Una famiglia accogliente - Capitolo 4 - Bagnato fradicio
di
Minstrel Inlove
genere
etero
Scesi giù, e l'acqua scendeva giù a secchiate. In strada c'era pochissima gente, anche le macchine erano poche, nonostante fossero intorno alle 21.
Aprii il mio ombrello, e mi avviai verso la metropolitana. Nonostante cercassi di ripararmi sotto porticati e negozi, dopo pochi metri ero bagnato fradicio.
La città era ancora nel buio.
Dopo qualche minuto mi resi conto che stavo andando nella direzione sbagliata. Sovrappensiero per quello che era successo, non mi ero reso conto di dove stessi andando.
Mi voltai indietro, e andai verso l'entrata della metro.
Ma i pensieri andavano sempre lì, a Sonia a casa, quello che era stato, che poteva starci. Non riuscivo a togliermelo dalla testa. Dovevo tornare e parlarle di nuovo. Era la cosa giusta, me ne convinsi, e cominciai a correre verso di lei.
Bussai alla porta trafelato. Diedi due colpi forti e decisi.
Dopo qualche minuto, Sonia aprì la porta.
“Che ci fai qui?” disse tra l'inaspettato e l'infastidito.
Entrai senza dire nulla, e chiusi la porta dietro di me.
“Ti avevo detto di tornare a casa, che... - si interruppe quando si rese conto delle mie condizioni – ma sei bagnato fradicio, copriti altrimenti ti verrà un malanno”.
Mi tolse il giubbotto impregnato di acqua: “Vieni, asciugati i capelli”.
“Aspetta, non sono venuto qui per questo - dissi duramente – devo parlarti”.
La signora Sonia sospirò, e disse: “Ok, va bene, però adesso asciugati prima, altrimenti ti ammalerai”.
Mi fece strada fino al bagno, dove cominciai ad asciugarmi.
Asciugato alla meglio, raggiunsi di nuovo la signora Sonia in cucina. La casa era illuminata ancora da qualche candela.
“Signora Sonia, la prego mi ascolti” le dissi entrando in cucina.
Stava alla finestra: si girò verso di me, braccia conserte.
“Risponda ad una sola domanda” le dissi.
La signora annuì
“Perché spia me e Lorena mentre facciamo l'amore?”.
La signora Sonia lasciò cadere le braccia, e si sedette sul divano lì vicino.
“Lorena se ne accorta?” mi chiese.
Mi sedetti vicino a lei, le strinsi una mano. Non la ritrasse.
“No, non gliene ho parlato. In realtà non ero sicurissimo, ma a giudicare dalla sua reazione, sembra che abbia preso in pieno”.
“L'ho fatto per puro egoismo. Vi spiavo, perchè per qualche secondo potevo pensare di poter essere tornata giovane, amata, desiderata. Attraverso mia figlia, è come se potessi riempire i miei vuoi. Ma mi sono accorta che non posso...”.
Le strinsi la mano. Lei strinse la mia.
“Ho desiderato tutte le volte essere sotto di te su quel letto, essere io a baciarti, a stringerti...è terribile, lo so” disse abbassando lo sguardo.
“Non ti meriti di soffrire così” le dissi tirando su il mento. Era sul punto di piangere.
“Vieni con me” le dissi, prendendola per mano, e prendendo una candela.
Andai nella stanza di Lorena, posai la candela su un mobile.
Sonia era ferma di fronte a me. La strinsi, l'abbracciai per lunghissimi minuti, mentre piangeva senza far rumore.
Le diedi un bacio. Si lasciò andare subito, mentre una lacrima calda arrivò fin sulle mie labbra.
“Tante volte, mentre facevo l'amore con Lorena, proprio in questa stanza, chiudevo gli occhi e sognavo che ci fosse lei sotto di me” le dissi tenendole il mento.
Sonia mi baciò con passione, poi sussurrò all'orecchio: “Dammi del tu”.
Mi sbottonò la camicia in fretta e furia, cominciammo a baciarci voracemente.
La girai, e l'abbracciai da dietro. Spinsi il mio bacino dietro di lei: il mio sesso era già duro e premeva contro.
Calai lentamente la zip della tuta, che buttai via.
Con la punta delle dita le sfioravo il seno: “Non sai quante volte ho desiderato toccartelo, leccartelo, farci l'amore con queste due tettone!”.
Sonia portò le sue mani dietro la mia testa, mi baciò.
“Toglimi la maglietta”.
Le sfilai la maglietta aderente. Il reggiseno era nero, e teneva su quelle montagne di carne. Abbassai le due spalline, poi piano feci scendere le coppe, lasciandole liberi i capezzoli.
Cominciai ad accarezzarle piano, mentre io e Sonia ci baciavamo.
Presi i capezzoli tra le dita, e cominciai a stringerli. Li sentivo diventare duri.
Sonia gemeva piano. Cominciai a stringerle, forte: “Posso assaggiarle?” le sussurrai all'orecchio.
Sonia si girò. Il suo seno era fantastico, e grandissimo. Con le sue mani alzò i suoi seni, e disse: “Ti prego, leccali”.
Non me le feci ripetere due volte. Mi abbassai, e cominciai a stuzzicarli con la punta della lingua. I capezzoli erano ormai duri.
Ne presi uno in bocca, e cominciai a succhiare, stringendo forte il seno.
Sonia gemeva, mentre mi teneva la testa. Alzai il mio viso, le diedi un bacio. Le mani continuavano a massaggiarle il seno.
“Grazie a Dio non ha pensato di rioperarti” le dissi tra un bacio e l'altro.
Sonia rise, poi mi disse, a bassa voce: “Adesso puoi scendere ancora più giù?”.
Sorrisi, e mi abbassai. Le allargai piano la tuta, poi, la feci scivolare giù. Rimase in mutandine. Diedi un bacio tra le sue gambe.
“Vederti fare queste cose a Lorena, mi ha eccitato da morire”.
“Bando agli indugi allora” dissi, tirando giù con un gesto deciso le mutandine. Nuda di fronte a me, c'era la figa di Sonia. Depilata come quella della figlia, era di un rosa acceso. Le diedi un bacio.
Mi alzai. Con il braccio sinistro le cinsi i fianchi: “Tieniti a me”.
“Perchè?” rispose Sonia.
Abbassai la mia mano destra tra le sue gambe, e cominciai a masturbarla.
Sonia cominciò a gemere, e si strinse su di me. Appoggiò il suo viso sulla mia spalla.
Sonia ansimava. I suoi seni spingevano contro il mio corpo, mentre tra le gambe cominciava a bagnarsi.
Le massaggiai piano il clitoride, poi infilai un dito dentro di lei. Lo muovevo piano.
“Era una vita..grazie, grazie” ansimava Sonia.
Infilai anche il medio dentro di lei, e cominciai a muovere deciso.
“Quanto tempo è che qualcuno non ti lecca la tua figa?” le sussurai all'orecchio.
“Non lo so più...ti prego, leccala come hai fatto con Lorena”.
Sorrisi. Tirai fuori le dita. Feci adagiare Sonia sul letto. Le allargai le gambe: gli umori sembravano brillare alla luce della candela.
Mi abbassai, cominciai a leccarla.
Sonia gridava ogni volta che le infilavo la lingua dentro. Le spingevo con un dito il clitoride, la leccavo con forza, voracità. Aveva un buon sapore, come la figlia.
Strinsi con una mano il suo seno. Sentii una sua mano stringerlo insieme a me, mentre gemeva sempre più rumorosamente.
Cercavo di spingere la mia lingua sempre di più: le infilai tra dita dentro, Sonia emise un gridolino, cominciai a muoverle.
“Mi sembra di esplodere” disse a fatica.
Continuai a praticarle tutto ciò per svariati minuti. Non le davo tregua, non prendevo fiato, mi nutrivo dei suoi gemiti.
“Sto per venire, oddio....sto per...” Sonia stava quasi urlando.
Accelerai il ritmo delle dita. Con la punta della lingua stuzzicavo il clitoride. Dopo una decina di secondi, dei gemiti profondi, delle scosse del suo corpo, degli umori che colavano sul letto, misero fino ai miei sforzi.
Mi alzai, presi un lenzuolo da dentro l'armadio. Mi stesi su letto di fianco a Sonia, e ci avvolsi con quel drappo marrone.
La strinsi vicino. Aveva gli occhi chiusi, ma non dormiva.
“Spero che tu stia bene” le dissi.
Aprì gli occhi. Fece di si con la testa, poi mi abbracciò.
“Non so quanto tempo era che non avevo un orgasmo. E, non so che dire, davvero...” disse Sonia quasi con le lacrime agli occhi.
Le sorrisi, le diedi un bacio sulla fronte.
“Mi sento in colpa, per Lorena” disse mentre con un dito mi accarezzava il collo.
“Basta pensare a Lorena, al tuo ex marito, agli altri. Pensa per un po' solo a te stessa. Con Lorena me la vedo io. Posso prendermi cura di entrambi”.
Sonia fece di si con la testa: “Però io non voglio essere un ostacolo per la vostra storia” disse.
“Oh, ma non lo sei infatti. Tu preoccupati solo di prenderti cura di te stessa, e magari di accontentare anche me”.
Sorrise, poi disse: “Non c'è bisogno che te lo dica”.
Portò le mani al jeans, e mi slacciò la cintura.
“A proposito, quando vi guardavo non ho potuto fare a meno di notare come Lorena lo prendesse in bocca - disse mentre tirò giù boxer e jeans, e lo afferrò stretta – se permetti però, vorrei mostrarti come si fa a far godere un uomo”.
Alzò il lenzuolo. Mi fece sedere sull'orlo del letto. Mi tolsi scarpe e tutto, rimasi nudo. Sonia era di fronte a me, nuda a meno del reggiseno abbassato. Si inginocchio e allargò le mie gambe.
“Cominciamo” disse con un sorriso.
Racconto di fantasia -fatti e riferimenti a persone reali sono puramente casuali-
Come contattarmi
Mail: minstrel.069 [@] gmail.com
Blog su cui trovate tutti i racconti, con immagini: http://sussurriesegreti.blogspot.com/
Mi raccomando, aspetto i vostri feedback, commenti, curiosità.
Anche per una semplice chiacchierata, contact me! Inoltre, se qualcuno vuole, posso mettere a disposizione la mia vena “artistica” nello scrivere, per tradurre in racconti delle vostre esperienze o delle vostre fantasie … basta sentirsi via mail.
Aprii il mio ombrello, e mi avviai verso la metropolitana. Nonostante cercassi di ripararmi sotto porticati e negozi, dopo pochi metri ero bagnato fradicio.
La città era ancora nel buio.
Dopo qualche minuto mi resi conto che stavo andando nella direzione sbagliata. Sovrappensiero per quello che era successo, non mi ero reso conto di dove stessi andando.
Mi voltai indietro, e andai verso l'entrata della metro.
Ma i pensieri andavano sempre lì, a Sonia a casa, quello che era stato, che poteva starci. Non riuscivo a togliermelo dalla testa. Dovevo tornare e parlarle di nuovo. Era la cosa giusta, me ne convinsi, e cominciai a correre verso di lei.
Bussai alla porta trafelato. Diedi due colpi forti e decisi.
Dopo qualche minuto, Sonia aprì la porta.
“Che ci fai qui?” disse tra l'inaspettato e l'infastidito.
Entrai senza dire nulla, e chiusi la porta dietro di me.
“Ti avevo detto di tornare a casa, che... - si interruppe quando si rese conto delle mie condizioni – ma sei bagnato fradicio, copriti altrimenti ti verrà un malanno”.
Mi tolse il giubbotto impregnato di acqua: “Vieni, asciugati i capelli”.
“Aspetta, non sono venuto qui per questo - dissi duramente – devo parlarti”.
La signora Sonia sospirò, e disse: “Ok, va bene, però adesso asciugati prima, altrimenti ti ammalerai”.
Mi fece strada fino al bagno, dove cominciai ad asciugarmi.
Asciugato alla meglio, raggiunsi di nuovo la signora Sonia in cucina. La casa era illuminata ancora da qualche candela.
“Signora Sonia, la prego mi ascolti” le dissi entrando in cucina.
Stava alla finestra: si girò verso di me, braccia conserte.
“Risponda ad una sola domanda” le dissi.
La signora annuì
“Perché spia me e Lorena mentre facciamo l'amore?”.
La signora Sonia lasciò cadere le braccia, e si sedette sul divano lì vicino.
“Lorena se ne accorta?” mi chiese.
Mi sedetti vicino a lei, le strinsi una mano. Non la ritrasse.
“No, non gliene ho parlato. In realtà non ero sicurissimo, ma a giudicare dalla sua reazione, sembra che abbia preso in pieno”.
“L'ho fatto per puro egoismo. Vi spiavo, perchè per qualche secondo potevo pensare di poter essere tornata giovane, amata, desiderata. Attraverso mia figlia, è come se potessi riempire i miei vuoi. Ma mi sono accorta che non posso...”.
Le strinsi la mano. Lei strinse la mia.
“Ho desiderato tutte le volte essere sotto di te su quel letto, essere io a baciarti, a stringerti...è terribile, lo so” disse abbassando lo sguardo.
“Non ti meriti di soffrire così” le dissi tirando su il mento. Era sul punto di piangere.
“Vieni con me” le dissi, prendendola per mano, e prendendo una candela.
Andai nella stanza di Lorena, posai la candela su un mobile.
Sonia era ferma di fronte a me. La strinsi, l'abbracciai per lunghissimi minuti, mentre piangeva senza far rumore.
Le diedi un bacio. Si lasciò andare subito, mentre una lacrima calda arrivò fin sulle mie labbra.
“Tante volte, mentre facevo l'amore con Lorena, proprio in questa stanza, chiudevo gli occhi e sognavo che ci fosse lei sotto di me” le dissi tenendole il mento.
Sonia mi baciò con passione, poi sussurrò all'orecchio: “Dammi del tu”.
Mi sbottonò la camicia in fretta e furia, cominciammo a baciarci voracemente.
La girai, e l'abbracciai da dietro. Spinsi il mio bacino dietro di lei: il mio sesso era già duro e premeva contro.
Calai lentamente la zip della tuta, che buttai via.
Con la punta delle dita le sfioravo il seno: “Non sai quante volte ho desiderato toccartelo, leccartelo, farci l'amore con queste due tettone!”.
Sonia portò le sue mani dietro la mia testa, mi baciò.
“Toglimi la maglietta”.
Le sfilai la maglietta aderente. Il reggiseno era nero, e teneva su quelle montagne di carne. Abbassai le due spalline, poi piano feci scendere le coppe, lasciandole liberi i capezzoli.
Cominciai ad accarezzarle piano, mentre io e Sonia ci baciavamo.
Presi i capezzoli tra le dita, e cominciai a stringerli. Li sentivo diventare duri.
Sonia gemeva piano. Cominciai a stringerle, forte: “Posso assaggiarle?” le sussurrai all'orecchio.
Sonia si girò. Il suo seno era fantastico, e grandissimo. Con le sue mani alzò i suoi seni, e disse: “Ti prego, leccali”.
Non me le feci ripetere due volte. Mi abbassai, e cominciai a stuzzicarli con la punta della lingua. I capezzoli erano ormai duri.
Ne presi uno in bocca, e cominciai a succhiare, stringendo forte il seno.
Sonia gemeva, mentre mi teneva la testa. Alzai il mio viso, le diedi un bacio. Le mani continuavano a massaggiarle il seno.
“Grazie a Dio non ha pensato di rioperarti” le dissi tra un bacio e l'altro.
Sonia rise, poi mi disse, a bassa voce: “Adesso puoi scendere ancora più giù?”.
Sorrisi, e mi abbassai. Le allargai piano la tuta, poi, la feci scivolare giù. Rimase in mutandine. Diedi un bacio tra le sue gambe.
“Vederti fare queste cose a Lorena, mi ha eccitato da morire”.
“Bando agli indugi allora” dissi, tirando giù con un gesto deciso le mutandine. Nuda di fronte a me, c'era la figa di Sonia. Depilata come quella della figlia, era di un rosa acceso. Le diedi un bacio.
Mi alzai. Con il braccio sinistro le cinsi i fianchi: “Tieniti a me”.
“Perchè?” rispose Sonia.
Abbassai la mia mano destra tra le sue gambe, e cominciai a masturbarla.
Sonia cominciò a gemere, e si strinse su di me. Appoggiò il suo viso sulla mia spalla.
Sonia ansimava. I suoi seni spingevano contro il mio corpo, mentre tra le gambe cominciava a bagnarsi.
Le massaggiai piano il clitoride, poi infilai un dito dentro di lei. Lo muovevo piano.
“Era una vita..grazie, grazie” ansimava Sonia.
Infilai anche il medio dentro di lei, e cominciai a muovere deciso.
“Quanto tempo è che qualcuno non ti lecca la tua figa?” le sussurai all'orecchio.
“Non lo so più...ti prego, leccala come hai fatto con Lorena”.
Sorrisi. Tirai fuori le dita. Feci adagiare Sonia sul letto. Le allargai le gambe: gli umori sembravano brillare alla luce della candela.
Mi abbassai, cominciai a leccarla.
Sonia gridava ogni volta che le infilavo la lingua dentro. Le spingevo con un dito il clitoride, la leccavo con forza, voracità. Aveva un buon sapore, come la figlia.
Strinsi con una mano il suo seno. Sentii una sua mano stringerlo insieme a me, mentre gemeva sempre più rumorosamente.
Cercavo di spingere la mia lingua sempre di più: le infilai tra dita dentro, Sonia emise un gridolino, cominciai a muoverle.
“Mi sembra di esplodere” disse a fatica.
Continuai a praticarle tutto ciò per svariati minuti. Non le davo tregua, non prendevo fiato, mi nutrivo dei suoi gemiti.
“Sto per venire, oddio....sto per...” Sonia stava quasi urlando.
Accelerai il ritmo delle dita. Con la punta della lingua stuzzicavo il clitoride. Dopo una decina di secondi, dei gemiti profondi, delle scosse del suo corpo, degli umori che colavano sul letto, misero fino ai miei sforzi.
Mi alzai, presi un lenzuolo da dentro l'armadio. Mi stesi su letto di fianco a Sonia, e ci avvolsi con quel drappo marrone.
La strinsi vicino. Aveva gli occhi chiusi, ma non dormiva.
“Spero che tu stia bene” le dissi.
Aprì gli occhi. Fece di si con la testa, poi mi abbracciò.
“Non so quanto tempo era che non avevo un orgasmo. E, non so che dire, davvero...” disse Sonia quasi con le lacrime agli occhi.
Le sorrisi, le diedi un bacio sulla fronte.
“Mi sento in colpa, per Lorena” disse mentre con un dito mi accarezzava il collo.
“Basta pensare a Lorena, al tuo ex marito, agli altri. Pensa per un po' solo a te stessa. Con Lorena me la vedo io. Posso prendermi cura di entrambi”.
Sonia fece di si con la testa: “Però io non voglio essere un ostacolo per la vostra storia” disse.
“Oh, ma non lo sei infatti. Tu preoccupati solo di prenderti cura di te stessa, e magari di accontentare anche me”.
Sorrise, poi disse: “Non c'è bisogno che te lo dica”.
Portò le mani al jeans, e mi slacciò la cintura.
“A proposito, quando vi guardavo non ho potuto fare a meno di notare come Lorena lo prendesse in bocca - disse mentre tirò giù boxer e jeans, e lo afferrò stretta – se permetti però, vorrei mostrarti come si fa a far godere un uomo”.
Alzò il lenzuolo. Mi fece sedere sull'orlo del letto. Mi tolsi scarpe e tutto, rimasi nudo. Sonia era di fronte a me, nuda a meno del reggiseno abbassato. Si inginocchio e allargò le mie gambe.
“Cominciamo” disse con un sorriso.
Racconto di fantasia -fatti e riferimenti a persone reali sono puramente casuali-
Come contattarmi
Mail: minstrel.069 [@] gmail.com
Blog su cui trovate tutti i racconti, con immagini: http://sussurriesegreti.blogspot.com/
Mi raccomando, aspetto i vostri feedback, commenti, curiosità.
Anche per una semplice chiacchierata, contact me! Inoltre, se qualcuno vuole, posso mettere a disposizione la mia vena “artistica” nello scrivere, per tradurre in racconti delle vostre esperienze o delle vostre fantasie … basta sentirsi via mail.
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