Il ragazzo del treno
di
Michel
genere
gay
Per tanti anni ho fatto il pendolare tra Milano e Seveso per motivi di lavoro. Di solito mi facevano lavorare in trasferta altrove, ma quella settimana dovevo rimanere alla base per poi ripartire un'altra volta il lunedì successivo.
Era giovedì per cui ormai mi vedevo proiettato ad Ancona, dove sarei dovuto giungere domenica. Proprio per questo motivo avevo poca voglia di lavorare e la bella giornata soleggiata di primavera, anche se un po' fredda, mi sembrava complice del mio stato d'animo.
Presi il treno delle 7.40 a Cadorna diretto a Seveso. Di solito è sempre un po' in ritardo, ma quel giorno era già pronto dieci minuti prima dalla partenza. Scelgo un vagone vicino alla motrice di testa per stare un po' più tranquillo, visto che di solito tutti i passeggeri scelgono i vagoni di coda.
Mancavano 5 minuti alla partenza e mi accorgo che ero rimasto da solo, quando ho sentito aprire la portiera del vagone dove mi ero accomodato. Un rumore di trolley e dei passi che si avvicinavano da dietro catturarono la mia attenzione. Un ragazzo con gli occhiali da sole, un lungo cappotto scuro e dai capelli arruffati e ricci prese posto nel sedile della fila di fianco e si è seduto contro il senso di marcia.
Di fatto era quasi di fronte a me, ci separava solo il corridoio. Ho guardato intorno per vedere se gli altri posti erano occupati. Il deserto! Non ho capito il motivo per cui sto tizio si è seduto in quel posto dal momento che ne erano rimasti vuoti di migliori.
Il treno è partito puntale. Il ragazzo ha cominciato a rovistare prima nel trolley poi nello zaino e infine ha tirato fuori da una tasca una rivista di gossip. Ha iniziato a sfogliarla, senza curarsi molto degli articoli scritti, sembrava che guardasse solo le fotografie. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano, ma puntualmente ognuno di noi, quando si sentiva in imbarazzo, si voltava altrove.
Ad un certo punto ho notato il colore dei suoi occhi: azzurro. Peccato quegli occhiali pesanti, non valorizzavano il suo volto. Era vestito in modo classicheggiante, con un lungo cappotto scuro, penso blu o quasi nero. Intravedevo una giacca e una cravatta rossa non ben annodata.
Mentre guardavo il panorama dal finestrino, mi sono accorto con la coda dell'occhio che il tipo mi guardava e anche con una certa insistenza. Forse giudicava il mio vestiario? Mi son voltato di scatto verso di lui e i nostri sguardi si incrociano ancora una volta, ma con una insistenza maggiore. Il cuore mi batteva forte. Lui ha distolto lo sguardo ed aveva continuato la sua lettura un po' sommaria della rivista. Anche io son tornato a guardare il panorama dal finestrino, ma era come se non guardassi nulla, il mio pensiero era a lui. Sentivo sfogliare la sua rivista con una certa noncuranza. Ma a quel punto ho deciso di farmi avanti. Mi son girato verso di lui e l'ho puntato in modo deciso. Lui ha fermato di colpo il suo sfogliare e si è girato verso di me. Gli ho sorriso e lui ha ricambiato. Con una mano gli ho fatto un cenno di sedersi nel posto di fronte a me. Ho fatto un lungo sospiro perché l'emozione era tanta e la parola non era facile farla uscire in quel momento. Lui si è presentato subito porgendomi la mano: "Ciao io sono Andrea".
"Piacere, Michel." Ho risposto.
Ho preso il coraggio a dieci mani e gli ho detto che prima lo guardavo con insistenza perché era un bellissimo ragazzo! Lui ha sorriso e mi ha ringraziato un po' in imbarazzo. Ci siamo raccontati un po' la nostra vita e dove stessimo andando.
I nostri sguardi adesso erano più profondi e una certa rilassatezza era subentrata all'imbarazzo iniziale. Ci sorridevamo, facevamo battute un po' sul ritardo dei treni e della vitaccia da pendolari. Ma il treno correva inesorabile verso la nostra meta. Giunti quasi a Cesano Maderno, gli ho chiesto se lo rivedrò l'indomani, visto che era l'ultimo giorno per me e anche per lui, dal momento che mi aveva confidato che sarebbe tornato nella sua Novara nel week end ormai prossimo. Dopo averci pensato un po' mi dice che ci sarebbe stato anche l'indomani.
Intanto si era arrivati a Seveso puntuali e prima di scendere gli ho voluto lasciare il mio biglietto da visita dicendogli che mi aspettavo almeno un suo sms. Lui mi ha sorriso e mi ha assicurato che me lo avrebbe mandato. Ci si saluta e ognuno prende la sua strada.
L'indomani mattina, ero nuovamente sul treno per Seveso. Era presto, ma non lo vedevo arrivare. Ho preso posto su una carrozza e mi son affacciato al finestrino per vedere di scorgerlo tra la folla dei pendolari che intanto erano giunti in Cadorna da altri convogli. Nessuna traccia. Ma mentre ho chiuso il finestrino intirizzito per il freddo gelido di quella mattina nebbiosa, mi sento chiamare. Era lui che mi stava cercando. Ci siamo salutati e seduti insieme. Anche stavolta soli. L'ho bonariamente rimproverato perché di sms da parte sua il giorno prima nessuna traccia. Lui si è scusato ma aveva perso il mio bigliettino. Gliene ho ridato un altro, ma mentre lui lo prendeva gli ho sfiorato la mano. Era come se avessi preso una scossa. I nostri sguardi si sono incrociati a lungo e siamo rimasti in silenzio a guardarci fissi negli occhi.
Andrea tutto serio mi chiede quali fossero le mie intenzioni. Ho risposto altrettanto seriamente che mi sarebbe piaciuto baciarlo in quel momento. Lui è rimasto ancora una volta in silenzio. Poi di colpo si è avvicinato e mi ha baciato sulle labbra. Io non contento l'ho avvicinato con forza a me e l'ho baciato con più vigore in bocca. Ci siamo baciati a lungo con gli occhi chiusi, senza sapere perché e per tutto il tragitto del treno.
Sentivo il profumo della sua pelle. La sua lingua entrava nella mia bocca in maniera sinuosa e dolce, la succhiavo e la accoglievo dentro. Poi ho infilato la mia nel profondo della sua bocca, ricevendo lo stesso trattamento: me la sentivo succhiare piano e strofinare contro la sua. Con la mano sinistra gli accarezzai il collo, la nuca e la infilai tra i capelli. Era un ragazzo dolce e nello stesso tempo eccitante. Anche lui mi avvicinò ancor più a sé tramite la sua mano destra che mi accarezzava la nuca. Scesi la mia mano verso il suo torace accarezzandolo e poi lo abbracciai portandolo di più verso di me. Le nostre lingue si dimenavano nelle rispettive bocche come se leccassero miele. Ci siamo staccati per respirare un po'. Ci siamo guardati negli occhi e poi lui mi baciò sul collo. Sentivo la sua lingua salire su verso l'orecchio destro e a quel punto l'eccitazione era alle stelle. Ripresi a baciarlo in bocca con vigore per qualche minuto. Mi sono staccato nuovamente per baciarlo sulle labbra per succhiarle subito dopo. Lui chiudeva gli occhi per il piacere che provava. Gli leccai il collo dalla sua parte sinistra e giunsi fino al suo orecchio. Lui emise un gemito. Ci guardammo ancora negli occhi e ci ribaciammo in bocca con più dolcezza. Lo accarezzavo con la mano sinistra mentre con la destra lo tenevo abbracciato a me. Era tenerissimo. Sospirammo insieme e i nostri sguardi esprimevano la stessa tristezza.
Sentimmo il treno rallentare per entrare in stazione. Lui mi accarezzò il volto. Ci siamo separati e ricomposti. Sapevamo entrambi che sarebbe stato inutile scriverci dal momento che le nostre vite si sarebbero separate da lì a qualche ora.
Ci siamo salutati con un semplice ciao.
Addio Andrea, dolcissimo ragazzo, non ti scorderò mai!
Era giovedì per cui ormai mi vedevo proiettato ad Ancona, dove sarei dovuto giungere domenica. Proprio per questo motivo avevo poca voglia di lavorare e la bella giornata soleggiata di primavera, anche se un po' fredda, mi sembrava complice del mio stato d'animo.
Presi il treno delle 7.40 a Cadorna diretto a Seveso. Di solito è sempre un po' in ritardo, ma quel giorno era già pronto dieci minuti prima dalla partenza. Scelgo un vagone vicino alla motrice di testa per stare un po' più tranquillo, visto che di solito tutti i passeggeri scelgono i vagoni di coda.
Mancavano 5 minuti alla partenza e mi accorgo che ero rimasto da solo, quando ho sentito aprire la portiera del vagone dove mi ero accomodato. Un rumore di trolley e dei passi che si avvicinavano da dietro catturarono la mia attenzione. Un ragazzo con gli occhiali da sole, un lungo cappotto scuro e dai capelli arruffati e ricci prese posto nel sedile della fila di fianco e si è seduto contro il senso di marcia.
Di fatto era quasi di fronte a me, ci separava solo il corridoio. Ho guardato intorno per vedere se gli altri posti erano occupati. Il deserto! Non ho capito il motivo per cui sto tizio si è seduto in quel posto dal momento che ne erano rimasti vuoti di migliori.
Il treno è partito puntale. Il ragazzo ha cominciato a rovistare prima nel trolley poi nello zaino e infine ha tirato fuori da una tasca una rivista di gossip. Ha iniziato a sfogliarla, senza curarsi molto degli articoli scritti, sembrava che guardasse solo le fotografie. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano, ma puntualmente ognuno di noi, quando si sentiva in imbarazzo, si voltava altrove.
Ad un certo punto ho notato il colore dei suoi occhi: azzurro. Peccato quegli occhiali pesanti, non valorizzavano il suo volto. Era vestito in modo classicheggiante, con un lungo cappotto scuro, penso blu o quasi nero. Intravedevo una giacca e una cravatta rossa non ben annodata.
Mentre guardavo il panorama dal finestrino, mi sono accorto con la coda dell'occhio che il tipo mi guardava e anche con una certa insistenza. Forse giudicava il mio vestiario? Mi son voltato di scatto verso di lui e i nostri sguardi si incrociano ancora una volta, ma con una insistenza maggiore. Il cuore mi batteva forte. Lui ha distolto lo sguardo ed aveva continuato la sua lettura un po' sommaria della rivista. Anche io son tornato a guardare il panorama dal finestrino, ma era come se non guardassi nulla, il mio pensiero era a lui. Sentivo sfogliare la sua rivista con una certa noncuranza. Ma a quel punto ho deciso di farmi avanti. Mi son girato verso di lui e l'ho puntato in modo deciso. Lui ha fermato di colpo il suo sfogliare e si è girato verso di me. Gli ho sorriso e lui ha ricambiato. Con una mano gli ho fatto un cenno di sedersi nel posto di fronte a me. Ho fatto un lungo sospiro perché l'emozione era tanta e la parola non era facile farla uscire in quel momento. Lui si è presentato subito porgendomi la mano: "Ciao io sono Andrea".
"Piacere, Michel." Ho risposto.
Ho preso il coraggio a dieci mani e gli ho detto che prima lo guardavo con insistenza perché era un bellissimo ragazzo! Lui ha sorriso e mi ha ringraziato un po' in imbarazzo. Ci siamo raccontati un po' la nostra vita e dove stessimo andando.
I nostri sguardi adesso erano più profondi e una certa rilassatezza era subentrata all'imbarazzo iniziale. Ci sorridevamo, facevamo battute un po' sul ritardo dei treni e della vitaccia da pendolari. Ma il treno correva inesorabile verso la nostra meta. Giunti quasi a Cesano Maderno, gli ho chiesto se lo rivedrò l'indomani, visto che era l'ultimo giorno per me e anche per lui, dal momento che mi aveva confidato che sarebbe tornato nella sua Novara nel week end ormai prossimo. Dopo averci pensato un po' mi dice che ci sarebbe stato anche l'indomani.
Intanto si era arrivati a Seveso puntuali e prima di scendere gli ho voluto lasciare il mio biglietto da visita dicendogli che mi aspettavo almeno un suo sms. Lui mi ha sorriso e mi ha assicurato che me lo avrebbe mandato. Ci si saluta e ognuno prende la sua strada.
L'indomani mattina, ero nuovamente sul treno per Seveso. Era presto, ma non lo vedevo arrivare. Ho preso posto su una carrozza e mi son affacciato al finestrino per vedere di scorgerlo tra la folla dei pendolari che intanto erano giunti in Cadorna da altri convogli. Nessuna traccia. Ma mentre ho chiuso il finestrino intirizzito per il freddo gelido di quella mattina nebbiosa, mi sento chiamare. Era lui che mi stava cercando. Ci siamo salutati e seduti insieme. Anche stavolta soli. L'ho bonariamente rimproverato perché di sms da parte sua il giorno prima nessuna traccia. Lui si è scusato ma aveva perso il mio bigliettino. Gliene ho ridato un altro, ma mentre lui lo prendeva gli ho sfiorato la mano. Era come se avessi preso una scossa. I nostri sguardi si sono incrociati a lungo e siamo rimasti in silenzio a guardarci fissi negli occhi.
Andrea tutto serio mi chiede quali fossero le mie intenzioni. Ho risposto altrettanto seriamente che mi sarebbe piaciuto baciarlo in quel momento. Lui è rimasto ancora una volta in silenzio. Poi di colpo si è avvicinato e mi ha baciato sulle labbra. Io non contento l'ho avvicinato con forza a me e l'ho baciato con più vigore in bocca. Ci siamo baciati a lungo con gli occhi chiusi, senza sapere perché e per tutto il tragitto del treno.
Sentivo il profumo della sua pelle. La sua lingua entrava nella mia bocca in maniera sinuosa e dolce, la succhiavo e la accoglievo dentro. Poi ho infilato la mia nel profondo della sua bocca, ricevendo lo stesso trattamento: me la sentivo succhiare piano e strofinare contro la sua. Con la mano sinistra gli accarezzai il collo, la nuca e la infilai tra i capelli. Era un ragazzo dolce e nello stesso tempo eccitante. Anche lui mi avvicinò ancor più a sé tramite la sua mano destra che mi accarezzava la nuca. Scesi la mia mano verso il suo torace accarezzandolo e poi lo abbracciai portandolo di più verso di me. Le nostre lingue si dimenavano nelle rispettive bocche come se leccassero miele. Ci siamo staccati per respirare un po'. Ci siamo guardati negli occhi e poi lui mi baciò sul collo. Sentivo la sua lingua salire su verso l'orecchio destro e a quel punto l'eccitazione era alle stelle. Ripresi a baciarlo in bocca con vigore per qualche minuto. Mi sono staccato nuovamente per baciarlo sulle labbra per succhiarle subito dopo. Lui chiudeva gli occhi per il piacere che provava. Gli leccai il collo dalla sua parte sinistra e giunsi fino al suo orecchio. Lui emise un gemito. Ci guardammo ancora negli occhi e ci ribaciammo in bocca con più dolcezza. Lo accarezzavo con la mano sinistra mentre con la destra lo tenevo abbracciato a me. Era tenerissimo. Sospirammo insieme e i nostri sguardi esprimevano la stessa tristezza.
Sentimmo il treno rallentare per entrare in stazione. Lui mi accarezzò il volto. Ci siamo separati e ricomposti. Sapevamo entrambi che sarebbe stato inutile scriverci dal momento che le nostre vite si sarebbero separate da lì a qualche ora.
Ci siamo salutati con un semplice ciao.
Addio Andrea, dolcissimo ragazzo, non ti scorderò mai!
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