I tormenti di nonna Marta (Parte Decima)

di
genere
incesti

Libera traduzione
Ne io ne Giacomo avevamo sentito arrivare Agnese tanto eravamo presi dal nostro bacio appassionato, il suo cazzo era ancora dentro il mio ventre riempito come un otre dalla sua sborra. Mio genero si alzò improvvisamente, uscendo da dentro di me. Aveva ancora l’uccello gocciolante, tanto che alcune gocce finirono sul mio viso. Cercando di mascherare il suo sesso duro e umido anche dei miei umori, il povero maritino, nell’imbarazzo più assoluto, restò mogio, in attesa della sfuriata della moglie che però, stranamente non arrivò. Agnese, quasi ignorando Giacomo, mi aiutò a rialzarmi, mentre io cercavo di contenere con il mio perizoma arrotolato, il succo che mi stava uscendo dalla vagina. Vedendo il mio problema, Agnese estrasse dalla borsa dei fazzolettini di carta e cerco di aiutarmi nell’intento, approfittando per di strofinare più del necessario il mio clitoride. Il suo unico commento in quel momento fu: “Wwaaoo.. mamma, che bella patatina tutta depilata, sembra quella di una bimba. Io, quando mi faccio la ceretta, lascio solo un piccolo triangolino.” “Ohh.. bello, mi piacerebbe vederla.” “Eccola, guarda.” Così dicendo Agnese si abbassò i pantaloni e le mutandine fino alle ginocchia ed offrendo alla mia vista il suo pube, il tutto davanti agli occhi stupiti di suo marito che, goffamente, si stata aggiustando le braghe. Sfidando ogni moralità replicai a mia figlia: “Mmmm.. amore, è bellissima. Mi sta facendo venire ancora voglia..” “Ma mamma, mi fai queste proposte proprio davanti a mio marito?” Disse ridendo, quindi abbracciandomi mi baciò affettuosamente sulla guancia. Anche se è normale vedere madre e figlia abbracciarsi, non lo è vedere che incrocino le gambe sfregandosi il pube sulle cosce. Nacque in quell’attimo qualcosa di intrigante ed erotico tra me e mia figlia che, anche se da me auspicato, non pensavo potesse arrivare così precocemente. Approfittando di quella situazione intrigante allora gli sussurrai all’orecchio: “Hai chiesto il permesso a Melania?” “Non ancora.” Mi rispose sussurrando. Peccato, dopo il giochi con Giacomo, mi era rimasta ancora voglia. In quel momento avrei voluto avere con mia figlia dei rapporti che andavano oltre il normale legame familiare, la sua fichettina era troppo invitante, ma lei voleva essere fedele, non al marito, ma alla sua rossa giovane amante. Giacomo, mentre era spettatore delle nostre effusioni, rimase senza parole. Si aspettava ancora che i fulmini di Agnese cadessero sulla sua testa, ma niente di niente. Il tutto come se fosse normale che una moglie trovasse il marito nell’atto di scopare le suocera, e che poi mostrasse la fica depilata alla madre. Guardandolo, mi accorsi che la sua patta mostrava un rigonfiamento evidente, segno che era ancora eccitato. Forse si era nuovamente arrapato nel vedere che ci baciavamo e ci sfregavamo l’una contro l’altra? Agnese, dopo il nostro abbraccio, si diresse verso il marito e gli diede un bacio sulla guancia dicendo: “Grazie per esserti occupato della mamma. Sembra molto soddisfatta di come te ne sei preso cura.” Io aggiunsi: “Effettivamente abbiamo passato dei bei momenti. Giacomo si è dimostrato proprio un eccellente accompagnatore.” “Bene, sono contenta che tra voi ci sia sintonia. Mamma ti spiace se ti lascio sola stasera?” “No amore, per niente. Ma resta ancora un po’ con me. Abbiamo un sacco di cose da raccontarci.” “Ma certo, resto a cena con voi, ma poi dopo andare, ho delle faccende da sbrigare.” Giacomo allora balbettò verso Agnese: “Non dormi a casa? Dove vai a dormire?” “Vado da Melania.” “Chi è Melania? Un’amica?” “Un’amica, anzi più che un’amica, è la mia …” Senza farmi vedere misi l’indice sulle labbra intimandogli di stare zitta, di non dirgli di più. È troppo presto per Giacomo sapere che Melania e sua moglie sono amanti. Il ragazzo aveva già passato troppi momenti inquietanti quel giorno. Quando più tardi Agnese si allontanò per preparare la borsa per la notte Giacomo sembrava bollire dentro. Alla fine scoppiò. “Sono sicuro che passerà la notte con il suo amante.” Allora io ribattei: “Per niente, non c’è nessun altro uomo all’infuori di te nella sua vita.” “Io non ne sarei così sicuro come lei Marta.” “Te lo confermo, me lo ha confessato lei stessa.” Nonostante avevamo appena fatto l’amore, era ritornato a darmi del lei. A quel punto si tranquillizzò non osando mettere in discussione le mie parole, io del resto ben mi guardai dal dirgli che era una giovane donna l’amate di mia figlia. Chiusi la discussione chiedendo il permesso di andare in bagno. Avevo bisogno di farmi un bidet e cambiarmi i vestiti dato che avevo le calze piene di sborra, e le mutandine che avevo usate per tamponarmi la fica non potevo certo indossarle di nuovo. Cambiandomi indossai nuovamente il push-up, mi piaceva l’effetto che faceva su mio genero, una camicetta a fiori, un nuovo perizoma rosso che si vedeva in trasparenza sotto i pantaloni bianchi. Quando uscii dalla camera, dopo essermi cambiata, Giacomo mi venne in contro. Avevo ancora in mano la biancheria sporca da lavare, così lui si prodigò nell’offrirmi i suoi servigi. Gli diedi le calze e le mutandine piene della sua sborra e lui subito le portò al naso odorandole prima di immergerle nel catino con acqua e detersivo. Fui di nuovo sorpresa nello scoprire mio genero anche feticista. Agnese, dopo aver preparato il necessario per passare fuori la nottata, ci raggiunse tutta pimpante e allegra, contenta di poter parlare con me, con noi. Suo marito si rilassò nel vedere la moglie serena, sapendo che non doveva più temere niente da parte sua. Passammo una bella serata tutti e tre, cenando e chiacchierando. Agnese fece nuovamente delle raccomandazioni al marito al fine di essere disponibile con me, lui ormai aveva capito il piano della moglie, doveva accettare tutte le mie richieste ed accontentarmi. Questo piccolo gioco cominciava a piacere a Giacomo, soprattutto quando mia figlia, alla fine della cena, chiacchierando normalmente, venne a posizionarsi dietro di me, appoggiò le mani sulle mie spalle poi lentamente cominciò a sbottonarmi i bottoni della camicetta, alla fine dell’operazione Agnese scosto i lembi della stessa e offrì il mio seno prorompente stretto dal push-up agli occhi del marito. Il povero Giacomo, guardava inebetito senza capire cosa stesse succedendo. Sua moglie allora gli indicò chiaramente che il mio corpo era a sua disposizione, mi fece alzare e, tenendomi per mano, mi accompagnò da lui invitandomi a sedermi sulle sue gambe. Agnese allora mi diede un bacio sulla guancia augurandoci buona serata e, con chiare allusioni, soprattutto buonanotte, in un battibaleno ci lasciò soli per raggiungere la sua piccola amichetta rossa. Dopo qualche secondo sentimmo la porta chiudersi dietro alle sue spalle. Questa partenza repentina di Agnese aveva lasciato interdetto Giacomo che ormai non riusciva più a capire il comportamento della moglie. Lo distolsi dai suoi pensieri dicendogli: “Giacomo, vuoi aiutarmi a levare la camicetta?” “Si, se le fa piacere. Marta.” Il ragazzo era di nuovo bloccato emotivamente, l’imbarazzo lo soffocava di nuovo, dovevo ricominciare daccapo a accenderlo. Mi alzai dalle sue gambe e mi posizionai davanti a lui per aiutarlo nel levarmi la camicetta. Lo fece dolcemente e lentamente ma non prese nessun’altra iniziativa. Lo ringraziai e, mentre lui odorava il sudore che impregnava il tessuto, mi allontanai da lui per sparecchiare il tavolo, subito si alzò per aiutarmi. Mentre portavamo i piatti in cucina lo precedetti e cominciai a sedurlo nuovamente ancheggiando in modo esagerato. La cosa sortì effetto immediato, i suoi occhi bruciarono le mie natiche. Mi stavo proprio divertendo eccitandolo camminando per la casa. Gli lasciai posare i suoi piatti nel lavandino quindi gli feci scivolare la mano sul culo con il medio tra le natiche. Immediatamente si irrigidì ma poi, appoggiandosi al lavandino, aprì le gambe e si chinò un poco in avanti aspettandosi una nuova e più convinta carezza. Mi ricordai subito come al mio piccolo Davide piaceva quando la mamma gli metteva il dito nel culetto. Anche se molti non lo ammettono, agli uomini piace che si giochi con il loro buchino. Accontentai la sua implicita richiesta. Il mio dito medio cominciò a correre lungo la cucitura dei suoi pantaloni in modo sempre più deciso e, mente lui si dimenava per assecondare i mie tocchi, mi concentravo sempre di più sul suo ano. Allora gli sussurrai: “Su, vieni con me.” Lo presi per mano e lo accompagnai nella sala da pranzo e lo feci stendere prono sul tavolo Si lasciava guidare come un bambino, anche quando lo spogliai nudo. Gli aprii le gambe e mi accucciai tra loro. Rimase sorpreso quando gli aprii le natiche, emise un grugnito di piacere quando la mia lingua cominciò a leccargli il buco del culo. Gli feci un servizio impeccabile, come quello che aveva fatto a me Davide all’inizio della nostra relazione. Il poverino tremava come una foglia soprattutto quando la lingua lo penetrava leggermente. Gli presi in mano il cazzo che sentii indurirsi immediatamente tra le mie dita, quindi comincia a masturbarlo lentamente. Questa mia posizione accucciata non era molto comoda, soprattutto per una dona della mia età, mi rialzai sempre tenendo il suo cazzo con una mano, quindi avvicinai il dito medio dell’altra mano alla sua bocca, lui capì bene le mie intenzioni e lo inumidì abbondantemente con al sua saliva. Il suo buchino si contrasse quando iniziai a penetrarlo poi, mio genero, emise un lungo respiro e si rilassò così il mio dito affondò dentro di lui. Feci un po’ avanti indietro, poi qualche giro attorno al bordo, quindi glielo diedi da insalivare di nuovo. La seconda penetrazione fu più facile, spinsi il mio dito medio il più profondo possibile per sodomizzarlo al meglio. Il suo cazzo nella mia altra mano si indurì ulteriormente accompagnando il tutto con dei gemiti di piacere. In modo lapalissiano gli chiesi: “Ti piace quello che ti sto facendo, tesoro?” “Ohh.. si mamma.” Ecco ero di nuovo sua mamma. “Vuoi che esagero un pochino?” “Se lo vuoi tu si, mamma.” Allora succhiò con molta avidità le due dita che gli offrii quindi passai all’azione nuovamente. Si lamentò un pochino inizialmente ma poi accettò di buon grado questi due nuovi invasori che violavano la sua intimità. Cominciai a praticargli un “vai e vieni” molto intenso, poi aprii le dita nel suo buchino per dilatarglielo il più possibile. Mi sentivo molto ispirata in quel momento. Il mio adorato genero aveva degli spasmi ogni volta che lo penetravo ma di rimando mi veniva incontro assecondando le dita che lo stavano penetrando. In quel momento fece una cosa che mi lasciò esterrefatta. Giacomo prese una bottiglia vuota di vino rimasta sulla tavola da dopo la cena a cominciò a succhiargli e a inumidirgli abbondantemente il collo con la saliva. Capii subito dove voleva arrivare, smisi di incularlo con le dita e gli presi la bottiglia dalle mani. Fui obbligata, con molto piacere, a leccargli nuovamente il buco del culo per inumidirlo ulteriormente di saliva in modo che il collo della bottiglia potesse penetrarlo agevolmente. Smisi di masturbarlo per meglio posizionarmi dietro di lui, era ancora disteso sul tavolo con i piedi a terra e le gambe divaricate. Posizionai il fondo della bottiglia sul mio pube e ed il collo contro il suo ano quindi, prendendolo per i fianchi, spinsi avanti il mio basso ventre finché il collo della bottiglia sparì nel suo profondo. Aspettava quel momento con impazienza e, durante la prima penetrazione, emise subito dei gemiti di piacere. Io continuai a spingere con il mio pube sulla bottiglia dando dei piccoli colpi che gli provocavano ulteriori momenti di estasi. “Ti piace quello che ti sta facendo la mamma?” “Oh si mamma, lo adoro.” “Segati da solo mentre io mi occupo di te.” “Si.. si.. aspettavo che me lo chiedessi, mamma.” Allora prese tra le mani il cazzo e cominciò a masturbarsi lentamente. Io dovetti togliere una mano dai suoi fianchi per impugnare la bottiglia al fine di giocare meglio con la stessa. La toglievo e la infilavo, ogni volta spingendo, con il mio pube, il più profondo possibile in una sorta di coito che sicuramente ricorderà per tutto il resto della sua vita. Mente lui si masturbava a tutta velocità, io cercai di immedesimarmi in un uomo, magari anche piuttosto brutale, per scoparlo in modo animalesco e scatenarmi su di lui, o piuttosto in lui. Giacomo gemeva dal piacere, soprattutto quando cominciai a schiaffeggiargli le natiche e spinsi sempre più a fondo per aprirgli ulteriormente il culo. Ad un certo punto lo vidi inarcare la schiena, urlando dal piacere. Ebbe un orgasmo terribile con una copiosa eiaculazion,e tanto che sentii il rumore dei getti della sua sborra schizzare sul pavimento. Mi fermai e lentamente e delicatamente tolsi la bottiglia dal suo intimo. Vedendo l’abbondante schizzata per terra, pensai che forse aveva proprio bisogno di me per svuotarsi le palle, ed una cosa era sicura, non era impotente! Ne ebbi la prova quando glielo presi in bocca per pulirglielo con cura, non gli veniva molle. Era ancora troppo invitante. Smisi li leccarglielo ma continuai ad accarezzarlo quindi, avvicinandomi all’orecchio gli sussurrai, come se mi rivolgessi ad un bambino: “Alla mamma piacerebbe che tu mettessi il tuo pisellino nel suo culetto.” “Io non l’ho mai fatto.. non so se..” “Bene, è l’occasione buona per imparare qualcosa di nuovo, tesoro.” Quella risposta mi aveva sconcertata. Quindi Giacomo non aveva mai praticato il coito anale ad Agnese? Tuttavia so che lei era stata spesso inculata dal padre, le foto trovate recentemente lo confermavano. Mi levai velocemente i pantaloni abbandonandoli sul pavimento, poi anche il reggiseno e mi appoggiai sul tavolo nella stessa posizione di Giacomo. Mio genero, dietro di me , sembrava esitante, se avesse aspettato troppo il cazzo gli sarebbe potuto diventare moscio, allora con tono di supplica gli dissi: “Allora tesoro, la mamma aspetta che tu entri dentro nel suo buchino.” “Ok, ora ci provo.” Nonostante il mio aiuto ci vollero diversi tentativi prima che riuscisse deflorare il mio fiorellino. Una volta dentro, mostrando una strana goffaggine, non riusciva ad andare a fondo tanto che fui obbligata a spronarlo ancora. “Su tesoro, mostra alla mamma con quanta forza riesci ad incularla.” “Come? Cosa?” “Si dai, dacci dentro, fai vedere a quella troia di tua madre come gli spacchi il buco del culo.” Il mio linguaggio scurrile lo stimolò e la goffaggine fu presto dimenticata tanto che cominciò a scoparmi come si deve. Irriconoscibile rispetto a poco prima, scatenò tutta la sua energia nel mio culo, per mio sommo piacere. Entrambi all’apice dell’eccitazione, sentii la sua voglia svuotarsi dentro di me proprio mentre il mio corpo vibrava per le contrazioni dell’orgasmo.
Giacomo, mio genero, mi aveva appena inculata in modo magistrale dopo avermi sdraiata sul tavolo della cucina. Mi piaceva sentirlo rilassato sopra di me con ancora il cazzo dentro. Lo pregai di stare in questa posizione per qualche minuto. Quando uscì il suo uccello si era già ammosciato, ancora una volta però era stato molto generoso nell’offrirmi il suo seme. Ero sorpresa da quanta sborra avesse in corpo. Era la terza volte che schizzava, in un tempo relativamente breve, ma nonostante ciò, ancora mi aveva inondata. Convenimmo che per entrambi forse sarebbe stato necessario darci una ripulita e, cortesemente, mi lasciò andare in bagno per prima. Il getto freddo del doccino, fu la miglior terapia per spegnere il bruciore del mio ano. Anche se era tardi, non volli mettermi in camicia da notte, mi diedi un po’ di trucco e mi vestii di nuovo elegante. Volevo restare bella per lui. Per il mio soggiorno da mia figlia avevo portato solo un vestito. Mi arrivava al ginocchio ma aveva il vantaggio di essere molto morbido e svasato nella parte inferiore, stretto in vita, con una bella scollatura nella parte superiore, un po’ stile anni ’60. Decisi comunque di non indossare le mutandine, i problemi riscontrati prima con i pantaloni stretti non mi sarebbero dovuti più succedere se, come pensavo e mi auguravo, Giacomo avesse deciso di saltarmi addosso di nuovo. Questa volta decisi di indossare anche le calze a rete autoreggenti quindi, calzate le mie scarpe tacco 10, lo raggiunsi nel salone. Notai che, da buona massaia, aveva già sparecchiato completamente il tavolo ed aveva messo a bagno in un catino con il detersivo il mio intimo: mutandine, calze e reggicalze. Si era rimesso i pantaloni ma era rimasto a torso nudo. Ciò mi fece ripensare a mio nipote Davide quando, con i rivoli di sudore che gli colavano dal petto, faceva giardinaggio nel piccolo pezzo di terra davanti a casa mia. Ora, il vedere il petto nudo di mio genero mi conturbò nuovamente. Lo conosco da vent’anni e solo in quel giorno scoppiò tra di noi questa incredibile complicità sessuale tanto da fare sesso con lui, cosa impensabile solo qualche giorno fa. Mentre si avviava in bagno per lavarsi, gli chiesi al ritorno di restare a torso nudo, mi rispose con un grugno di assenso. Ne approfittai, rimanendo sola, per controllare i messaggi sul telefono. Vidi subito dei messaggi della mia altra figlia e dei miei nipoti. Subito realizzai di non averle confermato mio arrivo a casa di Agnese. Immediatamente le mandai un messaggino per tranquillizzarla. Virginia era preoccupata di sapere se con Agnese era andato tutto bene o se l’avessi affettata come un salamino dalla rabbia. Cristina, la solita impertinente, mi aveva mandato un selfie con in primo piano il suo dito medio con la scritta: . Anche Davide volle farsi sentire, mi inviò una foto della madre e della sorella sedute sul bordo del letto con le gambe oscenamente aperte e con la scritta: . Risposi loro che sarei tornata presto e che mi sarei preoccupata di avvertirli prima. Sabina e Leonardo invece mi avevano fatta oggetto di un messaggio pieno di parole gentili. Risposi loro che mi mancavano molto. È vero, mi ero molto affezionata a loro, ero stata io ad iniziarli nella loro relazione incestuosa poi, la loro bellezza ed il loro fascino innocente avevano fatto breccia nel mio cuore. Visto che ero in vena di spedire messaggini, ne approfittai per mettere al corrente Agnese che suo marito aveva appena finito di incularmi, e anche molto bene per il mio sommo piacere. Quasi contemporaneamente ricevetti la risposta dalle mie due figlie, messaggi che dicevano più o meno la stessa cosa ma con significato diverso: Da lì a poco ritornò mio genero. Si era cambiato i pantaloni ma era rimasto a torso nudo come gli avevo chiesto io. Lo feci sedere sul divano vicino a me e, prendendogli la mano in modo affettuoso, gli dissi: “Sono molto contenta dei bei momenti che abbiamo passato insieme oggi.” “Lo stesso vale per me. Ma, nonostante continuo a pensarci, ancora non riesco a spiegarmi come può essere successo. Non ho mai tradito Agnese prima, ed oggi l’ho fatto con lei, signora Marta, sua madre. Inoltre ho fatto delle cose totalmente inconcepibili, che mai avrei mai pensato di fare qualche giorno fa. ” Giacomo continuava a darmi del lei nonostante oggi avessimo già fatto l’amore tre volte, io continuai a dargli del tu. Riflettei su quello che mi aveva appena detto. Effettivamente ieri mattina mai avremmo immaginato di ritrovarci a letto insieme per fare l’amore. Era chiaro che, in questo ultimo giorno, Giacomo, aveva provato una crescente attrazione sessuale nei miei confronti. Allora gli risposi: “In ogni caso, per me è stato fantastico.” “Lei mi trova una persona depravata?” “Assolutamente no! Ora ti si è aperto un nuovo orizzonte sessuale. Potresti vivere delle esperienze che forse non hai mai avuto il coraggio di confessare. Se vuoi confidarti con me, puoi contare sulla mia discrezione. Per esempio, parlami di tua madre. Ti piacerebbe andare a letto con lei?” “Si e no.” “Su dai raccontami, non avere paura.” Subito si chiuse in un silenzio totale causato dall’evidente imbarazzo, allora gli passai una mano sulle spalle e lo tirai a me. Lui mi cinse i fianchi avvicinandosi fino al contatto dei nostri corpi. Feci scivolare l’altra mano tra le cosce e lui aprì le gambe offrendo i suoi genitali alle mie carezze. Esitò ancora per qualche minuto poi iniziò a parlare, questa volta dandomi del tu. “Marta, ora ti racconterò una cosa molto personale, una cosa che non ho mai detto a nessuno. È vero, ho sognato e desiderato spesso di poter avere una relazione con mia madre ma, allo stesso tempo la cosa mi ha spaventato, soprattutto dal giorno in cui ho visto, per caso, i mie genitori fare l’amore in modo piuttosto bizzarro. Ero già grande, e di notte, non riuscendo a dormire, decisi di uscire in giardino a fumarmi una sigaretta. Mentre ero sulla veranda della nostra villettina ad un piano e silenziosamente guardavo le stelle, la mia attenzione fu catalizzata da ciò che stava succedendo nella camera dei miei genitori. Dalla finestra, causa la tenda un poco aperta, vidi mio padre nudo disteso sulla pancia, con le mani e i piedi legati al letto. Mia madre, solo con le mutandine, gli stava infilando nel culo il grosso manico di un martello ricoperto da un preservativo.” Giacomo prese fiato ed io, sotto le mie dita, sentivo il suo vigore crescere di nuovo all’evocazione di questo ricordo di gioventù. Poi riprese: “Io, a quella vista, ero terrorizzato ed affascinato allo stesso tempo. Mio padre si lamentava mentre mia madre gli infilava quel manico di legno nel culo. Di tanto in tanto lei si fermava e passava una mano sotto la pancia di papà come per verificare se tutto andasse bene. Il gioco durò diversi minuti, io non riuscii a resistere a quella scena e cominciai a masturbarmi fino a quando, dopo averla levata da sotto la pancia di papà, vidi la mano di mia madre grondante di sperma, allora sborrai anch’io schizzando lo sperma per oltre due metri. Dal mattino seguente, dopo ciò che avevo visto durante la notte, non sono riuscii più a guardarli con gli stessi occhi. Nei vari momenti della nostra vita quotidiana, quando ero alla loro presenza, il mio pensiero andava a ciò avevo scoperto, ovvero un padre sottomesso ad una madre dominatrice. Dentro di me nacque uno strano desiderio. Segretamente volevo essere come loro, prima l’una e poi l’altro, dominare ed essere dominato. Nella mia mente si creò un corto circuito che mi mise sottosopra la testa. Da quella volta uscii spesso la notte in giardino, ma non solo per fumare, soprattutto per spiarli nei loro giochi. Le volte successive i giochi erano un po’ diversi ma sempre inquietanti. A volte mio padre si metteva in piedi dietro a madre chinata, ed io ero affascinato da come faceva scivolare il suo cazzo tra le gambe o meglio, tra le chiappe di mia madre. Però almeno una volta alla settimana, papà aveva diritto a ricevere il suo manico di martello nel culo. Non so come facesse a prenderlo così grosso e lungo. Io ci ho provato una volta ed ho dovuto rinunciarci causa il dolore, senza neanche essere stato in grado si introdurlo neanche per un centimetro. Io non avevo mai visto prima di allora i miei genitori nudi, in quel frangente mi accorsi trovarmi a rimirare con piacere il corpo di mia madre, non guardavo le sue imperfezioni, tutto in lei mi conturbava, non so se fossero i suoi seni pesanti, il suo triangolo nero tra le gambe o il suo culo. A volte mia madre si presentava indossando dei lunghi stivali neri in pelle e solo l’intimo. Quando era vestita in questa guisa aveva sempre un frustino in mano con il quale esortava mio padre ad impalarsi da solo il manico del martello. I loro giochi sessuali erano una fonte inesauribile per le mie fantasie quando, in segreto, mi masturbavo. La mamma mi affascinava, ma allo stesso tempo mi spaventava per il sadismo che metteva in quei momenti. Quando papà si ammalò fu ricoverato in ospedale. Io cercai di prendermi cura di mia madre al meglio, a volte forse troppo, tanto che lei, più di una volta, mi respinse quando cercai di fargli delle tenerezze. Dopo qualche mese mio padre morì, lei ne patì molto tanto che divenne triste e inconsolabile. Sola nel letto, alla sera, spegneva la luce e si addormentava subito, senza più avere bisogno di sesso. Mi sarebbe piaciuto giacere vicino a lei per guardarla ed accarezzarla. So che ha rifiutato le proposte di molti uomini e, per quello che so io, non ha mai avuto altro uomo dopo mio papà.” Durante tutto il racconto, Giacomo rimase con il cazzo duro tra le mie dita. Con un lungo sospiro, riprese fiato. Aggiustai la mia posizione sul divano e mi chinai verso di lui e cominciai a leccargli la cappella gonfia dall’eccitazione. Capendo le mie intenzioni, alzò il culo dal divano e fece scivolare i pantaloni alle caviglie sedendosi in modo da favorire il mio lavoro, non dimenticando di infilare una mano nella mia scollatura. Tra una leccata e l’altra gli chiesi: “Ti piace quando faccio la parte di tua madre?” “Si, io l’ho molto amata molto tempo fa. Ma con voi, Marta, e diverso. Mi siete piaciuta dal primo momento che vi ho vista.” “Ma davvero? Non l’avevo notato.” Risposi con tono ironico. Lui poi continuò: “Marta, io la osservavo spesso di nascosto. Quante volte ho immaginato di abbracciarla e darle tutta quella tenerezza che meritavate. Avevo notato che lei non era felice con suo marito.” “E non hai mai pensato a me in modo diverso? Immaginare di fare l’amore con me, per esempio.” “Oh si molto spesso, anche quando facevo l’amore con Agnese pensavo a lei. Ancora adesso spesso mi masturbo pensando a lei, Marta.” “Accidenti, quanto tempo perso.” Aggiunsi mentre gli leccavo il cazzo. “Non pensavo che ciò potesse realizzarsi. Ancora adesso è tutto così strano. Mi sembra di sognare.” Gli chiesi di levarsi completamente i pantaloni. Si alzò ed ubbidì. Quando gli presentai le dita da succhiare, le inumidì con la saliva e subito dopo si mise nella posizione giusta per riceverle. Mi inginocchiai tra le sue gambe raccolte fino alle spalle ed iniziai a penetrarlo con delicatezza. Appena affondai le dita dentro di lui emise un gemito di piacere ed il suo cazzo, nell’altra mia mano, si indurì ulteriormente. “Porcellino, ti piace quello che ti sto facendo?” “Moltissimo.” “ Ma Agnese te lo fa di tanto in tanto?” “No, mai fatto.” “Senti, parlami del tuo rapporto con mia figlia.” “All’inizio tutto andava piuttosto bene. Poi, dopo la nascita delle nostre figlie, i rapporti si sono sempre più diradati. Mi resi presto conto che lei simulava gli orgasmi per far si che io venissi più velocemente. Mentre la scopavo, vedevo che guardava con disinteresse il soffitto in attesa che finissi il mio lavoro, ciò era particolarmente umiliante per me. Stanca delle mie richieste sessuali, spesso mi respingeva con il pretesto della stanchezza o con al scusa che aveva il mal di testa, ovviamente quando non aveva le sue cose. Cominciai a dubitare di lei, e anche di me. Poi persi il lavoro e ciò mi ferì il morale ulteriormente tanto da annullare quell’ultima carica di libido che ancora avevo in me. Avevo difficoltà ad avere l’erezione non so se per mancanza di desiderio nei confronti di Agnese o per paura che lei mi respingesse.” “Ma non è solo con il cazzo che puoi dare piacere a una donna.” “Si, lo so. Ma lei mi ha subito fatto capire che non le sarebbe piaciuto che io la leccassi o la accarezzassi.” “Ma è vero quello che mi hai detto prima, ovvero che non avete mai avuto rapporti anali?” “Assolutamente fuori questione con Agnese. Ci ho provato una sola volta e mi ha subito dato del depravato.” Riflettei sul comportamento strano di mia figlia. Si faceva inculare da mio marito, ma non dal suo. Si fa toccare da altre donne ma non da suo marito. Cominciavo a capire la frustrazione che provava Giacomo. Sentendomi pronta per altre confidenze gli chiesi: “Ma non hai provato ad approdare ad altri lidi?” “Oh no, non l’ho mai tradita. Anche se..” “Anche se cosa?” “Una ex collega mi girava sempre intorno, ed ora..” “Ed ora?” “Ora ci sono i nuovo vicini.” “Su, raccontami.” “Ho notato che hanno un modo particolare di guardarmi quando sono in giardino, sguardi di intesa e seduzione, sia lei che.. lui.” “Bene, allora adesso chiudi gli occhi e pensa che ti stia spompinando la tua vicina, mentre il marito ti incula. Va bene?” Giacomo non rispose, sembrava soddisfatto del mio suggerimento, allora spinse il suo culo in avanti per meglio farsi penetrare dalle mie dita. A furia di penetrarlo con le dita, avevo dolore al polso ma continuai a fare avanti e indietro nel suo buchino mentre mi lavoravo il suo cazzo con la bocca. Giacomo si dimenava, gemeva, si lamentava ma allo stesso tempo godeva di quello che gli stavo facendo fino a quando, irrigidendosi scaricò nella mia bocca tutto il suo succo. Non lo deglutii, senza dirgli niente mi alzai ed avvicinai il mio viso al suo, lui credendo che volessi baciarlo, aprì la bocca ed io, vigliaccamente, gli versai tutto il contenuto della mia. Inizialmente rimase un po’ schifato ma poi mi lasciò fare, quindi gli dissi con tono perentorio: “Ora ingoia tutto!” Un po’ controvoglia e con disgusto mi ubbidì, ingoiando così il suo stesso sperma. Dopo di ciò mi felicitai con lui dandogli finalmente il bacio che prima gli avevo negato. Quando staccammo le nostre labbra lo vidi un po’ stralunato. “Che amore sei stato, hai inghiottito tutto, sono fiera di te.” “Ma perché lo hai fatto?” “Così sai cosa ti capiterà se succhierai fino alla fine il cazzo del tuo vicino.” “Ma io non ho intenzione di..” “Zitto! Voglio che tu faccia l’amore con loro due prima della mia partenza, forse anche domani se fosse il caso.” “E Agnese?” “Sono sicura che le sarebbe d’accordo. Ma dimmi, come te la cavi nel leccare la micia di una signora? È molto che non lo fai? Su, facciamo un po’ di pratica, mettiti subito al lavoro.” Così dicendo mi posizionai sul divano con le gambe aperte in attesa. Effettivamente mio genero in quel campo aveva qualche lacuna, presi l’iniziativa e gli spiegai come avrebbe dovuto fare per darmi più piacere. Siccome non gli mancava la buon volontà, i suoi progressi furono più veloci di quanto mi aspettassi. Giacomo si applicò a tal punto che mi fece arrivare in gran velocità al settimo cielo. Quando aprii gli occhi alla fine del mio piacere, lui era ancora inginocchiato tra le mie gambe. Quando si alzò gli vidi il viso tutto madido dei miei umori che sfoggiava un sorriso di soddisfazione. Ne aveva ben donde, sotto la mia guida mi aveva veramente fatta godere. “Bene, ora tutti a nanna, è davvero tardi.”
scritto il
2018-11-10
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