Un amore di zia - Capitolo 2 - Linguaggio del corpo
di
Minstrel Inlove
genere
incesti
Racconto di fantasia -fatti e riferimenti a persone reali sono puramente casuali-
Confesso di avere sempre avuto un debole per mia zia. Da quando sono entrato nella pubertà è sempre stata un mio sogno nascosto, ma ero sempre stato convinto che tale sarebbe stato. Invece ora, senza che nulla me lo anticipasse, era successo quello che mai avrei immaginato. Non sapevo a cosa pensare, forse dovevo lasciare la casa, forse sarei dovuto andare a parlarle. Si, avrei dovuto parlarle. Mi alzai, mi misi un pantaloncino e una maglietta e uscii dalla mia stanza.
La stanza della zia era pochi metri più in là. La luce era accesa quindi anche lei sembrava che non stesse dormendo. Mi avvicinai. Sentii una sinfonia provenire dalla stanza. Bussai.
“Zia, scusami se ti disturbo. Potrei entrare, devo parlarti per piacere”.
Dopo qualche secondo di silenzio, la zia mi fece cenno di entrare. Aprii la porta, ed entrai. La stanza era debolmente illuminata dalla luce della lampada sul comodino affianco al letto. L’hi-fi era acceso e riempiva la stanza di Bach. La zia con un telecomando abbassò il volume della musica: “Dimmi”.
Mi avvicinai a lei: stava appoggiata con la schiena al cuscino, ancora vestita,solo i capelli biondi erano sciolti e le cadevano sulle spalle. La lunga gonna lasciava intravedere le gambe appoggiate al letto.
Mi sedetti accanto a lei sul letto. Non mi aveva ancora guardato negli occhi.
“Ascolti Bach…già sei arrivata alla sinfonia che ti piace tanto?”.
“Certo che mi conosci proprio bene tu” disse piano la zia sorridendomi con timidezza. “Dobbiamo parlare, lo sai vero?” disse ancora.
“Aspetta zia, lascia parlare prima me”.
Le presi la mano e cominciai a parlare: “Zia, prima di tutto volevo dirti che quello che è successo non era una cosa che avevo programmato o provocato. Quando ho stappato quella bottiglia di vino non avevo nessuna idea che finisse in quella maniera. Però ormai è inutile continuare a nascondere quello che sento. Quello che è successo io l’ho sempre sognato zia, ma ho sempre pensato che sarebbe rimasto solo un sogno. Zia, è da quando sono diventato grande che provo una grande attrazione per te. E…”
“Ti prego, basta…” disse la zia abbassando lo sguardo.
“No zia, devo continuare, non posso più trattenermi” le dissi guardandola dritta negli occhi. Fece un cenno e continuai.
“Zia, tu sei il mio sogno da anni. Per anno ho sognato il tuo corpo, le tue labbra, il suo seno, le tue gambe. Per anni ho sognato di averti, senza però mai nutrire il minimo dubbio che non sarebbe mai accaduto nulla. Anche quando sono venuto qui, non ho mai pensato di sedurti o cose del genere. Tutto quello che ho fatto è perché tu sei una donna fantastica e adoro il tempo che passiamo insieme”.
“Ale, tuo zio…”.
“Vada al diavolo mio zio - dissi adirato - come se non lo sapessimo tutti e due che fa mentre è fuori per lavoro. Si ok, mantiene questa casa, ma ti tratta come se fossi una cameriera…non sopporto questo comportamento, per favore non me lo ricordare”.
La zia si zittì.
“Zia, scusa, non volevo esagerare, è che mi fa imbestialire vedere una persona come te avere un marito del genere”.
“No, non devi scusarti. Hai detto bene, lo sappiamo tutti e due che cosa fa tuo zio. Ormai il nostro matrimonio è solo una farsa, serve a mantenere le apparenze. Lui stesso sono anni che non si fa sentire per settimane, e quando quelle rare volte chiama le uniche cose che vuole sapere è se tu stai bene e come vanno gli affari qui. Per quello che ne capisco”.
“Scusa zia, io non volevo riaprire questa ferita, però prima, quando ci siamo baciati, io ti ho sentita fremere, ho sentito che non era solo un errore…mi sbaglio?”
“Che cosa vuoi da me?” mi chiese la zia.
“Zia, io voglio solo prendermi cura di te, dimostrarti che posso farti stare bene e trattarti come meriti. Domani poi potrai anche cacciarmi di casa, però mi devi permettere di dimostrarti tutto quello che ho sempre provato per te. Non ho intenzione di coinvolgerti attivamente, non dovrai fare nulla, ma solo dimostrarmi che apprezzi o meno”.
Mi abbassai verso il suo viso, e la bacia. Il baciò duro più di prima, e fu molto più passionale. Quando finì la zia disse “Stiamo sbagliando, tu sei mio nipote, non possiamo…”.
Le misi una mano sulla labbra per zittirla: “Zia lasciami fare, ti prego. Ti giuro che se non vorrai che io continui mi fermerò e me ne andrò, ma mi devi dare la possibilità di dimostrarti cioè che voglio dire, e devi dare la possibilità al tuo corpo che non sembra voglia più aspettare. Ti prometto che non ti toglierò nemmeno un vestito” dissi sorridendo.
Misi una mano sul seno. Era grande e sodo, proprio come l’avevo sempre sognato. Cominciai ad accarezzarlo e palparlo, mentre sentivo i capezzoli diventare turgidi. Baciai lentamente la zia sul collo, mentre con entrambe le mani le accarezzavo il seno.
“E’ una vita che sogno di stringere il tuo seno zia” le sussurai all’orecchio, tornando a leccarle il collo.
La zia mi prese i capelli e spinse sul collo, e mi sussurò all’orecchio: “Ti prego non dire così, sono tua zia”.
Continuai a giocare con le sue labbra per qualche minuto, poi lentamente scesi al seno. Si intravedeva dal vestito la forma dei capezzoli, e cominciai a stringerli e a mordicchiarli anche se la zia aveva ancora tutto addosso. Con una mano palpavo con energia il seno, e ciò provocava anche leggeri gemiti da parte della zia, mentre con l’altra mano cominciavo ad accarezzare le gambe nascoste dalla gonna.
La zia continuava a stringermi la testa, come se fosse lei ad indirizzarmi. Alzai la gonna e scoprii completamente le gambe: come avevo sempre immaginato, nonostante l’età e nonostante un filino di cellulite facesse capolino, le gambe sembravano quelle di una ventenne, toniche e lisce. Le accarezzai lentamente, prima l’esterno, poi l’interno coscia, salendo sempre più in alto, piano, mentre baciavo la zia. Con un dito toccai le mutandine: erano di pizzo, nero. Cominciai a massaggiare delicatamente con un dito, poi con due. La zia cominciò a gemere un po’ più forte, e con le mani si alzò completamente la gonna, lasciando le gambe nude davanti a me. Continuai a palpare le mutandine, mentre con lentezza la baciava prima sulle labbra, poi sul collo, sul seno. La zia cominciò a gemere piano.
“Sei bellissima” le dissi dopo un bacio.
La zia aprì gli occhi e guardandomi disse: “Dovremmo fermarci, forse…”
“Il tuo corpo non sembra essere d’accordo” risposi..
Come contattarmi
Mail: minstrel.069 [@] gmail.com
Blog su cui trovate tutti i racconti, con immagini: http://sussurriesegreti.blogspot.com/
Mi raccomando, aspetto i vostri feedback, commenti, curiosità.
Anche per una semplice chiacchierata, contact me :)
Confesso di avere sempre avuto un debole per mia zia. Da quando sono entrato nella pubertà è sempre stata un mio sogno nascosto, ma ero sempre stato convinto che tale sarebbe stato. Invece ora, senza che nulla me lo anticipasse, era successo quello che mai avrei immaginato. Non sapevo a cosa pensare, forse dovevo lasciare la casa, forse sarei dovuto andare a parlarle. Si, avrei dovuto parlarle. Mi alzai, mi misi un pantaloncino e una maglietta e uscii dalla mia stanza.
La stanza della zia era pochi metri più in là. La luce era accesa quindi anche lei sembrava che non stesse dormendo. Mi avvicinai. Sentii una sinfonia provenire dalla stanza. Bussai.
“Zia, scusami se ti disturbo. Potrei entrare, devo parlarti per piacere”.
Dopo qualche secondo di silenzio, la zia mi fece cenno di entrare. Aprii la porta, ed entrai. La stanza era debolmente illuminata dalla luce della lampada sul comodino affianco al letto. L’hi-fi era acceso e riempiva la stanza di Bach. La zia con un telecomando abbassò il volume della musica: “Dimmi”.
Mi avvicinai a lei: stava appoggiata con la schiena al cuscino, ancora vestita,solo i capelli biondi erano sciolti e le cadevano sulle spalle. La lunga gonna lasciava intravedere le gambe appoggiate al letto.
Mi sedetti accanto a lei sul letto. Non mi aveva ancora guardato negli occhi.
“Ascolti Bach…già sei arrivata alla sinfonia che ti piace tanto?”.
“Certo che mi conosci proprio bene tu” disse piano la zia sorridendomi con timidezza. “Dobbiamo parlare, lo sai vero?” disse ancora.
“Aspetta zia, lascia parlare prima me”.
Le presi la mano e cominciai a parlare: “Zia, prima di tutto volevo dirti che quello che è successo non era una cosa che avevo programmato o provocato. Quando ho stappato quella bottiglia di vino non avevo nessuna idea che finisse in quella maniera. Però ormai è inutile continuare a nascondere quello che sento. Quello che è successo io l’ho sempre sognato zia, ma ho sempre pensato che sarebbe rimasto solo un sogno. Zia, è da quando sono diventato grande che provo una grande attrazione per te. E…”
“Ti prego, basta…” disse la zia abbassando lo sguardo.
“No zia, devo continuare, non posso più trattenermi” le dissi guardandola dritta negli occhi. Fece un cenno e continuai.
“Zia, tu sei il mio sogno da anni. Per anno ho sognato il tuo corpo, le tue labbra, il suo seno, le tue gambe. Per anni ho sognato di averti, senza però mai nutrire il minimo dubbio che non sarebbe mai accaduto nulla. Anche quando sono venuto qui, non ho mai pensato di sedurti o cose del genere. Tutto quello che ho fatto è perché tu sei una donna fantastica e adoro il tempo che passiamo insieme”.
“Ale, tuo zio…”.
“Vada al diavolo mio zio - dissi adirato - come se non lo sapessimo tutti e due che fa mentre è fuori per lavoro. Si ok, mantiene questa casa, ma ti tratta come se fossi una cameriera…non sopporto questo comportamento, per favore non me lo ricordare”.
La zia si zittì.
“Zia, scusa, non volevo esagerare, è che mi fa imbestialire vedere una persona come te avere un marito del genere”.
“No, non devi scusarti. Hai detto bene, lo sappiamo tutti e due che cosa fa tuo zio. Ormai il nostro matrimonio è solo una farsa, serve a mantenere le apparenze. Lui stesso sono anni che non si fa sentire per settimane, e quando quelle rare volte chiama le uniche cose che vuole sapere è se tu stai bene e come vanno gli affari qui. Per quello che ne capisco”.
“Scusa zia, io non volevo riaprire questa ferita, però prima, quando ci siamo baciati, io ti ho sentita fremere, ho sentito che non era solo un errore…mi sbaglio?”
“Che cosa vuoi da me?” mi chiese la zia.
“Zia, io voglio solo prendermi cura di te, dimostrarti che posso farti stare bene e trattarti come meriti. Domani poi potrai anche cacciarmi di casa, però mi devi permettere di dimostrarti tutto quello che ho sempre provato per te. Non ho intenzione di coinvolgerti attivamente, non dovrai fare nulla, ma solo dimostrarmi che apprezzi o meno”.
Mi abbassai verso il suo viso, e la bacia. Il baciò duro più di prima, e fu molto più passionale. Quando finì la zia disse “Stiamo sbagliando, tu sei mio nipote, non possiamo…”.
Le misi una mano sulla labbra per zittirla: “Zia lasciami fare, ti prego. Ti giuro che se non vorrai che io continui mi fermerò e me ne andrò, ma mi devi dare la possibilità di dimostrarti cioè che voglio dire, e devi dare la possibilità al tuo corpo che non sembra voglia più aspettare. Ti prometto che non ti toglierò nemmeno un vestito” dissi sorridendo.
Misi una mano sul seno. Era grande e sodo, proprio come l’avevo sempre sognato. Cominciai ad accarezzarlo e palparlo, mentre sentivo i capezzoli diventare turgidi. Baciai lentamente la zia sul collo, mentre con entrambe le mani le accarezzavo il seno.
“E’ una vita che sogno di stringere il tuo seno zia” le sussurai all’orecchio, tornando a leccarle il collo.
La zia mi prese i capelli e spinse sul collo, e mi sussurò all’orecchio: “Ti prego non dire così, sono tua zia”.
Continuai a giocare con le sue labbra per qualche minuto, poi lentamente scesi al seno. Si intravedeva dal vestito la forma dei capezzoli, e cominciai a stringerli e a mordicchiarli anche se la zia aveva ancora tutto addosso. Con una mano palpavo con energia il seno, e ciò provocava anche leggeri gemiti da parte della zia, mentre con l’altra mano cominciavo ad accarezzare le gambe nascoste dalla gonna.
La zia continuava a stringermi la testa, come se fosse lei ad indirizzarmi. Alzai la gonna e scoprii completamente le gambe: come avevo sempre immaginato, nonostante l’età e nonostante un filino di cellulite facesse capolino, le gambe sembravano quelle di una ventenne, toniche e lisce. Le accarezzai lentamente, prima l’esterno, poi l’interno coscia, salendo sempre più in alto, piano, mentre baciavo la zia. Con un dito toccai le mutandine: erano di pizzo, nero. Cominciai a massaggiare delicatamente con un dito, poi con due. La zia cominciò a gemere un po’ più forte, e con le mani si alzò completamente la gonna, lasciando le gambe nude davanti a me. Continuai a palpare le mutandine, mentre con lentezza la baciava prima sulle labbra, poi sul collo, sul seno. La zia cominciò a gemere piano.
“Sei bellissima” le dissi dopo un bacio.
La zia aprì gli occhi e guardandomi disse: “Dovremmo fermarci, forse…”
“Il tuo corpo non sembra essere d’accordo” risposi..
Come contattarmi
Mail: minstrel.069 [@] gmail.com
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