Il camionista

di
genere
etero

Ottobre. Per la precisione 07 Ottobre 2018. È una bella giornata, un bel pomeriggio. La temperatura è stranamente mie visto il freddo di questa mattina. Sto viaggiando su una strada mai percorsa prima, sono un po’ insicura. Dove sto andando? Non lo so neanche io sincera, ho voglia di guidare, ho voglia di sentirmi libera. La fortuna però non è mia complice e dopo un po’ di tentennamenti sento l’auto spegnersi, “chissà cosa ho tralasciato” mi chiedo. Io e i motori non siamo mai stati amici! Poi l’occhio mi cade sulla lancetta della benzina. Cazzo. Fortunatamente è una strada abbastanza larga da riuscire ad accostare senza causare grossi casini. Il telefono non prende... Per l’agitazione mi sta venendo caldo, il sole attraversa i vetri e mi scalda le braccia, appena scoperte. Quando sembro aver perso le speranze ecco che dietro di me si accosta un camion, blu. Dallo specchietto noto che c’è un uomo alla guida. Mi fai un cenno con il braccio, vuoi che ti raggiunga. Scendo dall’auto, un po’ agitata. Mi apri la portiera e quasi mi arrampico per salire. Quando la richiudo dietro di me noto uno sguardo caldo, che mi spoglia, mi fa sentire nuda. Sono lì, seduta di fianco a te, non ti conosco, ma con i tuoi occhi mi scavi dentro. Silenzio interminabile, non voglio spezzarlo dicendo alcunché. E neanche tu sembra... continui a fissarmi, ogni tanto il tuo sguardo passa dai miei occhi alle mie labbra, per poi scendere e soffermarsi sulla scollatura della mia camicetta, risalendo nuovamente e insistendo sulla mia bocca. Lascio trasparire le mie emozioni mordendomi involontariamente il labbro e serrando le cosce strette l’una contro l’altra. Il silenzio sembra un rumore assordante. Vorrei parlarti, vorrei chiederti di aiutarmi, vorrei chiederti oltretutto dove siamo, quanto dista il distributore più vicino, vorrei chiederti mille cose. Ma taccio. Con il solo sguardo, posandolo sul sedile, mi ordini di avvicinarmi a te. Obbedisco. Il tuo dito si posa sul mio labbro superiore, scende e si insinua nella mia bocca, d’istinto mi viene da succhiarlo. “Brava bambina...” dici. La tua voce... sento un fremito, un brivido lungo la spina dorsale. Come se me l’avessi ordinato inizio a sbottonarmi la camicetta, sempre con il tuo dito in bocca, fissandoti negli occhi. Slaccio bottone per bottone, lentamente, le mie mani si muovono piano... scopro le mie spalle e la lascio cadere sul sedile dietro di me. Sorridi. “Cosa aspetti?” dice piano. Quasi spinta da un pensiero caldo e irrazionale mi lancio contro di te e inizio a baciarti, ad assaporarti. Sento il reggiseno slacciarsi, e le tue mani iniziano a tormentarmi i capezzoli facendomi trasalire. Caldo, troppo caldo. Il sole sembra quello di Agosto! La tua lingua scende e la sento calda sul collo, sul seno, una mano lo stringe e l’altra fa partire un dolce schiaffo. Cerchi i miei occhi e speri di trovare un cenno di approvazione... sorrido. Capisci che puoi andare avanti con quella dolce tortura. “Ti accompagnerò al distributore più vicino solo se farai la brava”. La voce in questo momento si fa più profonda, più calda. Mi sto bagnando e non nascondo la mia eccitazione. Ti rimetti seduto comodo, ti slacci i pantaloni, li abbassi leggermente e mostri il tuo cazzo, duro, voglioso, che mi aspetta. Slaccio anche io i miei jeans, tolgo le scarpe e li levo. Le mutandine però le tengo ancora... mi avvento su di te, sul tuo membro che si fa strada dentro la mia bocca... gemi. Anche il mio respiro si fa più veloce, più intenso. La tua mano mi accarezza la schiena e di tanto in tanto sento le tue unghie affondare nella mia carne. Scivolando verso il mio culo, senza quasi chiedere il permesso, entri con due dita nella mia fica quasi gocciolante. Paradiso e inferno in un solo momento, ti muovi veloce, esperto, fino in fondo mentre continui a dirmi quanto ti piace. Ma non vuoi ancora venire. Togli le dita e mi allontani... apri la portiera e ritiri su i pantaloni giusto per riuscire a uscire dal camion. Mi fai cenno di scendere. Obbedisco nuovamente. Chiudi la tua portiera e ti dirigi verso di me, abbassi nuovamente i tuoi pantaloni, vieni dietro di me, le mie mani sono sul sedile, quasi aggrappata. Mi guardi, mi vedi lì, inerme, che non desidero altro. Ti avvicini e me lo sbatti dentro con forza. La mia mente e il pensiero di quella situazione quasi paradossale mi fanno raggiungere un orgasmo potente, lo senti. Mi senti stringermi attorno al tuo cazzo, le pulsazioni della mi fica ti fanno godere ancora di più. Ogni tanto sento qualche schiaffo sul culo e ad un certo punto mi chiedi come mi chiamo. “Mo... Morena....” dico quasi urlando. Ti presenti “piacere Morena, sono Erik” continuando a muoverti sempre più forte e veloce. Mi fai quasi male, ma sto godendo come non mai, proprio da puttana. Ti piace. Questo mio quasi implorarti di rallentare, e dal lato opposto di continuare. È un dolore misto ad un piacere assoluto. Mi procuri un altro orgasmo fortissimo, urlo. Urlo il tuo nome. Mi fai calmare ed esci da me, mi giri, mi metti in ginocchio. Con la mano sotto il mio mento mi fai capire che devo guardarti, sempre. Prendo il tuo cazzo in bocca, sentendo il mio sapore... inizio a succhiarti nuovamente e ti basta poco per esplodere nella mia bocca... sorridi compiaciuto, un sorriso goduto. Mi accarezzi la testa e mi permetti di alzarmi... e da brav’uomo quale sei mi dici di avere una tanica di benzina, quindi non c’è necessità di accompagnarmi dal benzinaio. Sorridi beffardo e compiaciuto. Sorrido anche io, in fondo non mi è dispiaciuta questa parentesi...
scritto il
2018-10-08
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