Vite parallele

di
genere
pulp

Ajsi tiene forte la pistola tra le mani. La punta alla tempia. Il metallo freddo al contatto con la pelle la fa rabbrividire. La posa giù. Si guarda allo specchio. I suoi 20 anni sono pochi per farla finita, e vedere sé stessa allo specchio le fa un certo effetto.
E' bella Ajsi.
Due occhi neri neri come la notte, capelli lunghi neri, una bocca che fa sognare, eppure lei non ha più sogni. Lui glieli ha uccisi.
E' brava Ajsi. La più brava di tutte, piena di talento, ma non solo.
Molto seria, testarda, precisa, sin dalla nascita... perfetta.
Ajsi ride di sé stessa allo specchio, un riso amaro che le storpia la faccia.
E' più smorfia che risata sarcastica è il suo viso si trasforma facendosi beffe di lei.
Si allontana dallo specchio. Non vuole più guardarsi. Lo copre con l'asciugamani e riprende la pistola in mano. La impugna, la appoggia di nuovo alla testa, ma non preme il grilletto...
Prima vorrebbe rivedere il film della sua vita.
E, infatti, flash di immagini le si parano davanti e i ricordi si fanno vivi come se tutto stesse per succedere nuovamente in quello stesso momento.
Ricorda la mamma è il papà, coccolata, felice tra loro due. Ricorda il sogno della mamma che poi diventa anche il suo sogno. Ricorda le sue dolci parole che le dicevano: "Ajs, sei bellissima! Ajsi, quando tu canti anche gli angeli scenderebbero dal cielo pur di ascoltarti, e tu sei l'angelo della mamma".
Ricorda quel giorno, quando, a 9 anni, la portò ad una scuola di preparazione artistica per studiare recitazione, canto, ballo, e, dopo la prima prova, Ajsi fu subito ammessa. Non poteva essere altrimenti, era bella Ajsi, troppo bella e anche troppo brava.
Finalmente il suo sogno stava prendendo forma, lo stavano per toccare con le mani entrambe, madre e figlia.
Mattina, scuola tutti i giorni fino alle 13:00, poi pranzava lì e il pomeriggio, dopo un po' di riposo, Ajs si allenava con le sue amiche e amici, imparavano l'arte della recitazione, del canto, del ballo.
Nessuno era bravo quanto lei. Era un'attrice nata in recitazione, era ballerina, era cantante. Le note che uscivano dalla sua bocca potevano risvegliare i morti.
Ajsi era donna, era bambina, era aggressiva, era dolce, era amara, era sognatrice, era vera. Si impegnava per essere ancora di più, Ajsi. Si impegnava al massimo con molta serietà, insolito per una bambina di 9 anni. il regista la notò subito, già dalla prima prova. Puntò tutto su di lei, sapeva persuaderla. Il regista era giovane e pieno di ambizioni. Voleva arrivare in alto, e nessun altro meglio di Ajsi poteva aiutarlo a raggiungere quegli obiettivi. Era lei il suo mezzo. Insieme avrebbero raggiunto le stelle. Così le diceva ogni volta, ed ogni volta Ajsi lo adorava di più e si impegnava sempre di più. Per compiacere sé stessa ma anche lui.
E la mamma sempre presente, sempre orgogliosa e fiera per la sua piccola che stava arrivando l'apice del successo già a 14 anni. Purtroppo, però, mamma morì all'improvviso d'infarto, e Ajs continuò ad andarci da sola alla scuola di teatro. Lo volle fare per sé, per il suo maestro, ma soprattutto per la mamma. Ma era distrutta. Piangeva facilmente. Allora, il maestro le stette vicino. La protesse, la confortò, la coccolò... oh le coccole...
Le coccole divennero sempre più intense, finché, un giorno, mentre lei teneva la testa posata sul suo petto per avere un po' di conforto, dopo aver pianto fino a poco prima a singhiozzi, lui cominciò ad annusarle i capelli, glieli baciò, le mani iniziarono a frugare i suoi piccoli seni. Ajsi non capiva. Anzi, capiva ma pensò che lui si sarebbe fermato, amava il maestro, si fidava ciecamente di lui. Lui aveva sempre saputo quello che doveva fare, e, mentre la toccava, le sussurrava: fidati di me, insieme raggiungeremo le vette più alte e ti farò diventare una star, adesso lasciati andare. Ajsi non oppose resistenza, anzi lo assecondò. Lui la mise sotto riempiendola di baci e non solo di quelli. Dopo un po' la penetrò piano, con accesa passione. Evidentemente, Ajsi di questo aveva bisogno e lui lo sapeva bene, perché lui sapeva tutto.
La macchia rossa rimasta sul divano quel giorno attestava che Ajsi non era più una bambina, ma oramai una donna. E lui lo aveva per sé, lei voleva essere sua.
Quello stesso giorno, lui le assegnò un ruolo da protagonista, non adatto alla sua età, ma Ajsi era capace di comportarsi da donna adulta, di interpretarla, di diventare tutt'uno con il personaggio, anche se aveva come minimo 10 anni in meno di questo. Gli eventi della vita l'avevano fatta crescere presto, e lei era e si sentiva perfetta per quel ruolo. Non deluse le aspettative di nessuno. In viaggio per l'Europa, vinsero premi e riconoscimenti. E il suo maestro la adorò, e lei era fiera di se, e in cuor suo sapeva che anche sua mamma era fiera della piccola oramai grande Ajsi.
Subito dopo dovette interpretare un altro ruolo importante; quello di una bambina che aveva perso le parole perché aveva visto sua madre venire uccisa dal suo papà. Si era immedesimata tanto nel ruolo, Ajsi, prendendosi gli applausi del mondo intero. Titoli di giornali in prima pagina che parlavano di lei... e poi.. aveva vicino il suo maestro sempre, ovunque. Il papà non la poteva seguire perché lavorava, ma il suo maestro era adorabile con lei. Stava mantenendo la promessa.
Fino a quel giorno. Quando cominciò a trascurarla, a non considerarla, ad evitarla... durante le lezioni non la faceva intervenire, i pezzi forti che spiegava a lei non glieli faceva provare, e Ajsi non capiva. Non si fermava neppure più con lei dopo scuola. Ma il colmo arrivò quando il ruolo della protagonista nel seguente spettacolo non lo diede a lei, ma alla sua compagna, una molto meno brava ma che poco a poco stava emergendo. Tutto questo senza darle neppure una spiegazione.
Ajsi si sentì tradita e decise di affrontarlo. Aspettò che tutti andassero via e si avviò verso il suo studio. Arrabbiata com'era entrò senza bussare, e la scena che vide la mandò fuori di sé. Lui, il suo maestro che stava baciando la presunta protagonista del prossimo spettacolo. Ajsi non ci vide più. Giovane, senza esperienza, sanguigna e focosa, cominciò a urlargli contro, dicendogli che l'avrebbe rovinato. In preda alla rabbia, prima assunse due suoi amici per vendicarsi del suo maestro, e poi andò alla polizia. Tutto le si ritorse contro, però. Ogni accusa mossa, ora le si ribaltava addosso. Venne additata lei come la colpevole di tutto, e il povero maestro, nonostante tante volte fosse già stato accusato di stupro, non era che la povera vittima di una precoce mangiauomini.
Per strada, sguardi taglienti, comportamenti denigratori, qualcuno addirittura le diceva di provare altri cazzi oltre quello del maestro. Lei si sentiva morire. Nessuno le credeva più. Le umiliazioni non le sopportava, le ingiustizie la ferivano...
Ricorda tutto un attimo prima di premere il grilletto, e con un colpo fa calare il sipario su quell'inferno.
Lui le aveva promesso le stelle, e in qualche modo quella promessa l'aveva mantenuta. Lei una stella lo era diventata, una delle tante, una delle più luminose del firmamento. Una stella in un cielo lontano, lontano da un mondo incapace di apprezzarla, conoscerla, proteggerla.
Continua a brillare, piccola Ajsi, tu e i tuoi sogni che sono rimasti solo sogni.
di
scritto il
2017-11-25
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