Non sapevo che quello era un addio

di
genere
etero


“Ho voglia di fumare e mentre fumo, spogliati” mi avevi ordinato. Ordini mai che mi mettessero a disagio o in difficoltà. Ordini che avevo iniziato a cercare come l’aria. Erano il mio respiro. Con timore interiore, mi sono spogliata di fronte a te, ad ogni pezzo d’abbigliamento tolto, il mio imbarazzo diventava enorme. Ogni battito aumentava, provavo imbarazzo per il mio fisico. Sapevi bene la mia storia, apprezzo il fatto che tu avevi preso parte al mio miglioramento in questo.
“Sei bellissima, non provare imbarazzo per come sei. Sei splendida” mi dicevi.
Con lo sguardo basso, cercavo di farmi coraggio di aprirmi a te.
I tuoi occhi erano lo specchio della tua anima, oscuri e pieni di passione. Descrivevano l’abisso più profondo. Immergersi era facile.
“Vorrei che anche tu fossi nudo” ti ho sussurrato. Eri il mio quadro vivente, uno splendore umano. Non vedevo solo l’ovvio, io vedevo la tua mente, vedevo le tue irrealtà attraverso di te.
Ti sei spogliato, ti sei fermato di fronte a me, dandomi il tempo di riempirmi gli occhi con la tua arte posseduta.
Con forza mi avevi baciato, tirandomi i capelli, facendomi sentire la dominazione attraverso il dolore fisico.
Chiudendo gli occhi, memorizzavo nella mente i tuoi tocchi, senza timore respiravo il tuo profumo, gustavo la tua bocca registrando il sapore.
Con la mano sinistra mi sfioravi le spalle, mentre con l’altra mi accarezzavi il seno, stringendolo, soppesandolo.
“Dimmi chi sei?”
“Sono la tua sottomessa, la tua schiava, la tua stanza”
“Brava” mi hai risposto sorridendo. Appena un accenno.. a me bastava, eri felice, lo ero anche io.
L’attimo in cui la tua bocca ha morso il mio capezzolo, il mio corpo è esploso in una serie di scariche, brividi intensi scorrevano talla testa fino ai piedi.
Tu non lo sai come vorrei ridurre il tutto a quella sera, senza fare sul serio, avrei voluto distrarmi, prendere l’attimo che mi stavi regalando.
Ero solo un ingenua, ero tua, volevo te sopra di me, volevo essere nelle tue mani.
Solo un'avventura.
“Toccami”
Penso alle tue avide mani, alla tua forza ... al freddo che faceva, al caldo che emanavi.
Mi avevi tolto il respiro quando le tue mani avevano raggiunto la mia intimità. Solo noi, noi e la nostra intensa.
Troppo freddo fuori, ma allora tu mi davi calore. Il mio corpo bruciava ad ogni tuo tocco.
Le tue dita stavano aprendo la strada verso l'abisso. Dentro e fuori, mentre con il pollice stimolavi la clitoride.
Senza timore urlavo il mio piacere, il tuo godere. Era quello che sentivo, vedevo solo te, credevo solo in te.
Quando ho iniziato a tremare, a sentire le prime scariche elettriche dell’orgasmo, di colpo ti sei fermato, mi hai girata e fatta mettere a caproni. Ero con il sedere in alto, le mani lungo sull’erba sotto di noi. Una posizione esposta, eccitante che adoravo.
Due schiaffi arrivano sulle mie natiche, in rapida successione altre ancora. Mi avevi presa alla sprovvista. Veloci, forti, dolorose, deliziosamente piacevoli, eccitanti. Sentivo il sangue salire nella superficie, mille formiche sulla pelle.
Sentivo i miei umori scorrermi lungo la fessura, iniziavano a scendere giù per le cosce.
Mi hai toccata, prendendo parte del mio bagnato e distribuito sul mio ano. I miei fianchi cercavano il tuo tocco.
Ero sull’orlo del precipizio. I miei urli si liberavano nella notte profonda. Ero vicino all’apice.
Mi facevi sentire quello che mai ho sentito, quello che mai avrei più sentito. Due menti affine, due anime sperdute, ritrovate nell’autodistruzione, curate con il dolore e controllo.
Un’altra serie di colpi si erano precipitati su di me. Prima una doccia fredda di sorpresa, subito dopo era il caldo piacevole dolore in contrasto con il piacere. Mi stavo bagnando sempre di più, ero la tela della tua creazione.
Sapevi bene cosa desideravo, me lo hai sempre dato, in un modo o nell’altro.
Con la pelle in fiamme, il respiro al limite, mi hai riempita con il tuo cazzo. Un solo movimento. Mi era bastato quello e mi sono lanciata giù dal precipizio. Ho chiuso gli occhi e sono caduta nella freschezza dell’orgasmo, la forza mi faceva tremare in modo incontrollato i muscoli del mio corpo, mi sono vestita con la brezza serale, abbandonandomi nelle tue braccia.
Con colpi forti, mi punivi per il mio imprevisto orgasmo. Non ti rendevi conto che più intensi erano i tuoi movimenti più urlavo, più tremavo, più mi alzavo verso la cima del precipizio prendendo il posto per saltare ancora?
“Assaggia” mi avevi detto, mettendomi sulle labbra le dita che fino a poco prima erano dentro di me.
Profondi colpi di penetrazione, mi torturavi con la forza delle tue spinte.
Nessun scopo, nessun secondo fine. Solo il nostro piacere, il tuo ed il mio. Le mie mani stese come se fossero legate da una fune invisibile. La mia posizione esposta a te, per te. Prendevo quello che volevi darmi. Mi toccavi nella mente.
Ti ho sentito aumentare le spinte, avevo sentito le tue mani sulla mia clitoride, la spinta verso l’alto del precipizio.
Non sapevo che quello era un addio...
scritto il
2018-10-08
2 . 2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Il camionista

racconto sucessivo

Tre cotton fioc
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.