In Cantiere - parte seconda
di
Michel
genere
gay
Sentii aprire e chiudere la porta della E.R. due volte….
Forse Ajit aveva dimenticato qualcosa ed era tornato. Io mi stavo rivestendo quando sento una presenza dietro di me. Mi voltai di scatto e vidi John! Al solito, il suo passo felpato mi aveva preso alla sprovvista. Aveva lo sguardo corrucciato, come se gli avessi fatto un torto.
“John …tu qui?” – dissi.
“So che sei stato con Ajit” – mi disse John a bassa voce.
“Ah… e quindi?” – replicai.
“ero io che ti avevo scritto il post-it!” – affermò John con aria triste.
“John! Avrei dovuto immaginarmelo! Vieni qua…” e lo abbracciai stretto a me. Era dolce ed eccitante allo stesso tempo. Lo baciai sul collo e lui mi sorrise.
Avevo voglia di tenerezza dopo la scopata con Ajit.
John iniziò a baciarmi delicatamente e solo di rado sembrava infoiato. Allungava la lingua, il suo respiro si faceva pesante, ma poi si fermava, non voleva esagerare! Lo abbracciai forte stringendolo a me. Era tenero e dolce. Sembrava che aspettasse da me l’iniziativa. Pertanto non lo delusi.
Gli tolsi la giacca della tuta e la maglietta che aveva di sotto. Si fece spogliare mentre con gli occhi guardava in basso per l’imbarazzo. A quel punto per metterlo più a suo agio mi rispogliai anch’io e ci abbracciammo ancora una volta da nudi. Lo accarezzavo sulle spalle e facevo scendere le mie mani sul suo bel culetto liscio e sodo.
Lo acchiappavo e lo schiaffeggiavo con entrambe le mani, mentre lui indietreggiava la testa per il piacere. Era passivo, si vedeva. Lo feci girare ed appoggiare con le mani alla ormai famosa sedia che stava là. Gli dissi di allargare le gambe e darmi il culetto. Obbediva senza esitare! Gli allargai le chiappette e iniziai a leccare il suo bel buchino color cioccolato.
Gli sputavo e cercavo di introdurre la lingua più dentro che potevo. Lo leccavo a lungo mentre con i pollici gli allargavo lo sfintere. Lui godeva come un matto, miagolava come un gattino che faceva le fuse. Il mio cazzo intanto era tornato in tiro e iniziai a masturbarlo con una mano, mentre con l’altra allargavo le chiappe di John e leccavo sempre più intensamente.
Ad un certo punto ero talmente infoiato che ho iniziato a penetrarlo con le dita di una mano. Prima solo l’indice, poi il pollice e infine l’indice e il medio. Con le dita affondavo in quel buchino caldo e accogliente, poi cercavo di allargarlo, visto che era talmente stretto che rischiavo di non poterlo inculare col cazzo. Sputavo e allargavo con indice e medio di entrambe le mani.
Davo schiaffi alle natiche per farle rilassare e alla fine quando il sangue era ormai alla testa e il mio cazzo voleva la sua parte in quel gioco porco e dolce allo stesso tempo, decisi di avvicinare il mio cazzo a quel buco famelico e così piano piano iniziò la mia scopata con John. Era un buco stretto ma caldo. Lui mi aiutò con le sue mani ad allargare il culetto di cioccolata per far avanzare la mia verga dalla grossa cappella.
Una volta dentro, lui soffriva ma non diceva nulla. Subiva e godeva nel subire. Iniziai a stantuffare dentro con tutta la mia forza finché il suo sfintere si adeguò e si rilassò al punto che ormai godevamo entrambi all’unisono. Mentre io affondavo il cazzo dentro di lui, John spingeva il suo culetto verso il mio cazzo. Voleva prenderlo tutto fino in fondo. Più affondavo dentro e più lui mi veniva incontro.
A quel punto allungai una mano verso il suo cazzo e vidi che era turgido. Iniziai a masturbarlo prima delicatamente e poi con vigore mentre lui ormai era in estasi e si faceva inculare e masturbare allo stesso tempo. Dopo un lungo sospiro John sborrò sulla sedia che aveva sotto le gambe.
A quel punto tirai fuori il mio cazzo dal suo bel culetto e senza che me lo toccassi sputò almeno sei fiotti di sborra sulla sua schiena! Ero sudato e stanco, ma soddisfatto! Ci vestimmo e ci salutammo dopo un lungo e tenero bacio in bocca.
L’indomani mattina incontrai Ajit che sembrava tutto preso per un problema di sicurezza in base al quale, senza un’autorizzazione del responsabile di cantiere quel giorno non si poteva lavorare. Formalità burocratica che mi impedì di accedere in control room per parecchie ore. Di contro ci sedemmo io e lui nel cortile in attesa che il gran capo ci desse l’ok per entrare negli uffici.
Ajit era molto agitato e dopo una telefonata che ebbe non so con chi, mi disse che ci dovevamo spostare in un altro sito nel deserto, per alcune ispezioni che invece di fare l’indomani avremmo potuto fare quel giorno, visto lo standby in cui eravamo incorsi.
Prese la sua macchina e l’avvicinò al cancello che dava l’accesso al cortile. Mi fece cenno di salire. Io, avendo inteso che si trattava di un’ispezione mi portai casco, computer, zaino con l’acqua. Era maggio e già il caldo si faceva sentire nel deserto saudita già fin dalle prime ore del mattino.
Percorremmo parecchi chilometri verso nord su una strada sterrata. Non sapevo dove mi stesse portando e neppure potevo immaginare cosa sarebbe accaduto da lì a poco.
Ad un certo punto sulla strada comparirono dei capannoni, dove alloggiavano i dipendenti della ditta di Ajit. Anche lui stava là…. E ovviamente anche John! Difatti era stato avvisato prima da Ajit di farsi trovare sulla strada per andare tutti insieme verso l’impianto.
Capii che tra loro c’era qualcosa, un’amicizia particolare. Era proprio John l’amico di cui mi parlò Ajit all’inizio. Durante il tragitto non parlò quasi nessuno. C’era imbarazzo negli occhi di John. Percorremmo ancora qualche chilometro e raggiungemmo una vecchia tank farm dell’impianto. Siamo scesi e Ajit ci fece da guida.
“Ajit! Che dobbiamo fare qui? Sembra tutto abbandonato!” – Chiesi.
Mi fece cenno di stare in silenzio e di seguirlo insieme a John. Entrammo in quelli che dovevano essere gli uffici, ormai in disuso. Ajit mi spiegò che ormai lì dovevano smantellare tutto e quindi non c’era nessuno, ma lui e John si incontravano in quel posto regolarmente per scopare!
Entrammo in uno sgabuzzino dove c’era un materasso e una sedia. John si coricò sul materasso e mi sorrise. Ajit era agitato e si spogliò velocemente. Io non ero eccitato all’idea di fare sesso in quel posto. Ero titubante e comunque, mentre stavo in piedi, mi lasciai andare alle lusinghe di entrambi i ragazzi che iniziarono a toccarmi il pacco stando, uno nudo e l’altro seminudo in ginocchio davanti a me. Mi abbassarono i pantaloni della tuta e il mio cazzo turgido fece capolino dai boxer, che feci cadere per terra.
John iniziò a leccarmelo e Ajit mi toccava con le mani le parti interne delle cosce. Poi si avvicinò anche lui al mio cazzo e iniziò a succhiarlo con la solita veemenza scalzando John, il quale si mise a leccarmi le palle. Ero in visibilio… Ajit disse a John di mettersi a 90 gradi sul materasso. John obbedì senza fiatare e iniziò a cospargersi un gel nel culetto che ormai conoscevo già bene. Sempre Ajit mi disse di inculare John!
Obbedii anch’io senza fiatare! Il piccolo e dolce John mi aspettava porgendomi il culo e allargandosi il più possibile il suo buco con le mani. Non appena il mio cazzo si posò sul suo sfintere entrò dolcemente dentro di lui e anche questa volta John iniziò a godere in silenzio.
Ajit si mise dal lato opposto al mio e iniziò a scopare John in bocca, prendendogli la testa tra le mani e con la sua solita violenza gli fece venire un soffocone al suo amichetto, il quale dovette sputare e tossire prima di riprendere fiato. Io stantuffavo con delicatezza il mio cazzo dentro il culetto caldo di John, lo sentivo risucchiare dentro, volevo che quel momento durasse in eterno.
Ad un certo punto Ajit disse: “Change!” E così io passai al suo posto e lui al mio. John non fu molto contento ma si dovette adeguare. I colpi che Ajit dava al culetto ormai aperto di John erano vigorosi e furiosi. John non riusciva a tenere la bocca sul mio cazzo perché Ajit gli faceva saltare le budella. Emetteva dei gemiti, ma sempre molto contenuti e il suo visetto, di solito dolce e tranquillo, mostrava fatica e paura. I suoi occhi erano sgranati. Ero molto eccitato e anch’io approfittai della sua bocca come fece prima Ajit.
Presi il suo visetto tra le mie mani e iniziai a stantuffare nella sua bocca il mio cazzo che stava per scoppiare. I suoi occhi mi guardavano, ma non osava ribellarsi. I colpi che riceveva da dietro da Ajit erano tremendi e adesso c’erano anche i miei che facevano arrivare il mio cazzo dritto alle sue tonsille. Tossiva e sputava John ma io non mi tiravo indietro e continuai a scoparlo in bocca finché un bel fiotto della mia sborra entrò nella sua bocca, batté sul suo palato e ritornò sul mio cazzo. Bellissima sensazione.
Anche Ajit dopo un mezzo urlo lasciò il culo di John e gli venne in faccia. John senza farsi pregare succhiò il cazzo di Ajit ancora gocciolante finché non fu asciutto.
Ci ricomponemmo e tornammo in gran fretta verso la nostra control room. Feci fatica a mostrare indifferenza e calma. Ma ero contento e alla fine quel posto sperduto nel deserto si era rivelato una sorta di bordello gay!
Forse Ajit aveva dimenticato qualcosa ed era tornato. Io mi stavo rivestendo quando sento una presenza dietro di me. Mi voltai di scatto e vidi John! Al solito, il suo passo felpato mi aveva preso alla sprovvista. Aveva lo sguardo corrucciato, come se gli avessi fatto un torto.
“John …tu qui?” – dissi.
“So che sei stato con Ajit” – mi disse John a bassa voce.
“Ah… e quindi?” – replicai.
“ero io che ti avevo scritto il post-it!” – affermò John con aria triste.
“John! Avrei dovuto immaginarmelo! Vieni qua…” e lo abbracciai stretto a me. Era dolce ed eccitante allo stesso tempo. Lo baciai sul collo e lui mi sorrise.
Avevo voglia di tenerezza dopo la scopata con Ajit.
John iniziò a baciarmi delicatamente e solo di rado sembrava infoiato. Allungava la lingua, il suo respiro si faceva pesante, ma poi si fermava, non voleva esagerare! Lo abbracciai forte stringendolo a me. Era tenero e dolce. Sembrava che aspettasse da me l’iniziativa. Pertanto non lo delusi.
Gli tolsi la giacca della tuta e la maglietta che aveva di sotto. Si fece spogliare mentre con gli occhi guardava in basso per l’imbarazzo. A quel punto per metterlo più a suo agio mi rispogliai anch’io e ci abbracciammo ancora una volta da nudi. Lo accarezzavo sulle spalle e facevo scendere le mie mani sul suo bel culetto liscio e sodo.
Lo acchiappavo e lo schiaffeggiavo con entrambe le mani, mentre lui indietreggiava la testa per il piacere. Era passivo, si vedeva. Lo feci girare ed appoggiare con le mani alla ormai famosa sedia che stava là. Gli dissi di allargare le gambe e darmi il culetto. Obbediva senza esitare! Gli allargai le chiappette e iniziai a leccare il suo bel buchino color cioccolato.
Gli sputavo e cercavo di introdurre la lingua più dentro che potevo. Lo leccavo a lungo mentre con i pollici gli allargavo lo sfintere. Lui godeva come un matto, miagolava come un gattino che faceva le fuse. Il mio cazzo intanto era tornato in tiro e iniziai a masturbarlo con una mano, mentre con l’altra allargavo le chiappe di John e leccavo sempre più intensamente.
Ad un certo punto ero talmente infoiato che ho iniziato a penetrarlo con le dita di una mano. Prima solo l’indice, poi il pollice e infine l’indice e il medio. Con le dita affondavo in quel buchino caldo e accogliente, poi cercavo di allargarlo, visto che era talmente stretto che rischiavo di non poterlo inculare col cazzo. Sputavo e allargavo con indice e medio di entrambe le mani.
Davo schiaffi alle natiche per farle rilassare e alla fine quando il sangue era ormai alla testa e il mio cazzo voleva la sua parte in quel gioco porco e dolce allo stesso tempo, decisi di avvicinare il mio cazzo a quel buco famelico e così piano piano iniziò la mia scopata con John. Era un buco stretto ma caldo. Lui mi aiutò con le sue mani ad allargare il culetto di cioccolata per far avanzare la mia verga dalla grossa cappella.
Una volta dentro, lui soffriva ma non diceva nulla. Subiva e godeva nel subire. Iniziai a stantuffare dentro con tutta la mia forza finché il suo sfintere si adeguò e si rilassò al punto che ormai godevamo entrambi all’unisono. Mentre io affondavo il cazzo dentro di lui, John spingeva il suo culetto verso il mio cazzo. Voleva prenderlo tutto fino in fondo. Più affondavo dentro e più lui mi veniva incontro.
A quel punto allungai una mano verso il suo cazzo e vidi che era turgido. Iniziai a masturbarlo prima delicatamente e poi con vigore mentre lui ormai era in estasi e si faceva inculare e masturbare allo stesso tempo. Dopo un lungo sospiro John sborrò sulla sedia che aveva sotto le gambe.
A quel punto tirai fuori il mio cazzo dal suo bel culetto e senza che me lo toccassi sputò almeno sei fiotti di sborra sulla sua schiena! Ero sudato e stanco, ma soddisfatto! Ci vestimmo e ci salutammo dopo un lungo e tenero bacio in bocca.
L’indomani mattina incontrai Ajit che sembrava tutto preso per un problema di sicurezza in base al quale, senza un’autorizzazione del responsabile di cantiere quel giorno non si poteva lavorare. Formalità burocratica che mi impedì di accedere in control room per parecchie ore. Di contro ci sedemmo io e lui nel cortile in attesa che il gran capo ci desse l’ok per entrare negli uffici.
Ajit era molto agitato e dopo una telefonata che ebbe non so con chi, mi disse che ci dovevamo spostare in un altro sito nel deserto, per alcune ispezioni che invece di fare l’indomani avremmo potuto fare quel giorno, visto lo standby in cui eravamo incorsi.
Prese la sua macchina e l’avvicinò al cancello che dava l’accesso al cortile. Mi fece cenno di salire. Io, avendo inteso che si trattava di un’ispezione mi portai casco, computer, zaino con l’acqua. Era maggio e già il caldo si faceva sentire nel deserto saudita già fin dalle prime ore del mattino.
Percorremmo parecchi chilometri verso nord su una strada sterrata. Non sapevo dove mi stesse portando e neppure potevo immaginare cosa sarebbe accaduto da lì a poco.
Ad un certo punto sulla strada comparirono dei capannoni, dove alloggiavano i dipendenti della ditta di Ajit. Anche lui stava là…. E ovviamente anche John! Difatti era stato avvisato prima da Ajit di farsi trovare sulla strada per andare tutti insieme verso l’impianto.
Capii che tra loro c’era qualcosa, un’amicizia particolare. Era proprio John l’amico di cui mi parlò Ajit all’inizio. Durante il tragitto non parlò quasi nessuno. C’era imbarazzo negli occhi di John. Percorremmo ancora qualche chilometro e raggiungemmo una vecchia tank farm dell’impianto. Siamo scesi e Ajit ci fece da guida.
“Ajit! Che dobbiamo fare qui? Sembra tutto abbandonato!” – Chiesi.
Mi fece cenno di stare in silenzio e di seguirlo insieme a John. Entrammo in quelli che dovevano essere gli uffici, ormai in disuso. Ajit mi spiegò che ormai lì dovevano smantellare tutto e quindi non c’era nessuno, ma lui e John si incontravano in quel posto regolarmente per scopare!
Entrammo in uno sgabuzzino dove c’era un materasso e una sedia. John si coricò sul materasso e mi sorrise. Ajit era agitato e si spogliò velocemente. Io non ero eccitato all’idea di fare sesso in quel posto. Ero titubante e comunque, mentre stavo in piedi, mi lasciai andare alle lusinghe di entrambi i ragazzi che iniziarono a toccarmi il pacco stando, uno nudo e l’altro seminudo in ginocchio davanti a me. Mi abbassarono i pantaloni della tuta e il mio cazzo turgido fece capolino dai boxer, che feci cadere per terra.
John iniziò a leccarmelo e Ajit mi toccava con le mani le parti interne delle cosce. Poi si avvicinò anche lui al mio cazzo e iniziò a succhiarlo con la solita veemenza scalzando John, il quale si mise a leccarmi le palle. Ero in visibilio… Ajit disse a John di mettersi a 90 gradi sul materasso. John obbedì senza fiatare e iniziò a cospargersi un gel nel culetto che ormai conoscevo già bene. Sempre Ajit mi disse di inculare John!
Obbedii anch’io senza fiatare! Il piccolo e dolce John mi aspettava porgendomi il culo e allargandosi il più possibile il suo buco con le mani. Non appena il mio cazzo si posò sul suo sfintere entrò dolcemente dentro di lui e anche questa volta John iniziò a godere in silenzio.
Ajit si mise dal lato opposto al mio e iniziò a scopare John in bocca, prendendogli la testa tra le mani e con la sua solita violenza gli fece venire un soffocone al suo amichetto, il quale dovette sputare e tossire prima di riprendere fiato. Io stantuffavo con delicatezza il mio cazzo dentro il culetto caldo di John, lo sentivo risucchiare dentro, volevo che quel momento durasse in eterno.
Ad un certo punto Ajit disse: “Change!” E così io passai al suo posto e lui al mio. John non fu molto contento ma si dovette adeguare. I colpi che Ajit dava al culetto ormai aperto di John erano vigorosi e furiosi. John non riusciva a tenere la bocca sul mio cazzo perché Ajit gli faceva saltare le budella. Emetteva dei gemiti, ma sempre molto contenuti e il suo visetto, di solito dolce e tranquillo, mostrava fatica e paura. I suoi occhi erano sgranati. Ero molto eccitato e anch’io approfittai della sua bocca come fece prima Ajit.
Presi il suo visetto tra le mie mani e iniziai a stantuffare nella sua bocca il mio cazzo che stava per scoppiare. I suoi occhi mi guardavano, ma non osava ribellarsi. I colpi che riceveva da dietro da Ajit erano tremendi e adesso c’erano anche i miei che facevano arrivare il mio cazzo dritto alle sue tonsille. Tossiva e sputava John ma io non mi tiravo indietro e continuai a scoparlo in bocca finché un bel fiotto della mia sborra entrò nella sua bocca, batté sul suo palato e ritornò sul mio cazzo. Bellissima sensazione.
Anche Ajit dopo un mezzo urlo lasciò il culo di John e gli venne in faccia. John senza farsi pregare succhiò il cazzo di Ajit ancora gocciolante finché non fu asciutto.
Ci ricomponemmo e tornammo in gran fretta verso la nostra control room. Feci fatica a mostrare indifferenza e calma. Ma ero contento e alla fine quel posto sperduto nel deserto si era rivelato una sorta di bordello gay!
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