L'amica di mia figlia

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dominazione

L'amica di mia figlia

Sono un ingegnere cinquantenne, con due divorzi alle spalle, ed una figlia di diciotto anni, avuta dall'ultimo matrimonio, benestante, amo moltissimo le donne, ma adoro soprattutto, i piedi, specie se calzati in sandali sottili, eleganti, con lunghi tacchi acuminati.
Mi piace essere sottomesso e dominato da una donna, autoritaria, che mi imponga la sua volontà, se poi è bella , tanto meglio: a questo punto non le saprei negare niente.
Da giorni Valentina, mia figlia, sta organizzando la sua festa di compleanno: sono diciotto anni, ed anch'io voglio che riesca tutto al meglio.
Mi sta costando un occhio, ma non mi importa, va bene così.
-Cosa dici, devo invitare anche Susy? - mi grida dall'altra parte della casa, Vale - sto pensando a chi sia Susy, ah! si, ora ricordo, la, figlia della più cara amica della mia prima moglie - Ma si, invitala, le farà piacere! - le rispondo - Sono anni che non la vediamo: a proposito, quanti anni avrà, ora? Mi ricordo che mi diceva sempre che io ero il suo primo amore, aveva..aspetta..forse sette o otto anni!-Ora dovrebbe averne venti! - risponde Valentina - Mi ha detto Franco (un suo amico), che è diventata una splendida ragazza.
- Mi ricordo che facevamo la lotta sul divano, quando era bambina, forse tu non ti ricordi, ma veniva spesso a trovarci! - Si, papà, ma ora, non potresti più farci la lotta! Mi sono spiegata?Eh? - mi risponde con malizia Vale.
Giunse finalmente il grande giorno: Valentina aveva programmato una festa che doveva durare dal pomeriggio fino, ma non si sapeva quando sarebbe finita, perciò, lei che vive con sua madre, si era appoggiata a casa mia: sei stanze, un grande giardino, la piscina, in modo che alcuni amici, venendo da piuttosto lontano, eventualmente avrebbero potuto fermarsi a dormire qui.
Iniziò un via vai di ragazzi e ragazze, ed io mi prestai volentieri a fare da portiere, e da maestro di cerimonia.
All'ennesima scampanellata, chiesi al citofono chi fosse: - Sono Susy -, finalmente rivedevo Susy, erano passati almeno tredici o quattordici anni dall'ultima volta, le aprii il cancello, e scesi in giardino a riceverla.
Giunse con un'auto sportiva, rossa, e…..
Quando scese, dall'auto, rimasi senza fiato, aprì la portiera e ne scese una meravigliosa creatura.
Molto alta, caschetto nero di capelli, truccatissima, camicetta legata sull'ombelico, con l'immancabile piercing, minigonna nera che fasciava un meraviglioso fondoschiena, gambe lunghissime, abbronzate, che terminavano con due piedi stupendi, dalle unghie laccate rosso fuoco, calzati nei sandaletti che mi facevano andare su di giri: ero letteralmente in estasi.
Altro che la ragazzetta con la quale lottavo sul divano!
Passato il primo attimo di stupore, le tesi la mano: -Ti ricordi di me, sono Giorgio! - lei gentilissima: - Come potrei averti dimenticato, sei stato il mio primo,amore! -così, questa meravigliosa creatura ruppe il ghiaccio. La accompagnai da Valentina - Ci vediamo dopo, ciao!-.
Iniziò la festa, e ben presto giunse nel vivo, verso le prime ombre della sera, fra i cespugli, iniziai a vedere le coppiette, e qualche mano che scivolava nelle scollature. Beata gioventù!.
Girovagando fra i tavoli, facevo gli onori di casa, ma i miei occhi erano solo per quella meravigliosa amica di mia figlia: appena potevo la ammiravo, dai piedi in su, ma soprattutto i piedi e le gambe, a volte aveva incrociato il mio sguardo, e sempre mi aveva sorriso, e se non fosse la mia fantasia, avrei detto, anche ammiccante.
Da un po’ non mi capitava di sfogare il mio istinto, e quella splendida ragazza, me lo aveva risvegliato, con tutta la libidine possibile.
Confrontavo mia figlia di diciotto anni, con lei, che ne aveva solo due in più, ma era donna, nel vero senso della parola, mentre mia figlia, era molto più ragazzina.
Ero seduto a chiacchierare con la mia seconda ex- moglie, quando Susy, in tutto il suo splendore mi si avvicinò per chiedermi di ballare.
Ora, io ho sempre detestato ballare, ma lei insistette, e cedetti.
Avevano messo un lento, per fortuna non c'era da muoversi molto, mi portò al centro e aderì al mio corpo, incollandosi letteralmente.
Sentii il seno durissimo premere contro al mio petto, con il suo profumo, il suo calore, e la mia fantasia, ebbi un'erezione.
Lei si accorse, e mi sussurrò. - Accidenti! -.Ma non ero un bravo ballerino, ed all'improvviso, sentii, il suo piede sotto al mio, decisamente, duramente: lei gridò, ed impallidì, le avevo veramente fatto male, mortificato la accompagnai verso un tavolo.
Venne Valentina, ma io ero già davanti a lei che le stavo togliendo il sandalo. Sanguinava un poco, e la violenza del mio piede era stata tale che le avevo anche raschiato lo smalto dell'unghia. Mia figlia portò del cotone, ed un disinfettante, ed io procedetti alla medicazione.
Restammo soli, ed iniziammo a parlare, dei tempi passati, e delle nostre vite.
Mi disse che le doleva ancora, ed io, istintivamente, le presi il piede in grembo, ed iniziai a carezzarlo, lei lasciò fare.
-Una volta - le dissi,- Quando ti facevi male, si usava per prima cosa succhiare la ferita - lei, sussurrando, provocante, mi rispose: - Perché non lo fai? - era ciò che sognavo da quando l'avevo vista: con tutta la dolcezza di cui ero capace, le sollevai il piede, me lo portai alla bocca, e chiusi le labbra intorno a quella meraviglia di alluce.
Inizia a succhiarlo, sempre più avidamente, poi, passai alle altre dita, dimentico delle persone che potevano vedermi. Sorridendo lei disse. - Ma lì non mi fa male! -, e guardando l'aria adorante e trasognata, che sicuramente avevo, in un soffio mi disse: - Non c'è un posto più tranquillo? -
Ci alzammo, e l'accompagnai nel mio studio, chiusi la porta a chiave, dicendole: - Qui, quando è chiuso, sanno che non devono disturbarmi!-.
Lei si accomodò su di una poltrona, e maliziosa mi disse: - Mi fa ancora tanto male! -.
Mi inginocchiai, e sollevandole il piede ancora calzato, iniziai a leccarlo tutto, passai e ripassai la lingua sul sandalo, succhiai il tacco fino a spingermelo in gola, infilai la lingua adorante sotto e fra le dita, e la sentii dire: - Ma guarda , guarda, il paparino, che bravo leccapiedi è! Dimmi, ti piacciono così tanto i miei piedi? - Li adoro, sono meravigliosi, sublimi -fu la mia risposta.
Passammo circa un'ora, così: io inginocchiato ai suoi piedi ad adorarla, schiavo di una ragazzina ventenne, succube dei suoi piedi.
Ero stravolto dalla libidine, e dal desiderio, quei piedi, così belli e curati mi facevano letteralmente impazzire. E in un crescendo folle di desiderio iniziai a dire: - Voglio essere il tuo tappeto, stare sotto ai tuoi piedi, ti prego, camminami sopra, calpestami, fammi sentire il tuo scendiletto, ti prego!-
Susy, non mi sembrò molto scandalizzata da queste insolite, ed un po’ pazze richieste, e mi disse con un tono fra il severo, ed il faceto: - Coricati, schiavo, che la tua regina vuole camminarti sopra! Obbedisci! -.
Mi tolsi la camicia, e mi coricai supino, davanti a lei, lei si sfilò i sandali e fece per salirmi sopra, ma io che ero fuori di me per l'eccitazione le dissi. - No, con i sandali, voglio sentire i tuoi tacchi su di me! - Ma ti faccio male! - rispose Susy, - Ti prego -insistetti io.
Fece come le chiedevo, e lentamente mi salì sul petto: non era molto pesante, ed io ho sempre mantenuto il mio fisico in perfetta forma, ma i tacchi, quelli li sentii, eccome, mi sembrò per un attimo che mi trafiggessero.
Ma l'eccitazione ebbe il sopravvento, ed io insistetti: - Cammina, camminami sopra, fammi sentire ovunque sul corpo il tuo peso.
Lei, era esitante, ma poco alla volta si sciolse, e forse contagiata da me iniziò ad eccitarsi sempre di più: - Sei solo il mio tappeto, uno schiavo da tenere sotto i piedi, soffri, soffri, per la tua regina!-.
Mi calpestò ovunque, poi, mettendomi un piede sulla bocca, imperiosa mi disse. - Leccami le suole, come il cane che sei!Subito! -.
Tirai fuori un palmo di lingua, e le ripassai le suole: ero al settimo cielo, Susy, vista così da sotto mi sembrò ancor più bella, mentre leccavo disperato, le ammiravo le gambe, fin sotto la gonna dove terminavano nel triangolo nero degli slip.
Era un sogno.
Poi, si voltò, ruotando su di me, e provocandomi un dolore notevole al petto, feci una smorfia e lei si accorse. -Bravo, soffri per la tua regina, Ah!Ah!Ah!- era entrata veramente nella parte.
Mi appoggiò un piede sul cazzo teso al massimo, e per un attimo ebbi paura, ma lei sapientemente iniziò con il sandalo a scorrere su e giù, dando il via ad una specie di masturbazione.
- La tua regina ti permette di godere, schiavo, godi sotto ai miei piedi! - non finì la frase che me ne venni sussultando nei pantaloni.
A questo punto, Susy, scese, concedendomi un po’ di respiro.
-Sei meravigliosa - le dissi, non ho mai provato niente di simile-.
-Ma davvero ti piaceva così?- mi chiese un po’ incredula - Da morirne!- fu la mia sincera risposta.
-Devo dire, però che sono delusa! -Perché? - le chiesi preoccupato, - Perché da come mi hai guardato tutto il pomeriggio, credevo proprio che mi volessi scopare! -Ma io voglio veramente scoparti, solo che appena ti ho vista, il mio primo pensiero è stato quello di essere ai tuoi piedi, e credimi è stato sublime.
Valentina bussò alla porta: - Papà, ci sei , c'è qualcosa che non và? - No Vale scendo subito! - Hai visto Susy?Non riesco a trovarla- No Valentina, sarà fuori in giardino!-.
Appena la sentii scendere le scale feci uscire Susy: - Ci vediamo sotto! -poi mi feci una doccia: ero distrutto, pieno di piccoli lividi, ma felice e soddisfatto, e ripensando alle parole di Susy, decisi che l'avrei senz'altro accontentata.
Sono certo che Valentina ebbe qualche sospetto, sulla contemporanea assenza mia e di Susy, ma non profferì parola.
La serata si stava concludendo, ed io studiare un modo per incontrarmi ancora con quella giovane dea.
Mi venne un'idea, le diedi l'indirizzo di un hotel, dove a volte avevo avuto qualche incontro, e dove , il portiere mi conosceva, ed era una persona molto affidabile e discreta.
-Se vuoi, ci vediamo lì- le sussurrai, lei mi rispose in un soffio: -Ti farò morire!-.
Era sabato, e Valentina sapeva che di solito, io nei fine settimana, andavo sempre in giro, quindi non dovevo trovare scusanti.
Verso mezzanotte, Susy, salutò la compagnia, con la scusa di avere parecchi chilometri da fare.
Io, salutai la compagnia che erano le due.
Avevo già telefonato a Pietro, il portiere, che desse a Valentina una delle migliori camere, tutto a posto quindi.
Giunsi all'hotel che erano le tre, allungai la mancia a Pietro, che mi disse: Attento ingegnè, che quella la fa morire, troppo bella, troppo bona, se mi permette! - mi toccai e lo salutai dicendogli:- E quale morte sarebbe meglio di questa?- Avete ragione ingegnè!-.
Valentina, mi aspettava, era sotto alle lenzuola, completamente nuda.
Quando entrai si scoprì, dicendomi:- Ti piaccio?-Sei meravigliosa!- mi spogliai, ancora fiero del mio fisico non più giovanissimo, e mi coricai accanto a lei:- Per essere un vecchietto, non sei niente male!Ah!Ah!Ah! - mi disse afferrandomi il membro sotto le lenzuola-.
La scoprii tutta, ed iniziai a baciare quel corpo meraviglioso: lo baciai tutto, non tralasciai neppure un centimetro di quella pelle serica, ritrovai il sapore dei suoi piedi, la rivoltai, e ripetei l'operazione, entrai con la lingua in ogni parte del suo corpo.
Era eccitatissima, insistei un po’, e la feci venire, scopandola con la lingua.
Si rilassò un po’, esausta, poi: -Adesso vedrai!-mi accarezzò, e mi baciò il petto, poi, scese ed iniziò con la lingua a stuzzicare le mie parti più sensibili, era bravissima, in breve mi portò al limite, mi stuzzicava il membro con sapienti e veloci colpetti lingua, faceva la mossa di imboccarlo, poi smetteva: ero teso come una corda di violino: -Ti prego, prendilo in bocca, ti prego fammi godere! -mi sembrava di star per esplodere, poi decise che era il momento.
Lo fece scivolare fino in gola, lentamente, e non resistetti più: pensai di morire, iniziai a godere, a godere, come da anni non avevo goduto, singhiozzavo, sussultavo, gemevo, e sentivo uscire il mio seme come un fiume, lei tossì, ma non si tolse, bevve tutto il mio piacere, immenso, dirompente, fino all'ultima goccia.
Mi accasciai distrutto, svuotato, non ricordavo di aver mai provato tanto piacere.
Lei si pulì, mi accarezzò dicendomi:- Ti è piaciuto?-Sono volato in cielo- risposi- peccato, che sia finito, sarei morto nella tua bocca-Finito?-Abbiamo appena iniziato! - rispose -E, no, mia cara Susy, non ho più vent'anni, non ho più la capacità di recupero di quarant'anni fa!Purtroppo! -Stai zitto, e lascia fare a me.
Ricominciò una danza erotica con la lingua sul mio membro, mi leccò, mi succhiò, tanto fece che mi ridiede vigore.
Poi, si girò, e mi disse: - Ora, finalmente scopami! -La presi a carponi, afferrandola per i fianchi magnifici, la stantuffai a fondo, la feci godere, e godetti a mia volta, spingendomi dentro lei. Mi accasciai baciandole la schiena, carezzandola.
Poi, mi addormentai.
Al mio risveglio, non c'era più, solo un biglietto sul cuscino: -Mi è piaciuto tanto. Grazie mio primo amore. Susy-
Non l'ho mai più rivista.

fine
di
scritto il
2010-10-17
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