Il vibratore remoto 2
di
maxmacs
genere
trio
Mi sentii chiamare mentre attraversavo la strada: "Luca! Luca!". Mi girai verso una vecchia fiat Punto e dentro c'era Giacomo, un amico che non vedevo da almeno dieci anni. " Come stai? Non dovresti essere in Nuova Zelanda?".""Sono tornato per sbrigare delle cose, penso di ripartire tra un paio di settimane". "Allora ci dobbiamo vedere, domani sera sei a cena da me e Giulia".
Noi, io e mia moglie eravamo sui 40, io di bell'aspetto e con fisico asciutto. Giulia, piccoletta, rotondetta e sempre molto sexy, con due belle pere piene di 3 misura. Giacomo era un amico di quando eravamo pischelli, oltre a essere divertente e simpatico era l'amico e conoscente più bello che avessi. Abbastanza alto, un fisico magro ma atletico, un viso splendido che poteva ricordare un giovane Richard Gere con occhi verdi. Le ragazze gli si scioglievano letteralmente davanti. Un po ribelle, si era trasferito in Nuova Zelanda a 20 anni, aveva una rendita a Milano e viveva tranquillo senza fare molto. Una specie di yippy, e tremendamente bello.
"Giulia sai chi ho incontrato e viene a cena domani? Giacomo!" Era contenta e poco dopo iniziammo a impostare la cena con questo nostro vecchio amico. Inutile dire che anche per lei si trattava di un fico, ne avevamo parlato diverse volte e convenevamo entrambi che si trattava del più bello che conoscessimo e che con qualcuno o qualcuna così bella un piccolo tradimento sarebbe stato più che comprensibile. Su queste vecchie confidenze fantasticai tutto il giorno dopo.
Tornai a casa verso le 19, sentii delle voci in terrazza, Giacomo era arrivato da poco e stavano bevendo una birra con Giulia. Abbronzato e con i capelli un po' lunghi, gli occhi verdi spiccavano. Indossava una maglietta leggera azzurra che esaltava il suo fisico, sotto dei pantaloncini chiari corti, le lunghe gambe erano stese sul tavolino. Giulia, con jeans e una maglia con larga apertura sul suo generoso decoltee, non indossava il reggiseno e si vedevano i due capezzoli che si muovevano liberi sulla maglia. Era in contemplazione e visibilmente eccitata. Ci demmo il cambio con mia moglie e mi sistemai sul dondolo, con lei faceva faceva la spola tra la cucina, il tavolo da pranzo e noi. Giacomo mi raccontò della Nuova Zelanda, aveva sistemato una casa e riceveva i turisti. Durante la cena ci disse che a volte il servizio era completo, in tutti i sensi. Ridemmo. Giulia chiese se questo era solo con le donne o anche i rispettivi."Mi sono specializzato nell'accoglienza e quando ne vale la pena non dico no. Anzi!". Il discorso andò sparato sul sesso e sulle varie e numerose esperienze che aveva avuto, a volte divertenti e altre davvero eccitanti. Giulia faceva domande e si faceva raccontare nei minimi particolari le varie performance, gli confidò pure che certe cose le sarebbero piaciute, come farlo in tre. Giacomo stava al gioco, e tra un bicchiere di vino e l'altro mi sembrava che si stesse un po' eccitando pure lui. Mentre parlavano mi alzai e andai in camera da letto a prendere un piccolo ovetto vibrante vaginale comandabile con u telecomandino, un nostro giocattolino che usavamo a volte. "Giulia vieni in cucina ad aiutarmi?". Quando venne glielo diedi, "Non ora!". "E quando allora?!". Le lasciai ovetto e telecomando e tornai da Giacomo.
Tornò con una torta che aveva preparato il pomeriggio, non notai cambiamenti in Giulia pensando che non avesse voluto giocare e continuammo a parlare. Quando la cena era finita e stavamo ormai in terrazza a fumare una canna Giulia riprese il discorso delle avventure sessuali di Giacomo, "Giaky, prima abbiamo interrotto il discorso sulla tua ospitalità, e invece vorrei chiederti se queste cose le vivi solo come un piacere o le vedi anche come un lavoro. Cioè, riesci a scoparti qualunque cosa vivente!?". Ridemmo, Giacomo rispose che era per lui eccitante prenderla anche come un lavoro e gli piaceva sentirsi un po' zoccola. Il discorso continuò e vedevo Giulia visibilmente eccitata, anche Giacomo la vide. Poi lei mi passò il telecomandino, dell'ovetto, era già acceso e ce l'aveva dentro. Stava godendo. Il mio pene, già duro, diventò durissimo. Giacomo raccontava e io regolavo questo ovetto, con Giulia sempre più in difficoltà nel nascondere il suo respiro e i crescenti spasmi. Stringeva la sua gonna, poi la mia mano, si mordeva le labbra.
"Luca, cos'è quel telecomandino che smaneggi? Me lo fai vedere?". Glielo passai, con Giulia che stava cercando di ricomporsi. Lo prese, si girò verso Giulia e sorridendo lo azionò. Aveva capito. Lei un po' imbarazzata ma neanche tanto accese gli occhi, non sapeva bene che fare, forse alzarsi e fare finta di dover andare in cucina. Le presi la mano e le dissi di rimanere. Mi guardò con occhi languidi ed eccitati. Li chiuse mordendosi il labbro mentre Giacomo regolava le varie velocità, "I piccioncini vogliono giocare con me?". Dissi si, lei annuì appoggiandosi allo schienale della sdraio. Allora Giacomo si alzò e le si mise dietro, dal pantaloncino si vedeva il suo bel cazzone eretto. Lei appoggiò la testa all'indietro. Adesso non nascondeva nulla, si mise una mano sulla pancia e iniziò fare muguglii. Giacomo mi guardò e chiese, "Posso?". "Vai". Lui si chinò su di lei e le due bocche erano vicine, lei alzò il mento e tirò fuori la lingua. Si baciarono davanti a me, con le lingue che si rincorrevano e si intrecciavano. Lei lo prese per la testa e lo tirò verso di se continuando a baciarlo, mentre lui le accarezzava il collo, le spalle. Poi scese con le mani e lei si inarcò alzando il busto e il seno, che lui prese in mano. Le toccava i capezzoli e si baciavano. Mi guardò e la mano scese verso la pancia, le tirò su la maglietta e la infilò nei pantaloncini. "Aaaaahh", sospirò lei. "Eccolo" disse lui, prendendo l'ovetto. Poi mi guardò e me lo porse, "Senti quanto è bagnato". Lo presi in mano, lo leccai. Giacomo rinfilò la mano nei pantaloncini di mia moglie e iniziò a smucinare, con lei che godeva come una porca. Allora mi alzai, andai ai piedi di Giulia e le tirai i pantaloni e le mutandine, che erano zuppe. Con loro che continuavano a baciarsi, le allargai le gambe e iniziai a leccarle la fica, grondante di umori. Giacomo si tirò giù i pantaloncini e tirò fuori il suo arnese. Giulia lo prese in mano e cercò di raggiungerlo con la bocca. Giacomo si avvicinò e glielo mise in faccia. Lo leccava e se lo mise in bocca. Come lo leccava! Poi mi tirò verso di lei, e mentre continuava a spompinarlo le misi il mio cazzo dentro la fica. "Si, godo, godo, godo", disse. Volle baciarmi, il pisello di Giacomo era a due centimetri dalle nostre facce e lo strusciava sul viso di Giulia, ne sentivo l'odore pungente e il bagnato della saliva di Giulia, lo faceva passare anche sul mio viso, mentre io continuavo a scopare Giulia e a baciarla. Lo mise tra le nostre bocche, Giulia lo leccò e così feci pure io. Con un uomo non mi era mai capitato una cosa intima, ma Giacomo era così bello. Quando Giulia mi vide leccarlo, con le nostre lingue che si incontravano sul cazzo di Giacomo ebbe un altro orgasmo. "Dio come godo, sto venendo tutta", disse Giulia. Giacomo mi mise la cappella in bocca, scelse la mia, e sborrò pure lui. Sentivo gli schizzi sulla lingua, e con il suo sperma che mi scendeva dalle labbra, Giulia mi baciò leccandomi tutta la bocca. Venni pure io, dentro di lei, continuando a baciarci.
continua
Noi, io e mia moglie eravamo sui 40, io di bell'aspetto e con fisico asciutto. Giulia, piccoletta, rotondetta e sempre molto sexy, con due belle pere piene di 3 misura. Giacomo era un amico di quando eravamo pischelli, oltre a essere divertente e simpatico era l'amico e conoscente più bello che avessi. Abbastanza alto, un fisico magro ma atletico, un viso splendido che poteva ricordare un giovane Richard Gere con occhi verdi. Le ragazze gli si scioglievano letteralmente davanti. Un po ribelle, si era trasferito in Nuova Zelanda a 20 anni, aveva una rendita a Milano e viveva tranquillo senza fare molto. Una specie di yippy, e tremendamente bello.
"Giulia sai chi ho incontrato e viene a cena domani? Giacomo!" Era contenta e poco dopo iniziammo a impostare la cena con questo nostro vecchio amico. Inutile dire che anche per lei si trattava di un fico, ne avevamo parlato diverse volte e convenevamo entrambi che si trattava del più bello che conoscessimo e che con qualcuno o qualcuna così bella un piccolo tradimento sarebbe stato più che comprensibile. Su queste vecchie confidenze fantasticai tutto il giorno dopo.
Tornai a casa verso le 19, sentii delle voci in terrazza, Giacomo era arrivato da poco e stavano bevendo una birra con Giulia. Abbronzato e con i capelli un po' lunghi, gli occhi verdi spiccavano. Indossava una maglietta leggera azzurra che esaltava il suo fisico, sotto dei pantaloncini chiari corti, le lunghe gambe erano stese sul tavolino. Giulia, con jeans e una maglia con larga apertura sul suo generoso decoltee, non indossava il reggiseno e si vedevano i due capezzoli che si muovevano liberi sulla maglia. Era in contemplazione e visibilmente eccitata. Ci demmo il cambio con mia moglie e mi sistemai sul dondolo, con lei faceva faceva la spola tra la cucina, il tavolo da pranzo e noi. Giacomo mi raccontò della Nuova Zelanda, aveva sistemato una casa e riceveva i turisti. Durante la cena ci disse che a volte il servizio era completo, in tutti i sensi. Ridemmo. Giulia chiese se questo era solo con le donne o anche i rispettivi."Mi sono specializzato nell'accoglienza e quando ne vale la pena non dico no. Anzi!". Il discorso andò sparato sul sesso e sulle varie e numerose esperienze che aveva avuto, a volte divertenti e altre davvero eccitanti. Giulia faceva domande e si faceva raccontare nei minimi particolari le varie performance, gli confidò pure che certe cose le sarebbero piaciute, come farlo in tre. Giacomo stava al gioco, e tra un bicchiere di vino e l'altro mi sembrava che si stesse un po' eccitando pure lui. Mentre parlavano mi alzai e andai in camera da letto a prendere un piccolo ovetto vibrante vaginale comandabile con u telecomandino, un nostro giocattolino che usavamo a volte. "Giulia vieni in cucina ad aiutarmi?". Quando venne glielo diedi, "Non ora!". "E quando allora?!". Le lasciai ovetto e telecomando e tornai da Giacomo.
Tornò con una torta che aveva preparato il pomeriggio, non notai cambiamenti in Giulia pensando che non avesse voluto giocare e continuammo a parlare. Quando la cena era finita e stavamo ormai in terrazza a fumare una canna Giulia riprese il discorso delle avventure sessuali di Giacomo, "Giaky, prima abbiamo interrotto il discorso sulla tua ospitalità, e invece vorrei chiederti se queste cose le vivi solo come un piacere o le vedi anche come un lavoro. Cioè, riesci a scoparti qualunque cosa vivente!?". Ridemmo, Giacomo rispose che era per lui eccitante prenderla anche come un lavoro e gli piaceva sentirsi un po' zoccola. Il discorso continuò e vedevo Giulia visibilmente eccitata, anche Giacomo la vide. Poi lei mi passò il telecomandino, dell'ovetto, era già acceso e ce l'aveva dentro. Stava godendo. Il mio pene, già duro, diventò durissimo. Giacomo raccontava e io regolavo questo ovetto, con Giulia sempre più in difficoltà nel nascondere il suo respiro e i crescenti spasmi. Stringeva la sua gonna, poi la mia mano, si mordeva le labbra.
"Luca, cos'è quel telecomandino che smaneggi? Me lo fai vedere?". Glielo passai, con Giulia che stava cercando di ricomporsi. Lo prese, si girò verso Giulia e sorridendo lo azionò. Aveva capito. Lei un po' imbarazzata ma neanche tanto accese gli occhi, non sapeva bene che fare, forse alzarsi e fare finta di dover andare in cucina. Le presi la mano e le dissi di rimanere. Mi guardò con occhi languidi ed eccitati. Li chiuse mordendosi il labbro mentre Giacomo regolava le varie velocità, "I piccioncini vogliono giocare con me?". Dissi si, lei annuì appoggiandosi allo schienale della sdraio. Allora Giacomo si alzò e le si mise dietro, dal pantaloncino si vedeva il suo bel cazzone eretto. Lei appoggiò la testa all'indietro. Adesso non nascondeva nulla, si mise una mano sulla pancia e iniziò fare muguglii. Giacomo mi guardò e chiese, "Posso?". "Vai". Lui si chinò su di lei e le due bocche erano vicine, lei alzò il mento e tirò fuori la lingua. Si baciarono davanti a me, con le lingue che si rincorrevano e si intrecciavano. Lei lo prese per la testa e lo tirò verso di se continuando a baciarlo, mentre lui le accarezzava il collo, le spalle. Poi scese con le mani e lei si inarcò alzando il busto e il seno, che lui prese in mano. Le toccava i capezzoli e si baciavano. Mi guardò e la mano scese verso la pancia, le tirò su la maglietta e la infilò nei pantaloncini. "Aaaaahh", sospirò lei. "Eccolo" disse lui, prendendo l'ovetto. Poi mi guardò e me lo porse, "Senti quanto è bagnato". Lo presi in mano, lo leccai. Giacomo rinfilò la mano nei pantaloncini di mia moglie e iniziò a smucinare, con lei che godeva come una porca. Allora mi alzai, andai ai piedi di Giulia e le tirai i pantaloni e le mutandine, che erano zuppe. Con loro che continuavano a baciarsi, le allargai le gambe e iniziai a leccarle la fica, grondante di umori. Giacomo si tirò giù i pantaloncini e tirò fuori il suo arnese. Giulia lo prese in mano e cercò di raggiungerlo con la bocca. Giacomo si avvicinò e glielo mise in faccia. Lo leccava e se lo mise in bocca. Come lo leccava! Poi mi tirò verso di lei, e mentre continuava a spompinarlo le misi il mio cazzo dentro la fica. "Si, godo, godo, godo", disse. Volle baciarmi, il pisello di Giacomo era a due centimetri dalle nostre facce e lo strusciava sul viso di Giulia, ne sentivo l'odore pungente e il bagnato della saliva di Giulia, lo faceva passare anche sul mio viso, mentre io continuavo a scopare Giulia e a baciarla. Lo mise tra le nostre bocche, Giulia lo leccò e così feci pure io. Con un uomo non mi era mai capitato una cosa intima, ma Giacomo era così bello. Quando Giulia mi vide leccarlo, con le nostre lingue che si incontravano sul cazzo di Giacomo ebbe un altro orgasmo. "Dio come godo, sto venendo tutta", disse Giulia. Giacomo mi mise la cappella in bocca, scelse la mia, e sborrò pure lui. Sentivo gli schizzi sulla lingua, e con il suo sperma che mi scendeva dalle labbra, Giulia mi baciò leccandomi tutta la bocca. Venni pure io, dentro di lei, continuando a baciarci.
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