Investigazioni in Paradiso
di
Hermann Morr
genere
sentimentali
Il bar aveva la penombra giusta, dei bei tavolini consumati e clienti vestiti da Roaring Twenties che non si facevano problemi a riempirlo di fumo.
Sulla pedana rotonda nel fondo, Django Reinhardt e la sua chitarra sembravano apparire e scomparire tra gli sbuffi dei sigari, ma la sua musica riempiva ogni angolo, limpida anche senza amplificatori.
Era sempre felice di potersi esibire per gli altri beati.
Chico Pipa stava seduto solo a un tavolo quadrato, sedia impagliata, teneva lo Stetson in testa.
Era arrivato da poco in Paradiso, nei primi giorni aveva dato forma a un suo spazio simile all'isola tropicale di Robinson Crusoe, che secondo le statistiche è la terza tra le scelte più comuni dei nuovi arrivati.
Ma in poco tempo, come succede a tutti, aveva iniziato ad esplorare gli spazi comuni entrando nella vita sociale, e così un giorno gli avevano detto di questo jazz club.
" Signor Pipa, posso farle compagnia ? "
Si era fermata in piedi davanti al tavolo, un berretto dorato a cuffia, collana lunghissima a due giri di perle, abito in seta a drappeggi che lasciava intendere tutte le curve, capelli biondi tagliati alla Brooks e una voce angelica.
Anche perchè si trattava proprio di un angelo, Chico oramai cominciava a farci l'occhio per queste cose.
Cortesemente si alzò e prese una sedia anche per lei.
" Allora, a cosa devo ? "
" Lei è un investigatore, vero ? "
Chico Pipa era stato un investigatore in vita, si, aveva anche risolto dei casi, fino a quando, circa due mesi-Terra prima, gli inconvenienti del mestiere lo avevano raggiunto sotto forma di due pallottole dum dum al torace. Da li era partita tutta la solita trafila: la galleria buia, vedere il suo corpo a terra, chiamato da una voce che gli aveva fatto ripercorrere tutta la vita facendo commenti spiritosi, e poi il giudizio.
Chico non sapeva quasi cosa fosse una messa, ma comunque i genitori lo avevano fatto battezzare, e il fatto di aver lasciato più volte del latte fuori dalla finestra della vicina col bambino piccolo era stato considerato più di quanto lui pensasse. Così alla fine gli avevano aperto le porte del Paradiso e i suoi nonni erano tutti li ad accoglierlo.
" Lo sono stato. "
" C'è un signore che potrebbe aver bisogno di lei. "
" Qui ? Non pensavo che in Paradiso potesse esserci bisogno di investigatori ! "
" Eppure.. Verrà con me dopo il concerto ? "
Rimasero a conversare per il resto della serata e alla fine tra tutti e due avevano vuotato una bottiglia di Rye.
Uscirono dal locale con gli altri, era una notte d'inverno a New Orleans e goccioline di condensa brillavano alla luce dei lampioni.
L'angelo si pose sulle spalle una stola in pelliccia di volpe, Chico le diede il braccio e si avviarono scambiando commenti con gli altri che facevano la loro strada.
Poi però svoltarono per un vicolo e fu subito luce.
Anche troppa, dovette coprirsi gli occhi con la mano libera, non era ancora abituato ai bruschi cambiamenti di tempo e spazio propri del Paradiso, la nuova scena poteva essere il parco di una villa, una di quelle belle di inizio settecento. C'erano le siepi, le panchine, la ghiaia bianca, le scalinate che salivano verso il corpo centrale e tante statue. Anche un sole a picco, doveva essere mezzogiorno o poco prima, e per essere un'anima incorruttibile Chico sentiva caldo. Bastò comunque un atto di volontà per rimediare, in un istante impermeabile e cappello furono sostituiti da un completo di lino più adatto a quello scenario elegante, mentre l'angelo ora indossava un vestito da sera senza maniche e un semplice cerchietto con penna di pavone a tenere in forma i capelli.
Trovarono subito il padrone di casa, doveva essere uno scultore, si capiva prima di tutto dai baffi alla Dalì e la canotta con basco blu a proteggere la testa dal sole, poi secondariamente anche dal fatto che stava lavorando di scalpello sul piedistallo di una delle statue. Era senza testa, la statua, e raffigurava un corpo femminile impossibilmente leggero, flessibile, come se l'autore fosse riuscito a mutare in pietra una voluta di fumo.
" Signor Bartezzani ? Ho portato l'investigatore da lei richiesto. "
Lo scultore alzò gli occhi e l'angelo sparì senza altre cerimonie, rimanevano solo loro due a guardarsi.
Si strinsero la mano.
" Chico Pipa, investigatore al suo servizio."
" Prego, si sieda alla panchina, c'è una caraffa di tè alla pesca li, si serva pure mentre le spiego il mio guaio. "
" Per prima cosa: io sono qui già da un po, ma faccio ancora parte dei Nuovi Arrivati. " - cominciò a spiegare il cliente - " Come ben saprà smettiamo di essere Nuovi Arrivati solo dopo avere accolto qui l'ultimo dei nostri parenti che abbiamo conosciuto nella vita corporale e che riesca a superare il giudizio.
Io sono ancora in attesa della mia nipotina piccola, che ora nel tempo-Terra ha sessantaquattro anni, ma per me resta sempre la bimba cui raccontavo le favole negli ultimi mesi prima di tornare alla vita vera.
E a lei piaceva tanto una fiaba dove c'era la Regina delle Fate, non si stancava di riascoltarla, ed ecco allora che adesso ho scolpito per lei la Regina delle Fate, come un dono di benvenuto, perchè sono sicuro che quando verrà il momento passerà il suo giudizio e dovrò accoglierla alla porta..
Solo che la testa è sparita, vede, l'avevo appena completata e dovevo solo montarla sul resto, ma prima sono andato a riposarmi e quando sono tornato non c'era più. Qualcuno deve essersela presa e portata via!"
" Non potrebbe averla persa lei ? "
" No.. anche nell'altra vita non ero di quelli distratti.. tantomeno qui dove abbiamo tutti la perfetta chiarezza.. quando non l'ho ritrovata al suo posto per prima cosa ho desiderato che tornasse, ma non è servito, segno che qualcuno oppone un suo desiderio di tenerla con sè. Poi naturalmente ho chiesto a Gesù, lui ha risposto di sapere tutto, ma di non essere un infame che fa la spia e che chi ha la testa deve restituirla di suo libero arbitrio. Dunque è fuori da ogni dubbio che si tratta di un furto. E' stato a quel punto che ho avuto l'idea di cercare un investigatore. "
" Abbia pazienza, ma devo dire per prime le ipotesi più deboli: lei non potrebbe desiderare una seconda testa uguale a quella rubata ? "
" Non sarebbe l'originale! E se la facessi apparire col desiderio invece che scolpirla con le mie mani non sarebbe più arte, quando sto liberando le mie sculture dalla roccia che le imprigiona, le mie mani sentono dei particolari che la mia mente non conosceva e che non avrei potuto introdurre in una immaginazione. Insomma si tratta di un pezzo unico, irripetibile, e in quanto tale dotato di valore persino qui, dove a tutti sembra di poter avere tutto. "
" Capisco.. e lei dopo aver scoperto il furto ha camminato attorno alla statua e ha continuato anche a lavorarci, vero ? Si, quindi se per caso c'erano impronte ha provveduto lei a cancellarle, perfetto, allora adesso posso mettermi al lavoro. Le farò sapere. "
Sulla pedana rotonda nel fondo, Django Reinhardt e la sua chitarra sembravano apparire e scomparire tra gli sbuffi dei sigari, ma la sua musica riempiva ogni angolo, limpida anche senza amplificatori.
Era sempre felice di potersi esibire per gli altri beati.
Chico Pipa stava seduto solo a un tavolo quadrato, sedia impagliata, teneva lo Stetson in testa.
Era arrivato da poco in Paradiso, nei primi giorni aveva dato forma a un suo spazio simile all'isola tropicale di Robinson Crusoe, che secondo le statistiche è la terza tra le scelte più comuni dei nuovi arrivati.
Ma in poco tempo, come succede a tutti, aveva iniziato ad esplorare gli spazi comuni entrando nella vita sociale, e così un giorno gli avevano detto di questo jazz club.
" Signor Pipa, posso farle compagnia ? "
Si era fermata in piedi davanti al tavolo, un berretto dorato a cuffia, collana lunghissima a due giri di perle, abito in seta a drappeggi che lasciava intendere tutte le curve, capelli biondi tagliati alla Brooks e una voce angelica.
Anche perchè si trattava proprio di un angelo, Chico oramai cominciava a farci l'occhio per queste cose.
Cortesemente si alzò e prese una sedia anche per lei.
" Allora, a cosa devo ? "
" Lei è un investigatore, vero ? "
Chico Pipa era stato un investigatore in vita, si, aveva anche risolto dei casi, fino a quando, circa due mesi-Terra prima, gli inconvenienti del mestiere lo avevano raggiunto sotto forma di due pallottole dum dum al torace. Da li era partita tutta la solita trafila: la galleria buia, vedere il suo corpo a terra, chiamato da una voce che gli aveva fatto ripercorrere tutta la vita facendo commenti spiritosi, e poi il giudizio.
Chico non sapeva quasi cosa fosse una messa, ma comunque i genitori lo avevano fatto battezzare, e il fatto di aver lasciato più volte del latte fuori dalla finestra della vicina col bambino piccolo era stato considerato più di quanto lui pensasse. Così alla fine gli avevano aperto le porte del Paradiso e i suoi nonni erano tutti li ad accoglierlo.
" Lo sono stato. "
" C'è un signore che potrebbe aver bisogno di lei. "
" Qui ? Non pensavo che in Paradiso potesse esserci bisogno di investigatori ! "
" Eppure.. Verrà con me dopo il concerto ? "
Rimasero a conversare per il resto della serata e alla fine tra tutti e due avevano vuotato una bottiglia di Rye.
Uscirono dal locale con gli altri, era una notte d'inverno a New Orleans e goccioline di condensa brillavano alla luce dei lampioni.
L'angelo si pose sulle spalle una stola in pelliccia di volpe, Chico le diede il braccio e si avviarono scambiando commenti con gli altri che facevano la loro strada.
Poi però svoltarono per un vicolo e fu subito luce.
Anche troppa, dovette coprirsi gli occhi con la mano libera, non era ancora abituato ai bruschi cambiamenti di tempo e spazio propri del Paradiso, la nuova scena poteva essere il parco di una villa, una di quelle belle di inizio settecento. C'erano le siepi, le panchine, la ghiaia bianca, le scalinate che salivano verso il corpo centrale e tante statue. Anche un sole a picco, doveva essere mezzogiorno o poco prima, e per essere un'anima incorruttibile Chico sentiva caldo. Bastò comunque un atto di volontà per rimediare, in un istante impermeabile e cappello furono sostituiti da un completo di lino più adatto a quello scenario elegante, mentre l'angelo ora indossava un vestito da sera senza maniche e un semplice cerchietto con penna di pavone a tenere in forma i capelli.
Trovarono subito il padrone di casa, doveva essere uno scultore, si capiva prima di tutto dai baffi alla Dalì e la canotta con basco blu a proteggere la testa dal sole, poi secondariamente anche dal fatto che stava lavorando di scalpello sul piedistallo di una delle statue. Era senza testa, la statua, e raffigurava un corpo femminile impossibilmente leggero, flessibile, come se l'autore fosse riuscito a mutare in pietra una voluta di fumo.
" Signor Bartezzani ? Ho portato l'investigatore da lei richiesto. "
Lo scultore alzò gli occhi e l'angelo sparì senza altre cerimonie, rimanevano solo loro due a guardarsi.
Si strinsero la mano.
" Chico Pipa, investigatore al suo servizio."
" Prego, si sieda alla panchina, c'è una caraffa di tè alla pesca li, si serva pure mentre le spiego il mio guaio. "
" Per prima cosa: io sono qui già da un po, ma faccio ancora parte dei Nuovi Arrivati. " - cominciò a spiegare il cliente - " Come ben saprà smettiamo di essere Nuovi Arrivati solo dopo avere accolto qui l'ultimo dei nostri parenti che abbiamo conosciuto nella vita corporale e che riesca a superare il giudizio.
Io sono ancora in attesa della mia nipotina piccola, che ora nel tempo-Terra ha sessantaquattro anni, ma per me resta sempre la bimba cui raccontavo le favole negli ultimi mesi prima di tornare alla vita vera.
E a lei piaceva tanto una fiaba dove c'era la Regina delle Fate, non si stancava di riascoltarla, ed ecco allora che adesso ho scolpito per lei la Regina delle Fate, come un dono di benvenuto, perchè sono sicuro che quando verrà il momento passerà il suo giudizio e dovrò accoglierla alla porta..
Solo che la testa è sparita, vede, l'avevo appena completata e dovevo solo montarla sul resto, ma prima sono andato a riposarmi e quando sono tornato non c'era più. Qualcuno deve essersela presa e portata via!"
" Non potrebbe averla persa lei ? "
" No.. anche nell'altra vita non ero di quelli distratti.. tantomeno qui dove abbiamo tutti la perfetta chiarezza.. quando non l'ho ritrovata al suo posto per prima cosa ho desiderato che tornasse, ma non è servito, segno che qualcuno oppone un suo desiderio di tenerla con sè. Poi naturalmente ho chiesto a Gesù, lui ha risposto di sapere tutto, ma di non essere un infame che fa la spia e che chi ha la testa deve restituirla di suo libero arbitrio. Dunque è fuori da ogni dubbio che si tratta di un furto. E' stato a quel punto che ho avuto l'idea di cercare un investigatore. "
" Abbia pazienza, ma devo dire per prime le ipotesi più deboli: lei non potrebbe desiderare una seconda testa uguale a quella rubata ? "
" Non sarebbe l'originale! E se la facessi apparire col desiderio invece che scolpirla con le mie mani non sarebbe più arte, quando sto liberando le mie sculture dalla roccia che le imprigiona, le mie mani sentono dei particolari che la mia mente non conosceva e che non avrei potuto introdurre in una immaginazione. Insomma si tratta di un pezzo unico, irripetibile, e in quanto tale dotato di valore persino qui, dove a tutti sembra di poter avere tutto. "
" Capisco.. e lei dopo aver scoperto il furto ha camminato attorno alla statua e ha continuato anche a lavorarci, vero ? Si, quindi se per caso c'erano impronte ha provveduto lei a cancellarle, perfetto, allora adesso posso mettermi al lavoro. Le farò sapere. "
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