Il Generale
di
Semiramis
genere
etero
Cena, cena meravigliosa. Una delle mie migliori performance culinarie, tutto pronto!
Perdonatemi ma vado di fretta perché mi brucia la fica. No, che avete capito!? Mica ho mangiato piccante...
È che stasera viene il Generale a casa, lui ha lavorato e merita di essere ripagato. È una persona a modo il Generale.
Pulito, sbarbato, capello corto. Un po' sbruffoncello, tutti devono credere ai sacrifici che ha fatto per diventare generale. Tutti gli credono e gli credono fermamente, manco fosse un Vangelo in carne, specie quelli che guardavano la madre nella stalla col colonnello. Sì, perché la madre del Generale era una contadina, il figlio un alto militare.
La madre una gran donna, il padre un grande uomo. Aveva resistito anni ed anni prona, con i seni pendenti e punzecchiati dalla paglia, mentre il Colonnello la chiavava.
Donna bellissima! La più bella donna di Ciaulà. Una massaia doc di quei tempi col fisico d'una delle migliori milf moderne. Ma quali milf, che sono le milf oggi? La mamma del Generale mungeva le capre e la sera mungeva il cazzo al Colonnello. E chiudete queste bocche sacrileghe, che Dio vi fulmini! Vi pare che un nobile Colonnello veniva a Ciaulà, minuto paesino montanaro, solo per una scopata? No, in effetti la massaia gli cucinava e il marito di lei lo ospitava a buttarsi tra i formaggi e tra le labbra gonfie della moglie giù nelle sottane. Dopo cena portava via l'allora futuro Generale, gli insegnava a fumare il Brenta, lasciava la moglie a montare.
-Eh, figlio mio, per diventare generale farai sacrifici!-
Gli diceva, con tono saggio, il tono d'uno che sta per far uscire il figlio dalla melma delle stalle per farlo impantanare nella melma dorata della città. Si lisciava il baffo inzuppato di vino fresco e senza solfiti e sopprimeva gli spasmi della moglie nella sua testa, li chiudeva nella scatola più bassa del suo cervello, fuggiva dal sacrificio in penitenza.
-È per il bene suo, lo sai, sono una moglie fedele!--
Però è anche vero che ad averci quel cazzo in fica, o meglio il cazzo più ricco degli emigrati da Ciaulà gliela faceva sentire guainata d'ora la fregna. Si faceva scopare sempre nelle stalle, lì il Colonnello dava il meglio. Era diretto, spuntava la divisa, rigorosamente indossata ogni giorno, e le buttava il cazzo sotto la veste. Le stringeva le poppe e la sbatteva, le leccava la nuca come cane da monta.
-Buona che sei, Maria!- e seguitava a guaire.
I bambinetti, sotto il monopolio di Fosco e Gigi pagavano quasi 20 lire a testa per salire sulle panche e sentire appena.
Io allora conoscevo solo quelle storie.
Il Generale fu stuprato dalla città come me, ci siamo conosciuti lì. Forse lì aveva smesso di credere ai sacrifici fatti da lui, iniziava a valutare quelli del padre. Fumava il Brenta per questo, il cazzo del padre ammainato dal potere dell'uomo raccomandato. Ma ora veniamo a noi, al sozzo...
Dunque il mio Generale a cena, gli ho fatto davvero una cenetta, via i formaggi ovviamente. Che si ricordi della madre e mi neghi il pisello proprio stasera?
Pace all'anima sua, la pia donna si è fatta le sue pompate nelle stalle, sulle balle di paglia. Ora tocca a me! Gli faccio rivendicare l'onore della famiglia io, gliela apro davanti così ora che lo distribuisce lui il potere può capire tutto.
-Buonasera, è da tanto...-
Vi risparmio, che vi frega, alla fine.
Ve lo dico che mi ha già stretto al pacco, come se dovessi avvertire la presenza del manganello? No, dai, è uomo di disciplina e galenteria lui. Ma me lo lavoro, gliela sventolerò in bocca. Ve lo giuro! Come posso non farlo, non ho la fissa dei palestrati ma sembra fatto benissimo sotto la camicia, come se fosse lavorato al tornio, duro, di rame e zinco. Mi immagino la verga, mi sento già aperta troia che sono!
-Paccheri, i tuoi preferiti, come li cucinano a Ciaulà-
-Ottimi, bravissima-
Ed io sarò bravissima a mettermi china per sentirtelo sbattere.
Scusate, torno in me. Bello è bello, impugna la forchetta con armonia e schiude la bocca sul cibo come se la baciasse, con eleganza ma sempre duro. Tra un boccone e l'altro gli scende il bracciale d'argento sul polso peloso, incornicia la sua seta.
Finito il pacchero, si passa al secondo.
Meraviglioso! Ho cucinato proprio pensando al dessert si vede.
-Ma che brava, dove hai imparato?-
Schiude un sorriso, mi chiava con gli occhi quel lupo, ulula e mi aiuta a sparecchiare dopo il secondo.
Tocco magico.
-Aiutami non ci arrivo...-
Vestitino di un'acqua marina più leggero dell'elio, si sollevano le nappine dei mocassini che accompagnano il movimento del suo pacco sul mio culo. Le nappine hanno erezioni? No, ditemelo? Ma vi assicuro che il cazzo a lui un po' si è gonfiato e di me non vi dico perché sono pudica a cena, quando si mangia si combatte con la morte e quando si chiava con la sorte. Ma la sorte è donna ed io sono anche dell'altra sponda e me la so lavorare!
Mi appoggia la mano sul culo, delirio. È fatta, sento le campane a festa che suonano nella fica!
-Ma, eccotele queste coppette!-
Servo la frutta e il gelato, il dessert non è ancora pronto ma io gli appoggio pure le tette sul tavolo ora, se le guarda e imbocca il cucchiaino. Sto per ingannarlo. Deve pensare che è ora, l'alzabandiera non ammetta ritardi. Piede tra le gambe,
sorriso stretto
e reazione ormonale inevitabile.
Lo vedo slacciare la fibia della cintura, sul morbido tessuto, sfila dai passanti il cuoio con pregevolezza. Sono sul tavolo, a cavalcioni, come la madre sulle balle di fieno.
Superficie liscia e morbida, il mio viso contro l'irto della barba del generale.
-Ah...-
Solo questo gli dico mentre mi stringe tra le dita la fregna impantanata. Morsi sul culo e segni del cuoio, lo lascio fare, mi doma tutta.
Me la lecca, guaisco, gemo.
-Spingi la lingua, Generale!-
Mi allarga il culo in una maniera indecorosa mentre mi lecca la fica, poi, mi bacia il buco e ci infila un dito.
-Ah...-
È potente, è forte, è fatto di sesso, me lo godo il mio militare. Mi godo tutti i suoi gradi e le gerarchie, sono la sottufficiale del suo cazzo!
-Pompami la fica, pompala!-
Mi tappa la bocca e mi lincia il culo, la gerarchia nel suo sesso è chiara. Da cagna sto in silenzio e mi godo il piacere logoro di violenza che si insidia nella mia fica. Me la scuce con due dita, poi tre. E mi lecca, mi lecca con una lingua a paletta, consuma il suo pasto. Adesso mi gira, mi ruota sul tavolo, come intrappolata nella sciarada del suo sesso. Mi imbuca la bocca con la cappella e me la fa scorrere sulle labbra afferrandomi per le ciocche ricce dal sudore. Lo guardo negli occhi e cerco di fare lo sguarda da puttana, quello migliore. Ma la gerarchia lì è chiara, mi china sul cazzo, gli devo guardare le palle. Sono oggetto del suo logoro pompino, usurata da un sesso materiale che mi fa sgolare la fica.
Gli stringo le palle, gliele lecco e le succhio, è chiaro tutto! La gerarchia, chi dirige, palle in bocca per goduria e rispetto. Gli rigo gli addominali, appigliandomi a questi mentre spompino, con gli occhi bassi e una mano sulla fica per placarla. Inginocchiata, lo risalgo con un salto accompagnata dai suoi avambracci e mi monta sull'albero maestro del suo corpo. Mi scuce la fica col suo sesso vigoroso, mi bacia le poppe e mi fotte, mi apre sul tavolo e mi lascia la bocca libera di ansimare, di soddisfare il suo e il mio piacere.
-Godo, Generale, godo!-
E si gode anche lui la mia passera linciata dal polposo innesto venoso del suo sesso. Mi scuote su di lui stringendomi le tette e io mi lascio completamente ammansuetire come tigre domata col biscottino dolciastro.
-Parlami sporco, Generale!-
Volano giù i suoi insulti, il suo spregio è delirio per le mie carni che godono. La mia fica è una cagnetta scodinzolante all'osso chiaro e pastoso.
-Sono una puttana, sì, la tua puttana, oh Generale mi fai impazzire...-
Non basta, non gli basta. Mi piega a novanta sotto di lui e mi scopa, mi fodera la fica e il culo con un dito. Mi spinge indietro la testa tirandomi i capelli, nei suoi pugni le ciocche cedono al sesso senza dolore.
-Ah...-
Stringo le dita dei piedi, sto mollando le gambe, mi accascio, un sesso vorticoso e il seme mi naviga nella pancia spinto da questo. Più colpi, non smette mai di venire il Generale. Mi giro e gli finisco il succo prelevandolo dalla cannuccia, il suo sapore, il sesso, le sue palle lisce mi mostrano le stelline dei suoi gradi.
Mi alza di nuovo, un bacio in bocca. Gli rigo la faccia con le dita sudate, mi stringe fortissimo il culo. Baci, baci, un'intesa.
-Il dessert ottimo, vorrei il bis-
Mi freme la fregna, questa volta è tutto mio, solo mio, il Generale.
Perdonatemi ma vado di fretta perché mi brucia la fica. No, che avete capito!? Mica ho mangiato piccante...
È che stasera viene il Generale a casa, lui ha lavorato e merita di essere ripagato. È una persona a modo il Generale.
Pulito, sbarbato, capello corto. Un po' sbruffoncello, tutti devono credere ai sacrifici che ha fatto per diventare generale. Tutti gli credono e gli credono fermamente, manco fosse un Vangelo in carne, specie quelli che guardavano la madre nella stalla col colonnello. Sì, perché la madre del Generale era una contadina, il figlio un alto militare.
La madre una gran donna, il padre un grande uomo. Aveva resistito anni ed anni prona, con i seni pendenti e punzecchiati dalla paglia, mentre il Colonnello la chiavava.
Donna bellissima! La più bella donna di Ciaulà. Una massaia doc di quei tempi col fisico d'una delle migliori milf moderne. Ma quali milf, che sono le milf oggi? La mamma del Generale mungeva le capre e la sera mungeva il cazzo al Colonnello. E chiudete queste bocche sacrileghe, che Dio vi fulmini! Vi pare che un nobile Colonnello veniva a Ciaulà, minuto paesino montanaro, solo per una scopata? No, in effetti la massaia gli cucinava e il marito di lei lo ospitava a buttarsi tra i formaggi e tra le labbra gonfie della moglie giù nelle sottane. Dopo cena portava via l'allora futuro Generale, gli insegnava a fumare il Brenta, lasciava la moglie a montare.
-Eh, figlio mio, per diventare generale farai sacrifici!-
Gli diceva, con tono saggio, il tono d'uno che sta per far uscire il figlio dalla melma delle stalle per farlo impantanare nella melma dorata della città. Si lisciava il baffo inzuppato di vino fresco e senza solfiti e sopprimeva gli spasmi della moglie nella sua testa, li chiudeva nella scatola più bassa del suo cervello, fuggiva dal sacrificio in penitenza.
-È per il bene suo, lo sai, sono una moglie fedele!--
Però è anche vero che ad averci quel cazzo in fica, o meglio il cazzo più ricco degli emigrati da Ciaulà gliela faceva sentire guainata d'ora la fregna. Si faceva scopare sempre nelle stalle, lì il Colonnello dava il meglio. Era diretto, spuntava la divisa, rigorosamente indossata ogni giorno, e le buttava il cazzo sotto la veste. Le stringeva le poppe e la sbatteva, le leccava la nuca come cane da monta.
-Buona che sei, Maria!- e seguitava a guaire.
I bambinetti, sotto il monopolio di Fosco e Gigi pagavano quasi 20 lire a testa per salire sulle panche e sentire appena.
Io allora conoscevo solo quelle storie.
Il Generale fu stuprato dalla città come me, ci siamo conosciuti lì. Forse lì aveva smesso di credere ai sacrifici fatti da lui, iniziava a valutare quelli del padre. Fumava il Brenta per questo, il cazzo del padre ammainato dal potere dell'uomo raccomandato. Ma ora veniamo a noi, al sozzo...
Dunque il mio Generale a cena, gli ho fatto davvero una cenetta, via i formaggi ovviamente. Che si ricordi della madre e mi neghi il pisello proprio stasera?
Pace all'anima sua, la pia donna si è fatta le sue pompate nelle stalle, sulle balle di paglia. Ora tocca a me! Gli faccio rivendicare l'onore della famiglia io, gliela apro davanti così ora che lo distribuisce lui il potere può capire tutto.
-Buonasera, è da tanto...-
Vi risparmio, che vi frega, alla fine.
Ve lo dico che mi ha già stretto al pacco, come se dovessi avvertire la presenza del manganello? No, dai, è uomo di disciplina e galenteria lui. Ma me lo lavoro, gliela sventolerò in bocca. Ve lo giuro! Come posso non farlo, non ho la fissa dei palestrati ma sembra fatto benissimo sotto la camicia, come se fosse lavorato al tornio, duro, di rame e zinco. Mi immagino la verga, mi sento già aperta troia che sono!
-Paccheri, i tuoi preferiti, come li cucinano a Ciaulà-
-Ottimi, bravissima-
Ed io sarò bravissima a mettermi china per sentirtelo sbattere.
Scusate, torno in me. Bello è bello, impugna la forchetta con armonia e schiude la bocca sul cibo come se la baciasse, con eleganza ma sempre duro. Tra un boccone e l'altro gli scende il bracciale d'argento sul polso peloso, incornicia la sua seta.
Finito il pacchero, si passa al secondo.
Meraviglioso! Ho cucinato proprio pensando al dessert si vede.
-Ma che brava, dove hai imparato?-
Schiude un sorriso, mi chiava con gli occhi quel lupo, ulula e mi aiuta a sparecchiare dopo il secondo.
Tocco magico.
-Aiutami non ci arrivo...-
Vestitino di un'acqua marina più leggero dell'elio, si sollevano le nappine dei mocassini che accompagnano il movimento del suo pacco sul mio culo. Le nappine hanno erezioni? No, ditemelo? Ma vi assicuro che il cazzo a lui un po' si è gonfiato e di me non vi dico perché sono pudica a cena, quando si mangia si combatte con la morte e quando si chiava con la sorte. Ma la sorte è donna ed io sono anche dell'altra sponda e me la so lavorare!
Mi appoggia la mano sul culo, delirio. È fatta, sento le campane a festa che suonano nella fica!
-Ma, eccotele queste coppette!-
Servo la frutta e il gelato, il dessert non è ancora pronto ma io gli appoggio pure le tette sul tavolo ora, se le guarda e imbocca il cucchiaino. Sto per ingannarlo. Deve pensare che è ora, l'alzabandiera non ammetta ritardi. Piede tra le gambe,
sorriso stretto
e reazione ormonale inevitabile.
Lo vedo slacciare la fibia della cintura, sul morbido tessuto, sfila dai passanti il cuoio con pregevolezza. Sono sul tavolo, a cavalcioni, come la madre sulle balle di fieno.
Superficie liscia e morbida, il mio viso contro l'irto della barba del generale.
-Ah...-
Solo questo gli dico mentre mi stringe tra le dita la fregna impantanata. Morsi sul culo e segni del cuoio, lo lascio fare, mi doma tutta.
Me la lecca, guaisco, gemo.
-Spingi la lingua, Generale!-
Mi allarga il culo in una maniera indecorosa mentre mi lecca la fica, poi, mi bacia il buco e ci infila un dito.
-Ah...-
È potente, è forte, è fatto di sesso, me lo godo il mio militare. Mi godo tutti i suoi gradi e le gerarchie, sono la sottufficiale del suo cazzo!
-Pompami la fica, pompala!-
Mi tappa la bocca e mi lincia il culo, la gerarchia nel suo sesso è chiara. Da cagna sto in silenzio e mi godo il piacere logoro di violenza che si insidia nella mia fica. Me la scuce con due dita, poi tre. E mi lecca, mi lecca con una lingua a paletta, consuma il suo pasto. Adesso mi gira, mi ruota sul tavolo, come intrappolata nella sciarada del suo sesso. Mi imbuca la bocca con la cappella e me la fa scorrere sulle labbra afferrandomi per le ciocche ricce dal sudore. Lo guardo negli occhi e cerco di fare lo sguarda da puttana, quello migliore. Ma la gerarchia lì è chiara, mi china sul cazzo, gli devo guardare le palle. Sono oggetto del suo logoro pompino, usurata da un sesso materiale che mi fa sgolare la fica.
Gli stringo le palle, gliele lecco e le succhio, è chiaro tutto! La gerarchia, chi dirige, palle in bocca per goduria e rispetto. Gli rigo gli addominali, appigliandomi a questi mentre spompino, con gli occhi bassi e una mano sulla fica per placarla. Inginocchiata, lo risalgo con un salto accompagnata dai suoi avambracci e mi monta sull'albero maestro del suo corpo. Mi scuce la fica col suo sesso vigoroso, mi bacia le poppe e mi fotte, mi apre sul tavolo e mi lascia la bocca libera di ansimare, di soddisfare il suo e il mio piacere.
-Godo, Generale, godo!-
E si gode anche lui la mia passera linciata dal polposo innesto venoso del suo sesso. Mi scuote su di lui stringendomi le tette e io mi lascio completamente ammansuetire come tigre domata col biscottino dolciastro.
-Parlami sporco, Generale!-
Volano giù i suoi insulti, il suo spregio è delirio per le mie carni che godono. La mia fica è una cagnetta scodinzolante all'osso chiaro e pastoso.
-Sono una puttana, sì, la tua puttana, oh Generale mi fai impazzire...-
Non basta, non gli basta. Mi piega a novanta sotto di lui e mi scopa, mi fodera la fica e il culo con un dito. Mi spinge indietro la testa tirandomi i capelli, nei suoi pugni le ciocche cedono al sesso senza dolore.
-Ah...-
Stringo le dita dei piedi, sto mollando le gambe, mi accascio, un sesso vorticoso e il seme mi naviga nella pancia spinto da questo. Più colpi, non smette mai di venire il Generale. Mi giro e gli finisco il succo prelevandolo dalla cannuccia, il suo sapore, il sesso, le sue palle lisce mi mostrano le stelline dei suoi gradi.
Mi alza di nuovo, un bacio in bocca. Gli rigo la faccia con le dita sudate, mi stringe fortissimo il culo. Baci, baci, un'intesa.
-Il dessert ottimo, vorrei il bis-
Mi freme la fregna, questa volta è tutto mio, solo mio, il Generale.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Sono puttanaracconto sucessivo
Funghi e cazzi- La prima volta di Marta R.P.
Commenti dei lettori al racconto erotico