Dopo la pioggia
di
scopertaeros69
genere
etero
Fuori piove a dirotto, no non è vero, fuori si sono aperte le cateratte del cielo, rinfrescando una notte afosa, quel tanto da costringerti a metterti la maglietta di cotone e gli slip.
Sai che mi piace guardarti nuda mentre dormi, come sai che stanotte non mi sono potuto fermare con te, ed allora, come succede spesso, ti sei messa giù nuda esposta come se io potessi entrare e raggiungerti per farti mia ancora una volta.
Ma non è solo per me che lo fai, da qualche mese, da quando abbiamo iniziato a vederci stai riscoprendo la donna stupenda che sei sempre stata, nascosta sotto gli stracci di un abitudine, che ti aveva spogliato di ogni aspettativa e desiderio, che ti aveva privato della visione della tua stessa passione.
Quel dormire nuda, sfiorandoti, meravigliando tè stessa del calore a volte scottante della tua pelle è divenuto un nuovo piacere al quale cerchi di rinunciare il meno possibile.
Stamattina però, pur non facendo freddo, la finestra socchiusa ti ha portato il cambio di temperatura, nel dormiveglia ti sei alzata e rivestita frettolosamente per tornare a letto, il minimo indispensabile per coprirti...nulla più.
Le 7,30 di una domenica mattina quasi subacquea, e la porta rimbomba di pesanti colpi, di un bussare prepotente, ti alzi scomposta e assonnata, scosti l’occhio magico per identificare l’inopportuno insonne.
Sono io...mi apri.
Fulmineo entro sospingendoti indietro, richiudo la porta alle mie spalle gocciolando sul pavimento, dal mio soprabito fradicio, neppure un saluto, due mandate alla serrature della porta.
Accenni una qualche risposta, ma non te ne do il tempo ti afferro per un braccio e al collo spingendoti all’indietro in camera da letto.
Mi hai riconosciuto, sai chi sono, sei sorpresa e in qualche modo atterrita, ti spingo sul letto con energia.
Il soprabito bagnato cade a terra raggiunto dalla mia camicia e mi sfilo i pantaloni dando un calcio alle scarpe una dietro l’altra, mentre salgo sul letto.
Un ultimo tuo strenuo tentativo di chiedermi cosa succede, mentre rinculi di schiena, all’indietro sul letto,
Ho ancora indosso slip e maglietta quando salgo sul materasso e ti afferro di nuovo, questa volta per i capelli e un braccio, per rubarti un bacio, per schiacciarti con il mio peso, non so se sei cosciente o è un riflesso condizionato, la tua debole resistenza a quella mia presa.
Una mano va giù ai tuoi slip e poi afferrati li straccia via da te con uno strattone che ti fa urlare, dopo è la volta della T-shirt che afferro per l’interno dello scollo e tiro giù violentemente, riempiendo la stanza di quell’unico rumore di stoffa lacerata.
Snudo i tuoi seni, come una crisalide, ora nuda, ammiro la mia farfalla, non credo tu abbia più dubbi o domande circa le mie intenzioni, mi tolgo in qualche modo gli slip e ti torno ad afferrare per i capelli.
Porto la tua testa là dove la mia urgenza di sentire la tua bocca è più forte, non ti lascio il tempo di decidere nulla, la cappella del mio cazzo semieretto preme contro le tue labbra.
“Succhia puttana!”, vedo l’effetto delle mie parole in quel brivido che ti percorre la pelle, in quell’ultimo tentennamento prima che le tue labbra si dischiudano iniziando ad inghiottirmi.
Di quando in quando ti blocco, rimanendo dentro di te, controllando il tuo respiro, per poi rilasciarti in un apparente autonomia, hai ancora i brandelli della maglietta indosso che non ho nessuna intenzione di toglierti.
La mano si allunga sulle tue cosce che non tardano a dischiudersi, come un fiore di lussuria ti apri al mio tocco, anelando le mie dita che ti accarezzano e sondano alla ricerca della tua umidità.
Sei fradicia, si ti ho quasi stuprata e sei fradicia, ti sei dischiusa in una sorta di supplicante resa, mi chiedo se devo farti soffrire ancora, se devo aspettare ancora o venirti in bocca lasciandoti insoddisfatta nel tuo bruciante desiderio, in quell’incendio che ho appiccato con la mia prepotenza.
Credo di aver raggiunto un compromesso, o meglio semplicemente considero una delle varianti che ho accarezzato mentre venivo qui da te,.
Lievi movimenti circolari sempre più frenetici ed intrusivi dei miei polpastrelli tra le tue grandi labbra, sortiscono gli effetti voluti; ogni tanto mi interrompo per spanderli sul tuo buchetto più in basso...ti sento tremare...hai capito cosa voglio da te.
Inizia a pompare di bocca il mio cazzo come una forsennata, forse un disperato tentativo di riprendere il controllo, forse solamente l’ineluttabile presa d’atto possibile di insalivarlo il più possibile.
Le mie mani abbandonano i tuoi capelli per tenerti la testa lungo le tempie, ti stacco quasi a forza da quel pompino per abbassarmi a gemellare le mie labbra alle tue, per sentire un po’ del mio sapore dentro di te, non chiudi gli occhi mentre lo fai, mi guardi.
Poi ti afferro per le gambe, le divarico tirandoti al contempo all’indietro sulla schiena, i brandelli della maglietta si arrotolano sotto la tua schiena...la tue mani che corrono ad ancorarsi inutilmente alle lenzuola.
Quello che avviene dopo , pur nella sua rapidità è una sequenza che meriterebbe d’essere osservata al rallentatore, il culo che viene sollevato spingendo indietro le gambe, il cazzo che preme contro la rosellina ed inesorabile entra allargandoti, mentre soffochi un piccolo urlo, non so se di sorpresa o dolore.
Sono concentrato nell’entrarti dentro, concentrato nel scendere dentro di te mentre i tuoi respiri si fanno affannosi e una mano porta un lenzuolo alla bocca per morderlo.
Grugnisco di una sorta di vittoriosa sopraffazione quando sento le mie palle bagnarsi nei tuoi umori, le mani come due ceppi che ti imprigionano le caviglie, inizio un lento movimento dentro di te.
Gemi, respiri pesante, sbatti la testa contro il materasso ripetutamente, mentre io mi prendo ciò che è mio, ma quello che più mi colpisce è la quantità di umori che esce dalla tua fica.
È chiaro che ti fa un po’ male, come è altrettanto chiaro che sei eccitata e stai godendo, ed allora ogni mio ultimo riguardo cade, posso dedicarmi al mio piacere.
Alterno serie di movimenti lenti a movimenti veloci, esco quasi completamente per scendere dentro totalmente e di colpo; al piacere fisico dell’aprirti con il mio cazzo si somma quello del guardarti sconvolta senza controllo, succube della mia violenza, gradita, accettata...e desiderata.
Non so davvero per quanto tempo questo va avanti so soltanto che ad un certo punto devo venire, esco con un gemito da parte tua, la tua mano va istintivamente a toccarti il buco e poi sale a massaggiarti la fica mentre io mi lascio andare ad aspergerti di latte il ventre…
Solo dopo alcuni minuti recupero un po’ del mio senno e ti guardo di nuovo, ansante, sudata, sfatta, spettinata, che ti accarezzi la pelle con le mani dolcemente.
MI chino a baciarti teneramente un seno, poi scendo a leccare una piccola goccia di sperma che tengo sulla lingua per portartela alla bocca.
Le tue mani mi accarezzano il viso e la nuca mentre ci baciamo, non sembriamo neppure quasi le stesse persone, mentre mi sdraio sulla schiena e tu ti accoccoli lungo il mio fianco con la testa sul mio petto…
Sollevi la testa solo per un secondo, per guardarmi… “Grazie” mi sussurri…
Sai che mi piace guardarti nuda mentre dormi, come sai che stanotte non mi sono potuto fermare con te, ed allora, come succede spesso, ti sei messa giù nuda esposta come se io potessi entrare e raggiungerti per farti mia ancora una volta.
Ma non è solo per me che lo fai, da qualche mese, da quando abbiamo iniziato a vederci stai riscoprendo la donna stupenda che sei sempre stata, nascosta sotto gli stracci di un abitudine, che ti aveva spogliato di ogni aspettativa e desiderio, che ti aveva privato della visione della tua stessa passione.
Quel dormire nuda, sfiorandoti, meravigliando tè stessa del calore a volte scottante della tua pelle è divenuto un nuovo piacere al quale cerchi di rinunciare il meno possibile.
Stamattina però, pur non facendo freddo, la finestra socchiusa ti ha portato il cambio di temperatura, nel dormiveglia ti sei alzata e rivestita frettolosamente per tornare a letto, il minimo indispensabile per coprirti...nulla più.
Le 7,30 di una domenica mattina quasi subacquea, e la porta rimbomba di pesanti colpi, di un bussare prepotente, ti alzi scomposta e assonnata, scosti l’occhio magico per identificare l’inopportuno insonne.
Sono io...mi apri.
Fulmineo entro sospingendoti indietro, richiudo la porta alle mie spalle gocciolando sul pavimento, dal mio soprabito fradicio, neppure un saluto, due mandate alla serrature della porta.
Accenni una qualche risposta, ma non te ne do il tempo ti afferro per un braccio e al collo spingendoti all’indietro in camera da letto.
Mi hai riconosciuto, sai chi sono, sei sorpresa e in qualche modo atterrita, ti spingo sul letto con energia.
Il soprabito bagnato cade a terra raggiunto dalla mia camicia e mi sfilo i pantaloni dando un calcio alle scarpe una dietro l’altra, mentre salgo sul letto.
Un ultimo tuo strenuo tentativo di chiedermi cosa succede, mentre rinculi di schiena, all’indietro sul letto,
Ho ancora indosso slip e maglietta quando salgo sul materasso e ti afferro di nuovo, questa volta per i capelli e un braccio, per rubarti un bacio, per schiacciarti con il mio peso, non so se sei cosciente o è un riflesso condizionato, la tua debole resistenza a quella mia presa.
Una mano va giù ai tuoi slip e poi afferrati li straccia via da te con uno strattone che ti fa urlare, dopo è la volta della T-shirt che afferro per l’interno dello scollo e tiro giù violentemente, riempiendo la stanza di quell’unico rumore di stoffa lacerata.
Snudo i tuoi seni, come una crisalide, ora nuda, ammiro la mia farfalla, non credo tu abbia più dubbi o domande circa le mie intenzioni, mi tolgo in qualche modo gli slip e ti torno ad afferrare per i capelli.
Porto la tua testa là dove la mia urgenza di sentire la tua bocca è più forte, non ti lascio il tempo di decidere nulla, la cappella del mio cazzo semieretto preme contro le tue labbra.
“Succhia puttana!”, vedo l’effetto delle mie parole in quel brivido che ti percorre la pelle, in quell’ultimo tentennamento prima che le tue labbra si dischiudano iniziando ad inghiottirmi.
Di quando in quando ti blocco, rimanendo dentro di te, controllando il tuo respiro, per poi rilasciarti in un apparente autonomia, hai ancora i brandelli della maglietta indosso che non ho nessuna intenzione di toglierti.
La mano si allunga sulle tue cosce che non tardano a dischiudersi, come un fiore di lussuria ti apri al mio tocco, anelando le mie dita che ti accarezzano e sondano alla ricerca della tua umidità.
Sei fradicia, si ti ho quasi stuprata e sei fradicia, ti sei dischiusa in una sorta di supplicante resa, mi chiedo se devo farti soffrire ancora, se devo aspettare ancora o venirti in bocca lasciandoti insoddisfatta nel tuo bruciante desiderio, in quell’incendio che ho appiccato con la mia prepotenza.
Credo di aver raggiunto un compromesso, o meglio semplicemente considero una delle varianti che ho accarezzato mentre venivo qui da te,.
Lievi movimenti circolari sempre più frenetici ed intrusivi dei miei polpastrelli tra le tue grandi labbra, sortiscono gli effetti voluti; ogni tanto mi interrompo per spanderli sul tuo buchetto più in basso...ti sento tremare...hai capito cosa voglio da te.
Inizia a pompare di bocca il mio cazzo come una forsennata, forse un disperato tentativo di riprendere il controllo, forse solamente l’ineluttabile presa d’atto possibile di insalivarlo il più possibile.
Le mie mani abbandonano i tuoi capelli per tenerti la testa lungo le tempie, ti stacco quasi a forza da quel pompino per abbassarmi a gemellare le mie labbra alle tue, per sentire un po’ del mio sapore dentro di te, non chiudi gli occhi mentre lo fai, mi guardi.
Poi ti afferro per le gambe, le divarico tirandoti al contempo all’indietro sulla schiena, i brandelli della maglietta si arrotolano sotto la tua schiena...la tue mani che corrono ad ancorarsi inutilmente alle lenzuola.
Quello che avviene dopo , pur nella sua rapidità è una sequenza che meriterebbe d’essere osservata al rallentatore, il culo che viene sollevato spingendo indietro le gambe, il cazzo che preme contro la rosellina ed inesorabile entra allargandoti, mentre soffochi un piccolo urlo, non so se di sorpresa o dolore.
Sono concentrato nell’entrarti dentro, concentrato nel scendere dentro di te mentre i tuoi respiri si fanno affannosi e una mano porta un lenzuolo alla bocca per morderlo.
Grugnisco di una sorta di vittoriosa sopraffazione quando sento le mie palle bagnarsi nei tuoi umori, le mani come due ceppi che ti imprigionano le caviglie, inizio un lento movimento dentro di te.
Gemi, respiri pesante, sbatti la testa contro il materasso ripetutamente, mentre io mi prendo ciò che è mio, ma quello che più mi colpisce è la quantità di umori che esce dalla tua fica.
È chiaro che ti fa un po’ male, come è altrettanto chiaro che sei eccitata e stai godendo, ed allora ogni mio ultimo riguardo cade, posso dedicarmi al mio piacere.
Alterno serie di movimenti lenti a movimenti veloci, esco quasi completamente per scendere dentro totalmente e di colpo; al piacere fisico dell’aprirti con il mio cazzo si somma quello del guardarti sconvolta senza controllo, succube della mia violenza, gradita, accettata...e desiderata.
Non so davvero per quanto tempo questo va avanti so soltanto che ad un certo punto devo venire, esco con un gemito da parte tua, la tua mano va istintivamente a toccarti il buco e poi sale a massaggiarti la fica mentre io mi lascio andare ad aspergerti di latte il ventre…
Solo dopo alcuni minuti recupero un po’ del mio senno e ti guardo di nuovo, ansante, sudata, sfatta, spettinata, che ti accarezzi la pelle con le mani dolcemente.
MI chino a baciarti teneramente un seno, poi scendo a leccare una piccola goccia di sperma che tengo sulla lingua per portartela alla bocca.
Le tue mani mi accarezzano il viso e la nuca mentre ci baciamo, non sembriamo neppure quasi le stesse persone, mentre mi sdraio sulla schiena e tu ti accoccoli lungo il mio fianco con la testa sul mio petto…
Sollevi la testa solo per un secondo, per guardarmi… “Grazie” mi sussurri…
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