Teresa e Stefano

di
genere
etero

Lui
Mi chiamo Stefano e sono un uomo di mezza età che per vivere fa l'impiegato in una società di import-export. La mia vita è scialba, non ho una moglie e non ho mai pensato di sposarmi. Vivo ancora coi miei genitori e la cosa non mi entusiasma perché non ho una privacy, ma non posso fare altro. Con lo stipendio che ho non posso permettermi una casa tutta mia. È sera ed è già passata da un pezzo l'ora di andar via. Resto a sistemare le fatture e gli altri documenti e il neon dell'ufficio emette un ronzio fastidioso. Sento la porta aprirsi ed intravedo il carrello della signora delle pulizie.
Lei
Mi chiamo Teresa, ho cinquantatré anni e lavoro per un'impresa di pulizia che ha molti appalti qui in città. Questa struttura è l'ultima di oggi, sono stanca e non vedo l'ora di andare a casa. Sono frustrata perché mio marito è diventato impotente da più di due anni. Non è mai stato un toro, intendiamoci, ma almeno prima aveva voglia di scopare e se non riusciva a concludere l'amplesso, perché spesso veniva prima di me, finiva il lavoro con le dita. Adesso invece l'unico buco che apprezza è quello del collo della bottiglia...
Lui
Saluto Teresa cordialmente e lei ricambia con un cenno del capo. Sembra stanca, dev'essere stata una lunga giornata anche per lei. Raccolgo alcune scartoffie che mi sono cadute e rialzandomi noto che i collant che indossa fuoriescono appena dai fuseaux. Un guizzo attraversa la mia mente, un pensiero che finora non mi aveva mai sfiorato. Immagino Teresa a gambe aperte sulla mia scrivania e... torno in me, scaccio via questo insano pensiero, non è attraente come donna ed è pure sposata.
Lei
Stasera Stefano è ancora qui. È buffo, mi è simpatico anche se sembra davvero impacciato. Credo sia vergine, uno di quelli a cui sudano ancora le mani quando approccia una donna ed arrossisce appena il discorso scivola su temi osé. Non è male se solo curasse un po' di più il suo aspetto. Mi meraviglio di me stessa, non ho mai pensato a una cosa del genere. Ma la verità è che sto male, ho bisogno di cazzo e non posso continuare ad ingannare me stessa. Mio marito doveva diventare impotente proprio ora che i nostri figli sono entrambi fuori, per università o per lavoro, e che potevamo scopare indisturbati?
Lui
Sono davvero imbarazzato. Teresa si avvicina passando molto superficialmente il panno che ha in mano sulle scrivanie accanto alla mia e non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi pantaloni elasticizzati. Adesso che la guardo meglio non è proprio da buttare. Anzi, mi arrapa proprio! Oddio, ho un senso di colpa spaventoso, cosa direbbe mia madre se solo immaginasse quello che sto pensando? Cerco di fare più in fretta che posso e di guadagnare l'uscita il prima possibile.
Lei
Non mi sbagliavo affatto, è un timidone. La cosa mi diverte e ora cercherò di stuzzicarlo. Al piano di sotto non c'è nessuno e in tutto l'edificio ci siamo solo noi due. Mentre mi parla delle gite organizzate dalla parrocchia alle quali partecipa abitualmente, mi giro a prendere la candeggina che ho sotto il carrello; in realtà lo faccio apposta per mostrargli il culo e vedere che effetto gli fa.
Lui
Tengo in mano gli ultimi documenti da riporre prima di andar via ma Teresa fa qualcosa che mi pietrifica. Si abbassa proprio davanti a me mostrandomi il culo; i fuseaux si tendono e posso vedere bene che le aprono la fica a metà. I collant di colore scuro mi hanno rapito ed io non riesco a distogliere lo sguardo neppure quando lei si alza e mi guarda dritto negli occhi. Le mie mani si aprono e mi casca tutto di nuovo a terra.
Lei
Questo è il momento giusto, è cotto. Ora vedrai cosa ti faccio. Mi sono inginocchiata davanti a lui e gli ho aperto la patta. Dio, che cazzone! È già gonfio ed io non resisto, me lo infilo fino in gola. Mi viene un conato di vomito ma è piacevole, ho sentito la cappella spingere contro l'epiglottide. Sto sbavando, erano secoli che non assaggiavo un cazzo così. Lo lecco, lo succhio e lo batto contro la mia faccia. Ce l'ho tra le mani e non riesco ancora a crederci. Hi! Hi! Hi! Ogni tanto guardo la sua faccia e un po' mi vien da ridere perché secondo me tra poco sviene; speriamo proprio di no, ho appena cominciato!
Lui
Sono imbarazzato e pietrificato allo stesso tempo. Vorrei allontanarla da me ma non ci riesco. Ho sentito parlare tante volte dei pompini senza mai averne ricevuto uno e stavolta tocca proprio a me! Pian piano i miei sensi di colpa annegano nei sensi della carne, il mio istinto mi dice di continuare e di allungare le mani verso la sua testa, che ha fatto sparire dentro di sé il mio cazzo. Assecondo i suoi movimenti e spingo, vedendola di tanto in tanto arretrare per via dei conati che il mio cazzo le procura.
Lei
Che buon sapore... solo una donna frustrata come me può capirmi, solo una a cui è stato negato il piacere per troppo tempo può sapere di cosa sto parlando. Ora, però, ho voglia di sentire la sua lingua. Mi alzo e butto a terra tutte quelle inutili cartacce che Stefano aveva così diligentemente sistemato finora. Mi tolgo i fuseaux e comincio ad abbassare anche i collant, ma con mio grande stupore lui mi ferma.
Lui
Vedo volare via il lavoro di un'intera settimana. Fatture e distinte di bonifico giacciono tutt'intorno, sparse sul pavimento. Non m'importa un accidente, l'appagamento che sto ricevendo ora vale più di una vita di lavoro. Lei si alza, si abbassa i fuseaux e sta per fare lo stesso coi collant. Ma ormai non controllo più i miei impulsi, la blocco e la spingo contro la scrivania, la metto distesa e le apro le gambe. Poi strappo coi denti la parte dei collant vicino alla fica, sento un odore acre e pungente, Teresa ha lavorato tutto il giorno. Il suo slip è fradicio, lo prendo in bocca e lo succhio. Lecco quella ferita aperta, assatanata, che sembra mi stesse aspettando da sempre. Lei mi stringe tra le gambe e così facendo spinge la mia faccia contro di sé.
Lei
Sono felice. Ho fatto la cosa giusta e meno male che l'ho fatta! Ho innescato un'autentica bomba. Mi sta leccando, è incredibile, mi sta leccando! Ahi! Ogni tanto mi mordicchia e la cosa non mi dispiace. Ma perché non mi insulta? Perché non mi chiama puttana, troia e quant'altro? Dai, maledetto porco, fallo! Fammi sentire realmente donna!
Lui
Mi sono rimesso dritto e sto per penetrarla. Sento i suoi umori coprirmi la faccia ed è una sensazione nuova, inebriante e che mi piace da morire. Sento l'impulso di dirle quanto sia puttana, quanto sia LA MIA puttana ma non lo faccio, qualcosa in me ancora mi trattiene.
Lei
Sei un porco schifoso. Sei entrato nel tuo porcile?
Lui
Troia! Sì, troia. Sono dentro al mio porcile!
Lei
Sto venendo, ora esplodo. Sento il clitoride scoppiare. Aahhh... sìììììì..... SÌ... SÌ... SÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!!!!!
Lui
Lo tiro fuori anche se mi dispiace, ma è ora di godere. La sento gemere ed urlare di piacere ed ora tocca a me. La mia cappella vomita tanta di quella sborra da poterci riempire un bicchiere. Le sporco i collant e la pancia. Lei si alza e me lo succhia ancora una volta.
Lei
Ne voglio ancora e ancora. Mi accontento della sborra rimasta sotto la cappella, per questa volta. Poi mi alzo e mi ricompongo.
Lui
Ha succhiato le ultime gocce, non posso crederci! La vedo ricomporsi e torno subito in me, facendo altrettanto.
Lei
Mi chiamo Teresa e da oggi sono di nuovo una donna felice.
Lui
Mi chiamo Stefano e da stasera mi sento finalmente un uomo.
scritto il
2016-05-13
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