo trovai pace. Mi alzai per andare al lavoro. Dopo un’altra doccia aprii l’armadio e scelsi un tanga, un reggiseno coordinato di pizzo, una gonna aderente corta ed una camicetta bianca. Il mio pensiero era sempre rivolto a quell’invito. Mentre scendevo con l’ascensore decisi di togliermi le mutandine. Quando mi sentivo eccitata mi piaceva andare in giro senza. In quel momento ero così eccitata che sarei potuta andare in giro nuda. Mi chiusi nel mio ufficio e dissi alla mia segretaria di non disturbarmi per nessun motivo a meno che non fosse davvero urgente. Fece benissimo il suo lavoro perché ricevetti solo la chiamata del direttore che mi informava sugli esiti di una pratica. Passai la giornata a pensare a quell’appuntamento e a gironzolare per internet alla ricerca di filmati erotici. Ne trovai uno dove tre donne scopavano prima tra di loro e poi con un uomo. Alzai la gonna e mi toccai tra le cosce. Anche se qualcuno fosse entrato all’improvviso ero nascosta dalla scrivania e non mi avrebbe potuto vedere a meno che non fossi stata costretta ad alzarmi. Quel piccolo rischio mi eccitò ancora di più. Mi masturbai fino all’orgasmo senza essere disturbata. Erano le tre del pomeriggio e decisi che sarei andata. Cercai il messaggio della notte precedente e risposi con un semplice “Ci sarò”. Uscii dall’ufficio dicendo alla segretaria che prendevo qualche ora di ferie. Andai a casa e mi infilai sotto la doccia. L’eccitazione era alta e mi masturbai ancora. Era un bel po’ di tempo che non lo facevo con questa frequenza. Sono una donna che può permettersi di scegliere con chi dividere i propri orgasmi e nel mio letto ogni tanto soggiorna un amante. Sono una donna aperta alle esperienze e mi piace fare sesso sia con uomini che con donne, l’importante che siano di classe e non volgari porci che te lo infilano dentro e dopo 30 secondi sono venuti.
Finita la doccia mi acconciai scrupolosamente i capelli davanti allo specchio e nel guardarmi nuda mi confermai da sola che ero una bella donna e potevo far girare la testa a chiunque. Scelsi con cura i vestiti. Indossai prima delle autoreggenti di rete. Poi un minuscolo perizoma. Misi una abito nero da sera decisamente corto e scollato sia davanti che dietro. Il reggiseno con quel vestito era vietato. Indossai le mie scarpe tacco 12 con uno swaroski sul cinturino. Un ultima spruzzata di profumo ed ero pronta. Mi guardai ancora allo specchio e mi dissi: “Sei una gran figa… puoi ottenere tutto quello che vuoi”.
Ed invece la donna forte che credevo di essere si era lasciata convincere da quell’uomo ed ora ero, pur consenziente, in sua balia. Solo poco prima di uscire dal ristorante, con la scusa di andare in bagno a sistemarmi il trucco, mandai un sms al nostro amico comune per chiedere se potevo fidarmi di lui. Antonio mi rispose che avrebbe messo una mano sul fuoco e che Andrea era una persona perbene.
Così mi ha portata a casa sua. Una volta davanti alla porta mi chiese: “Se superi questa porta poi devi fidarci ciecamente di me Giulia. Non parlare. Non fare domande. Io non ti risponderò”. Scostai un ricciolo dal mio volto e feci un cenno di assenso. Lui si snodò la cravatta e la mise sui miei occhi annodandola dietro la testa. “Ciecamente” mi disse mentre faceva scattare la serratura. Dal buio che la benda improvvisata mi imponeva, intuii che aveva acceso la luce. Mi prese per mano e mi guidò in casa. Mi resi subito conto che senza vista tutti gli altri sensi erano accentuati. Sentii il profumo dell’ambiente e capii che stavamo camminando su una moquette. Mentre mi guidava per la casa sentii il clic di un interruttore e nella benda vidi un lontano chiarore. Mi aveva portato in un’altra stanza ed aveva acceso la luce. Sotto i miei piedi non c’era più la moquette ma un parquet. Immaginai quindi di essere in camera da letto. Mi fece fermare. Non avevo appigli per capire dove fossi. Sentivo i suoi passi vicino a me e uno scatto. Cercai di intuire quel rumore ma non capivo. Dopo qualche istante un profumo intenso si stava spandendo per la stanza. Capii che aveva fatto scattare un accendino per accendere delle candele profumate. Un altro clic e quel poco di chiarore sparì. Probabilmente aveva spento la luce e la stanza, per lui che poteva vedere, era a lume di candele. Aspettai che mi dicesse o facesse qualcosa. Io ero abbastanza eccitata e cominciavo a desiderarlo. Sentii i suoi passi dietro di me e poi la zip del mio vestito che scendeva. Con un semplice gesto fece scivolare il vestito ai miei piedi. Io rimasi in perizoma, autoreggenti e scarpe. Sentivo i miei capezzoli diventare duri per l’eccitazione. Allungai leggermente le mani per cercarlo ma lui me le prese e mi guidò per farmi sedere sul letto. Poi mi stese ed iniziò a legarmi i polsi…
Sentii i suoi passi allontanarsi e poi per alcuni secondi il silenzio assoluto. Cercavo di immaginare cosa sarebbe successo e la mia mentre trovava mille soluzioni. Sentii nuovamente i suoi passi e forse un altro rumore ovattato che non compresi. Poi delle mani che slacciavano i cinturini delle mie scarpe e me le toglievano. Le dita risalivano leggere per le mie gambe fermandosi ai bordi delle calze autoreggenti. Presero i bordi della prima e l’abbassarono fino a togliermela. Ancora quel rumore ovattato… Stava girando intorno al letto scalzo. Forse si era tolto le scarpe… magari era già nudo. Fece la stessa operazione all’altra gamba. Solo le mutandine difendevano la mia nudità. Sentivo la brezza dell’aria condizionata sui mie seni ed ero sicura che i capezzoli svettassero contro il soffitto come chiodi. La sua bocca me ne diede conferma quando ne risucchiò uno. Non potevo vederlo ma sentivo la sua bocca su di me. Mi baciò la pancia e si fermò a giocare con il piercing dell’ombelico. Poi sentii le sue mani prendere i lati delle mie mutandine per tirarle verso i piedi. Alzai leggermente il sedere per facilitarlo. Nel momento in cui le fece sfilare dai piedi li prese e li divaricò. Ero nuda, a gambe spalancate, bendata e legata nel letto di uno sconosciuto. Ma la paura era nulla in confronto all’eccitazione che sentivo. Percepii che stava salendo dal fondo del letto camminando carponi verso di me. Si accucciò tra le mie gambe. Sentii le sue dita divaricarmi piano la figa. A quel primo contatto alzai il bacino. Lo volevo dentro di me e quello era l’unico modo per farglielo capire. Mi accarezzò e poi sentii la sua lingua che iniziava a leccarmi. Pensai che volesse proprio torturami. Puntai i piedi al letto e mi inarcai ancora di più alzando il sedere il più possibile. Le sue braccia passarono sotto le mie gambe per tenermi alzata mentre con la lingua mi stava penetrando la figa con maestria. Sapeva perfettamente come e dove leccarmi. Avrei voluti prendergli la testa e attirarlo ancora di più dentro di me. Gemevo e mugolavo sotto i suoi colpi di lingua quando sentii che stavo per venire. Con un grido strozzato sentii un paio di getti uscire dalla mia figa e probabilmente inondare il viso del mio amante. Mi accasciai sul letto aspettandomi che finalmente mi penetrasse. Invece risalì piano il mio corpo dandomi un bacio ad ogni centimetro di pelle. Salì sul monte di venere, poi la pancia e arrivò ai seni. Li baciò entrambi con molta dolcezza e poi continuò la sua ascesa. Salì sul mio collo, le guance ed infine le labbra. Dischiusi leggermente le mie per accoglierlo e solo in quel momento percepii una fragranza diversa da quella che gli avevo sentito addosso. Pensai che i profumi delle candele mi stesse sviando. Ma quando le sue labbra si poggiarono con più forza sule mie e soprattutto quando la sua lingua invase la mia bocca capii che non era lui. Era una donna. Sentii le sue mani prendere la cravatta e sfilarmela dagli occhi. Ci misi un attimo ad abituarmi a quella luce che per fortuna non era forte. Davanti a me il volto di una ragazza. Il suo viso bellissimo e truccato alla perfezione era incorniciato de una capigliatura corta che lo faceva risaltare. Gli occhi verdi e profondi tradivano la parentela con l’uomo che mi aveva portato li. Non poteva che essere sua figlia. Lei mi sorrise e poggiò lievemente le sue labbra sulle mie come ad aspettare un segnale da me se potesse continuare o meno. Alzai leggermente la testa ed infilai la lingua nella sua bocca. Lei mi baciò con passione e trasporto. Quando ci staccammo dal quel bacio mi resi conto che lui ci stava osservando completamente nudo e con un enorme cazzo che svettava verso il cielo. Lo guardai negli occhi e lui riconobbe la mia voglia. Si alzò avvicinandosi al letto dalla parte opposta a dove c’era la figlia. Avvicinò la sua bocca alla mia e mi baciò con lo stesso trasporto con cui l’aveva fatto lei poco prima. La sua mano scivolò sul mio corpo fino ad arrivare tra le mie gambe che allargai. Lui infilò un dito iniziando a masturbarmi senza smettere di baciarmi. Dopo qualche istante si alzò per stendersi sul letto sopra di me. Con delicatezze e decisione mi penetrò. Alzi le gambe per sentirlo meglio e riceverlo tutto. Mentre mi scopava guardai negli occhi la ragazza che era in piedi vicino al letto. Era tutta bellissima. Sicuramente era altra più di un metro e settanta. Aveva due seni perfetti e gambe lunghissime snelle. Le inviai un sorriso mentre mi leccavo le labbra. Lei interpretò il gesto e salì sul letto in piedi sopra di me. Poi si abbassò e spalancò la sua figa perfettamente rasata davanti alla mia bocca. Averi voluto attirarla ma avevo le mani legate. Fu quindi lei ad avvinarsi a farsi scopare dalla mia lingua. Mentre la leccavo lei si sgrillettava il clitoride. Il profumo intenso della sua figa mi riempiva il naso. Suo padre continuava con un ritmo sempre più intenso a scoparmi. Quando il suo respiro si fece più intenso lei si sdraiò al mio fianco. Lui uscì dalla mia figa ed avanzò verso i nostri visi tenendosi il cazzo in mano. Dopo un secondo un primo fiotto di sborra inondò il mio viso e un secondo si diresse sul volto di lei. Presi in bocca quel cazzo grondante e succhiai gli ultimi residui. Appena poggiai la testa sul letto lei si avventò sul mio viso leccando il fiotto del padre. Con la bocca piena di sborra mi baciò. Ricambiai il suo bacio scambiandoci il seme del padre fino a quando non lo inghiottimmo tutto. Vidi lui che era tornato sulla poltrona con il cazzo che si stava prendendo il meritato riposo. Lei era stesa al mio fianco che giocava con i miei capezzoli. Poi si inginocchiò e liberò i miei polsi distendendosi ancora vicino a me e poggiandomi la testa sul petto. Io abbassai le braccia leggermente indolenzite abbracciandola. Lei si accucciò vicina vicina come se cercasse protezione. Io l’accarezzai e le alzai con una mano il viso per guardarla in volto. Era davvero bellissima e probabilmente molto giovane. Quasi leggendo i miei pensieri mi disse: “Io sono Deborah, oggi faccio 18 anni e tu sei il mio regalo di compleanno”. Lui i stava guardando sorridendo. Si alzò prendendo i suoi vestiti ed uscì dalla stanza. Io e Deborah rimanemmo in silenzio e abbracciate per qualche minuto. Sentimmo la porta di casa aprirsi e subito dopo richiudersi. Mi sollevai su un gomito a guardare Deborah negli occhi e le chiesi: “Ma e io sono il regalo per il tuo compleanno perché mi ha scopata anche lui?”. Lei mi diede un lieve bacio sulle labbra e mi disse: “Oggi è anche il suo di compleanno”.
Chiusi gli occhi e la baciai profondamente riprendendo a fare l’amore.
scritto il
2015-08-31
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