Buon Compleanno

di
genere
incesti

La camera da letto nella casa di campagna, la luce del mattino si fa strada attraverso le tende, rosa come le lenzuola.
Siamo nudi, la donna è in quella fase di passaggio tra la bellezza e la decadenza. I seni non sono più pieni come un tempo, la pelle è liscia, ma sembra svuotarsi da dentro, rughe corrono dagli angoli della bocca al mento. Occhi azzurri luminosi, capelli biondi che si fanno bianchi. Vera, la mia amante, la madre della mia fidanzata Mirella. Io per contrasto sono giovane, tonico, abbronzato, e sto impazzendo dalla voglia.
Ma non voglio fare in fretta, mi stendo davanti a lei, faccia a faccia, le do un dito da succhiare.

" Che giorno è oggi ? "

Lei sorride, ma non vorrebbe dirlo, la prendo la mano, ci vuole un sostegno per ammetterlo.

" Oggi è il mio sessantesimo compleanno. "

" E qual'è il tuo regalo ? "

Le pupille si allargano, il sorriso anche, dentro di lei una bambina sta scartando il suo pacco.

" Tu. Faremo l'amore tutto il giorno. Fino all'ora di cena quando arriverà Mirella. "

" E ? .. "

Si morde il labbro inferiore, le rughe ai lati si fanno più evidenti.

" E mi farai la festa al culo. "

Nient'altro da dire, ci baciamo, le tiro i capezzoli fino a farle male, entro tra le sue gambe. Voglio bagnarlo bene col suo succo prima.
Mi muovo lento, ci guardiamo negli occhi, vorrei buttarmi le sue gambe sulle spalle per continuare a guardarla anche mentre riceve il suo regalo.
Ma è la sua festa e bisogna fare come piace a lei, so che vuole essere messa a pecora, presa con forza per l'osso sacro e guidata, mentre lei mormora parolacce con la faccia nel cuscino.
Così le permetto di girarsi, bacio le chiappe, tocco il buco con la lingua. Il sapore acre è così diverso da quello della figlia, eppure per certi versi simile. Dal basso l'odore della figa mi riempie le narici, anche al buio mi basterebbero l'odore e il sapore per distinguere con certezza la madre dalla figlia.

" Dai, Fausto, cosa aspetti.. "

La prendo come vuole essere presa, appoggio la cappella al buco della seconda donna che più amo al mondo, e spingo.
Lei affonda nel suo cuscino e si tortura i capezzoli, io comincio a sognare.

Mirella è al lavoro e pensa che verrò qui solo sul tardi, ma nella mia immaginazione le hanno dato il giorno libero, torna e ci trova adesso, così come siamo.
Madre e figlia hanno quel singhiozzo che capita quando tutta l'aria entra nei polmoni e rimane li sospesa, i cuori mancano un battito.
Ma io continuo a pompare crudele, tanto è impossibile negare.

Vera nasconde ancora il viso nel cuscino per la vergogna mentre continuo a muovere il suo bacino, Mirella fa una sola domanda.
" Da quanto tempo ? "

" Da molto " - rispondo io -

E' arrabbiata naturalmente, ma ha anche l'odore del nostro sesso nelle narici, si toglie gonna e mutandine, prende la madre per i capelli e le solleva il viso.
" Per punizione devi leccarmi, troia traditrice. "

Anche Vera non è più padrona di se, la sua lingua esce e comincia a seguire il contorno delle grandi labbra, con gli occhi fissi sul viso di Mirella, i suoi capelli neri e folti come quelli del padre.
La fidanzata riesce inizialmente a sostenere quello sguardo, ma presto inarca indietro la testa chiudendo gli occhi e spinge il bacino ancora più avanti, strappa anche la camicetta e si afferra i piccoli seni.
Il suo grosso clitoride sporge, la punta sembra veramente la cappella di un minuscolo cazzo, così diverso da quello liscio e delicato della madre, che ora la sta spompinando con foga, e intanto trasmette a me pulsazioni sempre più frequenti. A Mirella non basta ancora, si sfila e si gira.

" Lecca il culo adesso ! "

Si piega, apre da sola le sue chiappette strette, Vera senza esitazione immerge la lingua nel culo della figlia, le fa tutto quel che le farei io, e questo mi fa finalmente esplodere.
Non nella realtà, nella realtà sto ancora svangando la mia amante, ma nel sogno sono venuto disastrosamente.
Lo sfilo, mi stendo sul letto a gambe larghe e grido che ora mi devono ripulire.

Ed ecco che madre e figlia si gettano dalle due parti sulla mia asta ancora mezza eretta, i loro occhi si incontrano e sorridono, raggiungono una tacita intesa, le loro lingue si toccano.
La mia cappella è il loro calumet della pace, con cui mettono fine a tutti i possibili screzi del passato, aprendo una nuova era nel loro rapporto.

" Ahn, com'è duro. Come mi sfondi. Ma ti piaccio così tanto ? "

La sua voce mi strappa via dal sogno, ricado nella realtà e finalmente la riempio col mio succo, consapevole che questo è solo l'inizio.
Nell'attesa di recuperare mi stendo sulla sua schiena e la bacio tra le scapole.

" Buon compleanno. Amore. "


ferrus_manus@hotmail.com
scritto il
2018-09-20
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