Madame
di
Semiramis
genere
saffico
Intimorita la ragazza con i lunghi capelli neri aspettava alla porta cercando di mantere i tremori delle gambe. La vergogna e l'emozione erano più che presenti in lei, la dominavano.
Continuava ad accarezzare il divano in velluto e a guardare i candelabri e gli arredi classici della villa. La cura maniacale, lo stemma riportato su ogni pezzo di quel museo adibito a residenza la colpivano e le ricordavano i suoi studi al collegio, fatti con poca attenzione e poca cura. Eppure quella casa le ricordava qualche letterato, un esteta che aveva una villa come quella. Era sicura che non fosse Carducci, doveva essere qualcun altro ma che le importava ora. La grande "S" intarsiata sullo stemma più alto, due lupi che la difendevano e una corona. Un galoppino le aveva detto che quello era lo stemma della casa della Signora, gli aveva parlato di araldica, un termine mai sentito.
-È il suo turno, prego-
Tuonò imperioso un nuovo cameriere.
Il grande portone si richiuse con qualche cigolio e la giovane pensò che anche quel rumore fosse parte dell'arredo.
-Madame, la signorina è qui per lei-
-Rodolfo...-
-Signora illustrissima...-
-Chiami Alexia e la conduca qui, mi serve qualche minuto però-
-Certo-
Il bravo servitore si allontanò e richiuse il portone. Una camera da letto vellutata e rossa, con quadri di nudi e statue di ceramiche costose e barocche si presentò alla vista della ragazza.
-Cosa ti serve?-
-Signora mi hanno detto che lei può essermi d'aiuto-
-Dimmi, cosa ti occorre-
-Mi hanno detto che lei costruisce carriere, che lei è capace di portare la luce dove c'è il buio-
-Hai una vita difficile?-
-Signora, sì. Sono in difficoltà-
-Sei molto bella, sai quali sono i costi?-
-Sono pronta ad affrontarli-
-Sei libera di andartene, ne arriveranno di più belle-
-Sono io il meglio che può avere per il suo spettacolo, signora-
-Sei audace, bada però... non diventare superba. Potrai essere superba solo quando ti potrai permettete scimmie che giocano per te a tuo piacimento-
-Lei se le può permettere, Signora-
-Denudati, devo visitarti... ah, nome?-
-Mi chiamo Benedetta, Signora-
-Ah, mi piace Giulia-
-Scusi Signora, Benedetta...-
-Giulia non insistere e spogliati-
Giulia aveva capito che doveva stringere i denti e continuare a sopportare, le avevano detto già dutto. Forse il suo nome non era gradito alla Signora, forse era solo per umiliarla di più.
Agli animali si danno i nomi, pensò.
La Signora le venne vicino e l'annusò, poi si leccò le mani e prese a toccarle la vulva.
-Sei vergine?-
-No, Signora. L'ho persa un mese fa quando ho compiuto diciotto anni-
La Signora iniziò a penetrarla con le dita, poi assaggiò il suo sapore.
-A novanta, ora-
Giulia non esito e aprì bene le natiche per mostrare il culo alla Signora.
Una slinguata tra la vulva e l'ano le gelò il sangue.
-Sei buona Giulia, davvero, ed è la tua fortuna perché mi sei antipatica... col seno ci siamo ma vedi di farteli restare ritti durante l'amplesso. Hai un bel culo, per il resto ci siamo. Una bella fica salata, insomma sei buona da fottere-
-Sono contenta per lei, allora-
-Su non fare la leccaculo Giulia, potrai permetterti una villa come questa un giorno se lavori sodo. Ora inizi dal basso, inizi a fare la puttana-
-Sarò la sua puttana?-
-Quando si dona il corpo per valori e favori si è la puttana del mondo non la mia puttana-
Rodolfo bussò e chiese permesso.
-Signora, ecco Alexia-
Entrò nella stanza una stupenda ragazza biona e riccia. Con due occhi di ghiaccio e una pelle di porcellana. Si diresse verso la Signora e le diede un lungo bacio con la lingua. Poi aperta la bocca ricevette uno sputo dalla Signora che le richiuse le labbra baciandola.
La Signora si sedette sul trono allargando le gambe a mostrare una grossa fica matura.
Lei doveva avere forse quarant'anni ma la fica grossa e con le piccole labbra sporgenti dimostrava un'attività che durava da molto tempo.
-Alexia, amore, io resto qui tu vai da lei e leccala-
Alexia baciò la vulva della Signora e lei inclinandole la testa si fece leccare il palmo della mano che prontamente spedì sul suo ficone.
-Signora come si chiama?-
-Giulia, lei è Giulia. Da ora camminate sempre a quattro zampe e coi culi in alto-
Alexia a quattro zampe raggiunse Giulia e la portò sul letto a baldacchino di fronte al trono.
-Cammina a quattro zampe, sali sul letto e aprì bene le gambe-
Giulia ascoltò Alexia. Salita sul letto, a quattro zampe, divericò le gambe schiudendo una fichetta gentile con un clitoride appena accennato. Si passò, velocemente, la mano sulla fica quasi a sistemarla e provando un leggero brivido. Alexia prese a baciarla nella zona dell'inguine, poi solcò con la lingua le due grandi labbra. Si spostò col viso e colpì con uno sputo il clitoride di Giulia.
Alexia raccolse quel rivolo che aveva generato e Giulia distese i piedi e i muscoli delle gambe, godendone.
-Ti piace, mmh... brave, brave le mie scimmiette-
La Signora era compiaciuta e Giulia eccitata spinse la testa di Alexia tra le sue cosce matide. Fece colare un rivolo di saliva che venne raccolto, prontamente, da Alexia.
-Baciatevi, forza su... voglio vedervi-
La Signora affondava le dita nella sua grossa fica navigata e Alexia tirata fuori la lingua la buttò nella bocca di Giulia che prese a succhiarla. Lo spettacolo proseguiva, per il piacere della Signora, le due si tenevano le nuche e continuavano a intrecciare le lingue.
Una mano scendeva verso le loro verdi fiche umide. I dolci gemiti accompagnavano le loro folate di piacere. Giulia scese, lentamente, ai seni di Alexia. Le lasciò una scia umida sul collo, leccandola.
-Brave le mie scimmiette, venite qui su-
Giulia, istintivamente si alzò e prese a camminare.
-Chi ti ha detto che puoi stare su due piedi? Alexia pensaci tu-
Alexia fece tornare Giulia a quattro zampe e le fece allargare le natiche in corrispondenza della faccia della Signora.
Un accenno di saliva le colò dalla bocca verso il solco anale della partner.
La Signora tese al suo animale un filo di palline d'oro che Alexia prese a leccare.
La Signora alzatasi dal trono prese a sculacciare Giulia.
-Chi ti ha detto di camminare su due piedi, tu ora sei il mio animale-
Le mani rosse le segnavano le natiche e un rivolo di umori le colò nell'interno coscia. La Signora lo raccolse e le diede una slinguata di fica.
-Ti è piaciuta la punizione... brava la mia scimmietta-
Alexia iniziò a farle entrare le palline d'oro nel culo e ormai Giulia si masturbava da sola.
Si sentiva umiliata ma il suo sesso le chiedeva piacere, il sesso stava trasformando tutto.
La sua vagina la salvava da quella situazione facendole provare piacere.
Le palline d'oro le entravano nel culo e il clitoride pulsava spinto dal piacere anale mai provato.
-Aaah, venite qui ora. Oh, sì...-
Le due si spostarono verso la Signora che le accolse presso la sua intimità come serpi in seno.
-Baciatela, baciate la fica che vi donerà una nuova vita-
Come cagne continuarono a leccare la grossa vagina della Signora che venne tra gli spasmi, iniettando sulla loro faccia umori di goduria.
Continuava ad accarezzare il divano in velluto e a guardare i candelabri e gli arredi classici della villa. La cura maniacale, lo stemma riportato su ogni pezzo di quel museo adibito a residenza la colpivano e le ricordavano i suoi studi al collegio, fatti con poca attenzione e poca cura. Eppure quella casa le ricordava qualche letterato, un esteta che aveva una villa come quella. Era sicura che non fosse Carducci, doveva essere qualcun altro ma che le importava ora. La grande "S" intarsiata sullo stemma più alto, due lupi che la difendevano e una corona. Un galoppino le aveva detto che quello era lo stemma della casa della Signora, gli aveva parlato di araldica, un termine mai sentito.
-È il suo turno, prego-
Tuonò imperioso un nuovo cameriere.
Il grande portone si richiuse con qualche cigolio e la giovane pensò che anche quel rumore fosse parte dell'arredo.
-Madame, la signorina è qui per lei-
-Rodolfo...-
-Signora illustrissima...-
-Chiami Alexia e la conduca qui, mi serve qualche minuto però-
-Certo-
Il bravo servitore si allontanò e richiuse il portone. Una camera da letto vellutata e rossa, con quadri di nudi e statue di ceramiche costose e barocche si presentò alla vista della ragazza.
-Cosa ti serve?-
-Signora mi hanno detto che lei può essermi d'aiuto-
-Dimmi, cosa ti occorre-
-Mi hanno detto che lei costruisce carriere, che lei è capace di portare la luce dove c'è il buio-
-Hai una vita difficile?-
-Signora, sì. Sono in difficoltà-
-Sei molto bella, sai quali sono i costi?-
-Sono pronta ad affrontarli-
-Sei libera di andartene, ne arriveranno di più belle-
-Sono io il meglio che può avere per il suo spettacolo, signora-
-Sei audace, bada però... non diventare superba. Potrai essere superba solo quando ti potrai permettete scimmie che giocano per te a tuo piacimento-
-Lei se le può permettere, Signora-
-Denudati, devo visitarti... ah, nome?-
-Mi chiamo Benedetta, Signora-
-Ah, mi piace Giulia-
-Scusi Signora, Benedetta...-
-Giulia non insistere e spogliati-
Giulia aveva capito che doveva stringere i denti e continuare a sopportare, le avevano detto già dutto. Forse il suo nome non era gradito alla Signora, forse era solo per umiliarla di più.
Agli animali si danno i nomi, pensò.
La Signora le venne vicino e l'annusò, poi si leccò le mani e prese a toccarle la vulva.
-Sei vergine?-
-No, Signora. L'ho persa un mese fa quando ho compiuto diciotto anni-
La Signora iniziò a penetrarla con le dita, poi assaggiò il suo sapore.
-A novanta, ora-
Giulia non esito e aprì bene le natiche per mostrare il culo alla Signora.
Una slinguata tra la vulva e l'ano le gelò il sangue.
-Sei buona Giulia, davvero, ed è la tua fortuna perché mi sei antipatica... col seno ci siamo ma vedi di farteli restare ritti durante l'amplesso. Hai un bel culo, per il resto ci siamo. Una bella fica salata, insomma sei buona da fottere-
-Sono contenta per lei, allora-
-Su non fare la leccaculo Giulia, potrai permetterti una villa come questa un giorno se lavori sodo. Ora inizi dal basso, inizi a fare la puttana-
-Sarò la sua puttana?-
-Quando si dona il corpo per valori e favori si è la puttana del mondo non la mia puttana-
Rodolfo bussò e chiese permesso.
-Signora, ecco Alexia-
Entrò nella stanza una stupenda ragazza biona e riccia. Con due occhi di ghiaccio e una pelle di porcellana. Si diresse verso la Signora e le diede un lungo bacio con la lingua. Poi aperta la bocca ricevette uno sputo dalla Signora che le richiuse le labbra baciandola.
La Signora si sedette sul trono allargando le gambe a mostrare una grossa fica matura.
Lei doveva avere forse quarant'anni ma la fica grossa e con le piccole labbra sporgenti dimostrava un'attività che durava da molto tempo.
-Alexia, amore, io resto qui tu vai da lei e leccala-
Alexia baciò la vulva della Signora e lei inclinandole la testa si fece leccare il palmo della mano che prontamente spedì sul suo ficone.
-Signora come si chiama?-
-Giulia, lei è Giulia. Da ora camminate sempre a quattro zampe e coi culi in alto-
Alexia a quattro zampe raggiunse Giulia e la portò sul letto a baldacchino di fronte al trono.
-Cammina a quattro zampe, sali sul letto e aprì bene le gambe-
Giulia ascoltò Alexia. Salita sul letto, a quattro zampe, divericò le gambe schiudendo una fichetta gentile con un clitoride appena accennato. Si passò, velocemente, la mano sulla fica quasi a sistemarla e provando un leggero brivido. Alexia prese a baciarla nella zona dell'inguine, poi solcò con la lingua le due grandi labbra. Si spostò col viso e colpì con uno sputo il clitoride di Giulia.
Alexia raccolse quel rivolo che aveva generato e Giulia distese i piedi e i muscoli delle gambe, godendone.
-Ti piace, mmh... brave, brave le mie scimmiette-
La Signora era compiaciuta e Giulia eccitata spinse la testa di Alexia tra le sue cosce matide. Fece colare un rivolo di saliva che venne raccolto, prontamente, da Alexia.
-Baciatevi, forza su... voglio vedervi-
La Signora affondava le dita nella sua grossa fica navigata e Alexia tirata fuori la lingua la buttò nella bocca di Giulia che prese a succhiarla. Lo spettacolo proseguiva, per il piacere della Signora, le due si tenevano le nuche e continuavano a intrecciare le lingue.
Una mano scendeva verso le loro verdi fiche umide. I dolci gemiti accompagnavano le loro folate di piacere. Giulia scese, lentamente, ai seni di Alexia. Le lasciò una scia umida sul collo, leccandola.
-Brave le mie scimmiette, venite qui su-
Giulia, istintivamente si alzò e prese a camminare.
-Chi ti ha detto che puoi stare su due piedi? Alexia pensaci tu-
Alexia fece tornare Giulia a quattro zampe e le fece allargare le natiche in corrispondenza della faccia della Signora.
Un accenno di saliva le colò dalla bocca verso il solco anale della partner.
La Signora tese al suo animale un filo di palline d'oro che Alexia prese a leccare.
La Signora alzatasi dal trono prese a sculacciare Giulia.
-Chi ti ha detto di camminare su due piedi, tu ora sei il mio animale-
Le mani rosse le segnavano le natiche e un rivolo di umori le colò nell'interno coscia. La Signora lo raccolse e le diede una slinguata di fica.
-Ti è piaciuta la punizione... brava la mia scimmietta-
Alexia iniziò a farle entrare le palline d'oro nel culo e ormai Giulia si masturbava da sola.
Si sentiva umiliata ma il suo sesso le chiedeva piacere, il sesso stava trasformando tutto.
La sua vagina la salvava da quella situazione facendole provare piacere.
Le palline d'oro le entravano nel culo e il clitoride pulsava spinto dal piacere anale mai provato.
-Aaah, venite qui ora. Oh, sì...-
Le due si spostarono verso la Signora che le accolse presso la sua intimità come serpi in seno.
-Baciatela, baciate la fica che vi donerà una nuova vita-
Come cagne continuarono a leccare la grossa vagina della Signora che venne tra gli spasmi, iniettando sulla loro faccia umori di goduria.
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