I ragazzi di Ciaulà

di
genere
voyeur

Pensavo che qui a Ciaulà ormai si fossero congelate le passioni e non è difficile pensarlo quando vedi l'età media intorno a te molto alta.
Osservare è di sicuro il modo migliore per uccidere la noia qui, infatti, vado alla ricerca di soggetti da fotografare molto spesso.
Oh no, no...che avete capito. Io fotografa?
Non lo sono, non ho la pazienza e credo che per essere dei buoni fotografi bisogna essere prima degli abili disegnatori e io non lo sono mai stata. Tuttavia, sapete, faccio delle lunghe passeggiate da quando sono qui, la mattina l'erba è fresca, bagnata e nei campi coltivati abilmente dai contadini vedo molto più di un semplice lavoro. Ho constatato infatti che i solchi tracciati da queste formiche umane della proprietà privata ormai sono di meno rispetto a quelli che hanno in viso.
Tutta la vecchiaia che mi circonda mi ha dato un senso di enorme tranquillità, perché io non li vedo come portati verso la morte.
Io nella vecchiaia vedo una stasi e un piacere, forse perché sono giovane e perché non ho un campo tutto mio.
È da un po' che c'è una piccola novità, pensavo non ci fosse più vita e invece proprio mentre ero presa dall'ennesimo saggio contadino ricurvo, fine della pace. Orde di bici Atala con manubri sbiaditi dal sole e leggeri schiamazzi.
I ragazzi di paese sono timidi e hanno le guance rosse, non è vero? A me sembra che questa regola non valga ma mentre li vedo passare e curiosa li riprendo con gli occhi, non posso non pensare alle loro madri cattoliche che li hanno imbastiti a suon di neonati trovati sotto i cavoli.
Mi trasmettono una purezza tale che se mi chiedessero come si fanno i bambini io risponderei loro che li si trova dopo una preghiera alla Vergine sotto ad un cavolo.
Ormai li contemplo, ho imparato a riconoscere i loro volti ed i loro nomi, nomi tramandati di padre in figlio, semplici ma sempre motivo di vanto e orgoglio.
Ho notato che maschi e femmine sono tutti insieme, ed è cambiato molto, questa promiscuità sacrilega una volta ora è tenera normalità.
Ieri sera ero al buio in camera, con la finestra aperta, mi aiutava a leggere l'Iperione di Hölderlin una piccola luce da lettura, di quelle che si fissano sui libri e che io aggancio alla spalliera del letto.
Delle tenere voci che arrivano attirano in me una morbosa curiosità, ma non pensiate che io mi affacci coraggiosa, no. Spengo la lucina fioca e vado verso la finestra.
Due biciclette accostate al recinto della mia siepe non curata. Sono ragazzi, li riconosco subito, hanno sempre il cavalletto rotto e hanno cura nel sistemarle per evitare di rompere il resto. Sono pur sempre nel mio giardino incolto e si rincorrono.
È solo la luna che mi permette di esaminarli.
C'è una ragazza, indossa una canotta di un rosso acceso ed ha i capelli scuri. Corre male ma la luna mi dice che ha un bel culo, schiacciato dal tessuto del suo jeans.
Poi vedo lui: capelli lunghi, snello, è molto attento alle parole quindi sta cercando di fare colpo su di lei.
La prende e le da un bacio sul collo.
Penso che siano entrati da qualche buco della staccionata e inoltre in paese sanno che in quella casa viene poche volte solo una riservata nipote di un ormai defunto contadino.
Penso che sia abitudine venire qui e nascondersi dal gruppo.
Li lascio fare, vorrei tornare all'Iperione, poi la luna mi dice di no.
Belli entrambi, schiacciati contro il muro, non vedo più le loro guance rosse.
Lui le mette una mano nei pantaloni e lei geme.
Forse questi due non vanno sempre in chiesa la domenica e hanno capito qualcosa sui cavoli e sui bambini.
Le toglie la canotta e gliela lascia al collo, un bel reggiseno ricamato, slacciato e riposto a terra tra l'erba troppo cresciuta.
Ha dei bellissimi seni, gonfi e giovani e lui li morde e li succhia con la bocca.
Non si risparmiano i gemiti, non li sente nessuno. Oh, adesso devo farlo... sì che devo farlo. Inizio a toccarla da sopra alle mutandine, è il pensiero di loro che giocano ad essere sporchi che mi eccita.
Lui che le ravana nelle mutande e lei che prova quel piacere inedito, i tremolii. Questi vanno ad accompagnare anche il mio sesso che gongola di questa situazione.
Me le posso togliere ora.
Lei si è abbassata, ha ancora i seni nudi, li guardo bene e li catturo mentre premo le dita sul mio sesso bagnato.
Lui l'ha tirato fuori e la afferra per i capelli folti e neri. Inizia a succhiarlo, deve ancora imparare, però la vedo con gli occhi alti.
Lo sta guardando mentre si prodiga in quel pompino, ha potenziale, penso.
Continua a scendere con la bocca sul sesso di lui. I suoi gemiti ora si fanno più silenziosi, è il sesso orale che la fa reagire così.
La vergogna aumenta ma la libidine è più forte e quindi abbassa la voce. Lui ha piegato le gambe, la spinge sul suo cazzo, le sussurra qualcosa.
Saranno dolci parole d'amore, si fa così, deve ringraziarla per la vergogna che proverà quando inginocchiata venererà San Basilio con la madre e le zie col velo nero.
Eh invece no, lei scende alle palle.
Cristo! Le sta prendendo i coglioni in bocca!
Questo mi fa godere, altro che innocenti e pii.
Bravi! Guardo i suoi occhi e desidero essere lei su quel giovane cazzo, lui si è calato i pantaloni, ha un bel culo.
Sono fradicia, allargo le gambe e mi masturbo con gusto. Penso al mio primo sesso orale, non molto diverso da questo, poi torno su di loro. Le ha fatto mettere le mani contro il muro, le cala i jeans e le morde il culo.
Come avevo visto, ha una pella chiara, un culo tondo e ben fatto. Lui la morde e lei ride piano.
Lo vedo che la lecca, le sta cercando la fica ma non sa ancora bene dove puntare la lingua.
Però lei geme, è la prima volta forse che qualcuno cerca di leccarle le intimità.
Lo vedo cercarlo con la mano la poca luce non lo aiuta e poi lo vedo sfregarsi le mani e annusarle.
È la prima volta che tocca una fica umida, si lecca le mani per sentirle il sapore e si tira qualche colpo di sega. Ha approvato!
Ma è lei che mi meraviglia, gli prende il cazzo tra le mani e allora lui torna a cercarle la fica.
La prende per i fianchi e goffamente prende quasi la mira. Entra dentro di lei.
Oh non resisto, è troppo per me.
Due giovani sporchi in questo ancestrale ambiente di vespri e dolci della nonna.
Mi premo il sesso e mi chiudo la bocca venendo.
Un ultimo sguardo, incrocio gli occhi con lei che ora si sta facendo possedere contro quel muro grigio. Di scatto mi nascondo, forse dirà di aver visto una donna guardarla e sorprenderla a fare sesso.
O forse dirà che la paura la spinse a vederla.
Li lascio lì soli, mi copro col lenzuolo bianco e fresco mentre mi pare di sentire in lontananza i versi del mio primo orgasmo con un uomo.
E forse, penso, di non aver visto altro che me stessa diventare donna.
Poi il sonno.
Semiramis

scritto il
2018-07-14
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