I tormenti di nonna Marta (Parte Nona)
di
Marco Sala
genere
incesti
Libera Traduzione
In piedi come una stupida nella zona arrivi, domandavo come mai mia figlia Agnese fosse così sorpresa dal vedermi, sapeva del mio arrivo e c’eravamo messe d’accordo di vederci in aeroporto. Curiosamente anche Melania, al mio fianco, si bloccò e, con Agnese, si guardarono molto intensamente con sguardo sorpreso. Subito capii che loro si conoscevano e che probabilmente la donna della quale era innamorata Melania era proprio mia figlia Agnese. Appena ci raggiunse Agnese chiese quasi con tono irritato alla mia nuova amica: “E tu cosa ci fai qui? Perché sei con mia madre?” “Ma.. ma.. Io non sapevo fosse tua madre. Ci siamo conosciute sull’aereo.” “Ah.. bene, che combinazione!” Disse Agnese con fare sospetto. “Te lo assicuro, domandalo a Mar.. a tua madre.” Naturalmente io confermai le parole di Melania così che l’irritazione di Agnese scemò. Per dissipare l’equivoco e ricomporre i nostri rapporti, suggerii di andare a berci qualcosa al bar dell’aeroporto. I loro sguardi successivi non fecero altro che confermare i miei sospetti. Era Agnese l’amante di Melania. Appena ordinato da bere, senza tergiversare, dissi ad Agnese: “Melania è proprio una brava ragazza, sono felice che siate amanti.” “Ma mamma cosa dici!” “Non preoccuparti tesoro, ho capito tutto fin dal vostro primo sguardo. Te lo ripeto, Melania è la donna di cui tu hai bisogno.” “Mamma, bigotta come eri ti giuro che non avrei mai pensato di sentire da te una simile affermazione, cosa ti è successo?” “Sono capitate diverse cose che, ultimamente, mi hanno aperto la mente, molte le ho confidate alla tua fidanzata durante il viaggio, quando sarete sole te le racconterà.” Definendo la bella rossa come sua fidanzata mi ero rivolta ad Agnese molto direttamente, senza giri di parole. La piccola Melania, nonostante lei stessa fosse molto sfacciata in certe cose, rimase sbalordita tanto che uno strano silenzio cadde tra di noi. Subito intervenni dicendo: “Capisco che è difficile per voi parlare di fronte a me, vi suggerisco di organizzarvi e vedervi da sole. Magari non oggi, ma senza protrarre troppo in là il vostro incontro, che ne dite?” “Io sono d’accordo.” Precisò la ragazzina. “Anche io, lo sto aspettando da giorni ormai.” Replicò mia figlia tornata finalmente serena. Così dicendo Agnese face scivolare la mano sul tavolino e incrociò le dita con quelle di Melania, proprio sotto gli occhi del cameriere mentre stava portando le nostre ordinazioni. Chissà cosa passò per la testa al ragazzo in quel momento nel vedere questo atteggiamento amoroso tra una giovane ragazza ed una donna matura. Io le guardavo mentre si toccano ed incrociavano le dita con degli sguardi che non riuscivano a nascondere il loro desiderio. Alzai il bicchiere e brindai a loro, ciò le fece ridiscendere sulla terra e prestarmi attenzione. Quello che mi piaceva di loro in quel momento era il sorriso che illuminava i loro volti. Mentre bevevamo raccontammo ad Agnese le peripezie del mio viaggio, compreso il fatto che mi ero fatta palpeggiare da una sconosciuta un po’ strana, tanto per usare un eufemismo, a conferma di ciò aprii la giacca e gli mostrai i seni ben in vista sotto le trasparenze della mia camicetta. Tra una chiacchiera e l’altra, Melania sottolineò ancora una volta la grande somiglianza tra mia figlia e me, somiglianza che aveva spinto naturalmente la ragazza ad essermi vicina ed ad aiutarmi, prima all’aeroporto, poi alla partenza, quindi sull’aereo. Parlammo ad Agnese del grande feeling che si era instaurato naturalmente tra di noi e di tutte le confidenze che ci eravamo fatte durante il volo. Agnese, guardandomi, rimase senza parole nel sentire come la sua pudica madre confessasse ora, senza nessun pudore, la sua disinvolta sessualità. Lanciò uno sguardo alla ragazza al fine di avere conferma delle mie parole, ma i suoi occhi rimasero persi nel viso della sua intrigante rossa. Il suo sguardo, prima incredulo ai miei racconti, ora divenne radioso esprimendo l’amore che provava per Melania. Agnese spostò la sedia e si avvicinò alla ragazza che, conseguentemente, fece lo stesso. La vista di queste due donne innamorate mi emozionò, erano così belle da vedere che, per la commozione, scoppiai in un pianto sommesso. Nel sentire i miei singhiozzi Agnese si precipitò verso di me. “Cosa c’è mamma?” “Niente mia cara, è il guardarvi che mi emoziona. Siete così belle ed innamorate che.. che.., siete proprio una bella coppia.” “Oh mamma, è molto bello quello che dici. Adesso però andiamo che si sta facendo tardi, prima però riaccompagneremo a casa sua Melania.” Tutto il rancore che provavo per ciò che mia figlia aveva fatto con mio marito svanì di colpo, non solo, ma mi sentivo in colpa solo per l’intenzione che avevo di vendicarmi. Ora realizzavo pienamente che volevo solo la sua felicità come, del resto, ho sempre desiderato per le mie figlie. Mentre attraversavamo le sale dell’aeroporto, Agnese con una mano portava il mio borsone e con l’altra cingeva per i fianchi Melania senza nessun complesso di mostrare la sua nuova omosessualità a tutti, fregandosene degli sguardi e dei risolini degli altri. Arrivate all’auto, io salii dietro lasciando il sedile davanti a Melania. Durante il viaggio le nostre chiacchiere erano interrotte dagli sguardi teneri fra le due donne. Si accordarono di incontrarsi il mattino successivo, Confesso di essermi emozionata nuovamente nel vederle baciarsi con passione prima di lasciarsi. Salutai anch’io calorosamente Melania, quindi mi sedetti al suo posto davanti. Quando Agnese ripartì le dissi: “Voi due siete proprio una bella coppia.” “Oh mamma come sono dispiaciuta che tu lo abbia saputo in questo modo.” “No, no preoccuparti. Mi rallegra molto vederti così felice. Ma tu sei sempre sposata con Giacomo..” “Con lui ormai non succede più niente da molto tempo, non so se sai a cosa alludo. Ha perso il lavoro e fa solo dei lavoretti qua e là, per questo motivo penso stia entrando in una brutta fase di depressione che lo indebolisce anche fisicamente, coinvolgendolo in una spirale molto negativa. Resto con lui solo per evitare di vederlo sprofondare ulteriormente. Lui sospetta che io o tradisca ancora prima del mio incontro con Melania. Pensa addirittura che io abbia una storia con un suo amico.” “Eppure Giacomo a me è sempre sembrato un bravo ragazzo, non pensavo arrivasse al punto che tu mi hai detto. E le ragazze stanno bene?” “Le incontrerai, Giacomo questa sera le deve portare da sua madre. Trascorreranno una settimana al mare con lei. Era già stato programmato da prima che tu mi chiamassi. Almeno loro potranno cambiare aria per un po’. L’atmosfera qui in casa a volte è irrespirabile. Anche per questo sono contenta che tu sia venuta a trovarmi.” “Se vuoi penserò io a occuparmi di tuo marito coccolandolo un po’ domani, quando andrai a trovare il tuo piccolo amore.” Gli dissi strizzando l’occhio. “Fai quello che vuoi, mamma.” Mi rispose rassegnata mentre ci avvicinavamo a casa. Mentre parlavamo mi rendevo conto che a breve avrei incontrando le mie nipotine, sarebbe stato un vero piacere rivederle. Dall’ultima volta che le avevo viste erano molto cresciute, ora si stavano avvicinando alla maggiore età. Appena arrivata mi venne incontro Giacomo che mi baciò e salutò calorosamente. Io e lui abbiamo sempre avuto un bel rapporto fatto di rispetto ed educazione, tuttavia mi accorsi che il suo sguardo cambiò repentinamente quando mi tolsi la giacca. Era chiaramente affascinato ed attratto da ciò che si intravedeva sotto la mia camicetta. Approfittai per divertirmi un po’ con lui cercando di provocarlo. Spesso mi mettevo di profilo in controluce affinché potesse vedere meglio i dettagli del mio seno. Non avevo mai visto tanto interesse da parte di mio genero per me fino allora, ed anche io non avevo mai pensato a lui come un potenziale amante, almeno fino allora. Ricambiai i suoi sguardi con un’occhiata complice che lo fece arrossire. Un saluto veloce e scappò con le ragazze da sua madre. Una volta che fummo sole dissi ad Agnese: “Su dai, vieni tra le mie braccia amore.” “Si mamma, mi mancava un tuo abbraccio.” Mia figlia con un grande sorriso mi allungò le braccia come quando era bambina, ci abbracciammo e restammo l’una legata all’altra per un bel po’. Passata la commozione del momento dissi: “Mi piace molto la tua piccola rossa, sono sicura che è molto brava quando ti lecca la micia.” “Oh mamma come mai parli in questo modo? Che ti è successo?” “Amore, sono molto cambiata ultimamente.” “L’ho notato..” “Sono venuta a sapere molte cose che ignoravo, anche su di te.” “Co.. Cosa?” Balbettò. “Che tu ti facevi mio marito, tuo padre, per esempio.” Agnese quasi smise di respirare e incominciò a impallidire. Le parlavo con un tono dolce che comunque la destabilizzò. Non le permisi di rispondere, la strinsi contro di me quando sentii che si stava irrigidendo per vergogna. Vergogna che le stava montando a causa del fatto che io avevo scoperto le cose da lei aveva combinato con quel pervertito di suo padre. Allentando il mio abbraccio allora le dissi: “Amore non preoccuparti, ti confesso che ho provato molto risentimento nei tuoi confronti quando sono venuta a conoscenza di queste cose ma, vedendoti felice ed innamorata di quella ragazza, la mia rabbia è svanita in un soffio. “Oh mamma, mi spiace per quello che è accaduto, è stato tanto tempo fa. Ora sto facendo di tutto per dimenticare quei momenti.” “lo so amore, non è colpa tua, tuo padre era un bastardo. Mi spiegherai più tardi cosa è successo precisamente tra di voi. Ho scoperto anche che, tuo padre allo stesso modo, ha approfittato di tua sorella.” “Cosa!? Ha scopato anche con Virginia?” “SI, me lo ha detto lei. Se l’è scopata in tutti i buchi quel bastardo, anche dopo sposata. Inoltre solo adesso Virginia ha iniziato a sospettare che anche tu sia stata vittima delle voglie di quel porco. Ora ti devo dire una cosa che ancora non sai e che ho scoperto da poco, ovvero che hai un fratellastro di nome Leonardo.” Davanti alla sua espressione sorpresa ed attonita, con calma gli spiegai tutto partendo dalla mia relazione con Virginia ed i suoi figli, continuando con la mia storia con Leonardo e sua madre Sabina, ricordandogli poi che Sabina fu messa incinta da mio marito davanti a lei e con la sua complicità. Ad ogni rivelazione Agnese si strinse a me sempre di più ed iniziò a singhiozzare. In quel momento scelsi di tenerla stretta tra le mie braccia consolandola con quella tenerezza materne che forse non le avevo mai dato neanche da piccola. Riaffermando il perdono alla mia piccola traditrice, lei si abbandonò tra le mie braccia ed io ne approfittai per coprire il suo viso di baci. Lei si lasciò totalmente andare, anche quando le sfiorai le labbra, qui alzò gli occhi e mi guardò non sapendo come reagire. La guardai intensamente prima di piegarmi verso di lei per far scivolare la mia lingua tra nella sua bocca. Mi figlia, inizialmente sorpresa, impiegò qualche secondo prima di ricambiare mostrandomi poi, in quel bacio, grande passione e ardore. Anche se era insolito farlo con la madre, mi sembrò che quel lungo bacio le permise di esorcizzare quei pesanti segreti che si era portata dentro di se in questi anni. Il sorriso tornò ad illuminare il suo viso. Si asciugò le lacrime e appoggiò la testa sulla mia spalla. Restammo così abbracciate per lunghi minuti poi, quando le chiesi un altro bacio me lo accordò con molto piacere. Ci separammo sol quando sentimmo arrivare la macchina di suo marito, quindi Agnese mi disse: “Grazie mamma.” “Di niente figlia mia, anche tu baci molto bene.” “Ma mamma, non stavo parlando di quello. Non ti riconosco proprio più.” “Amore sono un’altra Marta, sono uscita dalla mia crisalide. Ora voglio vivere intensamente il sesso e tutte le mie voglie. Dovresti farlo anche tu.” “Ci penserò..” Quando Giacomo riapparve mi fece un grande sorriso. Anche se non particolarmente bello è un tipo che mi piace. È di natura gentile, affascinante e sentimentale. Mi addolora sapere che sta passando un brutto periodo, che non sta bene, vorrei poter fare qualcosa per risollevargli il morale. Mentre ci stava preparando un aperitivo, approfittai per andare in bagno per i miei bisogni riaggiustandomi le calze ed aprire di un bottone supplementare la camicetta. Durante l’aperitivo non sfuggì a mia figlia che suo marito non la smetteva di guardarmi. Ammetto che io facevo la mia parte accavallando ed incrociando le gambe, oppure appoggiandomi a lui quando mi allungavo per prendere una patatina o una nocciolina. Agnese non si lasciò sfuggire niente del mio atteggiamento e, lungi dall’essere gelosa, mi fece un sorriso di compiacimento. Il povero Giacomo, rosso dall’emozione, non riusciva a distogliere lo sguardo dalle mie gambe. Agnese avvicinandosi con complicità mi sussurrò: “Mamma stai andando alla grande, non mi ricordo di averlo mai visto così turbato.” “Pensi che sia eccitato, che gli stia diventando duro?” “Mi sorprenderebbe molto, con lui non so più cosa vuol dire fare sesso da molto tempo.” “Non fate più l’amore? È impotente?” “Si, da molto tempo, da prima di conoscere Melania. Con lei invece..” “Ti fa godere?” “Sempre e molto.” Rispose ridendo. “Mmmm.. vorrà dire che me la presterai.” “Assolutamente no! Se vuoi in cambio posso prestarti mio marito.” “Ohh.. la cosa mi interessa.” E scoppiammo entrambe a ridere dopo esserci date un bacio sulle labbra. Dopo l’aperitivo, aiutai Agnese a sparecchiare e, mentre lei lavava i bicchieri e mi offriva il suo culetto, gli feci scivolare il dito medio sul solco delle sue chiappe, lei divertita mi sorrise allora gli sussurrai: “Vorrei che avessimo un po’ di tempo per noi due..” “Mamma lo sai che sono innamorata di Melania e vorrei rimanerle fedele.” “Tu pensi che Melania possa essere gelosa di me, tua madre?” “Non lo so.” “Devi solo chiederglielo appena la vedi.” Ritornata in soggiorno il viso di Giacomo ridivenne radioso. Passandogli vicino gli accarezzai molto eroticamente la schiena. Sentii i suoi muscoli contrarsi quale risposta alla mia carezza. Mi guardò con un’occhiata sorpresa alla quale risposi con un sorriso malizioso.
Durante la cena io e mia figlia Agnese parlammo serenamente di molte amenità, mentre Giacomo, suo marito, non distoglieva lo sguardo dal mio seno. Maliziosamente avevo lasciato aperto qualche bottone in più del solito e, visto che da quando ero arrivata non avevo ancora avuto l’occasione di cambiarmi ed ero ancora senza reggiseno, quel mascalzone poteva godersi tutte le rotondità delle mie tette, in particolare i capezzoli che in quel momento erano particolarmente eretti e duri. Tra le varie amenità della conversazione Agnese ci disse che l’indomani, dopo il lavoro, avrebbe avuto il corso di Zumba, una danza iperattiva che fa sudare e stare in linea. Inutile spiegarmi, tanto sapevo che il giorno non avrebbe lavorato in quanto aveva l’appuntamento con Melania, la sua amante. Sicuramente la ginnastica l’avrebbe fatta con la piccola rossa tutto pepe. Poi aggiunse all’indirizzo del marito: “Senti Giacomo, non ti andrebbe domani di far visitare la città alla mamma?” “Certo, nessun problema, anzi lo faccio con piacere.” “Grazie, sei un tesoro.” Subito vidi negli occhi di Giacomo un curioso interesse alla prospettiva di essere il giorno dopo solo con me, sua suocera. Accidenti, si stava prendendo una cotta per me. Subito senti in suo ginocchio sfiorare il mio, lo lascia fare per un po’ prima di interrompere questo contatto impertinente, con la scusa di riaggiustarmi sulla sedia. Più tardi, durante la serata, parlando con Agnese gli confidai che suo marito mi era sembrato molto caldo ed eccitato, forse era il caso che ne approfittasse una volta a letto. Lei mi lanciò uno sguardo glaciale, quasi di rimprovero, poi si mise sorridere capendo che la stavo stuzzicando. Ormai il suo cuore ed il suo corpo erano per una donna, Melania, e non più per suo marito. Mi diede anche carta bianca sul modo che avrei deciso di adottare per prendermi cura di Giacomo. Questo suo gesto lo lessi una buona opportunità per fargli riprendere fiducia in se stesso ed uscire dalla depressione che lo stava aggredendo. In oltre se lei un domani dovesse decidere di lasciarlo, sarebbe importante che lui fosse in condizioni morali più adatte per accettare la separazione. Mentre ero a letto prima di addormentarmi pensavo agli avvenimenti della giornata, a quella donna che mi aveva palpata sull’aereo, alla bella Melania incontrata casualmente all’aeroporto che poi si è rivelata l’amate di mia figlia, e a Giacomo, il mio genero prediletto che ora trovavo con il morale sotto le scarpe che io volevo alzare, (magari partendo dal suo cazzo). Al mattino dopo mi alzai presto, volevo salutare Agnese prima che andasse a lavorare, si fa per dire, o meglio trascorrere la tutta la giornata con la sua amante lasciandomi in pegno suo marito. Agnese mi ringraziò per la complicità e promise di rendersi disponibile e di starmi vicina l’indomani pomeriggio. Era molto dispiaciuta di dovermi lasciare sola, ma era troppo impaziente di incontrare la sua amante dato che erano due settimane che non si vedevano. La rassicurai sul fatto che non doveva preoccuparsi di dovermi lasciare sola quindi la salutai e le augurai una buona giornata piena di.. godimento. Lei mi abbracciò intensamente quindi uscì di casa. Giacomo dormiva ancora così potevo avere tutto il tempo che volevo per prepararmi a dovere. Dopo essermi fatta una doccia tonificante ed il maquillage cominciai a pensare come vestirmi. Come in un film, preparai sul letto gli abiti che avrei indossato. Per il “sopra” scelsi una camicetta rosa di seta molto sottile, ed una gonna nera molto attillata che arrivava quattro dita sopra il ginocchio. Per il “sotto” un push-up rosso splendidamente ricamato in nero con un perizoma ed un reggicalze abbinati. Esitai un poco nella scelta delle calze. Mi sarebbe piaciuto indossare delle calze a rete nere, ma forse erano un po’ troppo da zoccola, allora scelsi delle calze 15 den con la riga dietro, sexy ma allo stesso tempo austere, comprate recentemente. Mi vestii e, indossate per il momento le pantofole per non far rumore, scesi in cucina. Dopo circa mezz’ora sentii il rumore dell’acqua della doccia scorrere, era segno che Giacomo si era alzato. Data un’occhiata a cosa c’era nella dispensa, preparai la colazione a mio genero. Quando scese in cucina mi accorsi dell’impegno che ci aveva messo nel prepararsi, rasato e ben vestito, emanava un buon profumo di acqua di colonia. Appena mi vide il suo viso si illuminò e subito mi squadrò dalla testa ai piedi. Un bacio per augurarci il buongiorno e un ringraziamento da parte sua per avergli preparato il caffè. Occupata nel servigli il resto della colazione, girandomi offrendogli la schiena, vidi il suo sguardo percorrere il mio culo fin giù ai polpacci. Il pesciolino aveva abboccato all’amo. Maliziosamente feci cadere uno strofinaccio che avevo in mano e, abbassandomi per raccoglierlo, gli offrii il panorama completo del mio posteriore. Subito sentii il suo respiro accelerare. Come se niente fosse mi rivolsi a lui chiedendogli che programmi avesse per la giornata precisandogli cosa mi sarebbe piaciuto fare. Balbettando mi rispose che era a mia disposizione, qualunque cosa avessi scelto a lui andava bene. Mi sedetti a tavola con lui e degustammo il caffè insieme, mentre ora era visibilmente perso nel mio décolleté. Il push-up stava facendo dei miracoli con il mio seno, sembrava volesse scoppiare fuori dalla mia camicetta. Una volta in auto, notai subito gli sguardi furtivi che lanciava alle mie gambe. La gonna, sedendomi, era salita di una decina di centimetri e lasciava intravedere il bordo delle calze ed il reggicalze. Morivo dalla voglia di mettere una mano sulla sua patta per verificare se le mie cosce glielo avevano fatto diventare duro. Una volta in città, lasciata la macchina in un parcheggio, girovagammo a piedi per le vie del centro a guardare vetrine, negozi e fare dello shopping. Dopo un piacevole pranzo accompagnato dalle solite chiacchiere di circostanza, decidemmo di visitare una mostra di arte contemporanea allestita nelle vicinanze. Un gelato da passaggio comminando nel parco fu la chiusura ideale della giornata. Sulla via del ritorno lo ringraziai calorosamente per il tempo che mi aveva dedicato e per la gentilezza che aveva usato nei miei confronti. Effettivamente Giacomo era stato molto disponibile per tutta la giornata, soprattutto quando l’avevo coinvolto nello shopping, cosa che gli uomini non amano fare. Gli dissi che era molto gentile e che lo avevo sempre apprezzato sia come uomo che come genero, cosa del resto vera. Lui timidamente arrossì alle mia parole e mi rispose che anche io gli ero sempre piaciuta, sottolineando in modo ambiguo la parola “piaciuta”. Allora gli chiesi: “Ma ti sono sempre piaciuta come suocera o come donna?” “In entrambi i modi.” mi rispose. Il suo sguardo timido improvvisamente trasformò in uno sguardo di ammirazione e desiderio fissandomi intensamente per qualche secondo. Allora fu il mio turno per arrossire. Al ritorno le sue occhiate alle mie gambe divennero sempre più impertinenti, ricambiai con dei sorrisi d’intesa tanto che il suo imbarazzo svanì. Accavallai le gambe per offrire ancora più cosce ai suoi occhi così da accorgermi che, il camminare nel parco, aveva sporcato di terra ed erba le mie scarpe. “Marta non preoccuparti per le scarpe, appena arrivati a casa penserò io a pulirtele.” Giunti a casa, appena chiusa la porta mi disse: “Non muoverti, togliti le scarpe sporche, ti porto subito le tue pantofole, poi vai a sederti tranquillamente sul divano.” Mi portò le pantofole e gli diedi le mie scarpe sporche. Le prese con una delicatezza inconsueta mentre, affascinato, le guardava come se fossero un trofeo. Nel prenderle le avvicinò al viso in modo da sentire l’odore che emettevano e, considerando che non avevamo camminato poco, i mie piedi non erano sicuramente freschi e profumati. Mi sedetti sul divano e osservai con quale attenzione e cura si dedicava alla pulizia delle stesse. Alla fine addirittura, me le lucidò con la pelle scamosciata, da ciò dedussi che o era molto meticoloso nei suoi compiti o era preda di una forma di feticismo per le scarpe delle donne. Alla fine venne verso di me portando le mie scarpe in mano come se fossero su un vassoio e me le tese in religioso silenzio. In quel momento ebbi un improvviso colpo di genio e, offrendogli il piede gli dissi: “Giacomo, ti va di infilarmele tu?” “Se vuoi..” mi rispose con la voce rotta dal desiderio. S’inginocchiò davanti a me, prese la scarpa nella sua mano con una delicatezza infinita e con l’altra sfiorò il mio piede con una leggerezza e morbidezza tale che mi provocò un brivido che mi arrivò fino all’inguine. Sempre con movimenti molto dolci e lievi appoggiò la sua guancia sul mio piede, io lo lasciai fare senza dire niente, anche perché questo suo gesto mi turbò piacevolmente. Sempre in modo dolce e lieve iniziò a baciarmi le dita, la cosa inizialmente mi procurò un po’ imbarazzo in quanto, avendo camminato tutto il giorno, i miei piedi non erano proprio freschi, ma vidi che lui non sembrava disturbato, anzi al contrario. Dopo i baci inizio a darmi delle piccole leccate tra le dita, attraverso le calze, cosa che mi eccitò molto tanto da accorgermi che la mia vulva si stava bagnando. Lui rimase senza parole affascinato nell’osservare il mio piede. Con un piccolo movimento provocatorio avvicinai il mio alluce alle sue labbra, incoraggiato dalla mia offerta aprì la bocca e lo fece scomparire in essa. Cominciò così a giocarci come se fosse un cazzo, gli girava intorno la lingua, lo succhiava e lo mordicchiava, il tutto con una frenesia incredibile. La punta del mio dito era ormai madida della sua saliva, allora lo invitai a interrompere il suo lavoro ed a calzarmi la scarpa che ancora teneva in mano. Lo fece con tremante eccitazione mentre con una mano mi sosteneva delicatamente la caviglia. Non gli lasciai il tempo di riflettere, tanto che anche l’altro piede era a due centimetri della sua bocca. Lui mi guardò con gratitudine e subito iniziò a succhiarmi anche l’altro alluce. Era la prima volta che qualcuno giocava con i miei piedi, confesso che lo trovai estremamente erotico. Questa volta non si fermò alle dita dei piedi, mentre mi infilava l’altra scarpa, le sue labbra cominciarono a correre lungo i miei polpacci. Inginocchiato davanti a me lo lasciai fare per un po’ poi gli dissi: “Giacomo mi stai facendo eccitare, è troppo bello questo gioco.” Quel momento di intimità erotica mi fece uscire quelle parole come se fossimo amanti già da molto tempo. “Sai, non l’avevo mai fatto prima. Grazie Marta.” “In ogni caso è molto bello. Ma come ti è venuta l’idea?” “Forse tutto nasce tempo fa, ero ancora molto giovane. Mia mamma un giorno mi chiese se potevo massaggiargli i piedi, lo feci e la cosa mi conturbò molto. Non so perché ora mi è venuta questa idea.” “Giacomo, tu sei un uomo molto educato e gentile, sei stato molto delicato con me. Su, dammi una mano e aiuta questa vecchia signora ad alzarsi dal divano.” “Con piacere Marta.” Prese le mie mani tra le sue e, tirando, mi aiutò a rimettermi in piedi. Poi cercò di allontanarsi dal divano per lasciarmi passare ma io lo attirai a me fino al contatto dei nostri corpi. In quell’attimo pensai al giovane Leonardo, a sua mamma Sabina e come li avevo aiutati a rompere tutti i tabù iniziandoli al loro rapporto incestuoso. Qualcosa di simile avrei dovuto fare anche con Giacomo che, in quel momento, mi vedeva un po’ come se fossi sua madre, anche se non è che gli assomigliassi molto. Allora gli sussurrai: “Dai, adesso bacia la mamma.” L’effetto fu istantaneo. Mi strinse forte tra le sue braccia e quando gli porsi le mie labbra mi diede un bacio molto più che appassionato. Le sue mani corsero velocemente su tutto il mio corpo e si fermarono sulle mie chiappe. Ricambiai il favore e, dopo averlo afferrato per le natiche, lo tirai a me, pube contro pube. Le nostre lingue si cercarono, si stuzzicarono e alla fine si intrecciarono. Poco alla volta sentivo il suo cazzo contro il mio ventre, diventare sempre più duro, allora feci scivolare una mano sulla sua patta, lo liberai per sentirlo meglio e masturbarlo. Con un filo di voce, anch’io eccitata, gli sussurrai: “Figlio mio, ti voglio. Prendimi qui, e subito, per favore.” “Oh si, mamma.” Ecco la prova che Giacomo, come Leonardo, era segretamente innamorata della mamma, o piuttosto della suocera, in questo momento. Con prontezza abbassai la mia gonna ed il perizoma, Giacomo rimase affascinato dalla mia patatina liscia e rasata come quella di una bimba, tanto che il suo cazzo si rizzo ancora di più quando mi distesi sul tappeto a gambe aperte offrendogliela in modo spudorato. Mi saltò sopra e mi sentii penetrare in meno di due secondi e cominciò a scoparmi in modo veloce e maldestro peggio di un coniglio. Gli sussurrai allora: “Con calma piccolo mio, sii dolce con la tua mamma.” Rendendosi conto della sua foga eccessiva, si calmò e cominciò a scoparmi con molta delicatezza cercando di assecondare il mio desiderio. Lo aiutai ad aprirmi la camicetta e a liberarmi del reggiseno e, senza smettere il suo movimento dentro di me, iniziò a succhiarmi delicatamente i capezzoli. In quel momento mi pervase un piacevole sensazione di benessere che mi fece abbandonare completamente a lui. Mi baciava le labbra, mi leccava il collo, mi mordicchiava l’orecchio, poi ritornò a succhiarmi le tette, tutto ciò mi portò all’estasi. In prossimità dell’orgasmo volli che mi prendesse con più vigore allora gli sussurrai: “Amore di mamma, sfogati! Ora puoi scoparmi con tutta la forza e l’energia che hai.” “Oh si, mamma.” Accesa la miccia, tutti i suoi muscoli entrarono in azione. Scatenando un vigore fino allora sconosciuto, mi faceva scivolare sul tappeto sotto la forza dei suoi colpi. Il mio corpo si contorceva ad ogni suo movimento fino al raggiungimento di un potente orgasmo che mi fece emettere delle urla animalesche dal piacere. Anche se il cazzo di Giacomo non aveva le misure di quello del mio amato nipotino Davide, mi fece godere divinamente. Nel sentirmi urlare dal piacere mio genero non si trattenne più e, schiacciando il suo peso contro il mio pube, scarico tutto il suo piacere dentro il mio ventre. Non so da quanto tempo mio genero non sborrava ma, quella quantità di sborra, mi fece sentire stranamente gonfia. Sempre distesi sul tappeto del salone e con il suo cazzo dentro di me, strinsi mio genero forte al petto e gli sussurrai: “Grazie mio caro.” “Grazie a te mamma.” “Ora baciami.” “Si mamma.” Il nostro bacio fu così ardente che non ci accorgemmo dell’arrivo di Agnese se non quando diede uno schiaffo sul culo di Giacomo che bruscamente si rialzò colto il flagrante adulterio.
In piedi come una stupida nella zona arrivi, domandavo come mai mia figlia Agnese fosse così sorpresa dal vedermi, sapeva del mio arrivo e c’eravamo messe d’accordo di vederci in aeroporto. Curiosamente anche Melania, al mio fianco, si bloccò e, con Agnese, si guardarono molto intensamente con sguardo sorpreso. Subito capii che loro si conoscevano e che probabilmente la donna della quale era innamorata Melania era proprio mia figlia Agnese. Appena ci raggiunse Agnese chiese quasi con tono irritato alla mia nuova amica: “E tu cosa ci fai qui? Perché sei con mia madre?” “Ma.. ma.. Io non sapevo fosse tua madre. Ci siamo conosciute sull’aereo.” “Ah.. bene, che combinazione!” Disse Agnese con fare sospetto. “Te lo assicuro, domandalo a Mar.. a tua madre.” Naturalmente io confermai le parole di Melania così che l’irritazione di Agnese scemò. Per dissipare l’equivoco e ricomporre i nostri rapporti, suggerii di andare a berci qualcosa al bar dell’aeroporto. I loro sguardi successivi non fecero altro che confermare i miei sospetti. Era Agnese l’amante di Melania. Appena ordinato da bere, senza tergiversare, dissi ad Agnese: “Melania è proprio una brava ragazza, sono felice che siate amanti.” “Ma mamma cosa dici!” “Non preoccuparti tesoro, ho capito tutto fin dal vostro primo sguardo. Te lo ripeto, Melania è la donna di cui tu hai bisogno.” “Mamma, bigotta come eri ti giuro che non avrei mai pensato di sentire da te una simile affermazione, cosa ti è successo?” “Sono capitate diverse cose che, ultimamente, mi hanno aperto la mente, molte le ho confidate alla tua fidanzata durante il viaggio, quando sarete sole te le racconterà.” Definendo la bella rossa come sua fidanzata mi ero rivolta ad Agnese molto direttamente, senza giri di parole. La piccola Melania, nonostante lei stessa fosse molto sfacciata in certe cose, rimase sbalordita tanto che uno strano silenzio cadde tra di noi. Subito intervenni dicendo: “Capisco che è difficile per voi parlare di fronte a me, vi suggerisco di organizzarvi e vedervi da sole. Magari non oggi, ma senza protrarre troppo in là il vostro incontro, che ne dite?” “Io sono d’accordo.” Precisò la ragazzina. “Anche io, lo sto aspettando da giorni ormai.” Replicò mia figlia tornata finalmente serena. Così dicendo Agnese face scivolare la mano sul tavolino e incrociò le dita con quelle di Melania, proprio sotto gli occhi del cameriere mentre stava portando le nostre ordinazioni. Chissà cosa passò per la testa al ragazzo in quel momento nel vedere questo atteggiamento amoroso tra una giovane ragazza ed una donna matura. Io le guardavo mentre si toccano ed incrociavano le dita con degli sguardi che non riuscivano a nascondere il loro desiderio. Alzai il bicchiere e brindai a loro, ciò le fece ridiscendere sulla terra e prestarmi attenzione. Quello che mi piaceva di loro in quel momento era il sorriso che illuminava i loro volti. Mentre bevevamo raccontammo ad Agnese le peripezie del mio viaggio, compreso il fatto che mi ero fatta palpeggiare da una sconosciuta un po’ strana, tanto per usare un eufemismo, a conferma di ciò aprii la giacca e gli mostrai i seni ben in vista sotto le trasparenze della mia camicetta. Tra una chiacchiera e l’altra, Melania sottolineò ancora una volta la grande somiglianza tra mia figlia e me, somiglianza che aveva spinto naturalmente la ragazza ad essermi vicina ed ad aiutarmi, prima all’aeroporto, poi alla partenza, quindi sull’aereo. Parlammo ad Agnese del grande feeling che si era instaurato naturalmente tra di noi e di tutte le confidenze che ci eravamo fatte durante il volo. Agnese, guardandomi, rimase senza parole nel sentire come la sua pudica madre confessasse ora, senza nessun pudore, la sua disinvolta sessualità. Lanciò uno sguardo alla ragazza al fine di avere conferma delle mie parole, ma i suoi occhi rimasero persi nel viso della sua intrigante rossa. Il suo sguardo, prima incredulo ai miei racconti, ora divenne radioso esprimendo l’amore che provava per Melania. Agnese spostò la sedia e si avvicinò alla ragazza che, conseguentemente, fece lo stesso. La vista di queste due donne innamorate mi emozionò, erano così belle da vedere che, per la commozione, scoppiai in un pianto sommesso. Nel sentire i miei singhiozzi Agnese si precipitò verso di me. “Cosa c’è mamma?” “Niente mia cara, è il guardarvi che mi emoziona. Siete così belle ed innamorate che.. che.., siete proprio una bella coppia.” “Oh mamma, è molto bello quello che dici. Adesso però andiamo che si sta facendo tardi, prima però riaccompagneremo a casa sua Melania.” Tutto il rancore che provavo per ciò che mia figlia aveva fatto con mio marito svanì di colpo, non solo, ma mi sentivo in colpa solo per l’intenzione che avevo di vendicarmi. Ora realizzavo pienamente che volevo solo la sua felicità come, del resto, ho sempre desiderato per le mie figlie. Mentre attraversavamo le sale dell’aeroporto, Agnese con una mano portava il mio borsone e con l’altra cingeva per i fianchi Melania senza nessun complesso di mostrare la sua nuova omosessualità a tutti, fregandosene degli sguardi e dei risolini degli altri. Arrivate all’auto, io salii dietro lasciando il sedile davanti a Melania. Durante il viaggio le nostre chiacchiere erano interrotte dagli sguardi teneri fra le due donne. Si accordarono di incontrarsi il mattino successivo, Confesso di essermi emozionata nuovamente nel vederle baciarsi con passione prima di lasciarsi. Salutai anch’io calorosamente Melania, quindi mi sedetti al suo posto davanti. Quando Agnese ripartì le dissi: “Voi due siete proprio una bella coppia.” “Oh mamma come sono dispiaciuta che tu lo abbia saputo in questo modo.” “No, no preoccuparti. Mi rallegra molto vederti così felice. Ma tu sei sempre sposata con Giacomo..” “Con lui ormai non succede più niente da molto tempo, non so se sai a cosa alludo. Ha perso il lavoro e fa solo dei lavoretti qua e là, per questo motivo penso stia entrando in una brutta fase di depressione che lo indebolisce anche fisicamente, coinvolgendolo in una spirale molto negativa. Resto con lui solo per evitare di vederlo sprofondare ulteriormente. Lui sospetta che io o tradisca ancora prima del mio incontro con Melania. Pensa addirittura che io abbia una storia con un suo amico.” “Eppure Giacomo a me è sempre sembrato un bravo ragazzo, non pensavo arrivasse al punto che tu mi hai detto. E le ragazze stanno bene?” “Le incontrerai, Giacomo questa sera le deve portare da sua madre. Trascorreranno una settimana al mare con lei. Era già stato programmato da prima che tu mi chiamassi. Almeno loro potranno cambiare aria per un po’. L’atmosfera qui in casa a volte è irrespirabile. Anche per questo sono contenta che tu sia venuta a trovarmi.” “Se vuoi penserò io a occuparmi di tuo marito coccolandolo un po’ domani, quando andrai a trovare il tuo piccolo amore.” Gli dissi strizzando l’occhio. “Fai quello che vuoi, mamma.” Mi rispose rassegnata mentre ci avvicinavamo a casa. Mentre parlavamo mi rendevo conto che a breve avrei incontrando le mie nipotine, sarebbe stato un vero piacere rivederle. Dall’ultima volta che le avevo viste erano molto cresciute, ora si stavano avvicinando alla maggiore età. Appena arrivata mi venne incontro Giacomo che mi baciò e salutò calorosamente. Io e lui abbiamo sempre avuto un bel rapporto fatto di rispetto ed educazione, tuttavia mi accorsi che il suo sguardo cambiò repentinamente quando mi tolsi la giacca. Era chiaramente affascinato ed attratto da ciò che si intravedeva sotto la mia camicetta. Approfittai per divertirmi un po’ con lui cercando di provocarlo. Spesso mi mettevo di profilo in controluce affinché potesse vedere meglio i dettagli del mio seno. Non avevo mai visto tanto interesse da parte di mio genero per me fino allora, ed anche io non avevo mai pensato a lui come un potenziale amante, almeno fino allora. Ricambiai i suoi sguardi con un’occhiata complice che lo fece arrossire. Un saluto veloce e scappò con le ragazze da sua madre. Una volta che fummo sole dissi ad Agnese: “Su dai, vieni tra le mie braccia amore.” “Si mamma, mi mancava un tuo abbraccio.” Mia figlia con un grande sorriso mi allungò le braccia come quando era bambina, ci abbracciammo e restammo l’una legata all’altra per un bel po’. Passata la commozione del momento dissi: “Mi piace molto la tua piccola rossa, sono sicura che è molto brava quando ti lecca la micia.” “Oh mamma come mai parli in questo modo? Che ti è successo?” “Amore, sono molto cambiata ultimamente.” “L’ho notato..” “Sono venuta a sapere molte cose che ignoravo, anche su di te.” “Co.. Cosa?” Balbettò. “Che tu ti facevi mio marito, tuo padre, per esempio.” Agnese quasi smise di respirare e incominciò a impallidire. Le parlavo con un tono dolce che comunque la destabilizzò. Non le permisi di rispondere, la strinsi contro di me quando sentii che si stava irrigidendo per vergogna. Vergogna che le stava montando a causa del fatto che io avevo scoperto le cose da lei aveva combinato con quel pervertito di suo padre. Allentando il mio abbraccio allora le dissi: “Amore non preoccuparti, ti confesso che ho provato molto risentimento nei tuoi confronti quando sono venuta a conoscenza di queste cose ma, vedendoti felice ed innamorata di quella ragazza, la mia rabbia è svanita in un soffio. “Oh mamma, mi spiace per quello che è accaduto, è stato tanto tempo fa. Ora sto facendo di tutto per dimenticare quei momenti.” “lo so amore, non è colpa tua, tuo padre era un bastardo. Mi spiegherai più tardi cosa è successo precisamente tra di voi. Ho scoperto anche che, tuo padre allo stesso modo, ha approfittato di tua sorella.” “Cosa!? Ha scopato anche con Virginia?” “SI, me lo ha detto lei. Se l’è scopata in tutti i buchi quel bastardo, anche dopo sposata. Inoltre solo adesso Virginia ha iniziato a sospettare che anche tu sia stata vittima delle voglie di quel porco. Ora ti devo dire una cosa che ancora non sai e che ho scoperto da poco, ovvero che hai un fratellastro di nome Leonardo.” Davanti alla sua espressione sorpresa ed attonita, con calma gli spiegai tutto partendo dalla mia relazione con Virginia ed i suoi figli, continuando con la mia storia con Leonardo e sua madre Sabina, ricordandogli poi che Sabina fu messa incinta da mio marito davanti a lei e con la sua complicità. Ad ogni rivelazione Agnese si strinse a me sempre di più ed iniziò a singhiozzare. In quel momento scelsi di tenerla stretta tra le mie braccia consolandola con quella tenerezza materne che forse non le avevo mai dato neanche da piccola. Riaffermando il perdono alla mia piccola traditrice, lei si abbandonò tra le mie braccia ed io ne approfittai per coprire il suo viso di baci. Lei si lasciò totalmente andare, anche quando le sfiorai le labbra, qui alzò gli occhi e mi guardò non sapendo come reagire. La guardai intensamente prima di piegarmi verso di lei per far scivolare la mia lingua tra nella sua bocca. Mi figlia, inizialmente sorpresa, impiegò qualche secondo prima di ricambiare mostrandomi poi, in quel bacio, grande passione e ardore. Anche se era insolito farlo con la madre, mi sembrò che quel lungo bacio le permise di esorcizzare quei pesanti segreti che si era portata dentro di se in questi anni. Il sorriso tornò ad illuminare il suo viso. Si asciugò le lacrime e appoggiò la testa sulla mia spalla. Restammo così abbracciate per lunghi minuti poi, quando le chiesi un altro bacio me lo accordò con molto piacere. Ci separammo sol quando sentimmo arrivare la macchina di suo marito, quindi Agnese mi disse: “Grazie mamma.” “Di niente figlia mia, anche tu baci molto bene.” “Ma mamma, non stavo parlando di quello. Non ti riconosco proprio più.” “Amore sono un’altra Marta, sono uscita dalla mia crisalide. Ora voglio vivere intensamente il sesso e tutte le mie voglie. Dovresti farlo anche tu.” “Ci penserò..” Quando Giacomo riapparve mi fece un grande sorriso. Anche se non particolarmente bello è un tipo che mi piace. È di natura gentile, affascinante e sentimentale. Mi addolora sapere che sta passando un brutto periodo, che non sta bene, vorrei poter fare qualcosa per risollevargli il morale. Mentre ci stava preparando un aperitivo, approfittai per andare in bagno per i miei bisogni riaggiustandomi le calze ed aprire di un bottone supplementare la camicetta. Durante l’aperitivo non sfuggì a mia figlia che suo marito non la smetteva di guardarmi. Ammetto che io facevo la mia parte accavallando ed incrociando le gambe, oppure appoggiandomi a lui quando mi allungavo per prendere una patatina o una nocciolina. Agnese non si lasciò sfuggire niente del mio atteggiamento e, lungi dall’essere gelosa, mi fece un sorriso di compiacimento. Il povero Giacomo, rosso dall’emozione, non riusciva a distogliere lo sguardo dalle mie gambe. Agnese avvicinandosi con complicità mi sussurrò: “Mamma stai andando alla grande, non mi ricordo di averlo mai visto così turbato.” “Pensi che sia eccitato, che gli stia diventando duro?” “Mi sorprenderebbe molto, con lui non so più cosa vuol dire fare sesso da molto tempo.” “Non fate più l’amore? È impotente?” “Si, da molto tempo, da prima di conoscere Melania. Con lei invece..” “Ti fa godere?” “Sempre e molto.” Rispose ridendo. “Mmmm.. vorrà dire che me la presterai.” “Assolutamente no! Se vuoi in cambio posso prestarti mio marito.” “Ohh.. la cosa mi interessa.” E scoppiammo entrambe a ridere dopo esserci date un bacio sulle labbra. Dopo l’aperitivo, aiutai Agnese a sparecchiare e, mentre lei lavava i bicchieri e mi offriva il suo culetto, gli feci scivolare il dito medio sul solco delle sue chiappe, lei divertita mi sorrise allora gli sussurrai: “Vorrei che avessimo un po’ di tempo per noi due..” “Mamma lo sai che sono innamorata di Melania e vorrei rimanerle fedele.” “Tu pensi che Melania possa essere gelosa di me, tua madre?” “Non lo so.” “Devi solo chiederglielo appena la vedi.” Ritornata in soggiorno il viso di Giacomo ridivenne radioso. Passandogli vicino gli accarezzai molto eroticamente la schiena. Sentii i suoi muscoli contrarsi quale risposta alla mia carezza. Mi guardò con un’occhiata sorpresa alla quale risposi con un sorriso malizioso.
Durante la cena io e mia figlia Agnese parlammo serenamente di molte amenità, mentre Giacomo, suo marito, non distoglieva lo sguardo dal mio seno. Maliziosamente avevo lasciato aperto qualche bottone in più del solito e, visto che da quando ero arrivata non avevo ancora avuto l’occasione di cambiarmi ed ero ancora senza reggiseno, quel mascalzone poteva godersi tutte le rotondità delle mie tette, in particolare i capezzoli che in quel momento erano particolarmente eretti e duri. Tra le varie amenità della conversazione Agnese ci disse che l’indomani, dopo il lavoro, avrebbe avuto il corso di Zumba, una danza iperattiva che fa sudare e stare in linea. Inutile spiegarmi, tanto sapevo che il giorno non avrebbe lavorato in quanto aveva l’appuntamento con Melania, la sua amante. Sicuramente la ginnastica l’avrebbe fatta con la piccola rossa tutto pepe. Poi aggiunse all’indirizzo del marito: “Senti Giacomo, non ti andrebbe domani di far visitare la città alla mamma?” “Certo, nessun problema, anzi lo faccio con piacere.” “Grazie, sei un tesoro.” Subito vidi negli occhi di Giacomo un curioso interesse alla prospettiva di essere il giorno dopo solo con me, sua suocera. Accidenti, si stava prendendo una cotta per me. Subito senti in suo ginocchio sfiorare il mio, lo lascia fare per un po’ prima di interrompere questo contatto impertinente, con la scusa di riaggiustarmi sulla sedia. Più tardi, durante la serata, parlando con Agnese gli confidai che suo marito mi era sembrato molto caldo ed eccitato, forse era il caso che ne approfittasse una volta a letto. Lei mi lanciò uno sguardo glaciale, quasi di rimprovero, poi si mise sorridere capendo che la stavo stuzzicando. Ormai il suo cuore ed il suo corpo erano per una donna, Melania, e non più per suo marito. Mi diede anche carta bianca sul modo che avrei deciso di adottare per prendermi cura di Giacomo. Questo suo gesto lo lessi una buona opportunità per fargli riprendere fiducia in se stesso ed uscire dalla depressione che lo stava aggredendo. In oltre se lei un domani dovesse decidere di lasciarlo, sarebbe importante che lui fosse in condizioni morali più adatte per accettare la separazione. Mentre ero a letto prima di addormentarmi pensavo agli avvenimenti della giornata, a quella donna che mi aveva palpata sull’aereo, alla bella Melania incontrata casualmente all’aeroporto che poi si è rivelata l’amate di mia figlia, e a Giacomo, il mio genero prediletto che ora trovavo con il morale sotto le scarpe che io volevo alzare, (magari partendo dal suo cazzo). Al mattino dopo mi alzai presto, volevo salutare Agnese prima che andasse a lavorare, si fa per dire, o meglio trascorrere la tutta la giornata con la sua amante lasciandomi in pegno suo marito. Agnese mi ringraziò per la complicità e promise di rendersi disponibile e di starmi vicina l’indomani pomeriggio. Era molto dispiaciuta di dovermi lasciare sola, ma era troppo impaziente di incontrare la sua amante dato che erano due settimane che non si vedevano. La rassicurai sul fatto che non doveva preoccuparsi di dovermi lasciare sola quindi la salutai e le augurai una buona giornata piena di.. godimento. Lei mi abbracciò intensamente quindi uscì di casa. Giacomo dormiva ancora così potevo avere tutto il tempo che volevo per prepararmi a dovere. Dopo essermi fatta una doccia tonificante ed il maquillage cominciai a pensare come vestirmi. Come in un film, preparai sul letto gli abiti che avrei indossato. Per il “sopra” scelsi una camicetta rosa di seta molto sottile, ed una gonna nera molto attillata che arrivava quattro dita sopra il ginocchio. Per il “sotto” un push-up rosso splendidamente ricamato in nero con un perizoma ed un reggicalze abbinati. Esitai un poco nella scelta delle calze. Mi sarebbe piaciuto indossare delle calze a rete nere, ma forse erano un po’ troppo da zoccola, allora scelsi delle calze 15 den con la riga dietro, sexy ma allo stesso tempo austere, comprate recentemente. Mi vestii e, indossate per il momento le pantofole per non far rumore, scesi in cucina. Dopo circa mezz’ora sentii il rumore dell’acqua della doccia scorrere, era segno che Giacomo si era alzato. Data un’occhiata a cosa c’era nella dispensa, preparai la colazione a mio genero. Quando scese in cucina mi accorsi dell’impegno che ci aveva messo nel prepararsi, rasato e ben vestito, emanava un buon profumo di acqua di colonia. Appena mi vide il suo viso si illuminò e subito mi squadrò dalla testa ai piedi. Un bacio per augurarci il buongiorno e un ringraziamento da parte sua per avergli preparato il caffè. Occupata nel servigli il resto della colazione, girandomi offrendogli la schiena, vidi il suo sguardo percorrere il mio culo fin giù ai polpacci. Il pesciolino aveva abboccato all’amo. Maliziosamente feci cadere uno strofinaccio che avevo in mano e, abbassandomi per raccoglierlo, gli offrii il panorama completo del mio posteriore. Subito sentii il suo respiro accelerare. Come se niente fosse mi rivolsi a lui chiedendogli che programmi avesse per la giornata precisandogli cosa mi sarebbe piaciuto fare. Balbettando mi rispose che era a mia disposizione, qualunque cosa avessi scelto a lui andava bene. Mi sedetti a tavola con lui e degustammo il caffè insieme, mentre ora era visibilmente perso nel mio décolleté. Il push-up stava facendo dei miracoli con il mio seno, sembrava volesse scoppiare fuori dalla mia camicetta. Una volta in auto, notai subito gli sguardi furtivi che lanciava alle mie gambe. La gonna, sedendomi, era salita di una decina di centimetri e lasciava intravedere il bordo delle calze ed il reggicalze. Morivo dalla voglia di mettere una mano sulla sua patta per verificare se le mie cosce glielo avevano fatto diventare duro. Una volta in città, lasciata la macchina in un parcheggio, girovagammo a piedi per le vie del centro a guardare vetrine, negozi e fare dello shopping. Dopo un piacevole pranzo accompagnato dalle solite chiacchiere di circostanza, decidemmo di visitare una mostra di arte contemporanea allestita nelle vicinanze. Un gelato da passaggio comminando nel parco fu la chiusura ideale della giornata. Sulla via del ritorno lo ringraziai calorosamente per il tempo che mi aveva dedicato e per la gentilezza che aveva usato nei miei confronti. Effettivamente Giacomo era stato molto disponibile per tutta la giornata, soprattutto quando l’avevo coinvolto nello shopping, cosa che gli uomini non amano fare. Gli dissi che era molto gentile e che lo avevo sempre apprezzato sia come uomo che come genero, cosa del resto vera. Lui timidamente arrossì alle mia parole e mi rispose che anche io gli ero sempre piaciuta, sottolineando in modo ambiguo la parola “piaciuta”. Allora gli chiesi: “Ma ti sono sempre piaciuta come suocera o come donna?” “In entrambi i modi.” mi rispose. Il suo sguardo timido improvvisamente trasformò in uno sguardo di ammirazione e desiderio fissandomi intensamente per qualche secondo. Allora fu il mio turno per arrossire. Al ritorno le sue occhiate alle mie gambe divennero sempre più impertinenti, ricambiai con dei sorrisi d’intesa tanto che il suo imbarazzo svanì. Accavallai le gambe per offrire ancora più cosce ai suoi occhi così da accorgermi che, il camminare nel parco, aveva sporcato di terra ed erba le mie scarpe. “Marta non preoccuparti per le scarpe, appena arrivati a casa penserò io a pulirtele.” Giunti a casa, appena chiusa la porta mi disse: “Non muoverti, togliti le scarpe sporche, ti porto subito le tue pantofole, poi vai a sederti tranquillamente sul divano.” Mi portò le pantofole e gli diedi le mie scarpe sporche. Le prese con una delicatezza inconsueta mentre, affascinato, le guardava come se fossero un trofeo. Nel prenderle le avvicinò al viso in modo da sentire l’odore che emettevano e, considerando che non avevamo camminato poco, i mie piedi non erano sicuramente freschi e profumati. Mi sedetti sul divano e osservai con quale attenzione e cura si dedicava alla pulizia delle stesse. Alla fine addirittura, me le lucidò con la pelle scamosciata, da ciò dedussi che o era molto meticoloso nei suoi compiti o era preda di una forma di feticismo per le scarpe delle donne. Alla fine venne verso di me portando le mie scarpe in mano come se fossero su un vassoio e me le tese in religioso silenzio. In quel momento ebbi un improvviso colpo di genio e, offrendogli il piede gli dissi: “Giacomo, ti va di infilarmele tu?” “Se vuoi..” mi rispose con la voce rotta dal desiderio. S’inginocchiò davanti a me, prese la scarpa nella sua mano con una delicatezza infinita e con l’altra sfiorò il mio piede con una leggerezza e morbidezza tale che mi provocò un brivido che mi arrivò fino all’inguine. Sempre con movimenti molto dolci e lievi appoggiò la sua guancia sul mio piede, io lo lasciai fare senza dire niente, anche perché questo suo gesto mi turbò piacevolmente. Sempre in modo dolce e lieve iniziò a baciarmi le dita, la cosa inizialmente mi procurò un po’ imbarazzo in quanto, avendo camminato tutto il giorno, i miei piedi non erano proprio freschi, ma vidi che lui non sembrava disturbato, anzi al contrario. Dopo i baci inizio a darmi delle piccole leccate tra le dita, attraverso le calze, cosa che mi eccitò molto tanto da accorgermi che la mia vulva si stava bagnando. Lui rimase senza parole affascinato nell’osservare il mio piede. Con un piccolo movimento provocatorio avvicinai il mio alluce alle sue labbra, incoraggiato dalla mia offerta aprì la bocca e lo fece scomparire in essa. Cominciò così a giocarci come se fosse un cazzo, gli girava intorno la lingua, lo succhiava e lo mordicchiava, il tutto con una frenesia incredibile. La punta del mio dito era ormai madida della sua saliva, allora lo invitai a interrompere il suo lavoro ed a calzarmi la scarpa che ancora teneva in mano. Lo fece con tremante eccitazione mentre con una mano mi sosteneva delicatamente la caviglia. Non gli lasciai il tempo di riflettere, tanto che anche l’altro piede era a due centimetri della sua bocca. Lui mi guardò con gratitudine e subito iniziò a succhiarmi anche l’altro alluce. Era la prima volta che qualcuno giocava con i miei piedi, confesso che lo trovai estremamente erotico. Questa volta non si fermò alle dita dei piedi, mentre mi infilava l’altra scarpa, le sue labbra cominciarono a correre lungo i miei polpacci. Inginocchiato davanti a me lo lasciai fare per un po’ poi gli dissi: “Giacomo mi stai facendo eccitare, è troppo bello questo gioco.” Quel momento di intimità erotica mi fece uscire quelle parole come se fossimo amanti già da molto tempo. “Sai, non l’avevo mai fatto prima. Grazie Marta.” “In ogni caso è molto bello. Ma come ti è venuta l’idea?” “Forse tutto nasce tempo fa, ero ancora molto giovane. Mia mamma un giorno mi chiese se potevo massaggiargli i piedi, lo feci e la cosa mi conturbò molto. Non so perché ora mi è venuta questa idea.” “Giacomo, tu sei un uomo molto educato e gentile, sei stato molto delicato con me. Su, dammi una mano e aiuta questa vecchia signora ad alzarsi dal divano.” “Con piacere Marta.” Prese le mie mani tra le sue e, tirando, mi aiutò a rimettermi in piedi. Poi cercò di allontanarsi dal divano per lasciarmi passare ma io lo attirai a me fino al contatto dei nostri corpi. In quell’attimo pensai al giovane Leonardo, a sua mamma Sabina e come li avevo aiutati a rompere tutti i tabù iniziandoli al loro rapporto incestuoso. Qualcosa di simile avrei dovuto fare anche con Giacomo che, in quel momento, mi vedeva un po’ come se fossi sua madre, anche se non è che gli assomigliassi molto. Allora gli sussurrai: “Dai, adesso bacia la mamma.” L’effetto fu istantaneo. Mi strinse forte tra le sue braccia e quando gli porsi le mie labbra mi diede un bacio molto più che appassionato. Le sue mani corsero velocemente su tutto il mio corpo e si fermarono sulle mie chiappe. Ricambiai il favore e, dopo averlo afferrato per le natiche, lo tirai a me, pube contro pube. Le nostre lingue si cercarono, si stuzzicarono e alla fine si intrecciarono. Poco alla volta sentivo il suo cazzo contro il mio ventre, diventare sempre più duro, allora feci scivolare una mano sulla sua patta, lo liberai per sentirlo meglio e masturbarlo. Con un filo di voce, anch’io eccitata, gli sussurrai: “Figlio mio, ti voglio. Prendimi qui, e subito, per favore.” “Oh si, mamma.” Ecco la prova che Giacomo, come Leonardo, era segretamente innamorata della mamma, o piuttosto della suocera, in questo momento. Con prontezza abbassai la mia gonna ed il perizoma, Giacomo rimase affascinato dalla mia patatina liscia e rasata come quella di una bimba, tanto che il suo cazzo si rizzo ancora di più quando mi distesi sul tappeto a gambe aperte offrendogliela in modo spudorato. Mi saltò sopra e mi sentii penetrare in meno di due secondi e cominciò a scoparmi in modo veloce e maldestro peggio di un coniglio. Gli sussurrai allora: “Con calma piccolo mio, sii dolce con la tua mamma.” Rendendosi conto della sua foga eccessiva, si calmò e cominciò a scoparmi con molta delicatezza cercando di assecondare il mio desiderio. Lo aiutai ad aprirmi la camicetta e a liberarmi del reggiseno e, senza smettere il suo movimento dentro di me, iniziò a succhiarmi delicatamente i capezzoli. In quel momento mi pervase un piacevole sensazione di benessere che mi fece abbandonare completamente a lui. Mi baciava le labbra, mi leccava il collo, mi mordicchiava l’orecchio, poi ritornò a succhiarmi le tette, tutto ciò mi portò all’estasi. In prossimità dell’orgasmo volli che mi prendesse con più vigore allora gli sussurrai: “Amore di mamma, sfogati! Ora puoi scoparmi con tutta la forza e l’energia che hai.” “Oh si, mamma.” Accesa la miccia, tutti i suoi muscoli entrarono in azione. Scatenando un vigore fino allora sconosciuto, mi faceva scivolare sul tappeto sotto la forza dei suoi colpi. Il mio corpo si contorceva ad ogni suo movimento fino al raggiungimento di un potente orgasmo che mi fece emettere delle urla animalesche dal piacere. Anche se il cazzo di Giacomo non aveva le misure di quello del mio amato nipotino Davide, mi fece godere divinamente. Nel sentirmi urlare dal piacere mio genero non si trattenne più e, schiacciando il suo peso contro il mio pube, scarico tutto il suo piacere dentro il mio ventre. Non so da quanto tempo mio genero non sborrava ma, quella quantità di sborra, mi fece sentire stranamente gonfia. Sempre distesi sul tappeto del salone e con il suo cazzo dentro di me, strinsi mio genero forte al petto e gli sussurrai: “Grazie mio caro.” “Grazie a te mamma.” “Ora baciami.” “Si mamma.” Il nostro bacio fu così ardente che non ci accorgemmo dell’arrivo di Agnese se non quando diede uno schiaffo sul culo di Giacomo che bruscamente si rialzò colto il flagrante adulterio.
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